CALARE v.

0.1 cai, cala, calà , calalo, calammu, calamo, calan, calando, calanno, calano, calao, calar, calará, calare, calari, calarla, calaro, calarono, calasi, calass, calasse, calasti, calata, calate, calati, calato, calatu, calau, calava, calàvallu, calavan, calavano, cale, calerà , caleranno, cali, caliamo, calla, calladi, callado, callano, calle, callo, calloe, calò, caloe, calogli, calón, calorono, calossi, câr, cara, ccala, chala, chalano, chalare, chalasse, chale, chaleremo, challa, challado, challar, chalò, chelare.

0.2 Lat. tardo calare (DELI 2 s.v. calare).

0.3 Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.): 3.

0.4 In testi tosc.: Doc. fior., 1255-90, [1273]; Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.); Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.); Cenne de la Chitarra, XIII ex.-a. 1336 (aret.).

In testi sett.: Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Legg. S. Caterina ver., XIV in.; Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Rime Arch. Not. Bologna, 1302-33 (bologn.), [1311]; Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.); Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.).

In testi mediani e merid.: Cecco Nuccoli (ed. Marti), XIV pm. (perug.); Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.); Anonimo Rom., Cronica, XIV; Destr. de Troya, XIV (napol.).

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.).

0.5 Locuz. e fras. calare le ginocchia 1; calarla a qno 1.11; calarsi addosso 1.10; essere nel calare 3.1.1.

0.6 N Si considera a sé il signif. 2 più per esigenze di semplificazione che per una netta separazione da 1, di cui logicamente rimane estens. semantica.

0.7 1 Muovere, portare verso il basso (anche rifl.); abbassare, tirare giù; (di)scendere, andare giù (da un luogo elevato o posto comunque su un piano superiore, anche pron.); degradare (di via o strada); piegarsi, inclinare (di corpo eretto o in posizione verticale). 1.1 [Degli uccelli o di oggetti in caduta libera:] venir giù, cadere; planare. 1.2 Rivolgere verso il basso (degli occhi o del viso). 1.3 [Degli astri:] declinare, tramontare. 1.4 [Del mare o di un corso d'acqua e del loro livello:] decrescere. 1.5 [Delle vele:] allentare, ammainare (anche fig.). 1.6 [Di un colpo o del braccio sollevato per colpire:] menare giù; infliggere. 1.7 [Con idea di velocità o irruenza, in relazione a battaglie o eserciti:] scagliarsi (contro); piombare. 1.8 [Dell'ancora o della poppa della nave:] mandare a fondo, inabissare. 1.9 Estens. [Con idea di distacco:] calare da, di qno o qsa: allontanarsi, separarsi. 1.10 Estens. [Con idea di avvicinamento, spaziale o temporale:] andare, avvicinarsi (anche assol.). 1.11 Fras. Calarla a qno: tirare un brutto tiro, fregare. 2 Diminuire (d'intensità o estensione); affievolirsi, scemare; accorciare (della vita). 2.1 Perdere peso (quantitativamente, di cose materiali). 2.2 [Econ./comm.] Diminuire di prezzo (di una merce o di un bene immobile). 3 Cessare, smettere (di fare qsa); desistere, astenersi, distogliersi (da qsa). 3.1 Assol. Finire, avere termine; venir meno (di un essere animato). 3.2 Estens. Guardarsi dal dire, tacere (nelle figure retoriche della preterizione e della litote).

0.8 Elena Artale 29.10.2001.

1 Muovere, portare verso il basso (anche rifl.); abbassare, tirare giù; (di)scendere, andare giù (da un luogo elevato o posto comunque su un piano superiore, anche pron.); degradare (di via o strada); piegarsi, inclinare (di corpo eretto o in posizione verticale).

[1] Doc. fior., 1255-90, [1273], pag. 239.23: Ècci rimasa la terra di Martinoçço f. Ghera[r]di d'Aglana là dove ccala, p(er) lib. xxv di kapitale ke ci die dare a (n)noi (e) p(er) lib. viij di kapitale ke pagha(m)mo a Guido Gia(n)netti (e)d a Salvi da Suviglana...

