CEREBRO s.m.

0.1 celabro, celebr', celebri, celebro, celébro, çelebro, cellebro, cerbero, cerebr, cerebri, cerebro, chèlabru, cielabro, cielebro, ciellebro.

0.2 Lat. cerebrum (DELI 2 s.v. cerebro).

0.3 Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.); <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Bestiario toscano, XIII ex. (pis.); Zucchero, Santà , 1310 (fior.).

In testi sett.: Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Paolino Minorita, 1313/15 (venez.); Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.).

In testi mediani e merid.: Regimen Sanitatis, XIII (napol.); Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Anonimo Rom., Cronica, XIV; Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.).

0.5 Accento cérebro e cerébro (il più delle volte non det. nei testi).

Sono maggiormente attestate le forme dissimilate del tipo celebro (celabro...). Diverse varianti possono convivere negli stessi testi.

0.7 1 [Anat.] Organo contenuto nella scatola cranica, sede delle facoltà intellettive, cervello. 1.1 Sede dell'intelletto. Estens. Insieme delle facoltà intellettive. 1.2 [Anat.] Testa, o più specific. scatola cranica.

0.8 Francesca Faleri 21.03.2002.

1 [Anat.] Organo contenuto nella scatola cranica, sede delle facoltà intellettive, cervello.

[1] Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.), pag. 218.20: «Che sono li occhi?» «Li occhi sono guide del corpo, vaselli, di lume, mostratori dell'anima». «Che è il celebro?» «El celebro è guardia della memoria». «Che è il cuore?» «Il cuore è rocca e fortezza de la vita».

[2] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 2, cap. 11, pag. 40.10: sendoché il principio della vita e del moto siano in esso cuore, come per avventura il principio del sentire nel cerebro...

[3] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. IV, pt. 3, cap. 4, pag. 92.4: R(espondo) ke Aristotile pone innel cerebro tre celle: in quella dinançi ène la fantasia, in quell[a] de meçço ène la rascione overo el iudicio, in quell[a] derietro stane la memoria...

[4] Dante, Convivio, 1304-7, III, cap. 9, pag. 207.12: Di questa pupilla lo spirito visivo, che si continua da essa alla parte del cerebro dinanzi dov'è la sensibile vertude sì come in principio fontale, [quivi] subitamente sanza tempo la ripresenta, e così vedemo.

[5] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 4, cap. 10.4513, pag. 389: Dal cerebro procedono li nervi; / Nasce dal cuore ciascuna arteria; / Voglio che questi detti in te riservi.

[6] Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 1, 1-12, pag. 1, col. 1.13: la visione della divina essentia, la qual, sí com'è dicto, è tanto sublime, che la memoria, che se fonda in organo corporale in una delle çucolle del cerebro, non pò tignire dredo all'intelletto...

[7] Guido da Pisa, Declaratio, a. 1328 (pis.), c. 4.63, pag. 53: et ciò non suona se non che la pianta / questo rio monstro de la terza cella / del cerebro disecca tutta quanta.

[8] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 12, vol. 3, pag. 68.1: e tre volte e quattro, con grave percossa, gli ruppe le congiunture del capo; e l'ossa sedettero nel liquido cerebro.

[9] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 1, pag. 11.7: Nota, che il disiderio dello intelletto si è la visione della divina essenzia, la quale è tanto alta, che lla memoria che s'afonda in organo corporale, cioè in una delle celle del celabro, non puote tenere dietro allo intelletto, e per conseguente non si puote ramemorare nè ridire cotale eccellenzia...

[10] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 10, pag. 336.5: col sasso fiere Toate nel viso, e disperse l'ossa permiste col celabro sanguinoso.

[11] Gregorio d'Arezzo (?), Fiori di med., 1340/60 (tosc.), pag. 37.23: Ancora, l'aria calda, o per sole, o di stufa calda, è cagione di revina, perciò che fa il celebro, lo quale èe di natura spungnosa, trarre a ssée da tutto il corpo omori et vapori sicome ventosa...

[12] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 34, pag. 238.2: Occhi sono guida del corpo, vaselli di lume, mostratori d'animo. Celabro è guardia della memoria. Cuore è rocca e fortezza della vita.

