CANE (1) s.m.

0.1 , cam, can, cane, cani, canj, cano, cany, caym, chan, chane, chani, chany, chian, chiani, kane, kani, kany.

0.2 Lat. canis (DELI 2 s.v. cane 2).

0.3 Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.): 3.3.

0.4 In testi tosc.: Andrea da Grosseto (ed. Segre), 1268 (tosc.); Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.); Bestiario toscano, XIII ex. (pis.); Folgóre, Mesi, c. 1309 (sang.); Simintendi, a. 1333 (prat.); Ingiurie lucch., 1330-84, [1334].

In testi sett.: Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.); Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Sermoni subalpini, XIII (franco-piem.); Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.); Serventese Lambertazzi, XIII u.v. (bologn.); Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Paolino Minorita, 1313/15 (venez.); Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.); Dondi dall'Orologio, Rime, XIV (padov.); Esercizi cividal., XIV sm.; Codice dei Servi, XIV sm. (ferr.).

In testi mediani e merid.: Proverbia pseudoiacop., XIII (abruzz.); Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Giostra virtù e vizi, XIII ex. (march.); Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.); Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.); Bosone da Gubbio, Spir. Santo, p. 1345 (eugub.); Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.); Ingiurie recan., 1351-96, [1360]; Anonimo Rom., Cronica, XIV; Destr. de Troya, XIV (napol.).

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.); Simone da Lentini, 1358 (sirac.).

0.5 Locuz. e fras. avaro come un cane 3.5; cane alano 1.2.1; cane botolo 1.2.2; cane bretone 1.2.3; cane da giungere 1.1.2; cane da guinzaglio 1.1.2; cane leporario 1.1.2; cane levriero 1.2.4; cane maggiore 7; cane mastino 1.2.5; cane minore 7; dare ai cani 3.1; come il cane che sta sulla paglia 3.5; cane pontico 6; dare da mangiare ai cani 3.1; esser cane 3.5; fare come i cani all'osso 3.1; gettare ai cani 3.1; ghiotto più che d'unto il cane 3.1; menare ai cani 3.1; mordente come cane 3.2; morire come un cane 3; né cane né gatto 1; non svegliare il cane che dorme 1; più fedele che il cane 2; prendere un cane per la coda 1; rodersi dentro come cane arrabbiato 3.2; stare come cane e gatta 1; stare intorno come cani 3.

0.6 A Doc. pist., 1240-50: Guilielmi Cane; Dino Compagni, Cronica, 1310-12 (fior.): Piero Cane; Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.): miser Kane da la Scala; Libri Peruzzi, 1335-46 (fior.): Bartolo di Cione del Chane (se tali antrop. non vanno rif. tutti o in parte a cane 2 s.m.).

0.7 1 [Zool.] Animale appartenente alla famiglia dei canidi (Canis familiaris). 1.1 [Con riguardo alle funzioni assunte dal cane]. 1.2 [Con riguardo alle diverse razze del cane]. 2 [Animale connotato pos. per la sua fedeltà]. 3 [Animale connotato neg.]. 3.1 [In partic. come predatore e spazzino affamato]. 3.2 [In partic. con rif. alla rabbia:] cane rabbioso, cane arrabbiato: cane malato, aggressivo (spesso entro una similitudine). 3.3 [In partic. con rif. al cadavere gettato da parte]. 3.4 [In partic. con rif. all'abbaiare]. 3.5 Fras. Avaro come un cane; esser cane: avarissimo. 4 Fig. Peccatore, persona malvagia, abietto. 4.1 [Specif. rivolto a giudei e saraceni]. 4.2 [Come ingiuria:] persona abietta, spregevole. 5 Fidato, satellite, cagnotto. 6 [Zool.] Locuz. nom. Cane pontico: castoro. 7 [Astr.] [Nome di due costellazioni celesti]. Locuz. nom. Cane maggiore/Cane minore. 7.1 [Astr.] [Nome di una stella:] Sirio.

0.8 Sara Alloatti Boller 06.06.2001.

1 [Zool.] Animale appartenente alla famiglia dei canidi (Canis familiaris).

[1] Ugo di Perso, XIII pi.di. (crem.), 2.38, pag. 590: Grand noia me fai laido barbero; [[...]] [e] can qe no cessa da latrar...

[2] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De vanitatibus, 111, pag. 190: Intant un lov 'famao ge fo apress arivao, / Ke pos lo can correva k'aveva 'l có guazao: / Lo era amatazio ke fiva incolzao; / Incontinent dal lovo fo pres e tut strazao.

