CLIÈNTOLO s.m.

0.1 clientoli, clientolo, clientuli, clientulo, crientoli.

0.2 Lat. clientulus (DEI s.v. cliente).

0.3 Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi): 1.

0.4 In testi tosc.: Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi); Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.); IV Catilinaria volg., 1313 (fior.); Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.).

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.7 1 Persona che si affida ad un avvocato per la discussione di una causa. 2 [Nel sistema giuridico romano:] individuo sottoposto alla protezione di un patrono.

0.8 Elisa Guadagnini 14.10.2002.

1 Persona che si affida ad un avvocato per la discussione di una causa.

[1] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 2, cap. 201, vol. 1, pag. 477.2: Et neuno permettarò allegare o vero opponere in alcuna questione, el padre o vero fratello, o vero zio suo, o vero aversario del suo clientolo, vivere, se cotale padre, fratello o vero zio per volgare oppinione si dica morto et per morto sia avuto.

[2] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. III, pag. 333.17: Il ricco doni meriti, il giudice sia presente per voi, il bello e ornato favellatore spesse volte procura la causa del clientolo: noi poeti, i quali facciamo versi, vi manderemo versi solamente...

[3] Comm. Arte Am. (B, Laur. XLI 36), XIV td. (fior.), ch. 33, pag. 820.16: ed elli ch'era padrone, cioè difenditore del piato della donna, [è] fatto clientulo, cioè c'hae bisogno d'alcuno che guidi questa sua quistione e perché alleghi e dica le ragioni per lui.

[4] Gl Comm. Arte Am. (B), XIV pm. (fior.), ch. 540, pag. 800.20: 'Clientolo' è colui che hae a piatire e hae suo avvocato che per lui procura.

[5] Arte Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.), L. I, pag. 54.18: E la dea de l'amore, che è in dei templi che son presso a la ditta via, fa beffe di cului ch'era patrono e ora desidera d'esser clientulo...

[6] Marchionne, Cronaca fior., 1378-85, Rubr. 836, pag. 359.43: «messere, guardate come li vostri famigli e crientoli cominciano a stramazzare per la ingiusta sentenzia, innanzi ch'ella sia letta; pensate, che seguirà, letta: eh per Dio non date sì ingiusta sentenza, come questa è».

2 [Nel sistema giuridico romano:] individuo sottoposto alla protezione di un patrono.

[1] IV Catilinaria volg., 1313 (fior.), pag. 58.12: Le quali cose, conciosia che sieno così, p(er) lo 'nperio e p(er) l'esercito e p(er) la diligienza e p(er) la p(r)ovincia ch'io lasciai, e p(er) la vitoria e p(er) li sengni di tutte l'altre laude, le quale i' ò rinu[n]ziate p(er) guardare la vostra salute e quella di Roma, e p(er) gli clientuli e p(er) la chasa de l'uficio e p(er) quegli de la p(r)ovincia e solamente p(er) le cittadine richezze...

[2] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 4, cap. 1, vol. 1, pag. 151.1: Et eciandeu, repruvati li lur quereli, jssi li Siciliani humilimenti lu pregharu que issu li ricipissi per soy clientuli; et issu li ricippi benignamenti.

[3] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 6, cap. 50, pag. 182.12: Il garzone lieto di questi doni e degli onori mandatone a casa empiè tutti i popolari delle laudi e de' meriti di Scipione: Esser venuto un giovane molto dissimile agli altri, vincente ogni cosa sì coll'arme e sì colla benignità e co' beneficii. E così fatta la elezione de' suoi clientoli con millequattrocento cavalieri tornò a Scipione.

[u.r. 31.05.2019]