FALLIMENTO s.m.

0.1 faliment, falimente, falimenti, falimento, fallemento, fallementu, fallieminto, fallimente, fallimenti, fallimento, fallimiento, ffallimentu.

0.2 Da fallire.

0.3 Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.): 2.

0.4 In testi tosc. e toscanizzati: Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.); Bonagiunta Orb. (ed. Parducci), XIII m. (lucch.); Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.); Poes. an. pis., XIII ex. (4); Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.).

In testi sett.: Bonvesin, De Cruce, XIII tu.d. (mil.); Memoriali bologn., 1279-1300, (1299-1300); Poes. an. mant., XIII/XIV; Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311.

In testi mediani e merid.: St. de Troia e de Roma Laur., 1252/58 (rom.); Poes. an. urbin., XIII; Regimen Sanitatis, XIII (napol.); Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Stat. castell., XIV pm.; Cecco Nuccoli (ed. Marti), XIV pm. (perug.); Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.).

In testi sic.: Formula di confessione sic., XIII.

0.5 Locuz. e fras. senza fallimento 1.

0.7 1 Il venir meno al dovere, alla convenienza, a una regola di comportamento; errore; cattiva azione, cattivo comportamento. 1.1 [Relig.] Peccato. 1.2 Infrazione, violazione. 2 Inganno, slealtà. 3 Mancanza, difetto. 4 Condizione di chi (o di ciò che) viene meno. 5 [Econ./comm.] Stato di insolvenza, situazione in cui un'azienda non è più in grado di far fronte ai propri impegni finanziari.

0.8 Gian Paolo Codebò 30.03.2000.

1 Il venir meno al dovere, alla convenienza, a una regola di comportamento; errore; cattiva azione, cattivo comportamento.

[1] Rinaldo d'Aquino (ed. Panvini), XIII pm. (tosc.), [canz.] 1.4, pag. 95: Venuto m'è in talento / di gioi mi rinovare, / ch'eo l'avea quasi miso in obrianza; / ben fora fallimento / de lo 'ntu[t]o lassare, / per perdenza, cantare in allegranza...

[2] Bonagiunta Orb. (ed. Parducci), XIII m. (lucch.), canz. 6.21, pag. 58: Ma fallimento fôra a conquistare / senza affanare così gran dilettanza, / ca per la soverchianza / vive in erranza quel che s'umilìa.

[3] St. de Troia e de Roma Laur., 1252/58 (rom.), pag. 316.21: Et ad quella dereto per tradimento d'uno suo servo, ke mannava ad soi cavalieri lectere segellate pro occidere soi inimici pro fallimento ke aveano facto et lo servo lo fece sapere ad quelli, là dove Aurelius li devea guardari.

[4] Brunetto Latini, Rettorica, c. 1260-61 (fior.), pag. 64.15: Ma però che Tulio non disfina lo riprendimento delli altri, sì vuole lo sponitore chiarire il loro fallimento, e dice così: Vero è che, sì come mostrato è qua in adietro, l' officio del parliere si è parlare appostatamente per fare credere, e questo far credere è sopra quelle cose che sono in lite, c' ancora non sono pervenute all' anima...

[5] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), canz. 5.19, pag. 12: Amor, perch'altra usanza / me non porea far degno prenditore / del gran riccore ch'aggio al meo disire? / Avegna ch'en albire / lo mi donasse grande fallimento, / or l'ho preso e posseggio, al meo parvente, / standone degno, ché for zo no sento / che 'l core meo sofferissel neente.

[6] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 149, pag. 301: 67. Fallimento scura / la nobile natura.

[7] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 2.35, pag. 14: io vi dimostro ciò che mi cherete: / or mio è 'l fallo o vostr'è il fallimento? / Così non so qual s'ag[g]ia lo gradire.

[8] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 88.148, pag. 356: Lo seconno ramo è principato: / en elle creature ordenamento, / che ciò che vede ed ode ed hai pensato, / ciascuna reca suo consolamento, / laudanno lo Segnor che l'ha creato / per sua pietate e piacemento; / ciascheuna conserva lo suo stato, / reprènnete c' hai fatto fallemento; / consèrvate lo core en uno stato, / che sempre de Deo trovi pascemento.

[9] Memoriali bologn., 1279-1300, (1299-1300) App. e.73, pag. 96: Di voi servire ho disio e bramo / piú che non ebe de lo pomo Adamo; / però a voi medesma mi richiamo / del meo tormento: / e, se io vo faccio o dicco fallimento / sí nde chero a voï donamento / che mi ne diate qualunco pentimento / a voi piace.