[3] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. IV, pt. 3, cap. 17c, pag. 107.13: el cane, perk'elli le àne e·llo naso bene da la longa dal cerebro àne mirabile odorato, come prova la experientia.

[4] Rainaldo e Lesengr. di Udine, XIII (ven.), 447, pag. 171, col. 1: Dis Rainald per lo primer: / «In la villa no voio intrier, / che tuti li è mei verier; / eo me starò pur da lutan, / ch'eo ai vere con li can».

[5] Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.), 108, pag. 642: la testa igi à cornua e pelose le man, / et urla como luvi e baia como can.

[6] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 9, pag. 28.19: Della natura del cane. Lo cane è uno animale che conosce molto li soi benefactori, et è loro molto fedele e ave in sé una laidissima natura, che quando elli ave vomicato, sì se lo rimangia, e questo fa molte volte.

[7] Rainaldo e Lesengr. (Oxford), XIII ex. (ven.), 452, pag. 830: M'e' starò for da luitan, / ch'e' ò tropo gran guera cohi can: / entro 'l logo no voio entrer...

[8] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), Tavola generale, pag. 60.34: Capitol del can.

[9] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 80, pag. 110.26: E mete exemplo Aristotele ke lo chian ke è così iroso, adeso ke l'omo se humilia e géttasse en terra, el no lo morsega.

[10] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. II, cap. 5, pag. 668.33: Sí come il cane che hae il buono odorato, cosí ritruova [tu] tutti i peccati mortali e veniali.

[11] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 4, cap. 34, pag. 157.36: non avia autru, si non ki lli cani vinianu et lichàvallj killj plagi ki avia.

[12] Bonafé, Tesoro, 1360 (emil.), 833, pag. 154: Se la seda fusse tropo fievole / In la inseditura è convenevole / De ben alora de doverla ligare, / E ben per ordin tanpelare / Come si fa le gambe ai cani / Quando scaveçati o rotte el ani...

[13] San Brendano ven., XIV, pag. 54.17: vene un can e menà san Brandan con li soi frari infina a un castelo...

[14] Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.), cap. 13, pag. 22.11: [1] Recipe stercu blancu di cani et miscalu cum galla: impastata, iuva maraviglosamenti.

[15] Esercizi cividal., XIV sm., 12, pag. 100.8: Lis pyoris belin, alguno per fam, alguno per pavuro di lof, lu qual, avint fam, arsaglis lu trop, no timut lu can ni 'l pastor.

- [In espressione scherzosa].

[16] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 211, pag. 549.12: Alcuni altri, sappiendo la novella, cominciorono a cantare: - A chi vuole indovinare, in bocca li possa un can cacare.

- Fras. Né cane né gatto: nessuno.

[17] Tristano Veneto, XIV, cap. 611, pag. 558.14: Et ala fin elli mese fuogo per tute le case dela çitadhe e brusià ogni cosa per tal muodho qu'ello non romase can né gato.

- Fras. Stare come cane e gatta: stare in perpetuo contrasto.

[18] Cronaca sen. (1202-1362), c. 1362, pag. 81.29: e' quai stavano come chane e ghatta, e ogni dì si faceva qualche rissa tra l'una parte e l'altra.

- Fras. Non svegliare il cane che dorme.

[19] Bosone da Gubbio, Spir. Santo, p. 1345 (eugub.), 62, pag. 116: E quive nacque alchuna questione / dicendo: non sveglian lo can che dorme / che potram pegiorar la conditione...

- Fras. Prendere un cane per la coda.

[20] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 160, pag. 391.8: vedremo se 'l Podestà farà quello che dee fare; che s'egli il fa, e' sarebbe meglio ch'egli avessono preso un cane per la coda.

- [Prov.] A cane orgoglioso guai alla sua pelle.

[21] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 8, pag. 138.8: e questa parola bene ci cadde, come a quello proverbio: a cane orgoglioso (cioè arrogante e non potente) guai alla sua pelle, però che n'è dilacerata.

- [Prov.] Cane che troppo latra perde il mezzo per la quatra (quarta parte).

[22] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 217, pag. 303: 101. Kane che troppo latra / perde 'l mezzo per la quatra.

1.1 [Con riguardo alle funzioni assunte dal cane].

1.1.1 [Cane da guardia].

