CODA (1) s.f.

0.1 cauda, caude, cchoda, ccoda, choa, choda, chode, choe, chue, coa, cöa, çoa, coda, code, codha, coe, çoe, coha, cova, cove, cuda.

0.2 Lat. coda (DELI 2 s.v. coda); le forme del tipo cauda risalgono al lat. classico cauda, di cui coda è variante popolare.

0.3 Proverbia que dicuntur, XII u.q. (venez.): 1.6.

0.4 In testi tosc.: Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.); Cronica fior., XIII ex.; Bestiario toscano, XIII ex. (pis.); Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.); Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi); Lett. lucch., 1315; Simintendi, a. 1333 (prat.).

In testi sett.: Proverbia que dicuntur, XII u.q. (venez.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Caducità , XIII (ver.); Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342; Serapiom volg., p. 1390 (padov.).

In testi mediani e merid.: St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.); Regimen Sanitatis, XIII (napol.); Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.); Stat. perug., 1342; Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.); Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.); Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.5 Locuz. e fras. alla coda 2.4.1; avere la coda nel cero 1.1; avere la coda nel cerro 1.1; avere la coda taccata di mal pelo 1.2; coda cavallina 6; coda del cavallo 3.1; coda del delfino 3.1; coda del dragone 3; coda del leone 3.1; coda della gallina 3.1; coda dell'occhio 2; coda dello scorpione 3.1; coda di capricorno 3.1; coda di Caytoz 3.1; coda di gallina 3.1; coda equina 6; come l'anguilla per la coda 1.10; con la coda fra le gambe 1.3; da coda 2.4.2; dipingere il capo senza la coda 2.5.1; essere preso dal diavolo per la coda 1.4; fare la coda 1.5; fare la coda romana 2.2.1; guardare con la coda dell'occhio 2; il capo si vuol fare coda 2.5.2; in coda 2.4.3; in coda di 2.4.4; levare coda 1.6; levare la coda 1.6; mettere la coda 1.7; sapere dove il diavolo tiene la coda 1.9; stare coda levata 1.6.1; tenere un'anguilla per la coda 1.10 ; vedersi la coda nel cerro 1.1.

0.6 T Libro mem. Donato, 1279-1302 (lucch.): Choda di Prato.

0.7 1 Prolungamento della colonna vertebrale di cui sono dotati certi animali, che costituisce un'appendice del tronco. Estens. Parte terminale del corpo di qualunque animale. 1.1 Fras. Avere, vedersi la coda nel cerro: signif. incerto, prob. essere alla fine, non avere niente da perdere. Fras. Avere la coda nel cero: signif. incerto, prob. finire del tutto. 1.2 [Con rif. alla coda del diavolo:] fras. Avere la coda taccata di mal pelo: essere maligno. 1.3 Locuz. avv. Con la coda fra le gambe: con la vergogna degli sconfitti. 1.4 Fras. Essere preso dal diavolo per la coda. 1.5 Fras. Fare la coda a qno: dare un calcio (in senso ironico). 1.6 Locuz. verb. Levare (la)coda: acquisire baldanza. 1.7 Fras. Mettere la coda: insinuarsi per intervenire. 1.8 [Prov.] Non volere a cavallo mettere il freno dalla coda. 1.9 Fras. Sapere dove il diavolo tiene la coda: essere accorto. 1.10 [Per significare una situazione di difficile gestione:] fras. Tenere un'anguilla per la coda; come l'anguilla per la coda. 2 Estens. Parte terminale di qsa. 2.1 Lembo di tessuto cucito al termine delle vesti e lungo fino a terra (avente per lo più funzione ornamentale); strascico. 2.2 [Con rif. a gruppi di persone:] insieme di individui che accompagna una persona, seguito. 2.3 Ciò che avviene alla fine o dopo la fine, come conseguenza. 2.4 [Con valore locativo]. 2.5 [In opposizione esplicita a 'principio']. 3 [Astr.] Punto astronomico determinato dall'intersezione delle orbite dei diversi pianeti. 3.1 [Astr.] [Parte del nome di diverse stelle]. 3.2 [Astr.] [Rif. a una cometa:] scia luminosa che segue la stella. 3.3 [Astr.] [Rif. a una costellazione:] parte terminale. 4 [Con signif. osceno:] membro virile. 5 [Metr.] Verso breve intercalato in determinate posizioni del sonetto, o posto a conclusione di una serie (nel serventese). 6 [Bot.] Locuz. nom. Coda cavallina: nome comune di una pianta del genere Equiseto (Equisetum hiemale), adoperata per le sue proprietà officinali.