[2] ? Rime Arch. Not. Bologna, 1302-33 (bologn.), [1311] Ser Conte canti, 8, pag. 167: Ser Signore s'egnora di fare fero officio. / Ser Michele mi chale di mi chulo. / Ser Tantobene tant'à bono tant'è bino.

[3] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 12.58, vol. 1, pag. 197: e tra 'l piè de la ripa ed essa, in traccia / corrien centauri, armati di saette, / come solien nel mondo andare a caccia. / Veggendoci calar, ciascun ristette, / e de la schiera tre si dipartiro / con archi e asticciuole prima elette...

[4] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 10.90, vol. 3, pag. 164: qual ti negasse il vin de la sua fiala / per la tua sete, in libertà non fora / se non com'acqua ch'al mar non si cala.

[5] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 1, ott. 47.5, pag. 269: e voleano smontare, / e già le scale ponean, quando, alzati / gli occhi, d'un bel castel vicino al mare / sopra una montagnetta, onde calati / i ponti, genti vidono avvallare...

[6] Miracoli di Caterina di Iacopo, c. 1374 (fior./sen.), cap. 22, pag. 19.13: Ma non per ciò si rimase di darne come in prima, e forse più, di che la botte venne calando, in tanto che non ne venia se non a filo a filo...

[7] A. Pucci, Bruto di Brett., a. 1388 (fior.), ott. 38.5, pag. 210: e, quando giunse in su la mastra sala / e vide il re con tanta nobiltade, / con riverenza inginocchiando cala / e salutollo con benignitade.

[8] San Brendano tosc., XIV (ven.>tosc.), pag. 147.28: e' frati si partirono e stettono otto dì inanzi che potessono passare il mar chiaro. Come trovorono una isola piena d'o[do]rifere erbe ma amare e gli albori che zontavano e calavano.

[9] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 10, pag. 25.22: Allora messer Dolcibene scese da cavallo, e corre nel mezzo d'un campo della detta valle, e calati giuso i panni di gamba, lasciò andare il mestiere del corpo...

- [Lungo la parete di un edificio, con una corda (pron. e trans.):] (fare) arrivare giù.

[10] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 7, cap. 32, pag. 243.31: Et Arsenoe tirò lo canape a sè, et avendo lo canape, attaccò l'uno capo, e da l'altro s'attaccò e calossi fuore de la torre ella et una sua cameriera per quella finestra tutte due involte.

[11] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 2, cap. 1, pag. 39.5: et pir tantu chistu monacu ky avia nome Romanu, quandu volia portarj a maniarj a sanctu Benedictu, mictia kyllu pani in unu vaxellu, et ligavallu cum una longa corda, e calàvallu a sanctu Benedictu...

- [Delle ali, per indicarne la chiusura].

[12] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 25.12, vol. 2, pag. 426: E quale il cicognin che leva l'ala / per voglia di volare, e non s'attenta / d'abbandonar lo nido, e giù la cala...

[13] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 25, 1-15, pag. 515, col. 1.26: li cecognini quando èno pulli hano grande voia de volare, e quando senteno che il culo glie pesa, e no essere tanto forte quanto besogna, callano le aile, e romano dentro dal nido...

- Calare dalla croce: deporre.

[14] Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.), 1217, pag. 78: Josep, dis'io, stu me vuos chonsolare, / tosto el mio fiol de la chroze chala, / sì ch'io me posa de lui saziare.

- Fras. Calare le ginocchia: inginocchiarsi.

[15] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 2.28, vol. 2, pag. 23: allor che ben conobbe il galeotto, / gridò: « Fa, fa che le ginocchia cali.

[16] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 18, par. 3, vol. 2, pag. 45.5: Et in una pichula cammarella la virgini matri santa Maria era solitaria cum la candila, in oracioni stava, livava li manu et l'ochi in chelu et calavali ginochi in terra...

1.1 [Degli uccelli o di oggetti in caduta libera:] venir giù, cadere; planare.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 17.129, vol. 1, pag. 293: Come 'l falcon ch'è stato assai su l'ali, / che sanza veder logoro o uccello / fa dire al falconiere «Omè, tu cali!», / discende lasso onde si move isnello...