[1] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 3, cap. 7, pag. 99.17: Il cane, vedemo che quando abbaia troppo tosto, sentendo solamente venire alcuna persona, che 'l suo abbaio è altresì tosto all'amico come al nemico.

[2] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 4, cap. 26, pag. 170.25: Ed ancora quello ha l'uso trovato, che agri, e sentacchiosi cani nelle bertesche si tengano, i quali la venuta de' nemici all'odore sentano, e con latramento gli mostrino...

[3] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 9, cap. 14, vol. 2, pag. 232.16: Lu rigi Massinissa avendu pocu di fidi in li pecti di li homini furtilizau et guardau sua saluti con guardia di cani.

1.1.2 [Cane da caccia].

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 431, pag. 541: La bolpe fai asai boqe a la tana o' conversa, / l'un'ampla, l'autra streta, çascuna fai deversa; / e quando lo can caçala e 'l caçaor l'apresa, / per una entra, per l'autra esse, così scampa de presa.

[2] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 93, pag. 148.10: E ssì vi dico che niuno mercatante né niuno artefice né villano non può tenere né falcone né cane da cacciare presso ove 'l signore dimora a XXX giornate presso lì...

[3] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 115, pag. 179.6: Egli ànno grandissimi cani e mastini grandi com' asini, che sono buoni da pigliare bestie salvatiche; egli ànno ancora di più maniere di cani da cacc[ia]...

[4] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 7, pag. 136.19: andau in killu locu in lu quali Iuliu era andatu a cacha cum soy cani et arcu in manu...

[5] Dondi dall'Orologio, Rime, XIV (padov.), 47.11, pag. 107: Pavido fato sum più cha rivolta / liepor in fuga, sentendo a le spalle / corenti cani già quasi ricolta / da l'inimico apresso ne la calle...

- Cane da giungere: cane da caccia.

[6] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 166, pag. 413.5: e non parve gottoso, ma più tosto barbaresco o can da giugnere; e campò la persona...

- Cane da guinzaglio: cane da caccia.

[7] Folgóre, Mesi, c. 1309 (sang.), 3.5, pag. 407: E di feb[b]raio vi dono bella caccia / di cerbi, cavrïuoli e di cinghiari, / corte gonnelle con grossi calzari, / e compagnia che vi diletti e piaccia; / can da guinzagli e segugi da traccia...

- Cane leporario: cane adatto alla caccia, in partic. delle lepri.

[8] Gl Chiose Inf. di Guido da Pisa volg., XIV sm. (fior.), c. 1, vv. 100-102, pag. 1209.13: Intorno al primo nota che questo signore che dee venire è detto 'cane leporario' per alquante laudabili condizioni le quali ha i· levriere, imperò che il cane leporario, cioè i· levriere, tra tutti gli altri cani, è più nobile e grazioso e bello...

- [Come termine di comparazione, in contesti fig.].

[9] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 483, pag. 543: Al mondo n'è vetrana sì savia né sì paça, / se de liçaria diçili, qe 'legra no se faça: / destèndese e muçola como can qe va en caça...

[10] Giacomino da Verona, Babilonia, XIII sm. (ver.), 188, pag. 645: ki enançi ge pò esro, quigi è li plu bïai, / corando como cani k'a la caça è afaitai.

[11] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Sal. L. 1, cap. 28, pag. 38.5: Poi abbattè lo terzo e 'l quarto, sì che a niente condusse la schiera che conducevano li pretori, e difendevasi come uno cinghiale intorneato da' cani.

[12] Armannino, Fiorita (04), 1325 (tosc.), pag. 392.27: Fa come el cinghiale che si vede intorniato da molti cani e suo scampo in niuno modo vede, ma vuole caro fare costare la sua morte.

[13] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 1, pag. 12.30: e quegli la seguita come il cane la lepre...

- [Prov.] Già cane per traccia non perde caccia.

[14] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 163, pag. 301: 74. Già cane per traccia / non perde caccia.

- [Prov.] Lepre con cane poco permane.

[15] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 243, pag. 304: 114. Lievre con cane / poco permane.

- [Prov.] Il cane caccia per natura.

[16] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 5, cap. 51, pag. 165.3: i cani non hanno la conoscenza del fiato se non per lignaggio, e niente meno dice il proverbio del villano, che 'l cane caccia per natura.

1.1.3 Cane guida per ciechi.

[1] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 140, pag. 311.23: Entrati questi ciechi con li cani, e co' guinzagli a mano...

