GATTO s.m.

0.1 gacti, gacto, gactu, gactus, gato, gatti, gatto, gattu.

0.2 Lat. tardo cattus (DELI 2 s.v. gatto).

0.3 Raimb. de Vaqueiras, Contrasto, c. 1190 (gen.): 1.

0.4 In testi tosc.: Ubertino del Bianco d'Arezzo, a. 1269 (tosc.); Doc. sen., 1277-82; Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.); Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.).

In testi sett.: Raimb. de Vaqueiras, Contrasto, c. 1190 (gen.); Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.).

In testi mediani e merid.: Armannino, Fiorita (12), p. 1325 (abruzz.); Anonimo Rom., Cronica, XIV; Gloss. lat.-eugub., XIV sm.

In testi sic.: Lett. sic., 1341 (2).

0.5 Locuz. e fras. gatto lupesco 1.2; gatto mammone 1.3; gatto padule 1.4.

0.6 A Doc. fior., 1211: Acbraccia del Gatto.

N Un «Iohannes Gatto» è menzionato già in una carta lucch. del 984: cfr. GDT, p. 296 (dove sono cit. vari ess. tosc. del sec. XII di soprannomi contenenti lo stesso sost.).

0.7 1 [Zool.] Mammifero domestico di piccola taglia della famiglia dei Felidi. 1.1 [In espressioni di carattere sentenzioso]. 1.2 Locuz. nom. Gatto lupesco: il protagonista del poemetto omonimo; prob. una lince. 1.3 Locuz. nom. Gatto mammone: prob. una scimmia. 1.4 Locuz. nom. Gatto padule: prob. una scimmia. 2 Fig. Sotterfugio, inganno. 3 [Milit.] Macchina da guerra, usata per aprire varchi nelle fortificazioni assediate.

0.8 Pietro G. Beltrami 23.11.1998.

1 [Zool.] Mammifero domestico di piccola taglia della famiglia dei Felidi.

[1] Raimb. de Vaqueiras, Contrasto, c. 1190 (gen.), 46, pag. 165: Jujar, voi semellai mato, / qe cotal razon tegnei. / Mal vignai e mal andei! / Non avei sen per un gato, / per qe trop me deschasei, / qe mala cosa parei; / né no faria tal cosa / si fossi fillo de rei.

[2] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 316, pag. 536: Questo saipa le femene de mi tut atrasato, / qïunqa-voia tiengname d'est'afar savi' o mato: / eu en ler no enfidome ni anc en lo so fato / plui como fai lo sorese d'enfïars'en lo gato.

[3] Doc. sen., 1277-82, pag. 482.22: Ancho XXV den. nel dì che richomprammo el nostro gatto quando el perdemmo.

[4] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Disputatio mensium, 22, pag. 4: Grand brega e grand fadhiga Zené m'á sempre dao, / Lo zer k'el fa venir me strenze com un gato: / Ni De ni questo mondo me scampa dal so fagio / Ke utiltá ni honor de lu mai abia tragio.

[5] Armannino, Fiorita (12), p. 1325 (abruzz.), pag. 538.8: Essendo già pentuto dissi a li compagni: Tucta mia gente stati sono paghani e giamai non mutarono fede; non volglia dio ch'io sia el primo de mia gente che voltare mi volglia. La gamba del batismo ne trasse e volivase revestire. Subitamente aparbero sorche grandi a modo di gatti tutte nere. Quivi li fuorono in dosso in tanta quantitade che subito tucto el rosero nè non so chi aiutare lo potesse, essendo presente molta gente, in fine a l'ossa sì 'l rosoro.

[6] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L.3, cap. 12.32, pag. 288: Fra gatto e cane, drago ed elefante / Naturalmente la pace si turba, / E mai cavallo e struzzo non fu amante.

[7] Tristano Veneto, XIV, cap. 611, pag. 558.13: Et ala fin elli mese fuogo per tute le case dela çitadhe e brusià ogni cosa per tal muodho qu'ello non romase né can né gato.

[8] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 18, pag. 147.9: Lo quarto ordine stavano liepori, gatti e crape e scigne. La lettera diceva: «Questi soco li populari, latroni, micidiari, adulteratori e spogliatori».

- [Per designare la pelle dello stesso animale].

[9] Stat. sen., 1301-1303, cap. 8, pag. 9.3: La soma de le volpi e gatti, cioè pelli, XV soldi kabella; et passagio IJ soldi, VJ denari.

1.1 [In espressioni di carattere sentenzioso].

[1] Ser Gaudio, a. 1348 (fior.), Sottilmente s'afforza vostra musa, 3, pag. 110: Sottilmente s'afforza vostra musa / De dannar col ben dir quel ch'è ben fatto; / Ma pur lo falso topo è 'l vero gatto / E po' ben fa chi al miglior s'adusa.

1.2 Locuz. nom. Gatto lupesco: il protagonista del poemetto omonimo; prob. una lince. || (Borghi Cedrini, Gatto lupesco).