0.8 Elisa Guadagnini 02.12.2002.

1 Prolungamento della colonna vertebrale di cui sono dotati certi animali, che costituisce un'appendice del tronco. Estens. Parte terminale del corpo di qualunque animale.

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura nigra, 456, pag. 116: I han lo grogn tirao, la lengua sanguanente, / Oreg a moho de porci, dond ex lo fog ardente, / Le zampe com de orso, le ong d'azal ponzente; / La codha crudelissima sí è pur un serpente.

[2] Bono Giamboni, Vegezio, a. 1292 (fior.), L. 4, cap. 9, pag. 155.23: E dicono che sono assai utili a' balestrieri le setole della coda del cavallo, ed i crini.

[3] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 11.145, pag. 103: Fama mia, t'aracommando / al somier che va ragghiando: / po' la coda sia 'l tuo stanno / e quel te sia per guigliardone.

[4] Cronica fior., XIII ex., pag. 95.28: presono il decto papa Bordino e recarlo ad Roma, in sun uno chamello, col viso volto alla groppa di dietro, e teneva la coda in mano per freno; e poi lo missono in prigione.

[5] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 13, pag. 33.24: Lo leone [[...]] sì disfà le pedate soe colla coda perché li cacciatori non trovino la via unde elli è andato.

[6] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), pag. 172.24: Monoceron è crudel bestia, simel al caval il corp e del co simel al cerf, e dey pè a l'elephant e de la coha al porc...

[7] Elucidario, XIV in. (mil.), L. 3, quaestio 30, pag. 193.25: E se alchuna fiada illi apareno, zo fi per merito d'alchuno sancto [[...]], sì como del papa Benedicto in forma d'un mostro maravelioxo, lo chò del quale e la choa era sì como d'aseno, e lo mezudo sì com de orso...

[8] Gl Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 5, pag. 73.3: Cingesi con la coda ec. Qui per questa coda di questo demonio si figura il fine di ciascuno, sì come nelli animali il fine è la coda.

[9] Gl Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 5, pag. 24.19: e però che la coda è el dietro d'ogni bestia...

[10] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 7, cap. 3, vol. 2, pag. 118.12: lu nostru exercitu era semelyanti a la cauda di lu cavallu; li parti di lu quali, se alcunu la assaltassi oy invadissi, puriassi opprimiri, ma qui llu voli abatiri tuctu insembla plù tosto li darà victoria ca non la pilyarà di issu.

[11] Gl Senisio, Declarus, 1348 (sic.), 46r, pag. 52.13: Cauda de... extrema pars animalis, que dicitur cuda.

[12] Gl Gloss. lat.-aret., XIV m., pag. 310.18: hec cauda, de, la coda.

[13] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 257, pag. 56: L'altro anno po quisto, plu peccato facembo: / Per una coda de bacca alla Matrice gemmo; / Tucto lo loro contado abrusciambo et ardembo; / La roba che recambone giamay no lla rendembo.

[14] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. V (ii), par. 20, pag. 329.36: Certa cosa è la coda essere l'ultimo membro e l'ultima parte del corpo di qualunque animale al quale la natura l'ha conceduta...

[15] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 7, pag. 138.10: El c. che tene strictu en fra le sue cosse el trunco de la coda, como fa(n)no multi, de' e(ss)e forte et suffere(n)te, ma no(n) veloce ad correre.

- Dimenare la coda (esprime festosità).

[16] Poes. an. pis., XIV in. (?) (2), 279, pag. 82: Il leopardo, tuto mansueto, / a san Torpè ne va co bassa testa, / dimenando la coda tuto lieto, / e andava intorno faciendogli festa.

- Trascinare a, alla coda del cavallo, di cavalli (un cadavere, oppure un vivo per supplizio).

[17] St. de Troia e de Roma Amb., 1252/58 (rom.), pag. 30.16: quando Accilles occise Ector con quella centura fo legato in canna et Accilles lo attrascinao a ccoda de lo cavallo et Aiax se perforao co la spada de Ectore.

[18] Libro dei Sette Savi, XIII ex. (tosc.), pag. 40.17: io ti farò trarre gli occhi della testa e stracinare a coda di cavagli per tutto il mio paese.

[19] Bind. d. Scelto (ed. Gozzi), a. 1322 (sen.), cap. 422, pag. 443.17: Et quando lo re Mennon vidde lo corpo di Troylus traniare ad Acchilles a la coda di suo cavallo, elli non dimora più, anzi va in quella parte con tutti suoi chavalieri.

- [Degli uccelli].