1.2 [Con riguardo alle diverse razze del cane].

1.2.1 Locuz. nom. Cane alano.

[1] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 7, cap. 48, vol. 2, pag. 71.22: mandato per li suoi canialani, nella sua presenza il fece morire e dilacerare a cquelli.

[2] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 9, pag. 55.23: La guardia soa erano doi cani alani granni e terribili, gruossi como lioni, lanuti como pecora. L'uocchi avevano rosci e terribili.

1.2.2 Cane botolo.

[1] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 14, pag. 245.10: truova gli Aretini simili alli canibotoli, la cui propietade è d'abaiare; nulla altra proprietade hanno, sono piccoli, e di piccola forza, e di molto latrare.

[2] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VII, conclusione, pag. 500.14: se non fosse che io non voglio mostrare d'essere di schiatta di can botolo che incontanente si vuol vendicare, io direi che domane si dovesse ragionare delle beffe che gli uomini fanno alle lor mogli.

[3] Chiose falso Boccaccio, Purg., 1375 (fior.), c. 14, pag. 371.24: E poi disciende l'altore ad Arezzo e questi mette in significhazioni di chani botoli, perché il chanebotolo è abaiatore e non è da altro...

1.2.3 Locuz. nom. Cane bretone.

[1] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 4, cap. 6, pag. 69.6: E le sue unghie sono fesse, come d'un bue, e i denti come di porco salvatico. E ha la coda come canebretone ritorta.

1.2.4 Locuz. nom. Cane levriero.

[1] Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.), L. I, pag. 60.30: ché anzi stráno li ucelli senza cantare in primavera, e le cicale senza cantar di state, e i canilevrieri fuggerano per le lievre...

1.2.5 Locuz. nom. Cane mastino.

[1] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 92, pag. 142.5: egli sono chiamati tinuci, ciò è a dire 'quegli che tengono gli cani mastini'.

2 [Animale connotato pos. per la sua fedeltà].

[1] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. I, cap. 7, pag. 14.10: lo cane è ubediente e fedele a l'omo più che nullo animale...

[2] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 1, prologo, pag. 1.18: non v'è piccola la cura de' cani, a' quali soli ee natura d'ubbidire, e seguitare la voluntà del segnore laove gli piace o per parola...

- Fras. Più fedele che il cane: fedelissimo.

[3] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), 32, pag. 115.19: Puoi dall'altra parte a uno suo figliuolo leale più leale che mille morti, più fedele che 'l cane, di cui non è da dubitare che non stesse innanzi a morire che in uno punto offendare o mancare alla sua diletta madre.

3 [Animale connotato neg.].

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Disputatio mensium, 492, pag. 20: No en fedhi subiecti, anz en mat e vilan, / Li quai de so segnor deresïon se fan / E incontra lu mormoran e rampornie ge tran / E pos lo doss ge latrano a mo de pesmi can.

[2] Serventese Lambertazzi, XIII u.v. (bologn.), 699, pag. 874: igli se butòno como cani / for del palancado.

[3] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 37, terz. 41, vol. 2, pag. 148: scacciati, e pien d'ogni magagna, / e d'ogni ria, e mala condizione, / e senza legge, come cane, e cagna, / rubando, ed uccidendo le persone...

- Fras. Stare intorno come cani: opprimere, accerchiare.

[4] Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.), 104, pag. 9: Altri sputava su quel viso adorno, / altri la dolze faza perchotea, / e chomo chani li stava d'entorno.

- Fras. Morire come un cane: morire miseramente, morire senza confessione, senza sepoltura.

[5] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 31, vol. 1, pag. 294.22: e lasciano morire li poveri come cani...

[6] Fr. di Giov., Ricord., 1342-48 (fior.), pag. 145.16: ed e' chosie fue morto elgli a modo di chane, elgli e 'l suo filgliuolo...

[7] Ingiurie recan., 1351-96, [1360], pag. 486.2: morìne como uno cano.

[8] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 5, cap. 81, vol. 1, pag. 705.5: Il vero fu che morì come uno cane, sanza confessione, di violenta morte, e forse degnamente per la sua disoluta vita.

3.1 [In partic. come predatore e spazzino affamato].

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 196, pag. 531: Questa per cubitisia aucise li soi parenti, / e poi la mandegà cani, corvi e serpenti.

