CAPARRA s.f.

0.1 capare, caparra, caparro, caparru.

0.2 Etimo incerto: da capo e arra oppure lat. cape arram? (cfr. LEI s.v. arra [3, 1354.24 e 1360.27]).

0.3 Stat. pis., 1302: 1.

0.4 In testi tosc.: Stat. pis., 1302; Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.).

In testi sett.: Lett. zar., 1325.

In testi mediani e merid.: Destr. de Troya, XIV (napol.).

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.).

0.5 Anche s.m. (caparro).

0.6 N Doc.: cit. tutti i testi.

0.7 1 [Econ./comm.] In una compravendita, denaro versato (o bene ceduto) dal compratore come garanzia dell'impegno all'acquisto e come anticipo dell'importo pattuito, con valore vincolante per entrambe le parti. 1.1 Fig. Garanzia, pegno, promessa. 1.2 Antefatto che condiziona gli eventi a venire, ipoteca. 2 Signif. incerto.

0.8 Roberta Cella 10.11.2000.

1 [Econ./comm.] In una compravendita, denaro versato (o bene ceduto) dal compratore come garanzia dell'impegno all'acquisto e come anticipo dell'importo pattuito, con valore vincolante per entrambe le parti.

[1] Stat. pis., 1302, cap. 20, pag. 965.8: Item, che li homini de la suprascripta arte siano tenuti di fare dare a forestieri li quali da loro comprasser coiame, per caparra, soldi ii per livra, lo meno; o vero pagatori.

[2] Stat. pis., 1318-21, cap. 51, pag. 1111.12: Anco iuro alle Dio sante vaela, che se alcuno forestieri del distrecto di Pisa vendrà meco alcuno avere d'alcuno pisano citadino o borghese del dicto Castello u del distrecto di Pisa, per lo dicto avere non portrò caparra per lo dicto forestieri, sennò per mercato facto e compiuto, e non pe' rivenderlo.

[3] Stat. pis., 1321, cap. 126, pag. 315.28: E che alcuna caparra ad alcuno venditore d'alcuno avere non darò d'alcuno avere che 'l compratore in prima non vega; et che alcuna caparra ad alcuno venditore ad alcuno avere non darò, se non per mercato facto, et non per revendere quello avere.|| Denaro dato al venditore per bloccare la vendita ad altro e speculare.

[4] Lett. zar., 1325, pag. 19.1: Franciscu meu fiiol a mi sì dusi soldi XX de grossi cum una litera, li qual denari e la litera a mi mandava maistru Nicola, e prigandu... qui eu fesi lu meiu, qui eu pudis, qui 'l avisi quila casa, e quili soldi XX de grossi eu desi capare, e lu rumane[n]t il mi volia mandar com eu li sinificava per mia litera. Et eu Todru sì fei lu mircat de la casa e dei per capare li soldi XX de grossi e lu rumanent il divia ricevir infra VI misi, e si lu rumanent il nu mandasi infra VI misi, lu capare de li soldi XX de grossi si perdia.

[5] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XI, cap. 135, vol. 2, pag. 691.3: Nel detto anno, a l'entrata del mese di luglio, i Pisani sentendo i trattati menati per messer Marco Visconti co' Fiorentini e' cavalieri tedeschi del Cerruglio che teneano Lucca, per tema ch'a' Fiorentini non crescesse la forza e 'l podere avendo Lucca, e tornarla a parte guelfa, e non fossono loro più presso vicini, si s'intraversarono, e cercarono co' detti Tedeschi il detto trattato d'avere Lucca per LXm fiorini d'oro. E fatto il patto, diedono caparra XIIIm fiorini d'oro, i quali si perderono per la fretta che ebbono: non ne presono stadichi né cautela...

[6] Gl Senisio, Declarus, 1348 (sic.), 40.23, pag. 40.23: Arra re... pignus quod datur pro aliqua re, que dicitur caparru.

[7] Pegolotti, Pratica, XIV pm. (fior.), pag. 88.24: Quando i mercati si fanno in Famagosta il comperatore dà caparro al venditore per mano del sensale, poco od assai come gli piace, e poi che 'l comperatore à dato caparro al venditore si vanno [il venditore e] il comperatore insieme al comerchio, cioè alla dogana, e fanno scrivere agli scrivani del comerchio in presenza del balio del detto comerchio le convenenze del mercato che ànno fatto insieme.

