AVVILIRE v.

0.1 avelisco, avellire, avilendo, avilendolo, avilescie, avilì, avilí, aviliranno, avilire, avilirebbe, aviliri, avilirlo, avilisce, avilisce·l, avilischo, avilisci, aviliscie, aviliscono, avilissi, avilita, aviliti, avilito, avilixo, aviluta, avvilendo, avvilendoti, avvilì, avviliamo, avvilirà , avvilire, avvilirebbero, avvilirmi, avvilirsi, avvilisca, avvilisce, avvilisci, avvilisco, avviliscono, avvilisse, avvilita, avvilite, avviliti, avvilito.

0.2 Da vile.

0.3 Andrea da Grosseto (ed. Segre), 1268 (tosc.): 1.2.

0.4 In testi tosc.: Andrea da Grosseto (ed. Segre), 1268 (tosc.); <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Bono Giamboni, Trattato, a. 1292 (fior.); Cavalca, Specchio de' peccati, c. 1340 (pis.).

In testi sett.: Caducità , XIII (ver.); Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.).

In testi mediani e merid.: Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.).

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.7 1 Togliere valore, dignità, autorità. Pron. e intrans. Diminuire di valore, scadere in dignità. 1.1 Sost. 1.2 Non tenere in alcun conto, avere in spregio; disprezzare (anche pron.). 1.3 Umiliare, mortificare (anche pron.). 1.4 Vessare. 2 Intrans. e pron. Affliggersi, perdersi d'animo.

0.8 Rossella Mosti 26.10.1999.

1 Togliere valore, dignità, autorità. Pron. e intrans. Diminuire di valore, scadere in dignità.

[1] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 2, cap. 20, pag. 60.7: Dice il filosafo, nel quarto libro dell'Etica, che l'uomo troppo avaro e di poco affare, à in sè sei condizioni che molto avvilirebbero ei prenzi e la dignità reale sed ellino l'avessero.

[2] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 13, pag. 163.19: Mostri el valor vostro se nulla vale conbattendo con visio e conculcando esso, che voi à conculcato e avilito.

[3] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. V, pt. 2, pag. 143.14: Et àe in sé malo e contrario effecto, ke quanto la creatura più se inalça in superbia per voluntà più se depreme (et) avilescie (et) abassa in operatione (et) in effecto.

[4] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 66, pag. 327.7: overo chi avesse molte pietre preziose e di queste facesse uno muro, molto sarebbe matto. [[...]] Molto sarebbe pazzo quegli che nne volesse fare muro, e' sarebbe molto migliore di mattoni: troppo l'avilirebbe costui!

[5] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 11, cap. 10, par. 14, pag. 239.29: Gregorio, ivi libro ventesimo. La Scrittura non è sì chiusa che uomo se ne debbia spaventare, né sì palese che avvilisca.

[6] Giovanni da Vignano, XIII/XIV (bologn.>ven.), cap. 72, pag. 317.23: E voiando alcuna cosa dire sovra una parola che vu' tochaste in lo vostro dire, eio no som quelo chi creça per parole né per acti sença opere podere asbasareaviliri me' inimici...

[7] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 29, pag. 64.20: Amico mio Lucillo, e' non mi pare, che questo si debbia fare per savio uomo, perocchè la sua autorità se ne menoma, e non è tanto pregiata da coloro, che gastigamento ne potrebbero ricevere, quand'ella non fosse tanto avvilita.

[8] Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.), par. 86, pag. 49.26: In uno paese di Barberia chiamato Numidia era costume che baciando s'acoglievano insieme, ma questa usanza non mantenevano li loro principi per non avilire loro dignitade.

[9] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 11, proemio, pag. 172.18: secondo Gregorio, le cose temporali aviliscono, quando si considerano l'etterne.

[10] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 5, cap. 4, vol. 2, pag. 34.30: 7. Ca per nulla acerbitati di fortuna, nìn pir nulli suzzuri, non avilissi lu prezu di la cara pietati...

[11] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 4, cap. 48, pag. 430.25: noi giudicheremmo che quantunque la donna sia ricca, grande e nobile più che il giovane, in qualunque grado o dignità si sia, ch'ella deggia più tosto dal giovane essere amata che quella che alcuna cosa è meno di lui, però che l'animo dell'uomo a seguire l'alte cose fu creato, dunque avanzarsi e non avvilirsi dee.