[20] Caducità , XIII (ver.), 172, pag. 660: Mo sai tu quanto quel aver te çoa? / No<n> à-gi forsi dar en la vita soa / tanto per Deo né per l'anema toa / c'un vil oxel no portass<o> su la coa.

[21] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 5, cap. 11, pag. 100.6: Sparvieri vogliono essere di questa maniera, ch'elli abbiano la testa picciola, e gli occhi infuori, [[...]] e l'ale lunghe infino alla terza parte della coda, e la piuma di sotto la coda sia taccata come maglie.

[22] San Brendano ven., XIV, pag. 242.21: et in zima s'iera uno molto belo osielo dreto in piè X cotanto mazior che no è lo paon, (mo li) semeiava per la coda e per la capela e per le pene so che iera belisime et asè plu bele e meio fate ca quele da lo paon.

- [Dei pesci].

[23] Regimen Sanitatis, XIII (napol.), 402, pag. 575: de li pisce plu dicere ora te no promecto / ma chisto poco, se tu bene adissi: / la coda ei lo plu sano de li pissi.

[24] Cronica deli imperadori, 1301 (venez.), pag. 206.33: In lo tempo de questo, apresso Damio una femina parturì un puto senza otchi, senza brazi, senza man; da l'umbigol inanzi lu era sì chom una coda de pesce...

[25] Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.), 3, pag. 52.24: Et Aristotile pone d'alcuno animale, ch'è in India, che àe coda di serpente.

[26] Stat. pis., a. 1327, L. 1, cap. 72, pag. 79.25: et debbiano li decti pescii, che trovassino in su la panca de li pescatori u in de la pischera oltra le decte hore fare prendere, et fare tagliare li code; et poi sia licito a li suprascripti peschatori quelli pesci così tagliati vendere come a lloro piacerà.

[27] Stat. perug., 1342, L. 4, cap. 119, par. 12, vol. 2, pag. 481.2: E ciascuno el quale starà a vendere egl ditte pessce sia tenuto sotto pena de .XX. solde de denare mocçare la coda a tutte le tenche...

- [Dello scorpione, del serpente, del drago].

[28] Mare amoroso, XIII ui.di. (fior.), 178, pag. 493: Alta pulzella, or mi tenete dritta la stadera; / e non mi siate sì com' lo scarpione, / che prima gratta e poi fèr de la coda malamente.

[29] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 1, cap. 4, vol. 1, pag. 44.23: questi sono li serpenti e' quali paiono che niscostamente sottentrino, et sotto dolceza di mele el tosco vuomere, et cibo di vita apparecchiare s'infengano, et con la coda fegono, et bevaragio di morte, secondo che crudelissimo veneno immescolano.

[30] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 4, cap. 40, pag. 168.33: sachati ki eu su dunatu in putiri de unu dracunj, lu quali mi stringi multu cum la cuda sua li gambi, e la sua testa mi avy misu a lu pectu, e pir la bucca mia mi estrai la anima'.

[31] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 50.4, pag. 595: Nel tempo che la luce tanto è smónta / che molto li soperchia oscuritate, / quel che tèn le doi teste entossicate / e la coda retorta in su la pónta, / forte me pónse el cor nella sua giónta...

[32] Atrovare del vivo e del morto, a. 1375 (emil.), III, st. 28.3, pag. 169: La nona porta si è de serpenti, / de dragi grandi e desmesuradi, / che le cove sé sono sì ponçente / che de prexente ogn' omo è atossegato...

[33] Contrasti Laur. XLII.38, XIV (tosc./merid.), 2.41, pag. 13: La morte avarà in presente, / bella, se questo gli done: / dàgli l'ala d'un serpente, / lo fiele d'uno scorzone, / e d'un istrisce il suo dente, / la coda d'uno scarpione, / d'uno storione - pesce.

[34] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 4, cap. 41, pag. 267.18: Or eca, aora sum daito a lo dragum a devorà', lo qua à çà involte le mee gambe e le coxe cum la coa sua e la sua testa m'à miso in boca e trà-ne fora lo spirito.

1.1 Fras. Avere, vedersi la coda nel cerro: signif. incerto, prob. essere alla fine, non avere niente da perdere. Fras. Avere la coda nel cero: signif. incerto, prob. finire del tutto. || Non è chiaro se le due locuz. siano o meno da distinguere, né, per la prima, se si tratti piuttosto di cerro 1 o di cerro 2 (più prob. 2, 'con le spalle ad un albero'?); il signif. della seconda è suggerito da Ageno, Rime, p. 80.

