COVACCIOLO s.m.

0.1 covaccioli, covacciolo.

0.2 Da covo 1.

0.3 Boccaccio, Corbaccio, 1354-55: 1.

0.4 In testi tosc.: Boccaccio, Corbaccio, 1354-55.

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Tana o giaciglio di animali.

0.8 Pär Larson 28.05.2002.

1 Tana o giaciglio di animali.

[1] Boccaccio, Corbaccio, 1354-55, parr. 411-20, pag. 114.24: Né altrimenti ti posso dire del lezzo caprino, il quale tutta la corporea massa, quando dal caldo o da fatica incitata geme, spira; questo è tanto e tale che, con l'altre cose già dette raccolte, sì fanno il covacciolo sentir del leone, che nelle chiane di mezza state con molta meno noia dimorerebbe ogni schifo, che vicino a quello.

[2] Bibbia (06), XIV-XV (tosc.), Ct 4, vol. 6, pag. 63.19: Vieni del Libano, sposa mia, vieni del Libano, vieni; che sarai coronata del capo di monte Amana, e della cima del monte Sanir ed Ermon, de' covaccioli de' leoni, del saltamento de' pardi. || Cfr. Ct 4.8: «de cubilibus leonum, de montibus pardorum».

[3] Bibbia (08), XIV-XV (tosc.), Am 3, vol. 8, pag. 192.4: Or metterà fuori lo figliuolo piccolo dello leone la sua voce del suo covacciolo, se non averà preso alcuna cosa? || Cfr. Am 3.4: «numquid dabit catulus leonis vocem de cubili suo».

[u.r. 30.11.2020]