[12] Cavalca, Specchio de' peccati, c. 1340 (pis.), cap. 1, pag. 12.3: E in prima, quando la superbia sta nello 'ntelletto, cioè quando l' uomo si riputa maggiore, e migliore che non è, pecca colla lingua, lodandosi e biasimando altrui, e avvilendo, e schernendo, e menimando l'altrui bontà...

[13] Cavalca, Ep. Eustochio, a. 1342 (pis.), cap. 2, pag. 367.4: Ecco gli rimbrotti, che dà, e fa lo sposo Cristo alla vergine, la quale dopo i suoi abbracciamenti, e baci, e dopo gli onori, che avea come reina, è discesa e avvilita ad amore di corruzione.

[14] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 11, cap. 10, vol. 2, pag. 536.30: E oltre a questo, per lo consiglio de' suoi aguzzetti savi del regno di Puglia, si recò al tutto la signoria da la piccola cosa a la grande di Firenze, e avilì sì l'uficio de' priori, che nonn osavano fare niuna cosa quanto si fosse piccola, eziandio chiamare uno messo...

[15] Paolino Pieri, Merlino (ed. Sanesi), XIV pm. (fior.), pag. 79.12: Al tempo de .MCCXXX. anni comincerà e sempre crescerà la mala usanza e aprenderassi per gran parte del mondo. E le femmine per questo molto aviliranno e Domenedio non riguarderà inverso loro mentre che fieno dipinte».

[16] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 4, cap. 1, pag. 363.6: Però che al cominciamento dell'anno Caio Canuleio tribuno della plebe propose una addomanda di fare matrimonio tra Padri e la plebe; onde i Padri credettero che 'l sangue loro ne fosse avvilito, e lo diritto ne fosse confuso...

[17] Jacopo Passavanti, Tratt. scienza, c. 1355 (fior.), pag. 288.3: Sanza ch'egli avviliscono la Scrittura; la quale con alte sentenzie e isquisiti latini, con begli colori rettorici e di leggiadro stile adorna, quale col parlare mozzo la tronca, come e' Franceschi e' Provenzali...

[18] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 122, pag. 253.34: Unde per li loro difetti n'è avilito el Sangue, cioè perdendo e' secolari la debita reverenzia che debbono fare a loro per lo Sangue.

1.1 Sost.

[1] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. I (i), par. 71, pag. 34.12: Quegli adunque che dall'avilire altrui credono sé essaltare dissono e dicono che dal detto verbo «poio» viene questo nome «poeta»...

1.2 Non tenere in alcun conto, avere in spregio; disprezzare (anche pron.).

[1] Andrea da Grosseto (ed. Segre), 1268 (tosc.), L. 1, cap. 2, pag. 150.27: E Job disse: «se la superbia andasse infino al cielo e toccasse li nuvoli col capo, ne la fine serà sperta ed avilita come feccia».

[2] Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.), 43, pag. 123.15: E saço ben ke ne ve commoverà menaçe d'alcuno, ké non è un sì grande in questa terra, ke non se trovasse un altro sì grande, e ponemo ke non se trovasse, non dé homo avilire menor de sé, ké quello ke men pote so valore, el pote alcuna fiata.

[3] Caducità , XIII (ver.), 117, pag. 658: S'tu vivi ancor da sesanta agni en su, / tu perdi el seno e perdi la vertù, / le man te trema e devente canù, / né da brigar con altri no e' tu plu. / Li fiioli e <l>i parenti t'avilixo...

[4] Amore di Gesù, XIV in. (ver.), 145, pag. 50: Ancor la toa santa recordança / sì rendo en cor de l'om tanta legrança / ke tute l'altre conse g'avelisco, / s'el n'è l'amor to, oi dolçe Jesù Christo, / a lo qual el no avo vgnir a men / per esro re nè imperaor teren...

[5] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 14, pag. 28.28: E perciò dobbiamo cessarci, e ricoglierci in luogo sicuro, perocchè gli è così pericolosa cosa l'essere spregiato, e avvilito, come essere temuto.

[6] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 43, pag. 91.30: Tu se' tenuto un grand'uomo nel paese, ove tu se', per l'ufficio, che tu hai. E con tutto, che tu t'avvilisci, la gente domanda de' fatti tuoi, come tu mangi, e dormi, e ogni cosa sa.

