PISPIGLIARE v.

0.1 pispigli, pispiglia, pispigliare, pispigliassero, pispigliava, pispigliavano, pispilia.

0.2 LEI s.v. *bisb‑ / *pisp 'bisbigliare; ronzare; fare un leggero rumore' (6, 52.8).

0.3 Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.): 2.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.); Cicerchia, Risurrez., XIV sm. (sen.).

In testi sett.: Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.).

0.7 1 Parlare a bassa voce, bisbigliare. 2 Esprimere scontento, mormorare. 3 [Generic.:] lo stesso che parlare.

0.8 Pär Larson 22.11.2000.

1 Parlare a bassa voce, bisbigliare.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 11.111, vol. 2, pag. 186: Colui che del cammin sì poco piglia / dinanzi a me, Toscana sonò tutta; / e ora a pena in Siena sen pispiglia, / ond'era sire quando fu distrutta / la rabbia fiorentina, che superba / fu a quel tempo sì com'ora è putta.

[2] Gl Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 5, 1-21, pag. 76, col. 1.14: Pispiglia, zoè: favella, o ver buxina.

[3] Gl Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 11, pag. 190.15: appena se ne pispiglia. Questo è uno parlare, che non esce della bocca, ed hae pochissimo vigore.

[4] Boccaccio, Filostrato, 1335-36 (?), pt. 5, ott. 13.7, pag. 159: a Diomede / non parlò punto, e di cotal mestiere / sol Diomede s'accorse, e ben vede / l'amor de' due, e dentro al suo pensiere / con diversi argomenti ne fa fede; / e di ciò mentre seco si pispiglia, / nascosamente sé di colei piglia.

[5] Cicerchia, Risurrez., XIV sm. (sen.), cant. 2, ott. 3.7, pag. 405: al templo andò Niccodemo, fedele / di Iesù, con sospir e duol amaro: / strugìesi tutto, com'al foco mèle, / piangendo giva 'l suo maestro caro. / Trovò nel templo la gente crudele, / che chi 'n alto parlava e chi pispiglia: / com'ivi sien molto si maraviglia.

[6] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 123, pag. 274.6: Venuto il cappone in tavola, la matrigna, che guatava il figliastro in cagnesco, a ceffo torto, comincia a pispigliarepianamente al marito, dicendo: - Che non gli di' tu, che tagli questo cappone per gramatica, e vedrai s'egli ha apparato nulla?

2 Esprimere scontento, mormorare.

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 7.43, pag. 24: Borbotanse le cose, le gente a pispigliare; / li parenti sentolo, coménzate a lagnare; / lo cor vorrìa crepare, tant'ha albergate doglie!

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 5.12, vol. 2, pag. 72: «Perché l'animo tuo tanto s'impiglia», / disse 'l maestro, «che l'andare allenti? / che ti fa ciò che quivi si pispiglia? / Vien dietro a me, e lascia dir le genti...

[3] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 3, cap. 7, vol. 1, pag. 251.21: cominciarono a pispigliare per tutta l'oste, dicendo l'uno all'altro: «Che facciamo noi qui in questa terra guasta e diserta, intra la mortalità e la puzza degli uomini e delle bestie, ove noi non troviamo che predare? || Cfr. Liv., III, 7, 3: «totis passim castris fremitu orto...»

[4] Bel Gherardino, a. 1375 (tosc.), I, st. 20.5, pag. 116: Guardandosi d'intorno a basse ciglia, / per iscaldarsi andarono a ssedere. / Fra loro insieme ciascheduno pispiglia: / - Se da mangiare avessemo e da bere, / aventurati saremo sette cotanti / più che non furono i cavalieri erranti!

- [In dittol. con parlare].

[5] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 3, cap. 38, vol. 1, pag. 298.24: In cotal modo pispigliava e parlava la plebe. || Cfr. Liv., III, 38, 10: «Haec fremunt

[6] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 9, cap. 3, vol. 2, pag. 292.22: A tanto la notte sopravvenne. Ciascuno pispigliava e parlava secondo il suo pensiero. || Cfr. Liv., IX, 3, 1: «Nox oppressit, cum pro ingenio quisque fremerent».

- Sost.

[7] Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.), cap. 46, pag. 82.23: Questa è la risposta, che noi t'arrechiamo da Diomede, o ottimo re Latino». A pena ebbe compiuto Venulo di dire questa risposta, che per tutto lo consiglio si cominciò uno grande fremito e uno grande pispigliare.

3 [Generic.:] lo stesso che parlare.

[1] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 21.16, pag. 61: E se di lui mai con altri pispigli, / dir puoi ch'un anno il piansi a gran dolore, / vestita a brun con tutti i miei famigli.

[2] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 3, cap. 12.57, pag. 218: Io vidi, che mi parve maraviglia, / una gente [[scil. i Sardi]] che niuno non la intende / né essi sanno quel ch'altri pispiglia. / Ver è, s'alcun de le lor cose prende, / per cenni cambio in questo modo fanno: / ch'una ne tolle e un'altra ne rende.

[3] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 4, cap. 15.46, pag. 297: Vidi gli abitator di questo loco / come aman castitade e i loro figli / guardano in fin che 'l tempo par loro poco. / E dicon, quando con lor ne pispigli, / ch'aver dèn l'uno e l'altro età matura, / se denno ingenerar chi li somigli.

[4] Canzoniere del sec. XIV, a. 1369 (tosc.occ.), 21.34, pag. 46: fe' la corona imperiale expuria, / furando lei, che seco mal protesia, / falla star vil; [l'] egresia, / de la qual sol per vitio se pispilia, / divisa l'à da Dio, che fo già filia, / questo superbo, che tutto s'entotila.

[u.r. 11.04.2007]