BERZA s.f.

0.1 berze.

0.2 M. a. ted. versen 'tallone' (DEI s.v. berza).

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321.

N Att. solo in Dante e nei commentatori.

0.5 Solo plur.

Locuz. e fras. levare le berze 1.

0.7 1 Calcagno. Fras. Levare le berze: alzare i tacchi, muoversi, mettersi velocemente in moto. 2 Vescica della pelle causata da colpi di frusta.

0.8 Gian Paolo Codebò 14.09.2001.

1 Calcagno. Fras. Levare le berze: alzare i tacchi, muoversi, mettersi velocemente in moto.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 18.37, vol. 1, pag. 300: Di qua, di là, su per lo sasso tetro / vidi demon cornuti con gran ferze, / che li battien crudelmente di retro. / Ahi come facean lor levar le berze / a le prime percosse! già nessuno / le seconde aspettava né le terze.

[2] Gl Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 18, 19-39, pag. 459, col. 2.2: Berze, zoè le gambe e le calcangne.

[3] Gl Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 18, 19-39, pag. 476.41: Ahi come facean lor levar le berze; cioè le gambe a correre a quelli peccatori con le scorreggiate...

2 Vescica della pelle causata da colpi di frusta.

[1] Gl Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 18, pag. 303.22: [berze] sonno ampole che l'omo, quando è frustato, fa sopra la cotena. || Si tratta di una differente spiegazione dello stesso termine dantesco; l'interpretazione che si legge nel passo di Jacopo della Lana è quella generalmente seguita dai moderni.

[u.r. 24.04.2019]