[10] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), [Svet.] L. 7, cap. 54, pag. 286.19: Parmites che faceva lo sacrifizio, l'accusò, e lo senato dimandò a Cesare se sapesse niente che Publio avesse el sacrifizio adulterato. E Cesare disse che non sapeva niente, con ciò sia cosa che sua nutrice Aurelia e sua sorella Julia lo testimoniassero al senato. E quando lo senato lo dimandò, perchè aveva sua donna cacciata, quando non sapeva niente di suo fallimento, elli rispose e disse: "io voglio altresì tosto, che li miei fatti sieno senza biasimo e senza suspizione, come senza crimine."

[11] Poes. an. mant., XIII/XIV, Madona mia, 15, pag. 231: Madona, vostro serventi / e' fu, ma non voy plu sta, / però c' avì ardimenti / e de mi ve volì gabà; / però voy dir e contare / lo vostro gra faliment. / Vu si falsa e inoyosa / e non avì pont d' amor, / sempr[e] volant, steriosa, / e no cognes[é] chi mor, / ch' è un flor che no fa frut / lo vostr' inamorament.

[12] Rime Mem. bologn., 1301-24, (1310) comp. 56.10, pag. 87: Donqua, per deo, amor, no me reprenda / vostro fin core ch[e] canç' il ben volere, / se feci o dissi cosa che desenda, / fiami erore che sono per conplere. / Ché 'l non sapere o par[v]a canosent¸a / conduce molte genti a falimento / de quel ch' a si medesemo po' despiaçe; / e quel che me conduce a far falença / fo non savere e scuro avedemento, / ve cher, amor, perdon e paçe.

[13] Fiorio e Biancifiore, 1343 (ven.>tosc.), st. 115.4, pag. 107: Ed uno cavaliere in sua pregenza / sì si levò e dis[s]e in parlamento: / - Mes[s]er, questa mi pare sì grande fal[l]enza / ed è istato sì grande lo fal[l]imento / che non doveria sof[f]erire la vostra pos[s]anza, / ma tosto muoia chi fe' lo tradimento, / e B[iancifiore] sia presa e legata / e co· lo dongello ad ardere menata. || Potrebbe ricadere anche sotto 4.

[14] Cecco Nuccoli (ed. Marti), XIV pm. (perug.), Son. 8.11, pag. 701: La gran temenza mi toglie ardimento / de dire a voi quello ch' io porto in core, / tal ho paura di far fallimento. / Ch' io non vi dico s' io vi porto amore...

[15] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), can. 29.27, pag. 22: Un sol pinzero mi fe' esser fallante, / credendo pur ch' uzel de picciol nido / fosse sdegnato da grifon volante, / o ch' uno amante senza fallimento / non recepesse per ben far tormento.

[16] A. Pucci, Bruto di Brett., a. 1388 (fior.), ott. 29.4, pag. 208: Con questo bastone / io n' ho giá morti piú di cinquecento; / ma, perché tu mi par troppo garzone, / sí perdonava al tuo gran falimento. / Ora ti dico ch' i' ho intenzione / di raddoppiarti la pena e 'l tormento.

- Locuz. avv. Senza fallimento: senza possibilità di errore, senza errore, senza fallo.

[17] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 847, pag. 205: e fue il Suo volere / di donar lor podere / in tutte crëature / secondo lor nature. / Ma sanza fallimento / sotto meo reggimento / è tutta la loro arte, / sicché nesun si parte / dal corso che li ho dato, / a ciascun misurato.

[18] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 228, pag. 570: de cepolle e de aglli nocumento / lacte remove sença fallimento.

[19] Rustico Filippi, XIII sm. (fior.), son. 39.7, pag. 99: A me foria mistier che lo mio core / parlasse, ch'e' mostrasse il suo tormento: / eo credo certo, sanza fallimento, / ca di pietà ne piangerebbe Amore.

[20] Fiorio e Biancifiore, 1343 (ven.>tosc.), st. 97.7, pag. 103: E F[iorio] dis[s]e: - Sire, in fede mia, / col castel[l]ano ab[b]o as[s]ai giucato, / ed ho speranza sansa fal[l]imento / ch' io compirag[g]io tut[t]o lo mio talento.

[21] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 28, terz. 95, vol. 2, pag. 54: E furono sconfitti gli Aretini, / e furne morti mille settecento / da cavallo, e da piè in que' confini. / E furne presi sanza fallimento / più di domilia, che ricomperati / molti ne fur per oro, e per argento.

1.1 [Relig.] Peccato.

[1] Bonvesin, De Cruce, XIII tu.d. (mil.), 84, pag. 23: Zamai no fé peccao quel meo bon frugio compio / Per que sover la crox el debia fì punio. / Quel frugio dé pende in ti k'è degno d[e] [grand] [t]ormento, / K'à fagio contra la leze reeza e fallimento, / A zo k'el fia punio del so reo ovramento: / Ma questo frugio no fé unca ni falo ni mancamento.