[2] Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.), 1180, pag. 66: Laçar enfermo e mal vestio / Al Dives metëa grand crio, / Q'el ie mandàs per Deu del pan / Del fragmento q'el dava al can...

[3] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 3.56, pag. 11: «Or ecco pranzo ornato de delettoso pane, / nero, duro, azemo, che non rósera 'l cane!

[4] Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.), 84.12, pag. 202: vorrei che fosse cotto e poi mangiato / dagli uomini no, ma da' lupi e cani.

[5] Trattato di virtù morali, XIII/XIV (tosc.), cap. 25, pag. 67.16: Sicurtade risponde: «Elli non seguitano l'omo, ma li denari: così seguitano li cani la carogna».

[6] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 6, pag. 95.7: come squartano li cibi, così sono squartati ellino; urlano, sì come cani e lupi affamati...

[7] Canzoniere del sec. XIV, a. 1369 (tosc.occ.), 25 [Antonio da Ferrara].62, pag. 56: o falsi cristïani, / che come lupi e cani / pensate me tuctor di divorare.

- Fras. Dare, menare (da mangiare) ai cani: abbandonare alla morte senza sepoltura, uccidere atrocemente.

[8] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 12.590, pag. 148: De li corpi fé comando, / chi contra fesse condanando / fossem dâi manjar a cam / per spaventar li crestiam...

[9] Dino Compagni, Cronica, 1310-12 (fior.), L. 2.12, pag. 164.16: E io li risposi che innanzi io facessi tanto tradimento, dare' i miei figliuoli a mangiare a' cani.

[10] Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.), 1462, pag. 392, col. 2: et le corpora loro / senza fare demoro / no siano socterrate, / ma siano alli cani date.

[11] Novelle Panciatich., XIV m. (fior.), 142, pag. 147.18: molti lo schifavano quanto più poteano, et molti li biastemiavano et diceano: Menatelo a' fossi, a' cani, et a' lupi...

[12] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 29, pag. 204.10: ebbe comandato che 'l figliuolo ch'avea partorito fosse morto overo dato a' cani, ella stessa s'uccise.

[13] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 27, pag. 229.39: De poy Paris commandao che ambeduy li cuorpi de Achilles e de Archilogo fossero gittati a devorare a li cani et a li cuorvi.

- Fras. Dare, gettare ai cani: dare a persone indegne; sprecare, abbandonare.

[14] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 23, pag. 116.14: Ecco che 'l Segnore dice questa forte e dura sentenzia: «Non è buono di tòrre il pane, che dee essere de' figliuoli, e darlo a' cani».

[15] Elucidario, XIV in. (mil.), L. 1, quaestio 201, pag. 136.21: Lo Evangelio dixe: «No volé çitare le prede pretioxe denanze li porze, ni le sancte cosse denanze li can azò ke li sopedano e ne fazano derision».

[16] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VI, 7, pag. 423.7: io che doveva fare o debbo di quel che gli avanza? debbolo io gittare a' cani?

- Fras. Fare come i cani all'osso: azzuffarsi.

[17] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 22, pag. 113.24: E però ch'elle sono così singulari, vogliendole io, quinci nascono gli odii, le brighe e tutti i mali: fanno le genti come i cani a l'osso.

- Fras. Ghiotto più che d'unto il cane: estremamente desideroso.

[18] Fiore, XIII u.q. (fior.), 103.14, pag. 208: Ché tutti que' c[h]'og[g]i manùcar pane / No· mi ter[r]ian ch'i' non gisse traverso, / Ch'i' ne son ghiotto più che d'unto il cane».

- [Prov.] Cane che lecchi cenere non gli fidar farina.

[19] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 91, pag. 212.9: mai non si vollono bene [[...]] e imbolavano agli e cavoli: averebbono ben tolto altro, perché cane che lecchi cenere non gli fidar farina.

- [Prov.] Intorno all'osso ognuno è cane rapace.

[20] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 302.214, pag. 358: E così ciaschedun di ruffa in raffa / con forza il più che puote sempre acaffa [[...]] e non che mai di ciò si faccia pace, / ma 'ntorno a l'osso ognuno è can rapace.

3.2 [In partic. con rif. alla rabbia:] cane rabbioso, cane arrabbiato: cane malato, aggressivo (spesso entro una similitudine).

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura nigra, 602, pag. 121: Da po ke li an saiquai in quii flum tormentusi, / De dre sí se i stracinano a moho de can rabiusi: / No 'g fi misericordia dri misri lamentusi...

