BARBANICCHIO s.m.

0.1 barbanicchi, barbanichi; f: bambanichi.

0.2 Slavo Babanich antrop. || Cfr. Morlino, Barbanicchi.

0.3 Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.); F Storie pistoresi, a. 1348 (tosc.).

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Uomo al seguito dei duchi di Austria e Carinzia (contro gli Scaligeri). 1.1 [Come appellativo generico, al plur.:] popolo lontano e diverso negli usi e costumi.

0.8 Niccolò Scaffai 31.01.2001.

1 Uomo al seguito dei duchi di Austria e Carinzia (contro gli Scaligeri).

[1] Gl Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 10, cap. 255, vol. 2, pag. 427.20: Nel detto anno, a l'entrante di giugno, il duca di Chiarentana e il duca Otto d'Ostericchi [[…]] vennono ne la Marca di Trevigi e a Padova per fare guerra a messer Cane della Scala signore di Verona [[…]]. Ed erano tanta gente e sì disordinata, che distruggeano amici e nimici, e per gl'Italiani erano chiamati barbanicchi.

[2] F Storie pistoresi, a. 1348 (tosc.): E incontenente richiese tutti suoi baroni e sua gente, e raunò da diciotto migliaia di bambanichi a cavallo, de' quali erano grande parte arcieri e portavano archi soriani con molto belle saette, ed erano sì fini arcieri che nessuna persona si potea difendere da loro. || S.A. Barbi, Storie pistoresi, p. 111.

[3] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 59, argumento.5, vol. 3, pag. 155: San Tommaso d'Aquin canonizzato / fu da Papa Giovanni, e come prima / a tradimento fu avvelenato. / Di gente raunata in Tarteria, / e poi de' Barbanichi in Lombardia.

[4] Gl A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 59, terz. 96, vol. 3, pag. 164: E Messer Can da Verona Piagenza / tenne per forza, ed alcun'altra Terra, / ch'esser soleva a loro ubbidienza. / Ma benchè a lui facessero aspra guerra, / e' governaron sì e poveri, e ricchi, / ch'ancor ne senton, se 'l libro non erra. / Questi furon chiamati Barbanicchi, / che contro amici, e nemici eran fieri, / que' d'Ungheria più, che que' di Sterlicchi.

1.1 [Come appellativo generico, al plur.:] popolo lontano e diverso negli usi e costumi.

[1] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VIII, 9, pag. 562.1: Voi vedreste quivi la donna de' barbanicchi, la reina de' baschi, la moglie del soldano, la 'mperadrice d'Osbech, la ciancianfera di Norrueca, la semistante di Berlinzone e la scalpedera di Narsia.

[u.r. 11.02.2019]