[2] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 11, pag. 201.3: et muntandu ligeramenti sur di lo sou cavallu, valurusamenti si diviniau di li soy inimichi, comu soli fari agivilimenti lu auchellu di Iuppiter quandu da l'ayru si lassa calari et vulandu prindi la cacha...

[3] Cavalca, Atti Apostoli, a. 1342 (pis.), cap. 14, pag. 78.22: E mentre che gli famigliari della casa apparecchiavano per disinare, orando s. Piero, fu rapito in estasi, e vidde lo cielo aperto, e parvegli calare dal cielo uno lenzuolo...

[4] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 19, 1-9, pag. 496.15: in quella parte, Che a punto sopra il mezzo fosso piomba; cioè come mostra lo piombino, quando si cala; o vogliamo intendere, cioè grava come grava il piombo sopra il mezzo della bolgia.

1.1.1 Fig. [Rispetto ad una condizione di prosperità (anche di stati o fazioni):] decadere.

[1] Carnino Ghiberti, XIII sm. (fior.), 4.50, pag. 76: Ancor ci ha più dottanza, / ca li stretti carnali, / veg[g]endo che l'uom cali / in poca d'ora, che stea al di sotto, / ciascun ti cessa e non ti fa motto.

[2] Dino Compagni, Cronica, 1310-12 (fior.), L. 3.38, pag. 215.13: Questi due cavalieri suoi figliuoli, volendo tener gran vita per esser onorati, perchè parea loro che l'opere del padre il meritassono, cominciorono a calare, e messer Pino a sormontare...

[3] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. IV, cap. 5, vol. 1, pag. 156.10: Per la qual cosa lo stato e la signoria de' Romani venne ogni dì calando e diminuendo...

[4] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 203, pag. 43: In dì de santa Justa, la festa de Bazano, / Fo tolto Machilone dallo communo Aquilano; / Quanto sedero ad alto tanto calaro in plano; / Quello che vi remase non valse uno anchontano.

[5] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 298.83, pag. 347: Alfine povertà di tanti mali / assalisce ciascuno per tal verso / che tal si fa converso, / e tal superbo viene umile e cheto; / e chi fu ricco ed in miseria cali / tapino sta come uom d'ogni ben perso...

1.1.1.1 Sost. Declino, rovina.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 16.90, vol. 3, pag. 268: Io vidi li Ughi e vidi i Catellini, / Filippi, Greci, Ormanni e Alberichi, / già nel calare, illustri cittadini...

[2] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. VIII, cap. 62, vol. 1, pag. 512.2: e' disse: «Sire Iddio, dapoi t'è piaciuto di farmi aversa la mia fortuna, piacciati che 'l mio calare sia a petitti passi».

[3] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 193, pag. 489.9: Quanto più si vede, meno si crede. Chi è in alto stato non pensa mai al calare; e quanto più va in su, di maggior pericolo è la caduta.

1.1.2 Fig. [In senso etico].

[1] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 2, par. 108, comp. 41.4, pag. 114: Viva l'excelsa Scala. / Viva la prole diva / dela Scala ioiliva / ch'a mal far non si cala.

1.2 Rivolgere verso il basso (degli occhi o del viso).

[1] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 4, cap. 18, pag. 144.3: e videndu zo, kista jnfanti malata calau li ocki cum reverentia, [et] a vuchi dichìa: 'Ecku, madompna, ki eu vegnu! eccu, madonna, ca eo vengo!'... ||Cfr. Greg., Dial., IV, 18: «respondere coepit, et, depressis reverenter oculis...»

[2] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 4, pag. 66.18: Et avendu zo dictu, la regina calau la fachi intru lu scossu stuyandusi li lagrimi di l'ochi.

[3] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 1, 79-90, pag. 42.41: cioè con la fronte inchinata, che significa vergogna; quando l'uomo si vergogna cala la fronte: imperò che alzare la fronte significa ardire...

1.3 [Degli astri:] declinare, tramontare.

