BUCCIA (1) s.f.

0.1 buça, bucce, bucchia, buccia, buccie, buce, bucia, bucie.

0.2 LEI s.v. *bokky-/*bogy-/*bugy- 'pungere; perforare' (6, 759.53).

0.3 Doc. fior., 1262-75: 3.1.

0.4 In testi tosc.: Doc. fior., 1262-75; Simintendi, a. 1333 (prat.); Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.); Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.).

In testi sett.: Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.).

In testi mediani e merid.: Destr. de Troya, XIV (nap.).

0.6 A Doc. prat., 1285-86: Ca(m)bi del Bucia, Braci del Bucia.

0.7 1 Parte esterna di frutti, tuberi, mandorle, ecc., più o meno molle e membranosa, variamente colorata, che avvolge i frutti come una pelle. 2 Corteccia sottile delle piante ancora giovani; strato più interno e molle della scorza degli alberi. 2.1 Corteccia dura delle piante arboree. 3 Epidermide, pelle degli animali (spec. con rif. alla metamorfosi). 3.1 [Pell.] Pellame (?), considerato come merce di scambio. 3.2 Pelle dell'uomo. 4 Superficie esterna, esteriorità, rivestimento. 4.1 [Per indicare la placenta].

0.8 Renata Zala-Joos 21.10.2001.

1 Parte esterna di frutti, tuberi, mandorle, ecc., più o meno molle e membranosa, variamente colorata, che avvolge i frutti come una pelle.

[1] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 1, cap. 12, pag. 102.27: E puote bere di quello isciroppo che sia fatto di galle, ballaustie, che sono cotale meluzze picciole che gitta il melo grano, e di bucie di mele grane e di catia e di sugo di plantagine e d'acqua piovana e di zuchero.

[2] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 3, cap. 5, pag. 154.28: E tutte maniere d'uve sono di diverse nature, perciò ch'elle sono di diverse sustanzie, sì come la bucia di fuori, i noccioli dentro, e il licore.

[3] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 3, cap. 5, pag. 156.2: E quelle che ll'uomo de mangiare, sì come disse Aviccienna, sono quelle ch'ànno la buccia tenera, e non sono troppo grosse né troppo piccole, e ànno colore mischiato intra verde e giallo, e che al savore sono dolci a maniera di zucchero; e queste cotali sono le pere che ll'uomo dee usare.

[4] Ricette di Ruberto Bernardi, 1364 (fior.), pag. 32.24: Chuosci la buccia de l'ulivo ne l'acqua: fa nascere molti chapelli.

2 Corteccia sottile delle piante ancora giovani; strato più interno e molle della scorza degli alberi.

[1] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 95, pag. 151.11: Egli fa prendere scorza d'un àlbore ch'à nome gelso- e è l'àlbore le cui foglie mangiano li vermi che fanno la seta-, e cogliono la buccia sottile che è tra buccia grossa e legno dentro, e di quella buccia fa fare carte come di bambagia.

[2] Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.), L. II, pag. 102.17: La vecchieza appiana molte cose e l'amore stolto sente ogna cosa. Finché in de la verde bucchia cresce lo nuovo ramo, qualunqua vento lo grollasse, sì si rompe.

[3] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 4, cap. 1, pag. 138.3: E allora i tralci, che vi innesti, sien sodi, ritondi, e pieni di molte gemme e d'occhi. E allo innestare bastano tre occhi lasciati al tralce, radendo il tralce due dita, sicché la buccia rimagna dall'una parte. E alcuni il radono sì leggermente che non pervegnono al midollo, e sì l'aguzzano, e immettono nel tronco, che la parte scorticata si congiugne alla corteccia della nuova madre.

2.1 Corteccia dura delle piante arboree.

[1] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 36, pag. 51.4: Le loro navi sono cattive e molte ne pericala, perché non sono confitte con aguti di ferro, ma con filo che si fa della buccia delle noci d'India, che ssi mette in molle ne l'[a]cqua e fassi filo come setole.

[2] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 101, pag. 161.11: Egli è vero che per tutta la provincia del Catai àe una maniera di pietre nere, che ssi cavano de le montagne come vena, che ardono come bucce, e tegnono più lo fuoco che nno fanno le legna.

[3] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 1, cap. 38, pag. 46.18: Le migliori arnie sono di bucce e scorze di arbori, perocché nè ´l freddo v'entra, nè ´l caldo.

[4] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 3, cap. 12, pag. 96.17: La corteccia, o buccia, la quale della vite levata, e sta pendente, se ne vuole levare: la qual cosa rende poi minor feccia nello vino.

3 Epidermide, pelle degli animali (spec. con rif. alla metamorfosi).

[1] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 2, vol. 1, pag. 83.6: La vergine Pallas si mosse per me vergine [...]: le braccia cuminciaro a nerire con lievi penne. Io m'apparecchiava di gittare lo vestire dagli omeri: quegli diventarono piume, e aveano messe le barbe nella buccia.

[2] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 2, vol. 1, pag. 97.17: prese forma di toro, e mescolato tra' giuvenchi mugghia, e, bello, vae tralle tenere erbe. [...] Lo collo ee grasso: la grassa buccia gli pende sotto la gola: le corna sono piccole, ma fatte da potere essere prese con mano...