[1] Gatto lupesco, XIII sm. (fior.), 15, pag. 288: E io rispuosi in salutare: / «Quello k'io sono, ben mi si pare. / Io sono uno gatto lupesco, / ke a catuno vo dando un esco, / ki non mi dice veritate.

1.3 Locuz. nom. Gatto mammone: prob. una scimmia. || Cfr. Cardona, p. 627.

[1] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 189, pag. 295.9: Ca[ccia]gione e uccellagioni si ànno assai, e sì ànno pappagalli bellissimi e di più fatte, e sì ànno gatti mamoni e iscimmie asai.

[2] Niccolò da Poggibonsi, p. 1345 (tosc.), cap. 182, vol. 2, pag. 75.8: E presso alla casa, dov'era questa giraffa, sì era una piazza, che c'erano a vedere tanti uomini e femine, ch'era una maraviglia a vedere; e erano tutti ignudi e neri; e ancora babuini e gattimammoni e papagalli assai e leopardi.

[3] Gl Senisio, Declarus, 1348 (sic.), 53v, pag. 65.4: Circopaticus a um, animal quoddam simile simie, sed caudatum, quod dicitur gactumaymuni.

1.4 Locuz. nom. Gatto padule: prob. una scimmia. || (Borghi Cedrini, Gatto lupesco, p. 37).

[1] Gatto lupesco, XIII sm. (fior.), 133, pag. 292: e sì vi vidi la pantera / e la giraffa e la paupera / e 'l gatto padule e la lea...

2 Fig. Sotterfugio, inganno. || Cfr. gatta 2.

[1] Ubertino del Bianco d'Arezzo, a. 1269 (tosc.), Son. 8.7, pag. 390: Quant'eo più miro e guato nel tuo fatto / e mi sotilglio in volerlo savere, / ed io mi sento men che nom fa tatto, / qual uom rimproccia per poco valere. / ed eo conosco te, che quasi matto / se' divenuto, ciò mi par vedere: / per che scovrire ormai vo' questo gatto / e dir di te qual tu ti fai tenere.

3 [Milit.] Macchina da guerra, usata per aprire varchi nelle fortificazioni assediate. || Per una descrizione v. il primo es. cit.

[1] Gl Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 4, cap. 14, pag. 159.5: Di travi, e buone assi ferme si fa il gatto; il quale acciocchè ardere non si possa, di cuoia recenti, e di ciliccio, e centoni si veste. Questo gatto ha dentro una trave ove si mette un ferro uncinuto, il quale è falce chiamato, col quale, perocchè piegato, del muro si traggono le pietre, o vero che il capo gli si veste di ferro, ed è chiamato in volgare bolcione, e per lettera montone, perchè ha durissima fronte, e con esso si fanno le mura cadere, o vero ch'a modo di montone torna addietro, acciocchè con grande forza menato più fortemente percuota. Il gatto è detto per lettera testuggine a similitudine della verace testuggine, perchè secondochè quella or mette fuori il capo, or lo ritrae dentro, così il dificio, cioè il bolcione, ch'è nel gatto, or mette fuori la trave, ed ora la reca dentro, acciocchè più fortemente percuota. || Cfr. Veg., Mil., 4, 14: «De materia ac tabulatis testudo contexitur [[...]]. Testudo autem a similitudine uerae testudinis uocabulum sumpsit».

[2] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), L. Luc. 3, cap. 13, pag. 124.29: Li Marsiliesi gittavano macine e travi in dosso a quelli di fuore, e co le forti balestra uccidevano li Romani. Molti ne morivano di ribalzo di quadrella e di pietre; li manganelli gittavano spesso. Li Romani si misero co li scudi davanti sì presso al muro, che li manganelli e le balestra trapassavano, et avevano uno gatto incoiato, et urtavano lo muro...

[3] Lett. sic., 1341 (2), pag. 121.1: Unu gattu acustaru a lu muru sutta la tribona di Santa Maria, e tuttu lu gattu cum tutti killi kinch'eranu dintra foru ischachati di grandi cantuni; murerunchi multa genti di l'osti, senza li multi firiti.

[4] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XI, cap. 86, vol. 2, pag. 621.12: Istando Castruccio a l'assedio di Pistoia per lo modo ch'avemo detto di sopra, dando a la città sovente battaglie con gatti e grilli e torri di legname armate, e riempiendo in alcuna parte de' fossi, ma poco o niente vi poté fare, però che la terra era fortissima di mura con ispesse torricelle e bertesche, e poi steccata con dupplicati fossi...

[5] Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.), cap. 38, pag. 67.23: Turno acceso d'ira di quello che Niso ed Eurialo aveano fatto, la notte, nel suo campo, con tutta la sua gente venne a combattere lo campo de' Troiani con gatti e con iscale e con ogni fornimento, che si richiede a combattere le torri.

[6] Gl Gloss. lat.-eugub., XIV sm., pag. 87.2: Hic catus, ti et hic murilegus, hic pilax, cis id est lo gacto.

[u.r. 24.02.2023; doc. parzialm. aggiorn.]