[1] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 7, pag. 40.4: allora cominciava la nocte, quando entrava a la porta dello 'nferno, allora alçavano molto le stelle, che salivano, suso a mezzo el cielo, e allora sappi che è meçça notte; e poi cominciano a chinare, cioè a chalare verso ponente...

[2] San Brendano tosc., XIV (ven.>tosc.), pag. 149.6: ed avevano questa cotale natura questi arbori: quando lo sole levava questi usciva di sotterra, come lo sole montava e gli albori montavano e quando lo sole calava e gli alberi entravano sotto terra non rimanendo per ciò la terra aperta ma serrata.

1.3.1 Estens. [Di una stella cadente].

[1] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 4, cap. 4.3713, pag. 345: E tu a me: «Perché vedem la stella / Fuggir per l'aria sin che in terra cala

1.3.2 Sost. Metaf. [Detto del giorno].

[1] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 19, 1-15, pag. 373, col. 1.16: Qui l'A. descrive lo tempo in che i avenne la soa visione, e dixe che fo in l'ora che 'l calar del die, çoè di radii del sole, no pò essere intepidato, çoè temperà dal fredo...

1.4 [Del mare o di un corso d'acqua e del loro livello:] decrescere.

[1] ? Cronica fior., XIII ex., pag. 105.25: Et il mare forte scemò di calare, et molti navili afondarono, et più di LX.M d'uomini affogarono...

[2] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. II, cap. 6, vol. 1, pag. 72.6: la detta pietra Golfolina per maestri con picconi e scarpelli per forza fu tagliata e dibassata, per modo che 'l corso del fiume d'Arno calò e dibassò, sicché i detti paduli scemaro e rimasero terra guadagnabile.

[3] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 15, pag. 268.12: Li abitanti de queste doe terre, per la pagura del fioto, idest de la marea, la qual in xxiiii ore monta e calla doe volte, fano loro defensione cum pali e cum altri inzegni de petra perché la dicta marea non li invada.

[4] Cronaca volg. isidoriana, XIV ex. (abruzz.), pag. 124.17: Et dice Iosepho antiquo istoriographo che l'arca del dicto Noè calando l'acqua del diluvio, se pusao ne la provincia de Armenia maiore, nel monte Carmelo, el qual se dice Arath.

1.5 [Delle vele:] allentare, ammainare (anche fig.).

[1] Dante, Convivio, 1304-7, IV, cap. 28, pag. 443.10: Ed è così: [ché], come lo buono marinaio, come esso appropinqua al porto, cala le sue vele, e soavemente, con debile conducimento entra in quello; così noi dovemo calare le vele delle nostre mondane operazioni e tornare a Dio con tutto nostro intendimento e cuore...

[2] Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.), 2, pag. 20.7: Et se questo mal vento fiata, tu déi calare la vela, sì che tu possi reggere la nave, sì come si fa quando è troppo vento però che allora si pone l'orsa ad poppa et calasi la vela tanto che la nave scampa et reggesi dal mal vento.

[3] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 145.350, pag. 636: E, se per le toie pecae / te ven alcun'aversitae, / cara a seco umelmente, / e seí forte e patiennte.

1.6 [Di un colpo o del braccio sollevato per colpire:] menare giù; infliggere.

[1] Distr. Troia, XIII ex. (fior.), pag. 183.28: e diede uno cholpo ad Acciles sopra l'elmo; e il colpo chalò giuso in su la testa del distriere sì forte, che morto chadde in terra.

[2] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 3, cap. 37, pag. 125.2: Lu carnifiche alczau lu braczu cum la spata, sforzanduse de fare unu grande colpu, tenia lu braczu alczatu cum la spata, e non lu putia calare... || Cfr. Greg., Dial., III, 37: «in altum brachium percussurus levavit, sed deponere nullo modo potuit».

1.7 [Con idea di velocità o irruenza, in relazione a battaglie o eserciti:] scagliarsi (contro); piombare.

[1] Sacchetti, La battaglia, 1353 (fior.), IV, ott. 30.6, pag. 62: Ghisola d'allegrezza il cuore apprende, / dicendo a l'altre: - Ciascuna si cali, / donando pena a quella grave sorta / ché la piú pro' di loro è stata morta.

