IERSERA avv.

0.1 aersera, eri sera, ersera, ersira, ier sera, ieri sera, iersera.

0.2 Da ieri e sera.

0.3 Cielo d'Alcamo, Contrasto, 1231/50 (sic.>tosc.): 1.

0.4 In testi tosc.: Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.); Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.); Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.); Lett. sang., 1340; Lett. volt., 1348-53.

In testi sett.: Rainaldo e Lesengr. (Oxford), XIII ex. (ven.); Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.).

0.7 1 Nel corso della sera di ieri; tempo fa, qualche giorno fa.

0.8 Pär Larson 26.09.2000.

1 Nel corso della sera di ieri; tempo fa, qualche giorno fa.

[1] Cielo d'Alcamo, Contrasto, 1231/50 (sic.>tosc.), 38, pag. 179: «K'eo ne [pur] [ri]pentésseme? davanti foss'io aucisa / ca nulla bona femina per me fosse ripresa! / [A]ersera passàstici, cor[r]enno a la distesa. / Aquìstati riposa, canzoneri: / le tue parole a me non piac[c]ion gueri.» || L'integrazione della prima vocale fu operata da D'Ovidio, Versificazione, p. 687: «Siciliano e meridionale in genere è ajeri, e Napoli ha ajersera. Perciò scrivendo aersera, e scandendo regolarmente , si ha una schietta forma meridionale e la sillaba che ci occorre».

[2] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 19, pag. 38.28: Credo che se avesse belli vestimenti e curassesi la persona come l'altre femmine fanno, nel mondo sí bella creatura non avrebbe. Ma forse ch'è povera reina; e ben lo mostrò iersera, sí ne diede povera cena.

[3] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 5, cap. 11, pag. 166.19: disse lo povaro Amicals: "molte cose sono perchè uomo dìe dottare d'entrare in mare in questa notte; per ciò che 'l cielo 'ersera non fu vermellio quando lo sole si colcò; nel mezzo dì ebbe deboli raggi e fue sì languido, che non ebbe segnale veruno di buon tempo.

[4] Rainaldo e Lesengr. (Oxford), XIII ex. (ven.), 603, pag. 835: Se vo a partire lo formento, / e' avrò mal partimento: / ché lla cavra avea ersira / del formento molto grand ira, / che 'l tignïa pur per mi / e la paia dava a si.

[5] Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.), 15, pag. 120.8: Decto fue iersera che lo peccato seguitano due pene congiunte: l'una è del tempo presente, sì come è lo dolore del peccato et di quelle quattro cose che io vi dissi iersera, l'altra è la pena del timore del tempo che de' venire. Et di questa pena parla la Scriptura proposta.

[6] Laudario S.M. d. Scala, XIII ex./XIV po.q. (tosc.), 9.15, pag. 82: Quanto t'apresso e piango, amor mio caro, / a grida e spénte mi chaccian, figliuolo. / Ersera avesti sì forte paura, / tutto sudasti in sudor sanguinoso; / e tutta nocte battut'a la dura / se' stato, e quest'è 'ssuto 'l tuo riposo.

[7] Lett. sang., 1340, pag. 138.24: Poi che ... scrissi ieri, avemmo da' priori iersera doppo le tre di notte lettera da .... singnificandoci ad allegreçça come certi grandi volendo turbare lo stato e 'l popolo erano per loro cacciati fuore di Firençe; poi stamane doppo terça avemmo lettera da' priori quasi in simile tenore.

[8] Lett. volt., 1348-53, pag. 197.10: Capitò iersera qui a noi a Berignone Tebaldino Giandonati da Firençe con uno suo compagno, el quale secondo che ci dice, vorebbe avere sigurtà di venire a voi nel campo...

[9] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), 15, pag. 62.3: Tornò missere lo Vescovo ersera, e disse che era essuto a Pisa, e narrò, che 'l Signore di Pisa, ch'è uno popolaro, istà come uno Dio, e continuo gli stanno innanzi da trenta conti e cavaglieri, e quali gli mirano tutti alle mani; che a ogni vivanda, che gli va innanzi, ogni gente si rizza, e si trae il cappuccio...

[10] Boccaccio, Decameron, c. 1370, IV, 10, pag. 324.11: E la fante, non restando di lagrimar, disse: «Messer, voi sapete che giovane Ruggieri d'Aieroli sia, al quale, piaccendogli io, tra per paura e per amor mi convenne uguanno divenire amica; e sappiendo egli iersera che voi non c'eravate, tanto mi lusingò, che io in casa vostra nella mia camera a dormir meco il menai...

[11] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 1, cap. 2, pag. 81.1: Or insio fora Libertim per lo dito piao, monti omi soi familiai, li quai lo soream monte onorà', marevegandese spiavam perché avea così infiâ la faça e livida. A li quai elo respose: «Eri sera per li mei peccai incapai in un legno e così me conçà'».

[u.r. 18.04.2007]