AVVERARE v.

0.1 avera, averato, averiti, avvera, avverar, avverato, avvero, avverò.

0.2 Da vero.

0.3 Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.): 2.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321.

0.7 1 Dichiarare come vero, testimoniare. 2 Rendere sicuro qno riguardo a qsa: confermare o far capire qsa a qno. Pron. accertarsi, persuadersi di qsa. 3 Diventare vero, reale; rendersi manifesto.

0.8 Rossella Mosti 30.11.2000.

1 Dichiarare come vero, testimoniare. || Anche pass.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 18.35, vol. 2, pag. 299: Or ti puote apparer quant'è nascosa / la veritate a la gente ch'avvera / ciascun amore in sé laudabil cosa...

[2] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 6, cap. 7.57, pag. 446: Dal lato di Maria funno Anna e Ismera / d'Azacar figlie, del tribù Levì / sacerdotale, come Luca avera.

[3] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 3, cap. 12.76, pag. 219: Quest'isola, secondo che s'avera, / Genova e Pisa al Saracin la tolse, / la qual sortiro con l'aver che v'era...

[4] Petrarca, Disperse e attribuite, a. 1374, 34.8, pag. 117: ma, perchè altero / Non sia vostro argomento aver negletto, / La penna stanca a l'opera rimetto, / E 'l primo dir senz'arroganza avvero. / Dico che sotto le stellate sfere / Son cose di sì debil qualitade, / Che nel compire ogni diletto pere...

[5] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 44.122, pag. 307: quid ad te? - contra disse - / Sieguime tu". Questo è colue che avera / coteste cose et che tutte le scrisse; / et ben sapemo che gli è necta e mera / questa sua clara testimonïança.

[6] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 42.217, pag. 296: Essi, aceptato, attexe le promesse, / tolle i dinari et fenno com'egli era / amaestrati. Et divulgòsse expresse / queste parole et ancora se avera / apresso de' giudei fin questo giorno; / et cotal creder sempre mai se spera.

2 Rendere sicuro qno riguardo a qsa: confermare o far capire qsa a qno. Pron. accertarsi, persuadersi di qsa.

[1] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 39, cap. 1, par. 13, pag. 551.15: Valerio, libro quarto. A Genizio Cippo pretore, uscendo della porta, subitamente nel capo suo apparittono quasi corna, e fugli avverato che questo significava ch'egli sarebbe re se ritornasse in Roma...

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 22.31, vol. 2, pag. 372: La tua dimanda tuo creder m'avvera / esser ch'i' fossi avaro in l'altra vita, / forse per quella cerchia dov'io era.

[3] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 4, cap. 3, pag. 363.15: Ma non essendo io ancora di Marmorina partito, poco tempo appresso della fatta narrazione, Diana, pietosa del crudele male che mi si apparecchiava, in sonno mi fece vedere infinite insidie poste da Florio alla mia vita, e similemente mi fece sentire i colpi che la sua spada e quelle de' suoi compagni s'apparecchiavano di dovermi dare. Le quali cose vedute, narrandole poi io ad un mio amico, il quale de' segreti di Florio alcuna cosa sentiva, m'avverò quello che veduto aveva essermi sanza alcun fallo apparecchiato, se io di Marmorina non mi partissi.

[4] Niccolò da Poggibonsi, p. 1345 (tosc.), cap. 188, vol. 2, pag. 86.13: e andai molto per essa, alla città di Baldach, la quale città si è più appresso a Babillonia diserta, che in veruna altra città; ma essendo così apresso a questa città, ed e' ci fu veramente averato, che più innanzi di Baldach noi non potavamo andare, però che Baldach si è XL miglia presso a Babillonia...

[5] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 4, cap. 10.7, pag. 281: «Qui si convien ch'accortamente pratichi, / disse Solin, ché ne' tempi preteriti / ismarriti ci son di ben grammatichi. / E però fa, ch'andando, chiaro averiti / per me o per altrui d'ogni tuo torbido, / se de la gran fatica aspetti meriti».

[6] Fazio degli Uberti, Rime varie, a. 1367 (tosc.), 2.37, pag. 42: Fa un cor forte e vinci te ne l'animo; / vinci i pensier dei diletti preteriti / e dentro il vero averiti / che questo mondo è di gran pena ospizio: / e di ciò chiaro indizio / abbiam per nova e per antica istoria / e sí per prova ancor di noi medesimi...

3 Pron. Diventare vero, reale; rendersi manifesto.

[1] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 1, cap. 2.128, pag. 133: Potresti dubitar del primo cielo, / Ché ciò che sensibilità possede / Il loco circoscrive e gli fa velo, / Se fosse contenuto da altra sfera: / Ed ella contenuta ragion vede, / Sì che aver fine il cielo non s'avvera.

[2] Petrarca, Disperse e attribuite, a. 1374, 119.13, pag. 187: O pensier alti e bei! quanto s'avvera / Che amore è vita, e ognun senz'esso è morto!

[3] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 25.44, pag. 171: Et menato al maestro / l'asina e 'l pollo, et sopra metter sogna / le veste tutte, et Iexù sedeo a dextro. / Fue facto questo, ch'el se avera et empla / quello ch'è stato sì occulto et silvestro, / come per il proffetta par se exempla, / dicendo: "Filie de Syon dirai, / sì che gl'intenda l'una et l'altra templa...

[4] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 43.130, pag. 301: Questo sì è quel ch'eo ve dissi palexe, / quando, parlando con voi tutti, era / davanti tutti, quale ognuno intexe. / Necesse est che ogni cosa se avera / che di me scripto se trova in la legge, / inne' proffecti, psalmi, con intera / concluxione".

- Assol.

[5] Boccaccio, Rime, a. 1375, pt. II, 41.30, pag. 219: Dinnanzi a queste non vince partito / la fiera lupa delle sette branche, / con le quaï artiglia il più romito. / Quest'è superbia, avarizia e anche / lussuria, invidia e la bramosa gola, / ira ed accidia, ch'avverar son franche.

[u.r. 29.02.2008]