[2] A. Pucci, Guerra, a. 1388 (fior.), VI, ott. 23.4, pag. 250: I Marraiuoli, e Palaiuoli avieno / in loro insegna la marra, e la pala, / a dimostrar, che seguitar dovieno / la 'nsegna, e' lor Maggior, dovunque cala, / andar, come bisogna, a stare a freno...

[3] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 10, pag. 63.15: Fuolli respuosto che dovea prennere la Cecilia. Ora ne vao lo navilio, e llo stuolo se calao a Trapani.

[4] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 23, pag. 204.6: E poy, lassando quillo, foriosamente se lassao calare contra le schere de li Grieci per sì grande impeto che l'abatteva da li cavalli e ferevalli mortalemente. ||Cfr. G. Colonne, Hist. dest. Tr., p. 182: «furibundus se ingerit inter Grecos».

1.8 [Dell'ancora o della poppa della nave:] mandare a fondo, inabissare.

[1] Comm. Rim. Am. (B), a. 1313 (fior.), ch. 101, pag. 862.24: È talora una fortuna che i marinari loro viaggio tenere non possono, né calare l'ancore per istare fermo, perché sono troppo in pelago, né venire in porto.

[2] Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), pag. 28.18: Fa'-me questa raxion: una nave à challado una soa anchora in aqua cum un canevo longo de passa 40 e challa questa anchora in pasa 16.

[3] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 5, pag. 85.36: la nave per lo multo straquamiento che avea, ora mo' la poppa parea che se calasse in fundo, ora mo' parea che fosse sopra lo mare commo a monte. ||Cfr. G. Colonne, Hist. dest. Tr., p. 55: «nunc pup<p>is abstracta maris hyatibus periculosa petit yma profundi».

1.9 Estens. [Con idea di distacco:] calare da, di qno o qsa: allontanarsi, separarsi.

[1] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), son. 68.6, pag. 289: i' credo ch'io m'aucideria, pensando / che voi da me cangiaste core o mente, / o 'l fino amor da voi gisse calando...

[2] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 29, pag. 435.3: Qui D. dice a costoro che li dica chi sono essi, e falli uno scongiuro dicendo: Se la vostra memoria non s'envoli, idest furi o calla de le mente umane, o volla via...

[3] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 33.135, pag. 227: Voi scribi et farisei sei gente mala, / et mal averete, ypocriti falsi, / perché mai l'opre ree da voi non cala.

1.9.1 Fig. Derivare, avere origine (di un nome).

[1] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 23, terz. 24, vol. 1, pag. 261: Questi tre si chiamar Prior dell'Arti, / e del Vangelio cotal nome cala, / e di chi l'ordinò vo' soddisfarti. || Cfr. Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. VIII, cap. 79, vol. 1, pag. 532: «il quale nome priori dell'arti viene a dire i primi eletti sopra gli altri; e fu tratto del santo Vangelio...».

1.10 Estens. [Con idea di avvicinamento, spaziale o temporale:] andare, avvicinarsi (anche assol.).

[1] Boccaccio, Corbaccio, 1354-55, parr. 181-90, pag. 68.17: La qual cosa se con estimazione ragionevole avessi riguardata, conosciuto avresti che dalle femmine nell'amorose battaglie gli uomini giovani, non quelli che verso la vecchiezza calano, sono richiesti...

[2] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 36, terz. 42, vol. 2, pag. 137: morì Messer Alberto della Scala, / che di Verona fu Signor contento; / ma prima come quel, ch'a morte cala, / fe Cavalier tra figliuoli, e nipoti / sette de' suoi, e 'l maggior tese l'ala...

[3] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 39.222, pag. 272: Questo co(n) lue venne"; / et a sua voglia se rivolta et cala / coloro che in quel loco se ritenne... || Cfr. Mat. XXVII, 73: «Et post pusillum accesserunt qui stabant».

- Locuz. verb. Calarsi addosso a qno: montare addosso a qno.