[2] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 3, vol. 1, pag. 118.10: Ma' compagni ignoranti aizzano i cani rabbiosi con gli usati abbaiamenti, e domandano Atteon con gli occhi, e quanto possono lo chiamano, come s'egli fosse da lungi.

[3] Lapidario estense, XIV pm. (trevis./friul.), cap. 65, pag. 166.4: E la polvere de quella valle alla pizatura del scorpione e d'i rangni e dei cani rabiosi.

[4] Boccaccio, Decameron, c. 1370, V, 8, pag. 382.13: a guisa d'un cane rabbioso con lo stocco in mano corse addosso alla giovane...

[5] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 162, pag. 400.13: più non intendea d'essere morso co' denti di tal buffone che era stato peggio verso lui che un cane arrabbiato.

- Fras. Mordente come cane: pericoloso, aggressivo.

[6] Sermoni subalpini, XIII (franco-piem.), 17, pag. 270.4: E nos devem tenir li bastun en le main, zo sun le bone ovre e le bone vertù, cum le quail noi nos devem defendre de le male ovre, qui son mordent cumma can.

- Fras. Rodersi dentro come cane arrabbiato: soffrire fortemente in silenzio.

[7] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 10, cap. 60, vol. 2, pag. 530.23: Messer Bernabò quando questa novella sentì ne mostrò dolore singulare rodendosi dentro a guisa di cane arabbiato, e vestissene a nero, e molti giorni stette che niuno li poté parlare.

3.3 [In partic. con rif. al cadavere gettato da parte].

[1] Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.), 453, pag. 616: En molto poco d'ora da c'à perdud lo fladho, / no par qe sia con lui né specie né moscado, / anci püe plui tosto de can mort en fossadho...

[2] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 22.73, pag. 78: maraveglia m'ho fatto, pensanno d'esto tratto, / co cane scortecato non me gett'al fossato, / vedennome sì stròvele, putulente ed obrobele.

3.4 [In partic. con rif. all'abbaiare].

[1] Andrea da Grosseto (ed. Segre), 1268 (tosc.), L. 1, cap. 3, pag. 156.4: son detti nimici coloro che quando vogliano parlare latran come cane.

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 6.19, vol. 1, pag. 97: Urlar li fa la pioggia come cani...

[3] Cronaca volg. isidoriana, XIV ex. (abruzz.), pag. 208.17: El quale Leone poi che fo vessato dallo spirito immundo ad modo de cane arrabiato abaiava.

3.5 Fras. Avaro come un cane; esser cane: avarissimo.

[1] Cronica fior., XIII ex., pag. 130.13: Onnorio, nato di Savelli, gentilissimi cittadini di Roma, sedette papa anni IJ e dì XXJ; vachò la Chiesa mesi X, dì XIIIJ. Questi fue avarissimo come cane.

[2] Cronica fior., XIII ex., pag. 148.27: Filippo re di Francia [[...]] avarissimo come cane.

[3] Microzibaldone pis., XIII/XIV, 4, pag. 198.3: timido e pauroso sì come lievra; largo come lo gallo; avaro come cane...

[4] Ristoro Canigiani, 1363 (fior.), cap. 14.40, pag. 39: E guarda di non esser mai sì cane, / Che tu non sappi prendere i danari, / Quando al fratello bisogni altro o pane. || Si noti la stretta relazione con 4 [5].

- Fras. Come il cane che sta sulla paglia: con l'avarizia di chi non dà ad altri nemmeno ciò che non gli serve.

[5] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 73, pag. 267.11: l'uomo innamorato non pensa in altro che in servire e in piacere, e lo disamorato non ama sè medesimo e non serve altrui; e fae di quel che 'l cane che stae sulla paglia, e ad altrui non ne lascia prendere e per sè non ne mangia...

[6] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 32.5, pag. 577: Qual è colui ch'è del suo aver tenace, / lo quale avar s'appella, ben lo saie, / che a sé non pro' ne face, anz'ha sol guaie, / né de donarne altrui pónto li piace; / e come è 'l can, che ne la paglia giace, / che per sé non la vol, né vol giamaie / ch'altre ne tocche e, s'alcun ve se faie, / mostrali ei dente con sòn che li spiace...

4 Fig. Peccatore, persona malvagia, abietto.

[1] Giostra virtù e vizi, XIII ex. (march.), 419, pag. 340: Or se parte ly kany / ad far lu tradimentu.

