FÒRBICE s.f.

0.1 forbici, forfece, forfeci, forfese, forfice, forfichi, forfici, fòrfici.

0.2 Lat. forficem; la forma forbice (att. solo come forbici) può derivare da un lat. volg. *forbicem, o da forficem per influsso di forbire (forse anche di forcipe, sebbene come trad. di forcipem si trovi solo la forma forfice, cfr. 2.1 [2-3]). Per questo dubbio si unificano le due forme in un solo lemma, come REW 3435 forfex, ‑ice.

0.3Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.): 1.

0.4 In testi tosc.: Doc. sen., 1277-82; Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.); Doc. fior., 1281-97; Doc. prat., 1296-1305; San Brendano pis., XIII/XIV; Gloss. lat.-aret., XIV m.

In testi sett.: Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Doc. orviet., 1339-68 (1353); Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

In testi sic.: Senisio, Declarus, 1348 (sic.).

0.5 Quasi sempre al plur., per designare un singolo (le forbici, un paio di forbici) o più strumenti.

Nota la forma forfece, forfeci, prevalente alle origini.

0.6 N Doc. esaustiva della forma forbici: 1 [7], [9], [10], [12].

0.7 1 Strumento da taglio fatto di due lame imperniate una sull'altra, con un anello all'estremità di entrambe in cui si infilano pollice e indice per impugnarlo. 1.1 [In contesto metaf.]. 1.2 Fras. Non riuscire alle forbici: non riuscire nel modo sperato, andar male. 2 Strumento atto ad afferrare o a stringere, fatto di due leve imperniate una sull'altra, terminanti in due ganasce. 2.1 Tenaglia da fabbro. 2.2 Tenaglia per la castrazione dei vitelli. 2.3 Pinzetta per afferrare e spegnere lo stoppino della candela o della lucerna. 3 [Milit.] Schieramento a V (simile all'apertura delle lame di un paio di forbici). 3.1 [Milit.] Attrezzo con denti divaricati utilizzato per neutralizzare la testa d'ariete (bolzone) dell'avversario.

0.8 Pietro G. Beltrami 29.11.2000.

1 Strumento da taglio fatto di due lame imperniate una sull'altra, con un anello all'estremità di entrambe in cui si infilano pollice e indice per impugnarlo.

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 450, pag. 542: Molti vici à la femena qe li omini confonde, / sença rasor e forfese con qual' li rad e tonde, / con soi loseng[h]e e planti e con soi male gronde, / ke volçe lo cor a li omini con' fai lo mar le onde.

[2] Doc. sen., 1277-82, pag 257.19: Ancho XX sol. a Pessie i quali i diè Cione Bangnese et delli i diè in uno paio di forfici et gli altri dispese a minuto iscritti in f. di cinque.

[3] Doc. fior., 1281-97, pag. 538.15: e manda'line tre paia di forfici da divetare che costaro s. ventisette...

[4] Doc. prat., 1296-1305, pag 268.22: anche diedi in uno paio di forfici dr. XVJ...

[5] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 56, pag. 286.11: Due sono li strumenti secondo i savi: congiunti e disgiunti. Disgiunti sono li strumenti de l'arti, come il martello e le fòrfici et cetera; congiunti sono le membra del corpo.

[6] Senisio, Declarus, 1348 (sic.), 112r, pag. 134.25: Forceps pis... tinagli; unde Forfex cis... vel Forvex cis, idest li forfichi.

[7] Gloss. lat.-aret., XIV m., pag. 303.22: hec forfex, cis, le forbici.

[8] Doc. orviet., 1339-68 [1353], pag. 136.11: unu paiu di forfici...

[9] Piero Alighieri, Arti liberali, a. 1364 (fior.), 65, pag. 201: Quella che colle forbici raguaglia / il troppo e 'l poco come si convene, / dolìesi di suo pene, / ma temperatamente si portava.

[10] Miracoli di Caterina di Iacopo, c. 1374 (fior./sen.), cap. 5, page 6.12: E così più dì stando in questo combattimento, ultimamente un dì mettendo mani alle forbici colle forze dell'animo suo, e tutti e' suoi capegli si levò via, e acconciossi il capo il meglio che seppe che la madre non se ne avedesse.

[11] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 69, page 183.11: Cura: tragase le barbole susu dellu palato c'unu u(n)cino de fe(r)ro et colle forfice se talge app(re)sso lu palatu.

