PULCE s.f./s.m.

0.1 polci, pulce, pulchi, pulci, pulczi, puleghe, pulego, pules, pulese, pulice.

0.2 Lat. pulex, pulicem (DEI s.v. pulce).

0.3 Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.): 1.1 [9].

0.4 In testi tosc.: Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.); Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.).

In testi sett.: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil); Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342.

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.).

In testi sic.: Senisio, Declarus, 1348 (sic.).

0.6 A Doc. sen., 1235: Amata filia Rustichelli Pulce.

0.7 1 [Zool.] Piccolo insetto fastidioso, parassita dell'uomo e degli animali. 1.1 [In associazione con altri piccoli animali, in dittol.]. 1.2 Metaf. [Per esprimere la piccolezza e la debolezza di un uomo rispetto ad un altro]. 2 Metaf. [Rif. al prurito della carne (con connotazione sessuale)].

0.8 Sara Alloatti Boller; Raffaella Badiale; Barbara Käppeli 05.02.2003.

1 [Zool.] Piccolo insetto fastidioso, parassita dell'uomo e degli animali.

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 4, prologo, pag. 192.5: Come se alcuno morso da pulci, e però non abbia potuto dormire, vegghiando si ricordi notti che non abbia potuto dormire, istimolato e afflitto da arzenti febbri, sanza dubbio più malagevolemente sostiene la iniuria che allotta gli fanno le pulci, che la memoria dell'angoscia di quelle febbri.

[2] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 24.146, pag. 89: lo iorno le mosche d'entorno spavalde, / mordennone valde, che non ne do posa; / passata esta cosa, ed entra la notte: / le pulce so scorte a dar lor beccata.

[3] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 20.45, pag. 134: O omo, pensa che tu meni: / pedochi assai con lendinine, / e le polci so' meschine / che non te lassa venïare. / Si hai glorïa d'avere, / attenne un poco, e mo 'l pòi scire / che ne pòi d'esto podere / ne la fin teco portare.

[4] Pistole di Seneca, a. 1325? (fior.), 87, pag. 248.19: Io non dirò già, che 'ngegno sia buona cosa, che altresì l'ha la pulce, e la cicala; né riposo, né ozio, perocché non è cosa più oziosa, che 'l vermine.

[5] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 19, vol. 1, pag. 141.34: Onde dice s. Agostino: O uomo, una parola ti è detta, e senne enfiato; or resisti alle pulci, se puoi, e dormi; quasi dica: Vedi come sei vile, e di poca potenza, che non ti puoi ajutare dalle pulci.

[6] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 30, pag. 144.5: che pur de le puleghe chi son sì picena cosa dixe sancto Augustin ch'ele son maestre de l'umiltae e fan gran guerra a la nostra superbia.

[7] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 1, cap. 37, pag. 42.11: Contra le pulci, e lumache la morchia ricente, e la fuliggine spargiamo. Contra le formiche, se hanno foro nell'orto, ponvi su il cuor della coccoveggia...

[8] Bestiario Tesoro volg., XIV pm. (sen.), cap. 81, pag. 340.7: Lo riccio salato, se tue lo cocerai in acqua tanto che lo suo grasso ricolghi, se con esso grasso ungerai alcuno bacino et porra'lo nela casa dove sieno pulci, tutte le pulci dela casa v'anderanno dentro.

[9] Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.), cap. 146, pag. 78.10: [1] Pigla cuglandru et pistalu et gectalu di intru l'acqua et gecta per la casa, ki murrannu li pulchi.

[10] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 76, pag. 168.2: Starà l'uomo con gran pompa e superbia, e una piccola cosa il metterà a dichino; anderà sgambato per le pulci, e uno sorgo l'assalisce in forma che esce di sé.

[11] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 223.13, pag. 266: Se truovi grilli, non aver pavento; / fra le marmotte d'intorno t'agira, / e con le talpe userai gentilezza; / a' scarafaggi tu verrai in ira, / ma con le pulci tu farai stento; / però con le farfalle usa dolcezza.

- S.m.

[12] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), Tavola generale, pag. 62.20: Capitol dey pules.

[13] Senisio, Declarus, 1348 (sic.), 236v, pag. 104.19: Pulex cis... quia ex pulvere nascitur, lu pulchi.

1.1 [In associazione con altri piccoli animali, in dittol.].

[1] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 76, pag. 372.29: Or come dunque sosterrà le pene del ninferno, che non può l'uomo pur patire né difendersi da le pulci e da le mosche? Ma sai che farà Idio? Darà virtù ai dannati di potere tutte le pene sostenere.