[2] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 24, pag. 124.8: Nella ereditade si comprende tutto ciò che altri hae, e però che tutte queste cose sono di Dio, e 'l cielo e la terra, però tutte queste cose sono fatte per li giusti e non per li cani, e loro sono.

[3] Dino Compagni, Cronica, 1310-12 (fior.), L. 1.15, pag. 143.6: fu il dicitore messer Berto Frescobaldi, e disse, «come i cani del popolo aveano tolti loro gli onori e gli ufici...

[4] Dino Compagni, Cronica, 1310-12 (fior.), L. 3.2, pag. 183.23: co' grandi si congiurò, mostrando molte ragioni come eglino erano prigioni e in servitù d'una gente di popolani grassi, anzi cani, che gli signoreggiavano e togliènsi gli onori per loro...

[5] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 20, vol. 1, pag. 156.28: Ben sono dunque cani, e crudeli quelli, i quali lasciando morir tanti poveri loro fratelli in Cristo di povertà...

[6] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 26, par. 3, vol. 2, pag. 117.25: Li manu santi, quand'eran sani, multiplicaru li chinqui pani; desti vidanda, ma a cani alani: or sun squarchati cussì li mani.

[7] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 18, pag. 144.26: bene vedeva e conosceva le robbarie delli cani de Campituoglio, la crudelitate e la iniustizia delli potienti.

- Persona iraconda e orgogliosa.

[8] Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.), cap. 27, pag. 43.31: per mala moralità gli uomini per diversi vizi si trasmutino in diverse bestie, come il lussurioso e goloso è detto porco, il gridatore e l'orgoglioso è detto cane...

- Persona sessualmente senza ritegno e scrupoli.

[9] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 1, pag. 17.26: Questo cotale, quante ne vede, vorrebbe usare gli abracciamenti di tutte! L'amore di questo è come di cane sanza vergogna...

[10] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 1, pag. 271.26: non amadore, ma adulteratore d'amore dee essere chiamato, e ingannatore, e peggio che cane sanza vergogna...

4.1 [Specif. rivolto a giudei e saraceni].

[1] Cronica fior., XIII ex., pag. 106.18: per passare oltremare, per riconperare la Terra Santa di Christo, la quale era perduta e venuta alle mani de' cani Saracini, e 'l Saladino soldano avea presa Ierusalem...

[2] Poes. an. ven., XIII, 431, pag. 148: Dolçe Signor, çio amorosso, / Siando su l'alboro glorioso, / Li cani Çudei te à sì pasionado, / Li piè e lle man li te à inclodado.

[3] Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.), 78.7, pag. 196: l'altrier li chiesi un fiasco di raspeo, / che n'ha ben cento cogna 'l can giudeo, / in verità, vicin m'ebbe che morto.

[4] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 8, vol. 1, pag. 51.4: Dio si corruccia, che con tante testimonianze, ed argomenti non gli è creduto; conciossiacosachè con molto meno si creda tutto dì a qualunque cane Giudeo, o Saracino, o altro peccatore.

[5] Simone da Lentini, 1358 (sirac.), cap. 25, pag. 113.5: Lu conti Rugeri, audendu kisti novelli, fu plenu di ira et di turbationi et cogitausi comu putissi diviniari la iniuria di Deu, chi havia fattu kistu cani sarrachinu.

[6] Codice dei Servi, XIV sm. (ferr.), 19.7, pag. 235: Ela disse: «E' no dormo, fiolo, che vuy m'avy resvegià / de un sì greve insunio che de vu m'ò insunià: / da i cam cudé e' ve vidi prendere e ligare, / a lo legno de la croxe e' ve vedea menare...

4.2 [Come ingiuria:] persona abietta, spregevole.

[1] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 6, cap. 21, pag. 193.1: chiamò per una crepatura quelli d'inferno, dicendo: "ch'è ciò malvagi cani? voi non battete quella anima tanto che v'entri in quello corpo...

[2] Legg. S. Margherita, XIII ex. (piac.>ver.), 605, pag. 34: Respose sancta Margarita: / 'O soço, fel cane inigo...

[3] Vita di S. Petronio, 1287-1330 (bologn.), cap. 3, pag. 20.9: 'Rio homo e malvaxe, io te comando soto pena de scomonigatione che tu non dibii intrare in gliexia né concul[c]are lo pavimento, per la iniquitade che tu ài facta de la citade de Bologna, la quale tu ài guasta e arsa, e à'-la tuta destructa, cane pessimo'.

