COCCIA s.f.

0.1 choccia, coça, coçça, cocce, coccia, coccie, cocza.

0.2 Lat. *coccia? (DEI s.v. coccia 1).

0.3 St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.): 1.1.

0.4 In testi tosc.: Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.); Libri astron. Alfonso X, c. 1341 (fior.).

In testi mediani e merid.: St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.); Anonimo Rom., Cronica, XIV; Gloss. lat.-eugub., XIV sm.; Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

0.7 1 Corazza calcarea, cornea o lignea che racchiude e protegge determinati oggetti (animati o inanimati), guscio. 1.1 [Di persone:] scatola cranica (o piuttosto la superficie esterna della stessa).

0.8 Elisa Guadagnini 25.03.2003.

1 Corazza calcarea, cornea o lignea che racchiude e protegge determinati oggetti (animati o inanimati), guscio.

[1] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc.), L. IV, pt. 2, cap. 2, pag. 85.14: sechondo ch'è manifesto nell'uovo che passando il mezo vai verso la coccia o garavoccio; chosì passando il mezo della terra vai inverso il cielo, e il cielo sempre sta sopra della terra...

[2] Libri astron. Alfonso X, c. 1341 (fior.), Libro delle stelle fisse, L. 1, pag. 49.11: Ché l'un [[testuggine]] si creano nel acqua dolce. E queste ànno la choccia disopra delle coste che pende in verde più che in nero, e quella del petto biancha.

[3] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 10, cap. 14, pag. 243.6: E divellasi il pollone colle radici, e impiastrisi con letame di bue, e con loto, e pongasi in terra scavata, ponendo loro sotto cocce, e alga marina: e grande parte del pollon metti sotterra.

[4] Gl Gloss. lat.-eugub., XIV sm., pag. 104.8: Hec culeola, le id est la cocciadela noce.

[5] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 58 rubr., pag. 177.4: LVIII. et tucte queste pulveriça suctilme(n)te et mestecalo con mele sufficiente in una cocciade ovo; et puilu poi i(n) la cene(re) calda et de questo unguento ungue l'occhio con una penna.

1.1 [Di persone:] scatola cranica (o piuttosto la superficie esterna della stessa).

[1] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 239.25: E quelli incontenente ke pilgiavano l'omo, talgiavanoli le capora e scorticava la cotica co li capelli da la coça e beveano lo sangue con essa, sì como ne lo scipfo, ma lo predecto consulo appostucto li subiugao.

[2] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. IV, pt. 3, cap. 6, pag. 94.10: lo stomaco, recevuto el cibo, cocelo (et) la fumosità calda manda a la bocca, (et) per alcuno meato se ne va parte al cerebro da la parte denançi k'è più presso al canale de la bocca, sì ke per lo caldo ei pori de la carne (et) de la cocciadel capo denançi sono più aperti [che] derietro, (et) questo se puote vedere a la coccia del capo de l'uomo morto...

- Plur. Frammenti di cranio (?).

[3] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 27, pag. 264.31: Là fu appeso per li piedi a uno mignaniello. Capo non aveva. Erano remase le cocce per la via donne era strascinato. Tante ferute aveva, pareva criviello. Non era luoco senza feruta.

[u.r. 04.11.2020]