CENCIO s.m.

0.1 cenci, cencio, cencj, cenço, cinci.

0.2 Etimo non accertato. || Cfr. DELI 2 s.v. cencio.

0.3 Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.).

In testi mediani e merid.: Gloss. lat.-eugub., XIV sm.; Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

0.5 Locuz. e fras. dare fuoco a cencio 1.2; sul cencio 1.1; venire del cencio 1.3.

0.7 1 Piccolo pezzo di tessuto logoro, di poco o nessun valore. 1.1 Locuz. avv. Sul cencio: a modo di cencio. 1.2 Fig. Fras. Dare fuoco a cencio: aiutare in misura minima, fare un favore di poco conto. 1.3 Fig. Fras. Venire del cencio a qno: provare senso di fastidio o di disgusto.

0.8 Maria Clotilde Camboni 30.06.2002.

1 Piccolo pezzo di tessuto logoro, di poco o nessun valore.

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 6, cap. 10, pag. 381.10: uomini vecchi e per età più deboli cominciaro a gittare coppi pieni di pece, e di sevo, e di cenci, messovi in prima il fuoco entro....

[2] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 1, cap. 24, pag. 30.14: [[i colombi]] non periscono, e non lasciano il luogo, se a catuna di quelle finestre sospendi cotali cenci, o cintolini, che sieno di panno vergato o svariato, legandolivi con vinco, o con funicella, sicchè pendano.

[3] Gl Gloss. lat.-eugub., XIV sm., pag. 87.14: Hic cincinus, ni id est lo cencio.

[4] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 71, pag. 188.13: ungerai de morca d'olio unu cenço et apprendulo et ramode(n)nulo fa(r)raine fume allu naso spesse volte.

1.1 Locuz. avv. Sul cencio: a modo di cencio. || (Ageno).

[1] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 159.257, pag. 158: s'io sdruzzolo / mi ragruzzolo / sul cencio.

1.2 Fig. Fras. Dare fuoco a cencio: aiutare in misura minima, fare un favore di poco conto.

[1] Boccaccio, Decameron, c. 1370, V, 10, pag. 393.6: quando io mi ricordo, veggendomi fatta come tu mi vedi, che non troverei chi mi desse fuoco a cencio, Dio il sa che dolore io sento.

1.3 Fig. Fras. Venire del cencio a qno: provare senso di fastidio o di disgusto.

[1] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VI, 8, pag. 424.25: quando ella andava per via sì forte le veniva del cencio, che altro che torcere il muso non faceva, quasi puzzo le venisse di chiunque vedesse o scontrasse.

[u.r. 23.01.2009]