[2] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), canz. 36.12, pag. 99: in la cui pietanza / tutt'è nostra speranza, / che ne doni allegranza e tolla pene; / ché, for tuo dolce aiuto, / catun fora perduto, / sì come credo, tant'è fallimento.

[3] Poes. an. urbin., XIII, 25.25, pag. 596: 'Spectato m'ài k'io turni al Tuo commandamento, / et io lo vollo fare sença demoramento, / e vollom' accusare d'onne mio fallemento, / perçò ke so' scecuro ke mme vòi perdonare. / Tanto si' pïetoso, o dolçe mio Signore, / ke volunter perduni ad onne peccatore, / stai co le braça aperte, santissimo mi' Amore, / et onn'om ben pentuto Tu voli abbraçecare.

[4] Poes. an. pis., XIII ex. (4), 1.8, pag. 25: Ave, Vergene gaudente, / madre dell'Onnipotente! / Lo Signor,per mer[a]viglia, / de te fece madr' e figlia, / rosa bianca e vermiglia / sovra ogn'altro fiore aulente. / Eravamo in perdimento / per nostro fallimento: / tu se' via di salvamento, / chiara stella d'oriente!

[5] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 63.43, pag. 355: corverjao de tar mainera, / speranza d' ensir no era. / Tristo quelui che a tar fin / vén per un bocum meschin! / Ché, per falimento sor, / s' aquista eternâ dolor. / Questo asempio ch' e' ò dito / me par semejante drito / e llo moo representa / de l'ennimigo chi ne tenta...

[6] Guido da Pisa, Declaratio, a. 1328 (pis.), c. 8.31, pag. 69: In questo tristo et misero conducto / piangon li traditor lo tradimento / in quatro parti distinto et constructo. / La prima mostra quel gran fallimento / di quei che ne la lor sanguinità / ànno gittato 'l putrido fermento; / però nomata è da la pravità / del mal Cayn, che fé contra 'l fratello / per invidia la prima falsità.

[7] Stat. castell., XIV pm., pag. 214.3: Li ministri et tucti frati et sore de ciascuna cità et de ciascuno luogo venire debbiano a la visitatione comuna ein alcuno luogo religioso overe ghiesa, ua el luoco religioso non fosse. Et abbiano visitatore preite el quale sia d' alcuna religione approbata, lo quale de li falimenti ke se fessaro dia penetença saluteveli né alcuno altro possa fare a loro questa visitatione.

[8] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 7, par. 20, vol. 1, pag. 144.10: Hodie salus huic domui a Deo facta est. - Et parimi ki, si la prima cuntriciuni et la devota cunfessioni non foru sufficienti, kistu santissimu corpu fa sufficienti remissiuni di li mei fallimenti, comu dichi la ecclesia: Item, parimi ki in kistu casu lu sacramentu purifica a mi da mortali peccatu...

[9] Pianto di San Pietro, XIV (tosc.), 232, pag. 229: Per amor de la salute nostra, / ciascun die piangier del suo fal[l]imento, / ché santo Pietro l'exenplo ne mostra, / che pur di tre parole fe' lamento; / così faciamo de l'of[f]esa nostra, / che Cristo ci darà consolamento.

1.2 Infrazione, violazione.

[1] Formula di confessione sic., XIII, pag. 300.23: onni ffallimentu chi nch' agiu fattu a kkuistu ed a ttutti l' altri sakramenti di la kesia, spitzialimenti in kuistu sakramentu di la kunfissioni kum poku timori e kkuntritzioni chi hagiu di li pikkati mei.

[2] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 14.116, pag. 156: che la Scritura sì ne dixe, / chi è nostra guiarixe, / che zo se conta per to De', / unde maor amor tu te'. / Per che, se star no vor pagam, / ma vive como crestiam, / guardate da lo falimento / de questo primer comandamento.

[3] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XII, cap. 55, vol. 3, pag. 123.14: Nel detto anno MCCCXXXVI si cominciò grande guerra intra Filippo di Valois re di Francia e Adoardo il terzo re d'Inghilterra, e lle cagioni, tutte fossono assai di casi vecchi di loro padri e anticessori e di novelli, intra gli altri fu che il detto Adoardo il giovane re d'Inghilterra radomandò a re di Francia la contea di Ginese in Aquitania detta Guascogna, la quale meser Carlo di Valois, padre che ffu del detto re Filippo e fratello del re Filippo il Bello, avea tolto per forza e a inganno ad Adoardo secondo, padre del detto Adoardo il giovane, opponendo ch'era caduta per amenda a re di Francia per fallimenti d'omaggi che 'l re d'lnghilterra dovea fare al re di Francia per la Guascogna. || Potrebbe ricadere anche sotto 5.