[1] Marchionne, Cronaca fior., 1378-85, Rubr. 313, pag. 117.32: Il prenze sanza nullo ordine si mosse, e andò dietro a Uguccione. Uguccione, veggendosi la coda nel Cerro si volse ordinatamente, come avea fatto ogni ordine se volgere si dovesse, o convenisse.

[2] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 50, terz. 100, vol. 3, pag. 66: Ma li nemici per niente aveva: / affrontossi con lor, sed io non erro, / là, dove rifiutar non si poteva, / perocchè avean la coda nel cerro. || Cfr. Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 10, cap. 71, vol. 2, pag. 274: «I Fiorentini con molti capitani e con poca ordine i nemici aveano per niente; Uguiccione e sua gente con tema grande, e per quella faceano grande guardia e savia condotta».

[3] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 64.321, pag. 63: Quanti son ingannati, / che fanno pur aguati / di tor gli altru' acquistati, / e po' scornati / son ne[l] lor pensero, / perché impero / non è sì altero / che nel cero / non abia la coda.

1.2 [Con rif. alla coda del diavolo:] fras. Avere la coda taccata di mal pelo: essere maligno.

[1] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VIII, 7, pag. 542.5: Lo scolare, che di mal pelo avea taccata la coda, disse... «Madonna, a me converrà fare una imagine di stagno in nome di colui il quale voi disiderate di racquistare...

1.3 Locuz. avv. Con la coda fra le gambe: con la vergogna degli sconfitti.

[1] Pieraccio Tedaldi, XIV pm. (fior.), 21.12, pag. 737: Ma s'e' vorrà pur essere ostinato / credendosi poter lor resistìre / per sofferenza, come ha 'ncominciato, / colla coda tra gambe già fuggire / lo veggo, inver' Verona seguitato, / temendo con suo gente del morire.

1.4 Fras. Essere preso dal diavolo per la coda.

[1] Ristoro Canigiani, 1363 (fior.), cap. 35.42, pag. 87: Così vedrà, chi vuol udir sì l'oda, / Chi 'n questo vizio è molto avviluppato, / Esser preso dal diavol per la coda.

1.5 Fras. Fare la coda a qno: dare un calcio (in senso ironico).

[1] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 18, pag. 145.9: Quanno la luculenta diceria fu fornita, levaose uno de Colonna, lo quale avea nome Antreuozzo de Normanno, allora cammorlengo, e deoli una sonante gotata. Puoi se levao uno lo quale era scrivisenato - Tomao de Fortifiocca avea nome - e feceli la coda. Questo fine abbe soa diceria.

1.6 Locuz. verb. Levare (la) coda: acquisire baldanza.

[1] Boccaccio, Decameron, c. 1370, V, conclusione, pag. 399.25: a Dioneo fu comandato che cantasse una canzone. Il quale prestamente cominciò Monna Aldruda, levate la coda, Chè buone novelle vi reco.

[2] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 4, S. Lucia, vol. 1, pag. 66.23: Io abbo interpetrato da Domenedio indugio del mio martirio, acciò che a coloro che credono tolga paura d'essere passionati, sì che i non credenti non possano levare coda a coloro che credono. || Cfr. Legenda aurea, IV, 73: «ut […] auferam […] non credentibus vocem insultationis».

[3] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), 72.6: Né signor troppo a suo servo compiaccia, / ché coda leva per lissar la gatta…

1.6.1 Fras. Stare coda levata.

[1] Proverbia que dicuntur, XII u.q. (venez.), 478, pag. 543: Al mondo no è gata sì magra malfadata, / se man per doso meneli, no stea coda levata; / sempre torna en amore la fiera torpiçata, / de gauço maula e frégase: ço è causa provata.

1.7 Fras. Mettere la coda: insinuarsi per intervenire.

[1] Marchionne, Cronaca fior., 1378-85, Rubr. 588, pag. 211.31: quale si fosse la cagione, gli scandoli in così dolce città e concordia missero la coda li malvagi ed antichi serpenti, nimici della umana spezie, chè li Grandi cominciarono a fare in città ed in contado forze ed istorsioni per libertà d'ufici che avieno.

1.8 [Prov.] Non volere a cavallo mettere il freno dalla coda.

[1] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 1, pag. 247.19: Sicché l'ordine per me detto è da seguire, sicché non ne tocchi l'antico proverbio, che dice: 'Non volere a cavallo mettere lo freno dalla coda'.

