CUPIDEZZA s.f.

0.1 cupideça, cupidessa, cupidesse, cupideza, cupidezza, cupidezze.

0.2 Da cupido 1.

0.3 Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.): 1.

0.4 In testi tosc.: Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.); Monte Andrea (ed. Minetti), XIII sm. (fior.).

In testi sett.: Fontana, Rima lombarda, 1343/46 (parm.).

0.7 1 Brama, desiderio; avidità. 1.1 [Prov.].

0.8 Pär Larson 10.12.2002.

1 Brama, desiderio; avidità.

[1] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), De amore, L. II, cap. 5, par. 32: Et l'apostulo A Timoteo disse: la radice di tucti li mali è la cupidessa.

[2] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), canz. 32.50, pag. 85: Ma non galea alcun tanto, né mira, / né davante se tira, / non segualo penser noia ed affanno: / soperbia, cupidezza, invidia e ira / tanto no volle e gira, / che nostre menti poso alcun non hanno.

[3] Monte Andrea (ed. Minetti), XIII sm. (fior.), canz. 8.39, pag. 88: Sono, non già pochi, ma, dico, molti / ch'ànno boce di proseder richezza, / e sono avari pien' di cupidezza; / mìsiri, pigri ë nel tuto scarsi!

[5] Trattato di virtù morali, XIII/XIV (tosc.), cap. 35, pag. 90.24: Ma quelli ch'è usato ad acquistare, tanto come lo suo aver cresce, tanto monta la cupidezza. Quelli è ricco che àe meno amore e cupidezza.

[5] Lancia, Eneide volg., 1316 (fior.), L. 1, pag. 169.11: Ma Pigmalione fratello di Dido tenea i regni di Tiro, il quale, cieco per cupidezza d'oro, celatamente uccise Siccéo; e questo celò molto, e con vana isperanza la serocchia beffava.

[6] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 24.20, pag. 742: Quando costei è nel mondo possente, / la matta cupidezza e disfrenata, / madre di brighe e di quistion movente, / è sì da lei col suo valor recata / che' termini non passa del dovere / che del passar non sia tosto purgata.

[7] Fontana, Rima lombarda, 1343/46 (parm.), 15, pag. 18: Gente scarsa, o gente superba / per cupideza de cose de terra, / o zente invidiosa, o zente acerba!

[8] Libro di Sidrach, a. 1383 (fior.), cap. 108, pag. 151.16: ché l'uomo de' avere astinenza delle cose, povero e ricco ch'egli sia, e non dee avere cupideza dell'altrui cose, altressì come gli angioli di Dio, che non ànno cupideza.

1.1 [Prov.].

[1] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), De amore, L. II, cap. 5, par. 33: Et anco disse: la cupidessa è ria e al'animo cupido nessuna cosa li fi uvaccia; di ciò si suol dire: ala cupidessa ongna uvaccio è tardi.

[u.r. 31.08.2009]