0.1 osberg, osberga, osberghi, osbergo, usberga, usberghi, usbergho, usbergi, usbergo.
0.2 Prov. ausberc (DEI s.v. usbergo).
0.3 Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.): 1.
0.4 In testi tosc.: <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.).
In testi sett.: Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.); Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).
0.5 Anche s.f. (osberga, usberga).
Per la variante femm. si può restare incerti se pensare o meno a un plur. neutro in ‑a (che però difficilmente potrebbe spiegare gli ess. 1 [2] e [5]), ma va considerata l'esistenza della forma halsberga in un doc. rogato a Treviso nell'876 (v. DEI s.v. usbergo).
0.7 1 [Armi] Corazza di maglia di ferro a difesa del tronco del combattente. 1.1 Fig. Difesa morale.
0.8 Pär Larson 22.07.2002.
1 [Armi] Corazza di maglia di ferro a difesa del tronco del combattente.
[1] Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.), 364, pag. 613: aostor ao sparaveri vol, e falcon mudhadhi / e veltres e segus, levrer encadenadhi / e bon osberg[h]i blanqi et elmi afaitadhi, / palasi e bitefredhi e tor embataiadhe / e mangani e preere per stremir le contradhe...
[2] Patecchio, Frotula, XIII pi.di. (crem.), 36, pag. 586: qi a pedon me tol lo cavalero; / e l'osberga qe s'adopla en sela; / puitana qe se fa[ça] pregar...
[3] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 3, pt. 3, cap. 7, pag. 291.17: Unde Vegezio racconta, nel libro della cavallaría, ch'anticamente a Roma erano fitti cotai palii ei quali erano posti perché ei giovani v'andavano, armati di scudi e d'usberghi e di mazze e d'altr'arme assai più pesanti che quelle della battaglia, ed ine s'esercitavano acciò ch'ellino sapessero meglio e più forte combattere quand'ellino andassero alla battaglia.
[4] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 2, cap. 17, pag. 59.17: tutti i gonfalonieri, posciachè fossero pedoni, l'usbergo minore aveano, e cappello con sopra insegna di cuoio d'orso ad ispaventare i cavalieri de' nemici.
[5] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 7, cap. 13, pag. 215.16: Speronò verso di lui Basilio, e 'l ferío primero per la longhezza dell'aste di tal guisa sopra a lo scudo, che difesa di usberga e di traponta non gli valse, ch'el ferro non passasse entro infino a una piastra di pelle di cuoio.
[6] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 71.58, pag. 371: Un'atra craa e' ge sento: / «Ege osbergo ruzenento?» / Ma le arme chi dén luxir / son le vertue, zo odo dir.
[7] Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.), 2534, pag. 116: E molte lançe veder abassar, / E schudi fender e passar, / E runper usbergi de maia, / E intro per meço la gran bataia / Chaçer in terra morti di chavalieri / E pedony e balestriery...
[8] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 12, pag. 68.15: Avenne che uno di Ector uccise uno grande conte, che aveva molto bella arme: esso ismontò per ispogliarlo, e isfibbiandoli l'osbergo, e avendosi gittato dietro a le spalle lo schudo, Acchille, el quale andava sempre attento per poterlo uccidare, vedendo Ector a piei sopra al conte, uscìgli da ccosta, e chon nudo spiedo el ferì, e ucciselo, passandoli col decto spiedo el fianco...
[9] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 21.42, pag. 61: Più difesono allora il mio albergo / le femine vestite dentro a' panni, / che gli uomini armati ne lo usbergo.
[10] Tristano Veneto, XIV, cap. 72, pag. 95.22: Et apresso l'ora de prima Tristan se lievà et andè oldir messa armado de gambiere et de usbergo. Et quando ello ave oldido messa, ello sì vene in lo palaço.
[11] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 6, par. 20, comp. 57.10, pag. 144: Aconteo primamente con sua lança / tal colpo diede a Tirreno nel schudo, / che 'l schudo li passò sança fallança / e su l'usbergho corse il ferro nudo; / ma tanto fu l'usbergho fisso e forte / che la lança volòe rotta in due sorte.
[1] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 7, cap. 32, vol. 3, pag. 339.11: Fortezza è virtù che fa l'uomo forte contra all'assalto dell'avversità, e dà cuore e ardimento di fare le grandi cose, di cui lo conto ha detto qua a dietro; chè la guarda l'uomo a sinistro, come uno iscudo dalli mali che vegnono. Veramente ella è scudo e difesa dell'uomo, cioè suo osbergo e sua lancia, ch'ella fa l'uomo defendere sè, e offendere quello che dee.
[2] Boccaccio, Ninfale, 1344/48 (?), st. 1.4, pag. 219: Amor mi fa parlar, che m'è nel core / gran tempo stato e fatto n'ha su' albergo, / e legato lo tien con lo splendore / e con que' raggi a cui non valse usbergo, / quando passaron dentro col favore / degli occhi di colei, per cui rinvergo / la notte e 'l giorno pianti con sospiri, / e ch'è cagion di molti mie' martíri.
[3] Fazio degli Uberti, Rime varie, a. 1367 (tosc.), 8 [invidia].12, pag. 49: I' consumo quel core ov'io albergo, / e posso dir che sia discordia e morte / de cittá, de reami e d'ogni corte. / Ai colpi miei non può valere usbergo, / perché co' tradimenti gli disferro: / i' dico co' la lingua e non col ferro.
[u.r. 17.10.2013]