[4] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 229, pag. 593.22: Il Pistoia s'accosta allora a una cassa, e 'l prete li si cala addosso; e con questa soma ne va a uno uscetto, dal quale scendea una scaletta in una stalla...

1.11 Fras. Calarla a qno: tirare un brutto tiro, fregare.

[1] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 98, pag. 220.33: Dicono costoro: - I nostri compagni ce l'hanno calata. - E sappiendo come Michele era venuto, e ciò che avea fatto e detto, l'ebbono per lo fermo...

[2] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 140, pag. 312.12: - Io non so. - Come non sai? che déi avere parecchi grossi in ariento più di noi, e tu ce la cali a questo modo: è la compagnia del lupo la tua...

2 Diminuire (d'intensità o estensione); affievolirsi, scemare; accorciare (della vita).

[1] Disputatio roxe et viole, XIII (lomb.), 163, pag. 107: «eo payro e nascho inanze tempo de primavera, / quando lo tempo se scolda e llo fredo se calla, / eo porto bone imbasiade...

[2] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 2.28, pag. 14: poi ven lo mag[g]io: cala 'l suo afetto / e perde per la troppa soverchianza, / perché di le' è troppa [l']abondanza.

[3] Torini, Rime, 1342/98 (fior.), [a. 1343] 21.92, pag. 384: Il piacer breve guloso depelle, / il qual deturpa il corpo e 'l viver cala.

[4] Cecco Nuccoli (ed. Marti), XIV pm. (perug.), tenz. 8, 1.16, pag. 780: Sì fatta doglia porta monna Raggia, / ché per la coda sua bellezza cala, / che non si cura di coltel de l'ala.

[5] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 94.111, pag. 92: Ma le due chiavi nel campo vermiglio / con l'aquila, col carro e con la [sca]la / fan che tua speme cala / in quel disio che più ti notrica...

- [Della luna, in relazione alle fasi in cui decresce].

[6] Jacopo Passavanti, Tratt. sogni, c. 1355 (fior.), pag. 329.29: e secondo la varietà de' venti si variano i sogni; e la luna scema e piena, e quando cresce e quando cala; e come áltera gli omori ne' corpi, così fa mutazione ne' sogni.

2.1 Perdere peso (quantitativamente, di cose materiali).

2.1.1 [Di merci deperibili o comunque soggette a riduzione di massa].

[1] Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), pag. 20.31: E chi portase de Pulia cose che non chalasse, sì torneria cossì, ma formaio no lo geta; lo rotollo de Pulia sì è a Venexia onçe 22 e 1/4 a pesso grosso.

[2] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 121.12: E cala a conducerlo di Sardigna a Napoli ad assegnarlo a' doanieri in Napoli, da 10 in 14 per centinaio.

[3] Paolo da Certaldo, XIV sm. (tosc.), cap. 152, pag. 123.11: Quando comperi biada, guarda che non ti sia empiuta la misura a uno tratto, ché sempre ti calerà due o tre per cento; e quando vendi il fa, e cresceratti la tua biada.

[4] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), 61.6: né per tempo [...] ancor formento / quant'ora, al mio parer, perché, se cala, / ha sempre che -l solèva, onde se cala / melinconia che morde o che formento.

- Estens. [Del conto relativo a tali merci, per esprimere ribasso o detrazione].

[5] Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), pag. 14.22: Anchora te faço asaver qu'ello sì è raxion che 'l so partidor sé sì aschosso che pochi sé che lo savesse trovar, e questa vien apellada raxion intravaiada, sì como serave de raxion che challa e che crexie sì como serave lana lavata e lana suçita per saver qual sé meio a tuor l'una o l'olltra.

[6] Doc. fior., 1353-58, [1357], pag. 96.11: Vogliamo che la ragione di Domenicho di Noffo si vegia secondo che apare per lo libro suo e per lo libro dell'opera; e veduta, noi la stanzieremo e chaleremo del peso del marmo, considerato il ragualglio di tutte le mandate sue chon le ricievute, abattuto 5 per centinaio, come si dee, del peso pisano al fiorentino, che e' cala intorno di libre 5000; e usanza è che sempre chala alchuna chosa.

