AVORIO s.m.

0.1 avolio, avoliu, avollio, avorio, avoro, ivora, ivorio, vivorio.

0.2 Lat. tardo eboreus (DELI 2 s.v. avorio).

0.3 Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.); Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.); Simintendi, a. 1333 (prat.); Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.); Doc. pist., c. 1350; Doc. aret., 1349-60.

In testi sett.: Cronica deli imperadori, 1301 (venez.).

In testi mediani e merid.: Destr. de Troya, XIV (napol.); Gloss. lat.-eugub., XIV sm.

In testi sic.: Angelo di Capua, 1316/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.5 Locuz. e fras. fare torre d'avorio 1.2.1.1.

0.7 1 Tipo di tessuto osseo, proprio delle zanne di alcuni mammiferi, destinato normalmente alla fabbricazione di manufatti o prodotti artistici. 1.1 [Nelle comparazioni, sinon. di levigatezza, candore, purezza (anche morale)]. 1.2 [In sintagmi nominali].

0.8 Rossella Mosti 10.11.1999.

1 Tipo di tessuto osseo, proprio delle zanne di alcuni mammiferi, destinato normalmente alla fabbricazione di manufatti o prodotti artistici.

[1] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 42, pag. 42.24: e tiene in mano uno maraviglioso stormento tutto dipinto, e lavorato d'avorio...

[2] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 7, cap. 66, pag. 301.1: Et, all'entrare del tempio di Venus, fu messo in uno letto d'avorio lo corpo di Cesare, coperto d'una porpore ad oro lavorata.

[3] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 5, cap. 54, pag. 171.3: Leofante è la maggiore bestia che l'uomo sappia. E li suoi denti sono avorio.

[4] Cronica deli imperadori, 1301 (venez.), pag. 181.37: e in nessuna chossa el [[Neron]] fo plu dannoso chom in edificare, che la largeza del so palazo per structura e de adornamento de oro e de arzento e de gemme e de avolio con brieve parola non se po comprendere.

[5] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 2, vol. 1, pag. 91.13: La segreta parte della casa ebbe tre camere coperte di vivorio e d'osso di testuggine...

[6] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 6, pag. 117.15: Illocu era lu sacerdotu Orpheu cum li longi vistimenti, sunandu lu sou strumentu di avoliu, et fachia VII vuchi...

[7] Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.), L. II, pag. 86.14: E s'ella giuoca e gitta con mano l'innomeri de l'avolio, tu gioca male, e poi le li da', e gittando te li dadi, sempre perde e pate la pena...

[8] Doc. pist., c. 1350, pag. 64.20: Ancho IIII coltella, uno con manicha d'avoro con ghuera d'ariento.

[9] Doc. aret., 1349-60, pag. 174.17: J pettene, specchio, riççattino d'avorio...

[10] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 5, pag. 81.3: Et in capo de questa sala era ordenato lo seyo reale con una tabula multo longa e nobele, tutta laborata de sottili piezi de avolio et ebano...

[11] Gl Gloss. lat.-eugub., XIV sm., pag. 119.22: Ebur, ris id est l'avorio.

1.1 [Nelle comparazioni, sinon. di levigatezza, candore, purezza (anche morale)].

[1] Distr. Troia, XIII ex. (fior.), pag. 167.26: Ella [[Helena]] fue di bella statura, di convenevole grandezza, lungha e schietta, convenevolemente charnuta, adatta, snella, biancha come aliso, pulita come ivorio, chiara come christallo, e cholorita per avenente modo...

[2] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 41, pag. 217.2: Non è detto il demonio lordo e immondo, perché sia fangoso o pieno di letame, ché di ciò è egli più pulito ch'avorio, ma è immondo e maculato per la superbia sua e per la malizia e peccato

[3] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 3, vol. 1, pag. 128.10: Posto in terra, ragguarda gli occhi come due stelle, e' diti degni dello dio Bacco, e' capelli degni di Febo, e le gote sanza barba, e la gola bianca a modo di vivorio, e la bellezza della bocca...

[4] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 30, pag. 527.17: e li diti, [che] paiono quelli di Bacco, e li capelli che paiono quelli di Febo, e le gote sanza barba, e la gola bianca come avorio, e la bellezza della bocca...

[5] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 12, pag. 207.25: Ma mentri lu re Latinu zo dichia, Turnu, sguardandu li lagrimi di Lavina, li quali scurrianu per li soy maxilli blanki et russi comu rosi di mayu et lischati comu avoliu, et plui si allumava di amuri...

[6] Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.), cap. 52, pag. 100.3: Come la reina Amata scongiurava Turno, Lavinia piangeva, e le sue belle gote tutte rigava, e lo suo volto di bianco e di vermiglio era colorato, e pareva pure una canestra di rose vermiglie mescolate co' gigli, ovvero avorio dipinto con grana.