2 Inganno, slealtà.

[1] Giacomo da Lentini, c. 1230/50 (tosc.), [canz.] 15.34, pag. 193: Or la m' à tolta per troppo savere, / dice che 'n altra parte ò mia 'ntendanza, / ciò so veracemente: / non sente- lo meo cor tal fallimento, / né ò talento- di far mislëanza, / ch' eo la cangi per altra al meo vivente.

[2] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), son. 51.11, pag. 269: e d'amare e di servire sia voglioso / a Dio, ed agli amici facc[i]a a grato. / E piacemi gli dea invïamento, / onde sua vita possa mantenere / con giustizza, e non con fallimento; / e veritate in sé deg[g]ia tenere, / e sempre inodi e scacci tradimento, / e con purezza improntisi d'avere.

[3] Laude tosc., XIII ex., 1.21, pag. 44: O condiccione forte et dura! / La cagion si è per lo peccato. / O mundo vano piem di fallimento, / chi te ama com'è inganato! / mostre il fiore sança il co[m]pimento, / di belleççe vane adornato; / chi consente al tuo delectamento / come il pescie all'amo è pilliato... || Potrebbe ricadere sotto 2.

[4] Giostra virtù e vizi, XIII ex. (march.), 432, pag. 340: Homin de pace simula, e par che quilli scia, / ed a la cicthà ornata, / per ly scanpati iongnere, corria quanto potia / per semita cortata. / Ma la guardia esvegiata / tucto questo vedia, / lu Iudece fo spia / de quistu fallementu. || 'inganno' (Contini).

[5] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 14.499, pag. 170: o guagnar contra natura / en peiso, numero e mesura; / o in mercantia falimento / faucitae o scautrimento; / o per far berueria / en terra o in mar alcuna via, / en monto guise fali tristi, / pusor via de mar aquisti, / cubiti li atrui pijar, / chi te dé da lui squijar.

3 Mancanza, difetto.

[1] Fiore, XIII u.q. (fior.), 165.8, pag. 332: In ben lisciarsi sia su' 'ntendimento; / Ma, prima che si mostri a la brigata, / Convien ch'ella si sia ben ispec[c]hiata, / Che sopra lei non ag[g]ia fallimento. / E s'ella va da ssera o da mattina / Fuor di sua casa, vada contamente...

[2] Elucidario, XIV in. (mil.), L. 1, quaestio 21, pag. 93.11: Lo celo sente Deo e lo cognosce in zo k' el se volze continuamente e fa so corso per So comandamento. Lo sol e la luna senteno Deo in zo k' illi servano so corso in li soy cirzi senza neguno falimento. La tera sente Deo in zo ke a certi timpi la produxi li soy frugi e lo so ingeneramento.

[3] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. VII, cap. 35, vol. 1, pag. 322.19: Lo 'mperadore vegnendo in Toscana [[...]] la maggior parte di sua gente lasciò all'asedio di Capraia, il quale castello per forte assedio e fallimento di vittuaglia non possendosi più tenere, feciono quegli d'entro consiglio di patteggiare, e avrebbono avuto ogni largo patto ch'avessono voluto...

4 Condizione di chi (o di ciò che) viene meno.

[1] Lapo Gianni, XIII ex./1328 (fior.), 2.3, pag. 573: Amore, i' non son degno ricordare / tua nobiltate e tuo canoscimento: / però chero perdon, se fallimento / fosse di me vogliendoti laudare. / Eo laudo Amor di me a voi, amanti, / che m' ha sor tutti quanti meritato, / 'n su la rota locato veramente...

[2] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 221, pag. 47: Et l'acqua che remase jacea più in fondamento, / Ché per menarla in Aquila non haveano sallemento: / Se sse mettea in la forma, veneva ad fallemento.

[3] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 806, pag. 184: Se homo ad dui o ad tre dì gia per lo stromento, / De judice et notari trovava impedimento, / Ché alcuno era admalato et stava ad fallemento, / O qualeche testimonio gito era ad gran comento.

5 [Econ./comm.] Stato di insolvenza, situazione in cui un'azienda non è più in grado di far fronte ai propri impegni finanziari.

[1] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XIII, cap. 55, vol. 3, pag. 425.4: Onde molte altre compagnie minori, e singulari, ch'avieno il loro ne' Bardi e nne' Peruzzi e negli altri falliti, ne rimasono diserti, e tali per questa cagione ne fallirono. Per lo quale fallimento di Bardi, e Peruzzi, Acciaiuoli [[...]] fu alla nostra città di Firenze maggiore rovina e sconfitta, che nulla che mai avesse il nostro Comune, se considerrai, lettore, il dannaggio di tanta perdita di tesoro e pecunia perduta per li nostri cittadini, e messa per avarizia ne' signori.

[u.r. 14.12.2017]