[8] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 8, cap. 62, vol. 2, pag. 211.9: [[Il perché veggendosi]] i Sanesi [[mancare la detta speranza, in sulla quale stavano ventosamente a ccavallo,]] cercarono convegna colla compagna che di Lombardia era venuta a Budri, e ssi patteggiarono ch'andasse al loro soldo per certa quantità di muneta: e nel patto inchiusono che lla compagna u· mese e più con altra loro gente dovesse stare in sul contado di Perugia; e per lo detto servigio diedono caparra e lla ferma, all'entrata del mese di giugno MCCCLVIII.

[9] Marchionne, Cronaca fior., 1378-85, Rubr. 459, pag. 163.5: Nel detto anno i Pisani, sentendo la discordia de' Fiorentini e la compra che si trattava di Lucca, temendo non avere vicini i Fiorentini, feciono la detta compra per sessantamila fiorini, e dierono caparro quattordicimila.

- Caparra di moneta: garanzia e anticipo del pagamento versato in contanti. || Si oppone forse all'uso di cedere in garanzia beni o titoli di credito piuttosto che denaro contante.

[10] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XIII, cap. 73, vol. 3, pag. 468.13: Il Comune si provide e comperòne e fece mercati, con caparra di moneta con certi mercatanti genovesi e fiorentini e altri, di XLm moggia di grano di Pelago, di Cicilia, di Sardigna, e da Tunisi, e di Barberia, e di Calavra, e di IIIIm moggia d'orzo.

1.1 Fig. Garanzia, pegno, promessa.

[1] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 4, cap. 1, pag. 130.2: Tucti killi pirsunj, adunca, ki richipimu lu Spiritu sanctu, lu quali si è caparra di la hereditati di vita eterna, non dubitamu; ma omnj altra pirsuna ki non è ben firma in la cridenza xristiana, divj dari fidi alli dicti di killi ki su maiuri di sì tantu jn bona vita quantu jn sciencia.

[2] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 142, pag. 318.13: ma se tu vieni a Firenze a questi tempi, io non t'avrò mai per amico, se non te ne vieni diritto a casa; e allora ti potrò donare, non quello che tu meriti, ma quello che sarà caparra della tua amicizia, ad essere tua sempre la mia casa.

1.2 Antefatto che condiziona gli eventi a venire, ipoteca. || Corrisponde al lat. talio -onis 'ricompensa, contraccambio, punizione' («in tanti facinoris tallionem») dell'originale, che traduce reinterpretandone il signif. di punizione per un delitto nel senso di causa prima e remota di un danno conseguente (si veda anche la glossa introdotta dal volgarizzatore).

[1] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 5, pag. 76.23: Ché per tanto pizola accaysune, quale fo quella, lo re Laumedonta inde la secca plagia de la terra soa avesse negato albiergo a quilli Grieci, chi navegavano in altre parte, de non se potereno reposare e refrescare a quillo puorto de la soa citate di Troya, che, sotto uno caparro de tanto peccato (se raysonebelemente se potesse dicere peccato) [[scil. aver negato ospitalità a Giasone e agli Argonauti]], quisto re Laumedonta avesse devuto incorrere perzò tanto periculo e tanta perdenza de essere dato a morte. || Il complemento di specificazione de tanto peccato equivale ad un genitivo soggettivo.

2 Signif. incerto. || Dall'intero episodio sembra di inferire il signif. di 'accaparramento, conquista' (e in tal caso la voce deve essere intesa come deverbale di caparrare nel signif. generico - ma non att. nel corpus - di ottenere qsa); non si esclude però il senso di 'inizio, debutto', come altrove documentato nel testo per la voce arra. Cfr. l'episodio in Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. IX, cap. 78, vol. 2, pp. 151-52.

[1] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 43, terz. 17, vol. 2, pag. 211: li Fiamminghi lor campo mutaro, / e padiglioni, e vettuaglia adagio / in sulle carra poser di presente, / che di mandargli altrove avien disagio. / Poi s'accamparo a petto a quella gente, / e di carra cerchiaro il campo loro, / che girava tre miglia veramente. / E li Franceschi senza alcun dimoro / intorno intorno combatter la sbarra, / ed e' si difendean dentro al coro. / Ma li Franceschi già su per le carra / eran montati con balestri, e dardi, / e' Fiamminghi veggendo tal caparra, / uscir di fuori, e come leopardi / percossero a' Franceschi per ragione, / e quasi in volta li fecer co' dardi.

[u.r. 14.01.2009]