[2] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 77, pag. 375.14: Se in inferno non avesse altre pene che mosche e pulci, per campare quelle pene dovremmo, sempre che cci vivessimo, passare per fuoco, se bisognasse, overo se pur una di quelle pene ti fosse risparmiata.

[3] Milione, XIV in. (tosc.), cap. 173, pag. 270.4: Ed ancora vi dico che questi none ucciderebbero niuno animale di mondo, né pulcipidocchimoscaveruno altro, perché dicono ch'elli ànno anima, onde sarebbe peccato. Ancora no mangiano niuna cosa verde, né erba né frutti infino tanto che non sono secchi, perché dicono anche ch'ànno anima.

[4] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 17.51, vol. 1, pag. 283: Per li occhi fora scoppiava lor duolo; / di qua, di là soccorrien con le mani / quando a' vapori, e quando al caldo suolo: / non altrimenti fan di state i cani / or col ceffo or col piè, quando son morsi / o da pulci o da mosche o da tafani.

[5] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 19, vol. 1, pag. 141.31: Onde veggiamo, che tutta la Scrittura è piena delle proprietà, o delle virtù, o delli difetti delle creature, le quali ci propone a nostro ammaestramento. Alcune sono create a nostra umiliazione, come pulci, mosche, ed altri vermi vili, e a noi nojosi, perchè per loro si confonda la superbia nostra.

[6] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 17, pag. 293.17: Non altrimenti fan d'estate i cani / or col ceffo or col piè, quando son morsi / da pulci o da mosche o da tafani.

[7] Torini, Brieve collezzione, 1363-74 (fior.), pt. 2, cap. 11, pag. 246.13: Produce la state, oltre a questo, mosche, zenzare, pulci e altre cose simili a queste, le quali tutte ne tormentano e noiano e sono alla nostra quiete contrarie e spiacevoli. Considera quanta noia ti porga così piccola cosa e vile quanto è una pulce, una mosca, una zenzara o alcun'altra di queste ferucole, e quanto pericolosa e mortale sia una puntura d'uno scorpione, d'uno ragnolo o di simili vermicelli.

[8] Libro di Sidrach, a. 1383 (fior.), cap. 10, pag. 45.6: E sì fece le mosche e le formiche e le pulci e le zanzare e gli altri vermini, per l'argoglio dell'uomo, perciò che, quando elle lo pungono, egli si pensa che molto è cattivo, che non può contastare a così cattive e vili cose.

- S.m.

[9] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura nigra, 626, pag. 122: Se pur un spin me ponze on una qualk ortiga, / On k'en me morda un pulese on una qualk formiga, / El me stremiss per certo senza nexuna triga...

1.2 Metaf. [Per esprimere la piccolezza e la debolezza di un uomo rispetto ad un altro]. || La metafora deriva dalla Bibbia; cfr. 1 Sm, 24.15: «quem sequeris, rex Israhel? quem persequeris? canem mortuum sequeris et pulicem unum».

[1] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 36, vol. 2, pag. 6.25: Or perchè mi perseguiti, re d'Israele? or perchè mi perseguiti, che sono per rispetto di te una pulice, e quasi un cane morto?

[2] Jacopo Passavanti, Tratt. umiltà , c. 1355 (fior.), cap. 3, pag. 247.11: Io sono uno vermine, e non uomo. E in un altro luogo s'appella una pulce e un cane morto. Onde non sarebbe onore a Dio ch'egli si vendicasse di così vile cosa come uno vermine o un cane morto; chè Dio è magnanimo.

[3] Bibbia (03), XIV-XV (tosc.), 1 Re 24.15, vol. 3, pag. 135.7: E chi persèguiti tu, re d'Israel? chi persèguiti tu? uno cane morto tu persèguiti, e una pulce. [16] Sia Iddio giudice, e giudichi intra me e te; e iscampi me delle tue mani.

1.2.1 S.m. [Rif. generic. all'impossibilità o alla difficoltà di essere percepito].

[1] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 42.1, pag. 45: Pulego fos'eo, Cristo, sol un anno / e starevi per sta condicïone / ch'essere potesse fra le persone / en conpagnïa come gl'atri fanno...

2 Metaf. [Rif. al prurito della carne (con connotazione sessuale)].

[1] ? Prov. pseudoiacop. Aggiunte, XIV pm. (umbr.), 274, pag. 57: Non ti scoprire en publico, maritata né çita, / per tollerte di dosso la pulce o la formica.

[2] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VIII, 7, pag. 548.22: Certo io confesso che essi con maggior forza scuotano i pilliccioni, ma gli attempati, sì come esperti, sanno meglio i luoghi dove stanno le pulci, e di gran lunga è da elegger più tosto il poco e saporito che il molto e insipido...

[u.r. 10.03.2022; doc. parzialm. aggiorn.]