1.9 Fras. Sapere dove il diavolo tiene la coda: essere accorto.

[1] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VIII, 7, pag. 554.4: Così adunque alla stolta giovane adivenne delle sue beffe, non altramenti con uno scolare credendosi frascheggiare che con un altro avrebbe fatto, non sappiendo bene che essi, non dico tutti ma la maggior parte, sanno dove il diavolo tien la coda.

1.10 [Per significare una situazione di difficile gestione:] fras. Tenere un'anguilla per la coda; come l'anguilla per la coda.

[1] Fiore, XIII u.q. (fior.), 72.13, pag. 146: Pena perduta seria in le' guardare: / Ché ttu ter[r]esti più tosto un'anguilla / Ben viva per la coda, e fossi i·mmare, / Che non faresti femina che ghilla».

[2] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 141.16, pag. 588: No te fiar de zoventura / ni de ben chi poco dura; / no dexiar bocon manjar / chi te poesse strangorar, / ché, se lo mondo vòi aver, / pur così ben lo pòi tener, / con tuta la bubanza soa, / como l'anguila per la coa.

2 Estens. Parte terminale di qsa.

[1] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 2, cap. 6, pag. 93.15: lo porto di Pisa [[...]] à intorno quatordici fiumi di dolci acque, e queste nascono di fontane e di vene d'alpi che confinano insieme in Lombardia, e la coda del monte dura in fino al mare di Cicilia.

[2] Storia San Gradale, XIV po.q. (fior.), cap. 163, pag. 143.9: E quando le genti de·re Evalac gl'ebero tutti caciati oltre il passo ed egl'ebero fugiti bene meza lega, sì guardarono e videro le 'nsegne Tolomeo che veniano ne la codade l'oste, ché non erano ancora venuti a l'asedio...

[3] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 4, cap. 4, vol. 1, pag. 172.20: Nìn appi a virgugna Attiliu, lassatu lu bastuni di lu avoliu, di ripiylari la cudadi l'aratu.

[4] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 1, cap. 9.50, pag. 28: Poi, dove il sole al vespro par che caggia, / è Tingitana e questa con la coda / perde la terra e l'Oceano assaggia.

[5] Boccaccio, Decameron, c. 1370, IV, introduzione, pag. 264.34: E quegli che contro alla mia età parlando vanno, mostra mal che conoscano che, perché il porro abbia il capo bianco, che la coda sia verde...

[6] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 27, pag. 249.31: Quello stennardo non era lucente como era prima; staieva miserabile, fiacco, non daieva le code allo viento regoglioso.

- Locuz. nom. Coda dell'occhio: l'angolo esterno dell'occhio. Fras. Guardare con la coda dell'occhio: osservare indirettamente, di soppiatto.

[7] Boccaccio, Decameron, c. 1370, VIII, 7, pag. 536.17: E cominciatolo con la coda dell'occhio alcuna volta a guardare, in quanto ella poteva s' ingegnava di dimostrargli che di lui gli calesse...

[8] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 41, pag. 96.5: E messer Ridolfo guarda costui con la coda dell'occhio, dicendo: - Di quello che dici, ne prendo conforto...

2.1 Lembo di tessuto cucito al termine delle vesti e lungo fino a terra (avente per lo più funzione ornamentale); strascico.

[1] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 23, 58-72, pag. 559, col. 1.5: Odido il Papa cosí desonesta domanda, procedé contra lui ed i soi fradi, che no potesseno aver cappe se non negre e de panno non follado, e avesseno quelle cappe tanto lunghe denanzi e de dreto, ch'elli menasseno coda per soa derisione...

[2] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 563, pag. 127: Poy fece un capitulo, dico, sopra le donde: / Che getteno le code et vadano retonde; / Mise pena de una oncia ad chi trovate sonne.

[3] Antonio da Ferrara, XIV s. e t.q. (tosc.-padano), 68.85, pag. 340: E' sì te digo tanto / che la lana e 'l precanto / a multi ha fatto danno. / A far coda, vòl panno!

[4] Contemptu mundi (II), XIV sm. (tosc.), cap. 38, pag. 75.2: In quello rimuoverà el Signore lo ornamento de' calzari loro, e le lunette, e pendenti, e le collane e le gale e le reticelle e gli odori e gli anelli nelli orechi e le pietre pretiose pendenti in fronte, e tante veste da mutare, e lenzuola e mantelli e code e aghi e spechi, e giachette e bende e mazochi.

- Fig. Serie di conseguenze che tende a trascinarsi nel tempo.

[5] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 79.164, pag. 394: Oío zo, per paxe aver, / consentir vosi so voler; / che chi à guerra in casa soa / soa breiga à longa coa.