[7] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 3, par. 11, pag. 685.19: Essi, per lo caldo affannati com'io, qui vicini si posano e usano i celestiali diletti, con le loro voci forse avvilendo i mondani.

[8] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 6, par. 15, pag. 195.29: Iddio le nostre cose, da' peccati incitato, con turbazione rovescia; la Fortuna similmente teme li forti, e avvilisce li timidi.

[9] Legg. S. Elisab. d'Ungheria, XIV m. (tosc.), cap. 12, pag. 27.14: E se remedio a ciò non ci potesse avere altro, lo proprio naso mi troncherei, acciò che, così desformata, da tutti io fossi avilita e spregiata.

[10] Boccaccio, Corbaccio, 1354-55, parr. 461-70, pag. 123.22: E oltre a questo, v'era assai peggio: che per te Aristotile, Tullio e Virgilio e Tito Livio e molti altri uomini illustri, e per quello che io creda, tuoi amici e dimestichi, eran come fango da loro scalpitati, scherniti e annullati, e peggio che montoni maremmani sprezzati e avviliti.

1.3 Umiliare, mortificare (anche pron.).

[1] Bono Giamboni, Trattato, a. 1292 (fior.), cap. 19, pag. 138.28: Ed interviene ch'alcuna cosa bene non si fa, perché si conviene dichinare e avilire l'uomo in fare alcuna vile cosa...

[2] Cavalca, Vite eremiti, 1321-30 (pis.>fior.), cap. 19, pag. 153.25: Ma questo procede dalla nobiltà del Creatore, lo quale li suoi servi tanto più nobilita e magnifica, quanto egli più s'aviliscono e fuggono.

[3] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. I cap. 16, pag. 650.21: Lá ove io dico, secondo la santa fede, che qualunche cosa o atto o costume o conversazione, sia che vuole che ti divelle dal mondo, che ti fa mortificare, che ti fa umiliare, avvilire...

[4] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), lett. 15, pag. 58.15: Veggio che esso per mano di ribaldi e ribalde tutto dì fa grandi cose, e di ciò sia esso laudato e magnificato, che tanto s'è umiliato e avvilito.

[5] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 154, pag. 365.7: Questa umilitá è baglia e nutrice della caritá, e però el latte suo medesimo notrica la virtú dell'obbedienzia. El vestimento suo, che questa nutrice le dá, è l'avilire se medesimo, vestirsi d'obrobri, dispiacere a sé e piacere a me.

1.4 Vessare.

[1] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 6, cap. 37, pag. 134.16: Avendo i tribuni dette queste parole sdegnati, e avendo pietà della plebe, assai ne furono più indegnati quelli che gli udiro. E dicevano, che giammai i Padri non farebbono fine d'occupare i poderi, e d'avvilire la plebe e distruggerla per l'usure, se la plebe non facesse l'uno de' consoli de' suoi, che la difendesse, e francasse sua libertade.

2 Intrans. e pron. Affliggersi, perdersi d'animo.

[1] Bosone da Gubbio, Avv. Cic., a. 1333 (eugub.>fior.), L. 2, cap. 27, pag. 289.18: ma i paurosi e codardi in pericolo caggiono, e a molti nuocie; gli sbigottiti avviliscono, e nelle battaglie molti di vita privati sono.

[2] Boccaccio, Filocolo, 1336-38, L. 2, cap. 19, pag. 150.127: Ma sanza fine mi dolgono le parole le quali tu di', avvilendoti sanza alcuna ragione.

[3] <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>, cap. 16, pag. 128.20: e per questo la mente virtuosa non s'innalza, nè diviene altiera, e superba per prosperità; nè si sgomenta, perde o avvilisce, per alcuna avversità.

[4] Jacopo Passavanti, Tratt. superb., c. 1355 (fior.), cap. 3, pag. 193.12: E sogliono dire quelle cotali persone la cui usanza ella ischifa: - Ella non degna sì basso, e le pare essere sì grande, che le viene ischifo delle sue pari; - e simili parole: delle quali la persona non si dee curare, ma spregiarle; e non avvilirsi, ma perseverare in quella santa superbia, la quale nasce da mente virtuosa e gentile...

[u.r. 21.10.2008]