BECCARE v.

0.1 becare, becca, beccali, beccallo, beccan, beccando, beccandolo, beccano, beccar, beccarà , beccare, beccarla, beccaste, beccato, beccava, beccavono, beccha, becchano, becchare, beccharglie, becchasse, beccherà , beccherai, becchi, becha.

0.2 Da becco 1 (LEI s.v. beccus, 5, 710.26).

0.3 Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.): 1.

0.4 In testi tosc.: Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); Tesoro volg., XIII ex. (fior.); Bestiario toscano, XIII ex. (pis.).

In testi mediani e merid.: Cecco Nuccoli (ed. Marti), XIV pm. (perug.).

0.5 Locuz. e fras. beccar fave o mochi 1.3.

0.7 1 [Rif. agli uccelli:] mangiare prendendo il cibo col becco. 1.1 [Rif. agli uomini:] mangiare (anche in senso fig. o espressivo). 1.2 [Per traslato osceno:] inserire il membro maschile come un becco. 1.3 Fras. Beccar fave o mochi: essere ridotti in povertà. 1.4 Affrontare, attaccare (una questione). 2 Trovare, individuare (con astuzia o fortuna).

0.8 Massimiliano Chiamenti 24.05.2001.

1 [Rif. agli uccelli:] mangiare prendendo il cibo col becco.

[1] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. I, cap. 8, pag. 15.29: E la figura de la galina avarea a significare tutti li ucelli c'hano alcuna similitudine colla galina, come so' fasciani e starne e cotornici e quailie e quelli che beccano li granelli.

[2] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 5, cap. 37, pag. 140.3: E sappiate che il cuculo non canta di state, poi che le cicale cominciano loro canto, che lo odiano molto, chè quando le cicale l'odono cantare, incontanente vanno ov'egli è, ed entrangli sotto l'ali, e non ha podere di levarlesi da dosso, e tanto li fanno noia, mordendogli le sue carni, che non sta in luogo fermo, anzi va volando di uno arbore in altro, e non becca mai, e sì si lascia morire.

[3] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 40, pag. 61.11: Della natura de la volpe. La volpe si è una bestia molto malitiosa e con molte vuolponie; e ave una natura così facta, che quando ella ave fame sì ssi lorda tutta e vassene in uno campo e ponsi riverta in terra e chava fuore la lingua e sta cussì acconcia; e quando li corbi e le cornachie la vedeno, elli credendo che ssia morta vannoli adosso per beccarla; e quella, non dimenticate le suoi malitie, apre la boccha e or le magnia, e in chutale modo si pasce quando ella ae fame.

[4] Lapidario estense, XIV pm. (trevis./friul.), cap. 42, pag. 160.8: S'el viene metuto suso ad alto, el non ge va de stornegli né ocelli per becare né per fare danno.

1.1 [Rif. agli uomini:] mangiare (anche in senso fig. o espressivo).

[1] Cecco Nuccoli (ed. Marti), XIV pm. (perug.), 7.5, pag. 700: Male beccaste quel dolore amaro, / el qual saper ti fo senza dimostro!

[2] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 112, pag. 252.9: - Per certo, Salvestro, tu se' di cattiva razza; quando io credo che tu ingrassi, e tu dimagheri; averesti tu la pipita? - Gnaffe sì ch'io l'ho; ma né mica l'hai tu, tanto becchi volentieri.

1.2 [Per traslato osceno:] inserire il membro maschile come un becco.

[1] Boccaccio, Decameron, c. 1370, IV, introduzione, pag 264, riga 4: Io non so che voi vi dite, né perché queste sieno mala cosa: quanto è, a me non è ancora paruta vedere alcuna così bella né così piacevole come queste sono. Elle son più belle che gli agnoli dipinti che voi m'avete più volte mostrati. Deh! se vi cal di me, fate che noi ce ne meniamo una colà sù di queste papere, e io le darò beccare.» Disse il padre: «Io non voglio; tu non sai donde elle s'imbeccano!» e sentì incontanente più aver di forza la natura che il suo ingegno.

1.3 Fras. Beccar fave o mochi: essere ridotti in povertà.

[1] Petrarca, Disperse e attribuite, a. 1374, 40.14, pag. 127: Per la fortuna, che gli assai e' pochi / Innalza e abbassa, e tal manda a Valenza, / M'adduco forse a beccar fave o mochi.

1.4 Affrontare, attaccare (una questione).

[1] A. Pucci, Noie, a. 1388 (fior.), 50, pag. 5: A noia m'è chi de ragione o ttortto / becha quisttion ch'a lui non aparttegna, / chome di moltti già mi sono achorto.

2 Trovare, individuare (con astuzia o fortuna).

[1] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 27, terz. 100, vol. 2, pag. 44: D'Agosto poi n'ebbe caro di risa / Pisa, perocchè i suoi Guelfi cacciati, / Lucchesi, e Fiorentin sanza divisa / coll'oste fur nel suo Contado andati, / e conquistaro il bel Castel d'Asciano; / onde i Lucchesi a casa ritornati, / nella Torre di quello, a mano, a mano / fecer d'intorno por dimolti specchi, / perchè vi si specchiasse entro il Pisano; / il qual potea ben dir: Tu là ci becchi.

[u.r. 14.02.2019]