- [Prov.] La bugia ha la coda corta: la menzogna ha vita breve.

[6] Paolo da Certaldo, XIV sm. (tosc.), cap. 88, pag. 82.8: Ancora, chi le continua di dire tosto è scoperto per bugiardo, però che la bugia à corta coda...

2.2 [Con rif. a gruppi di persone:] insieme di individui che accompagna una persona, seguito.

[1] Ranieri Sardo, 1354-99 (pis.), pag. 140.19: llo lunedì a dì [[...]] di marzo 1356, in sull'ora della nona, missere Ghualtieri, chon choda di 25 huomeni da chavallo et da 30 fanti, si menaro missere Paffetta alla città di Luccha...

[2] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 27, pag. 240.30: Granne coda de populari se strascinava dereto. Onne iente faceva maravigliare, persi' lo legato, tanto l'appresciava la rechiesa delli citatini de Roma.

2.2.1 [Con rif. al gioco consistente nel correre in fila uno dietro all'altro toccandosi le vesti con le mani:] fras. Fare la coda romana: schernire, sbeffeggiare.

[1] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 11, cap. 95, vol. 2, pag. 638.22: e fedirono co' sassi, e uccisono di loro gente; e lo 'ngrato popolo gli fece la coda romana, onde il Bavero ebbe grande paura, e andonne in caccia e con vergogna.

2.3 Ciò che avviene alla fine o dopo la fine, come conseguenza.

[1] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 56.20: E però è grande mistiere, che l'uomo sia savio e scalterito per difendersi da vanagloria, che fa la rietro guardia, che dirietro tuttavolta la coda ne porta l'onta e l'onore, e appresso del porto perisce sovente la nave che va in alto mare sovente...

2.4 [Con valore locativo].

2.4.1 Locuz. avv. Alla coda: dietro.

[1] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 9, cap. 50, vol. 2, pag. 355.8: Il marchese avendo alla fronte il bello e grande esercito de' detti signori, no·ssi potea volgere indietro a ddare soccorso a Pavia per non avere i nimici alla coda...

2.4.2 Locuz. avv. Da coda: da dietro.

[1] Immanuel Romano, XIII/XIV (tosc.), 3.11, pag. 319: - Viva chi vince, ch'io so' di sua parte! - / Guelfo né ghibellin, nero né bianco; / a chi piace il color, quel se nel porte: / che ferirò da coda e starò franco. / E mio compar tradimento stia forte: / ch' i' di voltar mai non mi trovo manco / e aitar ciascun che vince, infin a morte.

[2] A. Pucci, Guerra, a. 1388 (fior.), III, ott. 21.8, pag. 217: da lungi vide, ch'egli era assembrato / appetto a quella gente del Pisano, / e non volle arrivar da quella proda, / ch'era dinanzi, ed egli andò da coda.

2.4.3 Locuz. avv. In coda: in fondo.

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), Disputatio mensium, 396, pag. 17: Parla Desembre e dise: «Anc mi ... ser Zené, / Sí m'á metuo pos i oltri insí per lo dedré. / Pur zo no sofrirò a quel giot bacalé, / K'e' sia metuo in cova e lu debia ess premé.

[2] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 24, pag. 118.35: la nobel parola da confortar nu altri chi semo romaxi in coa: «Beá quî chi no m'àn mae visto in carne al manifesto e han cresto in mì o mixo-me grande amor».

2.4.4 Locuz. prep. In coda di: nella parte terminale, in fondo.

[3] Tavola ritonda, XIV pm. (fior.), cap. 58, pag. 218.24: E a tanto, le tavole furono messe, e posti a tavola; e l'ostiere, vedendo che Tristano tanto era biasimato e tenuto tanto a vile, sì lo fece porre in coda della tavola...

2.5 [In opposizione esplicita a 'principio'].

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura nigra, 268, pag. 110: Com quel è mat e sempio ke guarda pur a prende / Lo premeran principio e pur illó s'intende, / No guarda que se 'n segua ni a zo vol attende: / Tal par ess bon principio k'è rea coa da rente.

[2] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 125.12, pag. 494: En trar ben toi faiti a fin / guarda ben testa e coa.

[3] Boccaccio, Decameron, c. 1370, V, 3, pag. 349.12: In Roma, la quale come è oggi coda così già fu capo del mondo, fu un giovane...

2.5.1 Fras. Dipingere il capo senza la coda: dare inizio ad un'opera senza portarla a compimento.

[1] Arrighetto (ed. Battaglia), XIV (tosc.), L. 4, pag. 250.15: Non cercar mai di dipignere il capo sanza la coda, perocchè sanza finire incominciare nuoce.

