0.1 cigola, cigolando, cigolano, cigolar, cigolare, cigolato, cigolo, cigolò, cigulare.
0.2 Voce onom. (DELI 2 s.v. cigolare).
0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.
0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321.
0.7 1 [Detto di oggetti sottoposti a sforzo:] emettere un suono prolungato e lamentoso, stridente. 1.1 Estens. Lamentarsi.
0.8 Elisa Guadagnini 04.07.2002.
1 [Detto di oggetti sottoposti a sforzo:] emettere un suono prolungato e lamentoso, stridente.
[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 13.42, vol. 1, pag. 212: Come d'un stizzo verde ch'arso sia / da l'un de' capi, che da l'altro geme / e cigola per vento che va via, / sì de la scheggia rotta usciva insieme / parole e sangue; ond'io lasciai la cima / cadere, e stetti come l'uom che teme.
[2] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 23.102, vol. 1, pag. 392: E l'un rispuose a me: «Le cappe rance / son di piombo sì grosse, che li pesi / fan così cigolar le lor bilance. / Frati godenti fummo, e bolognesi...
[3] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 9, ott. 6.8, pag. 543: Li venti dier non usato romore, / e 'l ciel più ner cominciò a parere; / il teatro tremò, e ogni porta / cigolò forte ne' cardini storta.
[4] Gl Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 23, pag. 361.11:Fan cossì cigolar, idest far un certo sòno a le bilanze loro, idest gambe e a le cosse, le quale sono bilanze del corpo de l'omo.
[5] Gl Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. XIII (i), par. 27, pag. 609.8: Come d'un stizo verde ch'arso sia Dall'un de' capi, che dall'altro, capo, geme, acqua, come spesse volte veggiamo; e non solamente geme acqua, ma ancora cigola, cioè fa un sottile stridore, quasi a modo d'un sufolare...
[6] Gl Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 13, 31-45, pag. 354.20: E cigola; cioè sufola, per vento che va via...
[7] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 147, pag. 337.35: e alzò il mantello, dicendo: - E' sarà questa panca, che avrà cigolato.
- Sost.
[8] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 13, pag. 244.1: il quale aere volendosi tornare al naturale luogo, impignesi per uscire fuori, e venendo si truova innanzi umido, non rarificato; bisognali più largo luogo, sì che esce con un impeto fuori pi[n]gendo quello, e ingenerasene quello cigolare, sì come dice Aristotile nella Methaura.
[1] Fazio degli Uberti, Amor, non so, a. 1367 (tosc.), 57, pag. 58: Soperchio è il mio dolor, signor, ch'io cigolo, / ben ch'io m'accheto e non ardisco muggere; / sentomi il sangue suggere / da' suoi begli occhi, onde alla morte espedio.
[2] Poes. music., XIV (tosc., ven.), Appendice, ball. 22.4, pag. 355: Non è dolor né più mortale spasemo / come, senza falir, cader in biasemo: / el ben se tace e lo mal pur se cigola. / Lasso colui che mai se fidò in femena, / ché l'amor so veneno amaro semena, / onde la morte spesso se ne spigola!
[u.r. 08.06.2018]