2.1.2 [Dell'oro, per indicarne la perdita di peso in seguito a lavorazione (affinamento o formazione di una lega)]. || Cfr. calo 1.1.1.

[1] Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), pag. 22.32: doncha dovemo partir in 20 e quello che nde vegnirà sì serà le onçe ch'el de' tornar cossì allegado e in quella fiada poremo veder quanto ello serà callado de pesso intrame le parte, over le sorte.

[2] Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), pag. 23.3: Par che sia menemato de peso carati 117 1/2 e per questo cotal modo se die fare tute le semeiante raxion de montar e de challar l'oro che tutavia die esser partidor li carati che nui lo vollemo condur.

[3] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 193.36: Firenze per ispese d'affinare oro e trarre a fine il cimento Primieramente, puoi ragionare ch'a fondere oro ti caleranno le libbre 10 d'oro, denaro 1 peso d'oro. E ragiona che del calo che farà l'oro tuo ad affinarlo...

- [In partic., con rif. alla costituzione della lega di monete].

[4] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 357.35: Io si òe 7 marchi d'oro ch'è di lega di 13 carati, lo quale oro voglio mettere a cimento e farlo tornare di lega di 21 carati, adomando di sapere quanto dee calare lo detto oro al fuoco...

2.2 [Econ./comm.] Diminuire di prezzo (di una merce o di un bene immobile).

[1] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XII, cap. 138, vol. 3, pag. 278.18: E nota che per li detti fallimenti delle compagnie mancarono i danari contanti in Firenze, ch'apena se ne trovavano. E lle posessioni in città calarono a volerle vendere le due derrate per uno danaio, e in contado il terzo meno a valuta, e più calaro.

[2] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XIII, cap. 73, vol. 3, pag. 471.17: Avenne come piacque a dDio, per la festa di san Giovanni Battista MCCCXLVII, sforzandosi delle primaticce ricolte, subitamente calò il grano novello di soldi XL in XXII, e 'l vecchio del Comune in soldi XX lo staio; e ll'orzo in soldi XI in X.

[3] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 231.27: Sale si vende ad Evizia a una misura che si chiama mundino, lo quale mundino si è a misura 15 quartiere di Maiolica e pesa in Ieviza cantara 32 barberesche; e il suo pregio si è in Ieviza comunalmente soldi 15 di maiolichini piccioli il mundino, chè a muneta di Maiolica si vende, e quasi non monta nè non cala del detto pregio.

2.2.1 Sost.

[1] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XIII, cap. 73, vol. 3, pag. 471.19: Per questo sùbito calare del grano i fornai e chi facea pane a vendere innarravano il grano a gara...

2.2.2 [Di una moneta:] perdere valore d'acquisto, svilirsi. || (Il fenomeno è indicato sempre unitamente ai fattori determinanti l'oscillazione).

[1] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XIII, cap. 53, vol. 3, pag. 422.8: Nel detto anno MCCCXLV, avendo in Firenze grande difetto, e nulla moneta d'argento, se non la moneta da quattro, che tutte le monete d'argento si fondieno e portavansi oltremare; e valea la lega d'once XI e mezzo di fine più di libre XII a ffiorini la libra, ond'era grande isconcio a' lanaiuoli e a più altri artefici, temendo non calasse troppo il fiorino a moneta...

[2] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XIII, cap. 97, vol. 3, pag. 508.24: Del mese d'agosto del detto anno, essendo in Firenze montato l'ariento della lega d'once XI e mezzo di fine per libra in libre XII e soldi XV a ffiorino, però che' mercatanti per guadagnare il ricoglieno e portavallo oltremare, ov'era molto richiesto; per la qual cosa la moneta da soldi IIII di Firenze fatta l'anno MCCCXLV dinanzi, e lla moneta di quattrini, si sbolzonavano e portavano via, onde il fiorino d'oro ogni dì calava, ed era per calare da libre III in giù...