2.5.2 Fras. Il capo si vuol fare coda: fare il contrario di quanto è giusto, comportarsi in modo assurdo.

[1] Lett. lucch., 1315, pag. 487.13: E p(er)ciò de vieni, e vedra' chome li nossi fatti sono acho[n]ci d'andare e chome semo i(n) cho(n)cordia, p(er)cioe che -l chapo si vule fare choda, (e) fae di quelle della acegia che ficha lo becho i(n) terra e schuopresi lo chulo: cosie fa s(er) Nicholao.

3 [Astr.] Punto astronomico determinato dall'intersezione delle orbite dei diversi pianeti.

[1] Gl Storia distr. Troia (ed. Gorra), XIV pm. (tosc.), cap. 7, pag. 459.8: llo sole faccendo suo corso no llo poteva fare iscurare, se non fosse già quando fosse in congiunzione colla luna, e stando nella detta congiunzione, la coda e 'l capo, che sono cierte intrescagioni d'alcuno cierchio del cielo e [d']alcuno altro delle pianete...

[2] Libro di Sidrach, a. 1383 (fior.), cap. 437, pag. 438.12: Per le due cose che si chiamano caput e cauda, e per lo sole e per la luna e per gli segni che trascorrono nei loro camini, quando la luna iscontra col sole, allora toglie brunore della terra, e toglie lo chiarore.

- Locuz. nom. Coda del dragone: nozione astronomica atta ad individuare l'orbita di un pianeta.

[3] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. I, cap. 14, pag. 21.18: E trovamo e·lla via de ciascheduno planeto de sopra dal sole, e en ciascheduno de sotto dal sole, doi ponti opositi [[...]]: l'uno punto è chiamato capo de dragone e l'altro è chiamato caudade dragone.

[4] Belcalzer (ed. Ghinassi), 1299/1309 (mant.), Tavola generale, pag. 38.28: Capitol del co e de la coadel dragon.

[5] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 12, cap. 2, vol. 3, pag. 15.3: e i detti pianeti aquatichi, Venus e Mercurio, erano in Iscorpione, segno aquatico e casa di Marte, e con cauda Dragone.

3.1 [Astr.] [Parte del nome di diverse stelle].

- Locuz. nom. Coda del cavallo.

[1] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. I, cap. 7, pag. 13.23: E trovamo doe stelle che so' poste e·lla figura del cavallo; l'una è chiamata òmaro del cavallo e l'altra è chiamata codadel cavallo...

- Locuz. nom. Coda del delfino.

[2] Libri astron. Alfonso X, c. 1341 (fior.), Libro delle stelle fisse, L. 1, pag. 83.7: E chiamasi in arabico denab aldelfin, che vuol dire 'la coda del dalfino'.

- Locuz. nom. Coda del leone.

[3] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. I, cap. 7, pag. 12.30: Puoi pósaro Albegen, e sono quatro stelle lucide e sparse settentrionali, de le quali una è core del leone; anco un'altra stella, la quale è chiamata Ascarfa, e pononla e·lla coda del leone...

[4] Libri astron. Alfonso X, c. 1341 (fior.), Libro delle stelle fisse, L. 2, pag. 116.29: ed è açarfa, ed è la XJ mansione, e chiamasi 'la coda del leone'.

- Locuz. nom. Coda dello scorpione.

[5] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. I, cap. 7, pag. 13.29: anco trovamo un'altra stella ch'è chiamata caudadel scorpione; [[...]] e per quella stella ch'è chiamata cauda del scorpione potemo entèndare ch'elli abia coda...

- Locuz. nom. Coda di capricorno.

[6] Libri astron. Alfonso X, c. 1341 (fior.), Libro delle stelle fisse, L. 4, pag. 228.31: E chiamansi altressì denebelget, che vuol dire 'la coda di Capricornio'.

- Locuz. nom. Coda di Caytoz.

[7] Libri astron. Alfonso X, c. 1341 (fior.), Libro delle stelle fisse, L. 4, pag. 229.33: E chiamasi la XXJ deneb caytoz, che vuol dire 'la coda di Caytoz'.

- Coda di gallina, della gallina.

[8] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. I, cap. 7, pag. 13.20: E trovamo un'altra stella ch'è chiamata codade galina: adonqua quella figura de la galina ha coda, e s'ella ha coda sì ha tutto l'altro corpo.

[9] Libri astron. Alfonso X, c. 1341 (fior.), Libro delle stelle fisse, L. 1, pag. 52.2: E chiamasi in arabicho alrrof, che vuol dire 'la choda della gallina'.