[3] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 9, vol. 2, pag. 198.4: E sì come lo nuovo serpente, lasciata la vecchiezza colla pelle, suole risplendere, ed essere chiaro per la fresca buccia: così Ercole, poi che s'ebbe spogliati e membri mortali, verzicoe nella migliore parte di se, e cominciò a parere maggiore [...].

3.1 [Pell.] Pellame (?), considerato come merce di scambio.

[1] Doc. fior., 1262-75, pag. 306.2: Chanmo nostro lavoratore da Petriuolo ne de dare s. xl, che lli prestai in mezzo ap(ri)le, (e) re(n)de´li s. diecie (e) d. sei che dovea avere p(er) metade dele buccie che cho(n)però.

[2] Doc. fior., 1277-96, pag. 377.17: De dare anche J fiorino d'oro, lo quale prestoe la Chara loro, che disse che 'l dava in buccie, in mezo ottobre ne l'ottantanove indizzione.

[3] Doc. fior., 1311-13, pag. 125.18: ponemo che Bettino dè dare in quae nel XVII karta fior. 41 d'oro grossi 8 tor.. E dè avere, questo dì, per le buccie che prendemmo da lui: ponemo che 'l decto Bettino dè dare per l'ostello in quae ne la decta karta.

3.2 Pelle dell'uomo.

[1] Amico di Dante, XIII ex. (fior.), Son. 38.8, pag. 756: Ahi tristo me, come fu mala mossa / quella che 'l mi' disir per mi' danno ebbe! / poiché fermo in sé non tornerebbe / verso di me, se 'n pria la buccia e l'ossa / non fossen una cosa sanza carne...

[2] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 3, cap. 2, pag. 141.14: Ma come ch'ella sia fatta [...] inpertanto sì fa mala testa, e enffia la forciella, e fa mala alena, e mai denti, e rienpie di grossi funi le ciervella [...] E fa bene orinare, e fa bella buccia e biancha e morbida.

[3] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.) L. III, pag. 309.3: Omè misero, come tosto i corpi si sciampiano con crespa buccia, e lo colore che fue ne lo chiaro e pulito volto perisce, e li capelli si spanderanno subitamente per tutto il capo [...].

[4] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 23.25, vol. 2, pag. 391: Non credo che così a buccia strema / Erisittone fosse fatto secco, / per digiunar, quando più n'ebbe tema.

[5] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 30, 46-57, pag. 714, col. 1.7: Era ydropico, come appar nel testo; la quale malizia vene da mala digestione, sí che li umori indigesti che se spandeno, enfiano cussí le carni e le buce.

[6] Cavalca, Vite eremiti, 1321-30 (pis.>fior.), Vita di Ilarione, cap. 2, pag. 158.11: e cantava salmi per confortarsi, lavorava tessendo sportelle [[...]] e in tanto s'afflisse di fatiche e di digiuni, che non gli rimase se non la buccia e l'ossa, sicché appena si sostenea.

[7] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 3, vol. 1, pag. 120.7: Prima ch'ella rimovesse le nebbie, prese figura di vecchia: e nelle tempie si puose i capelli canuti, fecesi la buccia piena di crespe, e portò gli piegati membri con tremante passo, e fece voce di vecchia.

[8] Gl Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 23, pag. 438.3: dice ch'elli pregava, che l'Autore non contendesse a cotale rognaccia, che ´l digiuno e neccessità caccia fuori, come appare nelli pregioni; la quale scabbia scolora la pelle, cioè la buccia.

[9] Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.), cap. 43, pag. 302.24: Lo sterco del colombo, trito, infuso in aceto, fatto a modo d'unguento, ad ungere la faccia d'essa confettione, tolle via ongne macchia che vi fusse; et fae la buccia molto dilicata.

4 Superficie esterna, esteriorità, rivestimento.

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 41, pag. 215.6: Prima dico quia est extrinseca: questa mundizia è di fuori, ne la buccia.

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 19.29, vol. 1, pag. 317: Le piante erano a tutti accese intrambe; per che sì forte guizzavan le giunte, che spezzate averien ritorte e strambe. Qual suole il fiammeggiar de le cose unte muoversi pur su per la strema buccia, tal era lì dai calcagni a le punte.

[3] Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.), pag. 61.8: Diroti di Biblis, che innamoró del frate e, essendoli vietato lo suo amore, vendicó fortemente suo mal volere appiccandosi? Mirra amó ´l padre, ma non con amore che a figliuola si convenia; e ora sta appiattata sotto la bucchia c'ha adosso...

[4] Gl Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 19, pag. 314.9: Qual suol il fiamerggiar de le cosse unte moversi pur su per l'estrema bucia, tal era lì dai calcagni a le punte. [28-30] Qui fa una comparatione de la fiamma la qual si move d'alcuna cossa unta pur in su per l'estremità: talle era da le punti de li piedi a li calcagni. bucia, idest la superficie de la padella.

4.1 [Per indicare la placenta].

[1] Torini, Brieve collezzione, 1363-74 (fior.), pt. 1, cap. 8, pag. 240.11: Avegna che alcuna volta aviene che alcuna ne nasce vestita. E di che vestimento? Non di drappi d'oro e di seta, ma d'una vile pellicella. E che pellicella è questa? È una buccia tutta sanguinosa e brutta, nella quale tale volta viene nel mondo involta alcuna creatura.

[u.r. 28.02.2022; doc. parzialm. aggiorn.]