[13] Sacchetti, Sposizioni Vangeli, 1378-81, (fior.), Sp. 37, pag. 232.25: E per questa abondanza del sangue, il quale da tutte parti abonda al cuore, il sangue monta verso il celabro, e con la caldezza e umidità sua monta in su...

[14] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 11, S. Tommaso Cont., vol. 1, pag. 136.1: Detto questo il capo di reverenza è percosso con le coltella de li empii, e la santa corona del capo gli è tagliata e 'l celabro si spande per lo spazzo de la chiesa.

[15] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 71, pag. 187.14: voi ch(e) l'animali àne ampli i(n)niati et copia de humuri, unde la fregidità, trovante li pori aperti, liberame(n)te se (n)ne entra et co(n)destreng(n)e lo ce(re)bro ni li humuri et fa gictecare, cha descendendo a le spe(ritua)le membra, remplendo ille, sono casone de suffocat(i)o(n)e voi casone de freda et secca complexione, unde sia da fregedità complexiva.

1.1 Sede dell'intelletto. Estens. Insieme delle facoltà intellettive.

[1] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 601, pag. 580: Se lo viso e lo cerebro tu voli confortare / e lo audito similiter voli sano servare, / conditi miroballani spisso digi pillare...

[2] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 3.9, pag. 9: Lo corpo dice: «Turbame testo che t'odo dire: / nutrito so 'n delicii, no lo porrìa patire; / lo celebr'aio debele, porrìa tosto 'mpazire: / fugi cotal pensire, mai non me ne parlare».

[3] Novellino, XIII u.v. (fior.), 4, pag. 135.9: Alcuno de' savi riputava movimento d'omori; alcuno, fievolezza d'animo; chi dicea infirmità di celabro: chi dicea una e chi un'altra, secondo le diversità di loro scienzie.

[4] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 34, pag. 56.28: perciò vae l'omo savio e bono voluntieri a le predicatione, che simigliano a oste, perché lo loro buono cervello sì sente l'odore de l'altro buono celabro, che 'l senno dimora in del celabro; e la scriptura dice che ogna simile si richiede lo suo simile...

[5] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), pag. 167.1: onda se alcuna colsa scura, sì com'è lo fum melanconich, covre lo cerebr, per necessità l'hom conven temer...

[6] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 3, cap. 4, pag. 153.7: E quando si mangiano, sì ingienerano grossi omori, e enfiano, e rienpieno il cielebro di malvagi fumi che di loro si dipartono, e perciò no sono buoni a usare, perciò che lli omori che nne sono ingienerati sì dano grosso e malvagio nodrimento...

[7] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 74, pag. 105.18: Ancora de' ordenar ke lli consejeri deba deliberar da dizun, sì co dise Socrates, ka dredo disnar ello no à lo cellebro così sottil, per li fumi ke monta su.

[8] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 9, 13-27, pag. 155, col. 1.11: Questo avene a l'anima in lo rompente del dí, quando lo stomago à fatte le soe digestioni, lo cerebro è aliviado dalle fumusità del stomago, l'omo dorme ch'è libero dai penseri, l'aere è quieto, ché no gl'è alcuna mudazione, sí che l'anima è libera dalle intrinseche passioni...

[9] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 135.10, pag. 99: po' ch'Amore quasi per trasparentia / lo cor venereo à levato a volo, / per questa vesta che perfeta porti, / apri lo loco medio dil celébro / en quela parte che posa mercede, / sì che la vita mïa se conforti / per ti, madona...

[10] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 8, pag. 142.31: sì come quando conforta di molto digiunare, e molto vegghiare, acciò che per troppa astinenzia l'uomo caggia in pazzia, cioè votamento di celabro.

[11] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 4, cap. 50, pag. 177.15: in sey modi ponnu appariri alcune cose in visione: lu primu modu si è pir troppu maniare e bivere; lu sicundu si è pir pocu maniare e bivere, quandu li pirsuni àvinu lu chèlabru vacante; lu terczu modu si è pir ingannamentu de lu demoniu...

[12] Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.), cap. 64, pag. 317.31: Lo suo cervello vale molto contra timore di celabro.