[12] Bibbia (02), XIV-XV (tosc.), Gdc. 13.5, vol. 2, pag. 590.3: Imperciò che tu concepirai e partorirai uno figliuolo, il cui capo guarda che non tocchi nè rasoio nè forbici...

1.1 [In contesto metaf.].

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 38.61, pag. 136: L'offesa de Deo légame ad amar la vendetta, / la pietà del prossimo la perdonanza affetta: / demoro enfra le forfece, ciascun coltel m'affetta; / abbrevio mia detta 'n questo loco finare.

1.2 Fras. Non riuscire alle forbici: non riuscire nel modo sperato, andar male. || (GDLI s.v. forfice).

[1] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 199, pag. 510.16: Avvenne per caso che Biancozzo de' Nerli, gentiluomo fiorentino, avendo mandato più volte al suo mulino per la gran fama che di lui udiva, e sì del buon macinato, e sì della lealtà, e in fine, trovando la cosa non riuscire alle forfici, ma di male in peggio, trovando più l'una volta che l'altra scemare la farina di quello che dovea; e andando insino al mulino Biancozzo de' Nerli più volte, e' dice a Bozzolo che la farina gli tornava quando meno il quarto e quando il terzo, che ciò più non potea sofferire, se non lo ristorasse.

2 Strumento atto ad afferrare o a stringere, fatto di due leve imperniate una sull'altra, terminanti in due ganasce.

2.1 Tenaglia da fabbro.

[1] San Brendano pis., XIII/XIV, pag. 70.1: Et dicte queste cose, ecco lo predicto barbaro venne loro incontra ala riva del mare, arcando forfici in mano con una massa grandissima di lengno dicto 'scoro' accesa isfavillante; lo quale incontenente la giptò sopra li serventi di Dio.

[2] Bibbia (01), XIV-XV (tosc.), Es. 27.3, vol. 1, pag 386.7: E fara'vi in uso di quello lavezzi a ricevere le ceneri, e forfeci e fuscinule, e ricettacoli di fuoco; e tutti i vasi fabbricherai di bronzo, [4] e la craticula a modo di rete di rame... || Cfr. Ex 27.3: «et forcipes atque fuscinulas [[...]] fabricabis».

[3] Bibbia (06), XIV-XV (tosc.), Is. 6.6, vol. 6, pag. 405.7: E voloe uno delli Serafini a me; e nella mano sua era una pietra picciola ritonda e durissima e parea ignita di fuoco, la quale è detta calcolo, il quale [lo] Serafino avea tolto dell'altare colla forfece. || Cfr. Is 6.6: «et in manu eius calculus quem forcipe tulerat de altari».

2.2 Tenaglia per la castrazione dei vitelli.

[1] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 6, cap. 7. pag. 195.8: E altri castrano in altro modo, legando il vitello al palo; e con forfici di stagno prendono i nervi, e stringono, e seccano i granelli con ferro, e recidono in tal modo, che alcuna cosa di catuno granello rimane appiccato allo capo del nervo.

2.3 Pinzetta per afferrare e spegnere lo stoppino della candela o della lucerna.

[2] Bibbia (02), XIV-XV (tosc.), Nm. 4.9, vol. 2, pag. 21.9: E torranno e copriranno lo candeliere e le lucerne e le forfici sue e li purgatori e i loro manichi e tutti i vasi che s'adoperano ad olio, con ciò che s'adoperano a tenere le lucerne, con uno pallio verde di sopra. || Cfr. Nm 4.9: «cum lucernis et forcipibus suis».

3 [Milit.] Schieramento a V (simile all'apertura delle lame di un paio di forbici).

[1] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 3, cap. 19, pag. 125.8: la quale cosa i cavalieri l'appellano capo di porco, contra la quale si propone l'ordinanza, ch'è un'altra compagnia, la quale si chiama forfice, perchè elettissimi cavalieri vi sono mandati in modo della lettera V, e quella compagnia riceve, e d'ogni parte la conchiude...

3.1 [Milit.] Attrezzo con denti divaricati utilizzato per neutralizzare la testa d'ariete (bolzone) dell'avversario.

[1] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 4, cap. 23, pag. 168.7: E molti sono che con funi legano un ferro con denti in modo di forfice fatto, il quale è lupo chiamato, e preso il bolcione il traggono a loro, o vero in tal modo il tengono sospeso, che la sua percossa non redde vigore.

[u.r. 27.02.2023; doc. parzialm. aggiorn.]