3.2 [Astr.] [Rif. a una cometa:] scia luminosa che segue la stella.

[1] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. I, cap. 20, pag. 34.17: E vedemo per stascione e·ll'aere fiambe e accidenti de foco córrare e andare per aere qua e là, e grandi e piccole; [[...]] e questi segni se vegono svariati, ché tale se move e corre e fasse una coda deretro, e vene meno...

[2] Chiose Sfera, p. 1314 (fior., pis.), I, 14, pag. 168.6: e quella fiamma è bianca e spessa, e l'altro vapore che lli è alcuna cosa dilungi e stagli dallato non è così spesso e bianco ed è più sparto e dilungato, è la coma e coda di quello vapore che lli è dinanzi che ssi chiama stella comata.

[3] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 1, cap. 5.365, pag. 148: Se de le stelle tre Giove tien l'una, / Di grazïoso effetto è più la spene. / Gema natura umana s'ella ammira / Quell'altra che di foco porta vista / E con la lunga coda sempre gira.

[4] Gl Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 24, 1-18, pag. 529, col. 1.25: Comete. Sono vapuri viscusi caldi montadi fino alla terça regione sovrana dell' aiere e lí a[c]cisi e infiamadi, e appareno stelle cun coa, çoè treça, e però sono appellade 'comete'...

3.3 [Astr.] [Rif. a una costellazione:] parte terminale.

[1] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. XI, par. 86, pag. 558.25: e chiamasi «Orsa minore», nella coda della quale è quella stella la qual noi chiamiamo «tramontana».

4 [Con signif. osceno:] membro virile.

[1] Cecco Nuccoli (ed. Marti), XIV pm. (perug.), tenz. 8, 1.3, pag. 780: S'io potesse saper chi fu 'l villano, / che prese tanto ardir, per quel ch'i' oda, / ch'a monna Raggia mia trasse la coda, / farìel grattar con ambedue le mano...

[2] Boccaccio, Decameron, c. 1370, III, 1, pag. 184.30: le monache incominciarono a dargli noia e a metterlo in novelle, come spesse volte avviene che altri fa de' mutoli e dicevangli le più scellerate parole del mondo, non credendo da lui essere intese; e la badessa, che forse stimava che egli così senza coda come senza favella fosse, di ciò poco o niente si curava.

5 [Metr.] Verso breve intercalato in determinate posizioni del sonetto, o posto a conclusione di una serie (nel serventese).

[1] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 1, parr. 59-62, pag. 78.2: E sono appellati soneti caudati imperquelloché, nela fine d'ogni copula deli piedi delo soneto, èe una coda de simile consonancia; e nele volte, nela fine de çaschaduna dele volte, èe una coda de simile consonancia ma diversificada dale consonancie dele code deli piedi.

[2] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 6, parr. 22-26, pag. 144.36: E cossì çaschaduna copula dée essere de tri versi consonati con la coda dela soa precedente copula e dée avere la sua coda dissonante dali dicti tri soy medesimi versi, sì come appare nelo infrascripto exemplo, lo quale èe appelato serventese caudato simplice.

6 [Bot.] Locuz. nom. Coda cavallina: nome comune di una pianta del genere Equiseto (Equisetum hiemale), adoperata per le sue proprietà officinali.

[1] f Pietro Ispano volg.: Le foglie dell'erba chiamata coda cavallina saldano lo tagliamento delle intestine. || Crusca (3) s.v. coda cavallina.

[2] Gl f Serapiom volg.: Coda cavallina ec. lo colore delle sue foglie dichina a rossezza ec. le quali sono siccome zazzera, cioè, che pare quasi come coda di cavallo, e però è detta cauda equina, cioè coda cavallina. || Crusca (4) s.v. coda cavallina.

- [Con forma latineggiante:] locuz. nom. Coda equina. || (Ineichen, Serapiom, vol. 2, p. 98).

[3] Serapiom volg., p. 1390 (padov.), Erbario, cap. 132 rubr., pag. 138.32: De una pianta che se chiama cauda equina. Capitolo .cxxxij. Cauda equina, segondo Dyascorides, è una pianta, la quale ha le suò verçelle cavè. [[...]] Questa pianta alguna fià esse fuora dey muri, in li quale la nasce, e piegase in çoso, verso le parte de soto, per la multitudine de le foie, le qualle è a muodo de cavigi e apare a muodo de una còa che piche de fuora dal muro. E per questa caxom la se chiama cauda equina.

[u.r. 07.10.2020]