[13] Jacopo Passavanti, Tratt. sogni, c. 1355 (fior.), pag. 330.19: E tra l'altre cose che fanno rei sogni e oscuri, si è lo 'ntemperato e disordinato uso della lussuria; imperò che si conturba e indebolisce il cielabro, e la virtù visiva e immaginativa si offusca.

[14] Piero Ubertino da Brescia, p. 1361 (tosc.), pag. 19, col. 1.5: Adunque sono quattro cose, la prima si è dare cose che abbino a remuovere la maliçia della compressione e a confortare il celabro e a vigorare la digestione e lla retençione, la quale si è nel capitolo del catarro e della coriçia dopo la mondificaçione del corpo.

[15] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 18, pag. 172.20: e in tiempo della notte che se dice aurora, quanno se parte la notte dallo dìe, ché lo cerebro stao purificato, li spiriti staco temperati.

1.1.1 L'insieme dei sensi, delle facoltà percettive e sensoriali. || Att. solo fior.

[1] Boccaccio, Corbaccio, 1354-55, parr. 221-30, pag. 75.21: Esse si mostrano timide e paurose; e comandandolo il marito, quantunque la cagione fosse onesta, non sarrebbono in niun luogo alto, ché dicono che vien loro meno il cerebro; non entrerebbono in mare, ché dicono che lo stomaco nol patisce...

[2] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 6, cap. 12, vol. 1, pag. 728.20: L'afetto mostrava mancamento di celabro con cadimenti di capogirli con diversi dibattimenti, e mordieno come cani e percotiensi pericolosamente, e assai se ne morivano, ma cchi era proveduto e atato guariva.

[3] Ricette di Ruberto Bernardi, 1364 (fior.), pag. 47.21: e quello si metta in bocha, e tenghalo quanto puote; a ciò che in quella chotale racholta non crescese in grave e in pesima, onde il cielabro e i sensi prendésono pericholosi chonturbamenta; de la qual chosa Idio ne 'l difenda!

[4] Matteo Corsini, 1373 (fior.), prologo, pag. 11.13: E come l'odore delle rose conforta el celabro, così le parole de' savi conservano i nostri intelletti da ogni cosa putrida e viziosa.

1.1.2 Mente, intelletto. Meton. Uomo.

[1] Petrarca, Trionfi, 1351(?)-74, T. Temporis, 104, pag. 269: Volgerà il sol, non pure anni, ma lustri / E secoli, victor d'ogni cerebro, / E vedra' i vaneggiar di questi illustri. / Quanti fur chiari fra Peneo ed Ebro / Che son venuti e verran tosto meno!

1.2 [Anat.] Testa, o più specif. scatola cranica.

[1] Ricette bologn., XIV pm., pag. 268.24: Empiastro che [...] facto per misere Biancho da Bollogna che ne le postema in lo cerebro e çovolli perfectamente. Toi stercho de collunbo, senape polveriçato sotilamente...

[2] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 38, vol. 2, pag. 24.28: Ma poco regnò, perciocchè una femmina gli gittò in capo un pezzo di macina da una fortezza, la quale egli assediava, e volea ardere, e ruppegli il cerebro.

[3] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 5, par. 26, pag. 144.11: Certo io confesso che questa talora vana e talora infinta speranza mi toglieva molti sospiri; la quale poi che da me era partita, quasi come se nella concavità del mio cerebro raccolti si fossero quelli che uscire doveano fuori, convertiti in amarissime lagrime per li miei dolenti occhi spiravano.

[4] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 5, cap. 23.37, pag. 402: Nel celabro del drago acerbo e rio, / subito morto, la pietra si trova...

[5] Chiose falso Boccaccio, Inf., 1375 (fior.), c. 28, pag. 234.20: [Però l'autore il mette] qui e dagli questa pena, ch'egli àe partito il suo cielabro e chapo dallo inbusto.

[6] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 22, pag. 200.9: E inprimamente lo licore de quillo balsamo e de quelle altre cose odorifere mescetate glyottichiando descendevasende dentro lo cierebro per tutto lo circhyo de la fronte, de poy se nde scendeva a li ochi et alle nasche...

[u.r. 19.06.2023; doc. parzialm. aggiorn.]