0.1 gacta, gata, gate, gatta, gatte, ghatta.
0.2 V. gatto.
0.3 Proverbia que dicuntur, XIII pi.di.(ven.): 1.
0.4 In testi tosc.: Doc. sen., 1277-82; Novellino, XIII u.v. (fior.); Bestiario toscano, XIII ex. (pis.); Doc. volt., 1322.
In testi sett.: Proverbia que dicuntur, XIII pi.di.(ven.); Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.); Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).
0.7 1 [Zool.] Femmina del gatto (anche con rif. all'animale senza distinzione di sesso). 1.1 [In espressioni di carattere sentenzioso]. 1.2 [Prov.]. 1.3 Fras. Stare come cane e gatta: stare in perpetuo contrasto. 2 Fig. Inganno. 2.1 Fras. Dar gatta: ingannare, sconfiggere con l'inganno. 3 [Per errata interpretazione del testo tradotto (si tratta della gazelle del testo franco-italiano e toscano)].
0.8 Pietro G. Beltrami 23.11.1998.
1 [Zool.] Femmina del gatto (anche con rif. all'animale senza distinzione di sesso).
[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di.(ven.), 422, pag. 541: Li porci no pòi tolere de la soa noritura, / né la gata, saçatelo, q'è fuira per natura; / quando l'om cre' de lana trar seda neta e pura, / perde la soa ovra et endarno lavora.
[2] Doc. sen., 1277-82, pag. 449.38: Ancho XII den. in onchostro et in aqua et per la gatta.
[3] Novellino, XIII u.v. (fior.), 92, pag. 335.4: Fue una buona femina, ch'avea fatta una fine crostata d'anguille, et aveala messa nella madia. Poco stante, vidde entrare uno topo per la finestrella, che traeva all'odore. Quella allettò la gatta e misela nella madia perché vi pigliasse entro, e turò la finestrella. Il topo si nascose tra la farina e la gatta si mangiò la crostata e, quand'ella aperse, il topo ne saltò fuori e la gatta, perch'era satolla, non lo prese.
[4] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 60, pag. 76.6: Del topo. Lo topo volea dissciendere per la cathena in de la caldaia per pigliare de la carne. La gatta corse a lui e ce lo piglioe...
[5] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), pag. 168.4: E semeient colsa nu vezem ad ocl cotidiament; e novelament adeven che un nobel hom cazé su tanta disipientia de melanconia, che in tut mod el se crediva esser una gata, onda el no podia polsar oltró che sot el let, guaytant day sores, sì com' fa le gate.
[6] Zibaldone da Canal, 1310/30 (venez.), pag. 26.10: E cossì sì fé tute le semeiante raxion. Fa'-me questa raxion: ello sì è una tore allta XL braça e da pe sì è una gata che vuol montar susso e monta lo dí 1/4 e la note desende 1/5. E susso la tore sì è un soresse che vuol vegnir çosso e desende lo dí 1/3 e la note torna susso 1/4. Adomandote in quanti dí se açonçerà la gata cum lo sorexe.
1.1 [In espressioni di carattere sentenzioso].
[1] Guido Orlandi, 1290/1304 (fior.), 13.10, pag. 165: Ahi Dio, merzé, che li donò tal colpo / che peggio fu che 'l grasso de la gatta: / gran maraviglia fu se·nn'è campato / di doglia brancoluta come 'l polpo.
[2] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. c. 22.58, vol. 1, pag. 369: Tra male gatte era venuto 'l sorco...
[1] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 2, par. 97, comp. 39.1, pag. 112: Chi beve troppo vin calça la gatta.
1.3 Fras. Stare come cane e gatta: stare in perpetuo contrasto.
[1] Cronaca sen. (1202-1362), c. 1362, pag. 81.29: e non si ristò mai per questa sua venuta, che raconciò in pace e' ghuelfi di Toscana, e masime in Siena, e' quai stavano come chane e ghatta, e ogni dì si faceva qualche rissa tra l'una parte e l'altra.
[1] Doc. volt., 1322, 6, pag. 17.13: E ' fidati sono quessti per fermo: Bucoccio del Neruccio d'Usanto, Angelo Gocço e Giraldo di Nello cassectaio, lo Spera di Muccio, Talentuccio, Gianbene, Cursino Paregini e Cocchio. Sì che quando il pastore diventa lupo, le pecore vanno male. E a cciò che gacta nessuno non <ci giaca> ci sia socto, consiglio così che costoro né nessuno altro Ghibellino non possano per nessuna cagione ire né stare per la ciptà di nocte, né con arme né sença arme, fuore de' loro alberghi, e che per alcuno offitiale non si possa a lloro dare parola nessuna...
2.1 Fras. Dar gatta: ingannare, sconfiggere con l'inganno.
[1] Poes. an. fior., p. 1315, 118, pag. 967: Va, ballatuzza di lamento, ratta / in ogne parte dove guelfo sia / sceso di signoria: / di' che stea allegro e non abia temenza, / ché se i Pisan co li erri ci dier gatta, / e' fu 'l peccato nostro e la mattia, / non per lor vigoria, / ma Dio ci tolse 'l cor e la prudenza.
3 [Per errata interpretazione del testo tradotto (si tratta della gazelle del testo franco-italiano e toscano)]. || Cfr. Ménard, Les mots orientaux, pp. 99-100.
[1] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 71, pag. 102.15: ell'è una picciola bestia come una gatta, ma è così fatta: ella àe pelo de cerbio, così grosso lo piede come gatta, e àe IIIJ denti, due di sotto e due di sopra, che sono lunghi tre dita e sono sotile, li due vanno in giuso e le due in suso.
[u.r. 24.02.2023; doc. parzialm. aggiorn.]