[4] Ingiurie lucch., 1330-84, 263 [1373], pag. 73.12: Tu se' uno chane, ladro furo traditore che guadagnasti dieci fior(in)i d'oro (e) io n'ebbi dieci tracte di colla, soço ladro furo tradito(r)e.

- Sozzo cane.

[5] Buccio di Ranallo, S. Caterina, 1330 (aquil.), 899, pag. 385, col. 2: Catarina respuse, / ad Massentio respuse: / 'Or como no vergogni, / suzo cane?

[6] Ingiurie lucch., 1330-84, 12 [1334], pag. 21.5: Sosso cane traditore, (e') co(n)vene che io ti ocida.

- Cane rinnegato.

[7] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 61.25, pag. 351: Donca è ben can renegao / e pezo asai che <can> sarraxim / chi, per deleto pochetim, / vor esser sì tormentao.

[8] Boccaccio, Decameron, c. 1370, III, 6, pag. 216.26: Tu se' bene oggi, can rinnegato, stato gagliardo, che a casa ti suogli mostrare così debole e vinto e senza possa!

[9] Poes. an. merid.>tosc., XIV ex., [MS] 6.4.4, pag. 129: Gìmene al letto della donna mia, / stesi la mano e toccaili lo lato. / Ella si risvegliò, ch'ella dormia: / - Onde ci entrasti, o cane rinnegato?

5 Fidato, satellite, cagnotto.

[1] Velluti, Cronica, 1367-70 (fior.), pag. 172.8: il quale era chiamato il Prete da Gualdo, e era, si può dire, uno cane de' Bostoli, i quali erano i maggiori cittadini Guelfi vi fossono, e quasi governatori di quello Comune, e avea rubato uno di que' dentro; si condusse a volerlo impiccare il dì di carnasciale.

6 [Zool.] Locuz. nom. Cane pontico: castoro (anche considerato un pesce, in quanto animale acquatico).

[1] Gl Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 5, cap. 47, pag. 158.3: Castore è una bestia che conversa nel mare del Ponto, chiamato can pontico, perch'egli è quasi simigliante di cane.

[2] Gl Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 9, parr. 7-13, pag. 156.16: Item questa parola 'cane' per uno modo significa «uno pescie marino», onde se dice 'nat[at] canis im ponto', in un altro modo significa «lo cane latrabile»...

7 [Astr.] [Nome di due costellazioni celesti]. Locuz. nom. Cane maggiore/Cane minore.

[1] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. I, cap. 7, pag. 11.8: e trovamo la figura del pesce meridiano; e trovamo la figura del cavallo con ale; e trovamo la figura del corbo e quella de la galina e quella del cane.

[2] Libri astron. Alfonso X, c. 1341 (fior.), Libro delle stelle fisse, L. 3, pag. 176.3: Onde per tutte queste ragioni che dicemo di bontadi che ànno li mastini in loro, e spezialmente in facti di lealtade, e per che sono maggior di corpo che gli altri cani, però si chiama di diritto can maggiore.

[3] Libri astron. Alfonso X, c. 1341 (fior.), Libro delle stelle fisse, L. 3, pag. 180.19: E sì come dicemo nella figura del can maggiore, in che è una delle maggiori stelle del ottavo cielo, così questa del can minore, che è detta algumeça, è una delle grandi che vi sia.

7.1 [Astr.] [Nome di una stella:] Sirio.

[1] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. I, cap. 7, pag. 14.6: E trovamo un'altra stella lucente grossa, la quale è posta e·lla figura del cane, e emperciò fo chiamata cane; e potaremola chiamare cor canis , a ciò ch'ella è posta e·llo petto de la figura del cane...

[2] N. Quirini (ed. Brugnolo), XIV pi.di. (ven.), 8.1, pag. 274: Da Cane luce dal celo desende / che l'intelleto nostro non pò dire, / e li fa sua vertù tanto sentire / quanto per gratia el suo fator gli stende. / En mare Cane a' soi inimici ofende...

[3] Metaura volg., XIV m. (fior.), L. 3, cap. 8, pag. 311.2: Testo d'Aristotile de' venti che traggono quando si lieva e tramonta la stella Sara, cioè la stella ch'è chiamata Cane...

[u.r. 19.04.2023; doc. parzialm. aggiorn.]