0.1 advenenata, avelanada, avelanao, avelena, avelenano, avelenare, avelenarlo, avelenassero, avelenata, avelenate, avelenati, avelenato, avelenerebbe, avelenerò, aveleni, avelenò, avelenoe, avenena, avenenare, avenenata, avenenate, avenenati, avenenato, avenenerebbe, avenenerèbbelo, avenenerèbbeti, avenenò, avenenoe, aveninava, aveninendo, avvelena, avvelenano, avvelenare, avvelenaro, avvelenarono, avvelenata, avvelenate, avvelenati, avvelenato, avvelenava, avvelenavano, avveleni, avvelenò, avvenenare.
0.2 Da veleno.
0.3 Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.): 1.
0.4 In testi tosc.: <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.); Bestiario toscano, XIII ex. (pis.); Lett. pist., 1320-22.
In testi sett.: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.).
In testi mediani e merid.: Armannino, Fiorita (12), p. 1325 (abruzz.).
0.8 Rossella Mosti 13.07.1999.
[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura nigra, 414, pag. 115: De quii vermni ascorusi sí è 'l miser cairolento, / Ke fora pel nïole lo van aveninendo...
[2] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 3, pt. 2, cap. 10, pag. 249.32: La prima si è, che i tiranni uccidono e distruggono volontieri ei grandi e i gentili uomini del loro reame [[...]] e non solamente loro, ma ellino uccidono ed avvelenano ei loro fratelli e quellino che lor sono presso di parentado, acciò ch'elli abbiano la loro redità.
[3] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 12, pag. 14.21: Dunque, qual femina è colpevole c'abbia avelenato alcuna persona, bisogno fa che sia lussuriosa.
[4] Lett. pist., 1320-22, 8, pag. 44.14: Queste lectere dicono che piaccia loro di provedere me di questo vescovado noe obstante alcuna postulatione facta dello Arciprete; per simonia è indegno, per le cascioni che sai, e che fece avel[en]are lo Vescovo...
[5] Armannino, Fiorita (12), p. 1325 (abruzz.), pag. 539.28: Poi vedendo Manfredi suo fratello bastardo che esso non potia avere la signoria, el dicto Currado occultamente avelenare fece...
[6] Bosone da Gubbio, Avv. Cic., a. 1333 (eugub.>fior.), L. 2, cap. 19, pag. 264.18: Ma Brundisbergo non dorme, ma con sollecito animo pensa la morte del Re, e ordina con due Baroni, che nella corte sempre dimorano, d'avvelenare il Re.
[7] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 7, vol. 2, pag. 90.17: Come Medea capitò ad Egeo; e com'ella volle avvelenare Teseo suo figliuolo...
[8] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 3, cap. 5, pag. 134.18: Bevi tu questo beveraggio che mi porgi. - Per la qual parola vedendosi quel donzello compreso, entrogli sì gran paura e vergogna, che volle inanzi bere lo veneno e morire, che esser giudicato di avere voluto avvenenare così santo vescovo.
[9] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 3, cap. 5, pag. 165.12: Per la qua parola vegandose quello dunçello compreiso, intràli sì gran paura e sì gran vergogna, ch'elo vose avanti beive' lo venim e morì' che esse' çuegao de vorè' avei' avelanao così santo e grande pontifice.
[10] Legg. sacre Mgl. XXXVIII.110, XIV sm. (sett.), 14, pag. 47.10: Cerca questa cità era un lago, en lo qual abitava un drago, lo qual piusor fià avea fato danno a quî de quella cità e molti n'ancidea, e cum el fiador so tuti i aveninava.
[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 37, pag. 422.22: Hom invidioso aspido lo Sagio s'apella, ché col vedere avenena l'om.
[2] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), son. D. 1.4, pag. 383: Disidero lo pome ne lo fiore, / [per]ché conosco l'àlbore ond'è nato; / nonn- ha semblanza d'ape fino amore, / non avelena l'omo 'namorato...
[3] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 42, pag. 63.26: E anco dovemo tutte le nostre opere fare con provedentia, che lo dimonio non ce le possa avenenare con alcuno rio vitio...
[4] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 24, pag. 125.27: La terza si è ratione nutrizionis, e per questa ragione non sono de' cani queste cose, ma de' figliuoli di Dio, però che i giusti ne sono notricati e i peccatori avelenati.
[5] Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.), 22, pag. 161.20: Frate, rispondo: bene è vero, ma ella dovea temere lo veneno spirituale, che era in dello spirito, lo quale era avenenato spiritualmente, come lo serpente, et potevala avenenare in dell'anima.
[6] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 110.32: Le male lingue son quelle del serpente di ninferno che i maldicenti portano, che avvelenano colui che ascolta.
[7] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 4, cap. 9.118, pag. 383: La femmina ha men fede che una fiera, / Radice, ramo e frutto d'ogni male, / Superba, avara, sciocca, matta e austera, / Veleno che avvelena il cuor del corpo...
[8] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 7, pag. 14.11: Tutti gli scandali e odio e crudeltá e ogni inconveniente procede da questa perversa radice dell'amore proprio. Egli ha avelenato tutto quanto el mondo e infermato el corpo mistico della santa Chiesa e l'universale corpo della religione cristiana...
1.1.1 [Per mezzo del denaro:] corrompere.
[1] Velluti, Cronica, 1367-70 (fior.), pag. 86.19: Per la qual cosa stettono in piato bene XXX anni e più, e consumaronsi di ciò; però che l'altra parte, essendo molto ricchi e potenti, pe' molti danari recò Amerigo di messer Berto d'Inghilterra, che fu il maggiore uomo a' re d'Inghilterra vi fosse, avvelenavano co' loro danari rettori, e ogni gente.
[2] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 40, terz. 71, vol. 2, pag. 184: e tutti con danar gli avvelenaro...
[3] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 56, terz. 39, vol. 3, pag. 126: Arrigo, ch'era da quel di Melano / già di pecunia forte avvelenato, / si tornò nella Magna a mano, a mano...
1.1.2 Inquinare, contaminare (l'aria).
[1] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 104, pag. 340.21: E però i' ti dirò, come m'avvenne del mio viaggio. Incontanente, ch'io usci' della Città, e fu' libero del puzzo, e della lordura delle cucine, che corrompono, e avvelenano l'aere, i' mi senti' un poco migliorato.
[1] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 124, pag. 481.18: E sappiate che la fata Morgana sapeva per arte che Tristano dovea morire di quello ferro; e acciò che non potesse scampare, sì lo incantò e avvelenò per tal modo, che dove avesse ferito, non si poteva medicare.
[2] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 126, pag. 495.15: e la dama Legista, ciò fu la fata Morgana, che di tale morte fu cagione: imperò che, sappiendo ella, sì come l'arte sua le dimostrava, che lo re Marco doveva ferire Tristano con quello ferro col quale Tristano avea morto Onesun suo drudo, sìe avvelenò quel ferro di tale veleno, che mai quella ferita non si potea curare...
[3] Novelle Panciatich., XIV m. (fior.), 149, pag. 182.29: et poi avelenerò quello ch'io porto a' miei conpangni, sì che, da ch'elli saranno morti amendue, sì saroe poi segnore di tutto quello avere...
[4] Gregorio d'Arezzo (?), Fiori di med., 1340/60 (tosc.), pag. 59.2: Onde quando dopo cibo o bere comincerae a gittare scialiva per bocca, e' labbri tremeranno et ne la lingua sarae ardore, et ne' denti adormentamento, intendesi ke quella cosa sia stata avelenata o velenosa.
[u.r. 19.04.2010]