BRUTTARE v.

0.1 bructatu, bructi, bruta, brutao, brutata, brute, bruto, bruttano, bruttanti, bruttao, bruttare, bruttaro, bruttarono, bruttarsi, bruttasse, bruttasseno, bruttastemi, bruttata, bruttate, bruttato, bruttava, bruttavan, bruttavano, brutterai, brutterebbe, bruttino, bruttò, bruttoe, bruttòe.

0.2 Da brutto.

0.3 Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.): 2.

0.4 In testi tosc.: Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.); Simintendi, a. 1333 (prat.); Guido da Pisa, Fatti di Enea, XIV pm. (pis.).

In testi sett.: Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.); Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Anonimo Rom., Cronica, XIV.

In testi sic.: Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.).

0.7 1 Rendere peggiore nell'aspetto; sporcare, imbrattare; devastare. 2 Fig. Rendere viziato o perverso, corrompere; rovinare o guastare.

0.8 Fabio Romanini 17.10.2001.

1 Rendere peggiore nell'aspetto; sporcare, imbrattare; devastare.

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 7, cap. 31, pag. 479.23: Ma usando non temperata vittoria [[Diocleziano]] tutta Alessandria rubò, e ogne cosa ne tolse, e tutto Egitto di sbandimenti e di tagliamenti bruttò.

[2] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), canz. 48.90, pag. 127: Ma bruttare non po brutti bruttezza...

[3] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 24.25, pag. 84: A chi me serve sì do el mal tributo, / como è convenuto a tale operare: / sempre a bruttare me e mie veste, / e queste meneste donai en allevata.

[4] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 3, vol. 1, pag. 133.19: tu, lacerato, sarai sparto in mille luoghi, e brutterai le selve di sangue, e tua madre e le serocchie di tua madre.

[5] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), cap. 99, pag. 195.17: Per la qual cosa per li iudìci delli dii lo detto Fineo fu accecato, e fulli posto alla mensa l'arpie, acciocchè la mensa bruttasseno e lo cibo innanzi li rapisseno.

[6] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 144, pag. 323.36: Come Martellino sente che 'l signore ha dato due robe a costoro, manda a pregare il signore che gli ne dia una a lui, però che quella mostarda con molti sprazzi l'avea tutto bruttato.

2 Fig. Rendere viziato o perverso, corrompere; rovinare o guastare (anche pron.).

[1] Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.), 22 (83), pag. 246.10: Unde lo mu(n)do lo quale tu ày bruto p(er) peccati volando pu(r)gare dignam(en)te p(er) vita mu(n)da (e) i(n)maculata, p(er) deçono (e) oratione (e) beneficio de carità, comandamoti destrecta m(en)te cha tra q(ui) (e) martidie debie i(n)scire de tuta (Cristian)ità...

[2] Simintendi, a. 1333 (tosc.), Suppl. L. 10, vol. 4, pag. 16.2: Ma tu, mentre che no hai sofferto il male nel corpo, nol pensare nell'animo; e non volere bruttare lo patto della potente natura col vietato giacimento.

[3] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 102, pag. 406.23: Di che Tristano disse a quel punto: - Lancialotto, Lancialotto, noi non siamo venuti qui per bruttare ora le nostre lingue di niuna villania, nè anche per vantarsi.

[4] Jacopo Passavanti, Specchio, c. 1355 (fior.), dist. 3, cap. 1, pag. 37.14: Ma, come dice san Bernardo, la cechità degli uomini è tanta, che del lavarsi si vergognano, ma non del bruttarsi.

[5] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 3, pag. 387.12: Da lunga stea che uomo di tanta nobiltà di generazione fatto bello e adorno di tante prodezze, possa volere, maculato di corrompimento di carne e fornicato, mischiarsi con femmina e se medesimo villanamente bruttare!

[6] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 7, par. 9, vol. 1, pag. 122.3: Comu si rumpi lu spichyali, non si rumpi la figura di lu suli, cussì si tu gecti intra lu rigagna kistu pani, non bructi lu corpu di lu signur Iesu Cristu.

[7] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 18, pag. 162.22: Soa nobilitate bruttava per tirannie, latronie.

[8] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 24, pag. 56.19: Come la viddono, cominciano a gridare: - Mora, mora lo cristiano maladetto, che ha bruttato lo tempio dello Dio nostro.

[9] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 3, cap. 15, pag. 182.11: E così adven ca da le parole ociose vegnamo a le ree e da le ree a le peçor; e la nostra boca e la nostra lengua tanto sea mem exaudia da Dee in le preere, quanto pu se bruta de ascultà' loquencia.

[u.r. 26.09.2008]