[7] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 32, pag. 115.14: ed era la più bella e la più leggiadra e avvenente donzella che si potesse già mai trovare, o che natura mai facesse: ed era avorio in ciò, ch'era frigida di virginità, chè mai nel suo côre giammai ella non avea ricevuto niuno rio pensamento.

[8] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 37, pag. 269.24: Bella donna, compiutamente bella, dee avere in sé le 'nfrascritte proprietà ciò è abondante di capegli biondissimi simili a fila d'oro sottile sovra il capo bene rispondente allo 'mbusto [[...]] denti piccioli con convenevole ordine, di bianchissimo avorio simiglianti...

[9] Canzoniere del sec. XIV, a. 1369 (tosc.occ.), 10 [Fazio?], 48, pag. 25: dai denti procedeva una bianchessa / più che di neve pur testé caduta, / e 'l mento come avolio era pulito...

[10] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 7, pag. 100.21: Maraviglyavase ancora de li suoy dienti de avolio, li quali compuosti le avea in bocha in pizolo ordene e per sì convenebele mensura che l'uno non parea de essere plu gruosso dell'altro...

1.1.1 [Nel lessico poetico].

1.1.1.1 Candore della pelle o della mano (della donna amata).

[1] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), Son. 158.2, pag. 111: O tocho d'oro e neve blanchissima, / carne d'avolio, rosa colorita, / spyeco lucente, d'amor calamita...

[2] Sennuccio dal Bene, a. 1349 (fior.), 13.6, pag. 61: La bella Aurora, nel mio orizonte, / che intorno a sé beati fa coloro / ch'ella rimira (ed ogni cosa d'oro / par che divenga al suo uscir del monte), / pur stamattina con le luci pronte / nel suo bel viso di color d'avoro / viddi sì fatta ch'a ogni altro lavoro / della natura o d'arte non fur conte.

[3] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 181.11, pag. 237: E 'l chiaro lume che sparir fa 'l sole / folgorava d'intorno; e 'l fune avolto / era a la man ch'avorio et neve avanza.

1.1.1.2 Meton. I denti; anche nel sintagma uscio d'avorio.

[1] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 131.10, pag. 183: et le rose vermiglie infra la neve / mover da l'òra, et discovrir l'avorio / che fa di marmo chi da presso 'l guarda...

[2] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 325.17, pag. 401: Muri eran d'alabastro, e 'l tetto d'oro, / d'avorio uscio, et fenestre di zaffiro, / onde 'l primo sospiro / mi giunse al cor, et giugnerà l'extremo...

[3] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), [son.] 87.7: In la tuo gratia sempre contumace / mi tengo, fin ch'a me fedel topino / el dolce riso con l'avorio fino / fra le vermeglie labra ascosto giace.

1.2 [In sintagmi nominali].

1.2.1 Torre d'avorio (detto per similitudine del collo della sposa).

[1] Bibbia (06), XIV-XV (tosc.), Ct 7, vol. 6, pag. 72.11: 4 . Lo collo tuo, sì come torre d'avorio.

1.2.1.1 Fras. Fare torre d'avorio: allontanarsi, desistere da un'impresa.

[1] Lambertuccio Fresc., XIII sm. (fior.), Son 6.12, pag. 264: Chi gioia - con' gioi'à, - oia - con' dolor à; / chi parte - parte - anz'ora / di tòrre, - a torre - fa torre - d'ivora.

1.2.2 Porta d'avorio: nella mitologia classica, porta del sogno che conduce agli Dei (contrapposta a quella di corno che conduce agli inferi).

[1] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), Libro 6, pag. 309.8: Sono due le porti de' sogni: l'una si dice ch'è di corno, per la quale si dà leggiere uscimento all'ombre: l'altra d'avorio, la qual manda alli dii di sopra.

[2] Simintendi, a. 1333 (prat.), Suppl. L. 4, vol. 4, pag. 2.22: Vulcano incontenente aperse le porti del vivorio, e ricevette gl'iddiei.

[3] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 6, pag. 126.5: Et poy [[Ankises]] li insignau [[scil. Eneas]] duvi sunu li porti di lu sopnu, di li quali l'una havia nomu Corgnu et da kista si vay a li umbri, et l'autra si clama d'avoliu, per la quali si vai a li dey di supra.

1.2.3 Verga d'avorio, bastone d'avorio: scettro regale, simbolo di potere.

[1] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 1, vol. 1, pag. 13.1: Adunqua, poi che gli idiei sederono in su gli scaglioni del marmo, Giove tenente lo più alto luogo, e fermato con la verga del vivorio, tre volte e quattro tremoe la terribile chioma del capo, con la quale mosse la terra e 'l mare e le stelle...

[2] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 7, vol. 2, pag. 75.8: lo re medesimo Oete, vestito di porpora, e nobile colla verga del vivorio, sedea nel mezzo della schiera.

[3] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 4, cap. 4, vol. 1, pag. 172.20: Nìn appi a virgugna Attiliu, lassatu lu bastuni di lu avoliu, di ripiylari la cuda di l'aratu.

[u.r. 30.03.2018]