PLEBE s.f.

0.1 plebe, plebi.

0.2 Lat. plebs, plebem (DELI 2 s.v. plebe).

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 2.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.).

In testi sett.: Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.).

0.5 Locuz. e fras. tribuno della plebe 1.1.

0.7 1 Nell'antica Roma, la parte della popolazione (commercianti, piccoli proprietari, artigiani e nullatenenti) che non apparteneva alle famiglie patrizie. [Generic.:] la massa della popolazione romana. 1.1 Locuz. nom. Tribuno della plebe. 2 Moltitudine, folla. 3 Lo strato o gli strati inferiori di una popolazione, spesso con connotazioni culturali e morali negative. 4 L'insieme della popolazione soggetta ad azione politica o ad ammaestramento religioso e morale. 4.1 [Generic.:] la gente.

0.8 Lorenza Pescia 08.10.2002.

1 Nell'antica Roma, la parte della popolazione (commercianti, piccoli proprietari, artigiani e nullatenenti) che non apparteneva alle famiglie patrizie. [Generic.:] la massa della popolazione romana.

[1] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), L. 2, cap. 3, pag. 52.11: Quando parimente due tuoi figliuoli consoli a casa esser menati sotto abbondanza di padri e sotto allegrezza della plebe vedesti...

[2] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 2, cap. 60, vol. 1, pag. 218.2: che più fu menovato l'onore e la dignità de' Comizii, per li Padri che furono messi fuori del concilio, che non fu accresciuta la forza della plebe, e menovata quella de' Padri.

1.1 Locuz. nom. Tribuno della plebe.

[1] Valerio Massimo, Libro II volg. B, a. 1326 (fior.), par. 98, pag. 56.34: e già non averebbe abandonata sua giustizia per lo priego del padre, il quale era stato tre volte consolo, né per lo priego di suo parentado e di tutto il Senato e di tutti tribuni de la plebe e di tutta l'oste.

[2] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 2, cap. 61, vol. 1, pag. 218.10: E però M. Duilio e C. Sicinio, tribuni della plebe, lo citaro.

2 Moltitudine, folla.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 32.13, vol. 1, pag. 544: Oh sovra tutte mal creata plebe / che stai nel loco onde parlare è duro, / mei foste state qui pecore o zebe!

[2] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 32, pag. 464.9: D. sgrida contra questi traditori dicendo: «Oh plebe mal creata», chè megliore seria per loro essere state pecore o zebe, idest capre salvage, però che essi sono dampnati in questo loco che 'l parlare ne è duro.

3 Lo strato o gli strati inferiori di una popolazione, spesso con connotazioni culturali e morali negative.

[1] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 29, par. 7, pag. 760.30: Ma già cresciuta in me con gli anni la discrezione, conobbi il mio nobile padre posto nelle angosce generate per gli iniqui odii della ingrata plebe...

4 L'insieme della popolazione soggetta ad azione politica o ad ammaestramento religioso e morale.

[1] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 7, ott. 101.5, pag. 487: e qual, qualora a Libero divino / fa sacrificio ne' luoghi montani / la dircea plebe, s'ode infino al chino / di quai vi son li vallon più sottani, / di voci e d'altri suoni e di romore, / tal s'udì quivi allora e non minore.

[2] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 30, vol. 1, pag. 277.24: Questa fermezza, e fortezza nelli Santi da Dio conoscea, e però nel lodava dicendo: Mirabile Dio ne i Santi suoi, Dio d'Israele: esso darà la virtù, e la fortezza alla sua plebe.

[3] Boccaccio, Trattatello (Toled.), 1351/55, pag. 59.18: e mostrarsi alla plebe e con servi e con ornamenti non usati infino a que' tempi agli uomini; a farsi ubidire; e ultimamente a farsi adorare.

4.1 [Generic.:] la gente.

[1] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 1.92, pag. 6: La plebe ch'era fora, se admirava, / perché a lor Çacaria non fea ritorno, / il qual nel templo tanto dimorava...

[u.r. 08.10.2013]