[3] Lett. fior., 1375 (5), pag. 174.2: E questi danari del Monte ànno i' loro una chondizione a questo modo che, chome e' ci apariscie una mala novella, di subito chalano, e chosì chome ci è una buona novella, subito montano; e chi non avesse animo di farne merchatantia di vendere e di conperare, pocho monterebe altrui il chalare e il salire, però che lo 'ntereso istà senpre fermo.

3 Cessare, smettere (di fare qsa); desistere, astenersi, distogliersi (da qsa).

[1] Patecchio, Splanamento, XIII pi.di. (crem.), 82, pag. 563: Cossì avien a tuti, e fai cotal guadagno / con' quel qe çeta fora l'a[igu]a marça del bagno, / q'el'[a]pudora tuti, e ig blastema qi 'l fir: / sì pud lo so çançar q'el no cala de dir.

[2] Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.), 1291, pag. 55: Juda, lo traitor desliale, / Apensando lo grande male, / Et apensando lo grande dolore / De traire lo so segnore, / No cala dí e nocte pensare / Cum el ne possa haver dinare.

[3] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Laudes de Virgine Maria, 422, pag. 227: Ave Maria diseva sempre s'el apairava, / La soa beadha boca de questa no calava, / Molt era so devoto, per grand amor l'amava, / E in tut le soe vesende a lé 's recomandava.

[4] Legg. S. Caterina ver., XIV in., 569, pag. 276: e tute queste conse ke Deo à creae / le i èn obediente a la soa voluntae; / no àn calà d'andare de fin k'el mondo foe, / çascauna de loro sempre al corso soe / ni se afadigano ni no de se metiximo...

[5] Lapidario estense, XIV pm. (trevis./friul.), cap. 32, pag. 157.10: Et ha questa virtute, che, chi la mete in uno vasello d'aqua freda, ella bogle alor e no calla, finatanto ch'el g'è la petra, de bollire.

[6] Sacchetti, La battaglia, 1353 (fior.), IV, ott. 13.4, pag. 58: Poi ch'Alessandra, al cui veder niente / si chiude per virtú che in lei dimora, / la Nuccia scorse misera e dolente, / che non calava di minacce ancora...

3.1 Assol. Finire, avere termine; venir meno (di un essere animato).

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Disputatio musce cum formica, 9, pag. 87: Oi guaia ti, formiga marturiadha. / Guaia - zo dis la mosca - tu ke no cai, formiga, / K'in mantenir la vita te de' tanta fadhiga...

[2] Cenne de la Chitarra, XIII ex.-a. 1336 (aret.), 2.4, pag. 423: Io vi doto, del mese di gennaio, / corti con fumo al modo montanese, / letta qual'ha nel mare il genovese, / acqua e vento che non cali maio, / povertà [di] fanciulle a colmo staio...

[3] San Brendano ven., XIV, pag. 238.34: tanto n'è plasevele star e bon per lo êro puro e per le piere preziose e per le bone erbe oliose e per li flori e per li dolzi cantari de li osieli, che mè no cala, como vui aldì...

3.1.1 Fras. Essere nel calare: volgere al termine.

[1] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 2, cap. 17, vol. 1, pag. 221.15: Per la quale cosa vedendo i cavalieri la franca difesa di que' villani, e già morti alquanti di loro, e che 'l giorno era nel calare, [[...]], co· lloro vergogna si ritrassono della battaglia e tornarono al campo, e poi non tentarono di ritornarvi.

3.2 Estens. Guardarsi dal dire, tacere (nelle figure retoriche della preterizione e della litote).

[1] Pietro da Bescapè, 1274 (lomb.), 1123, pag. 52: Du dili frai sí se vano via / Entrambi du in conpagnia; / No calón sí sen fon andá / Dritamente ala citá; / Lo bon homo aven veçú / Sí sen çen drito a lu.

[2] Anonimo Genovese (ed. Contini), a. 1311, 1.12, pag. 716: Ze, chi mai dé fïar balle / ni soe cosse a jotom? / Donca per questa raxom / par pû bon che e' me ne cale.

[3] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 81, terz. 17, vol. 4, pag. 68: E così fero, e diessi lor gran danno, / come diremo ancor; ma quì si cala, / volendo ragionar d'un altro affanno.

[u.r. 09.10.2020]