CONSONANTE (2) agg./s.m.

0.1 consonante, consonanti.

0.2 Lat. consonans (DEI s.v. consonante).

0.3 Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.): 2.

0.4 In testi tosc.: Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.); Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.).

In testi sett.: Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.); Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).

0.7 1 Che ha un suono armonioso, dolce. 1.1 Fig. Adatto, appropriato, conveniente. 1.2 Che risuona in modo forte e chiaro; risuonante. 2 [Ret.] Che presenta uguaglianza delle consonanti, dopo la vocale tonica (differente), con un'altra parola; che fa consonanza. 2.1 Che fa rima, che è in rima.

0.8 Milena Piermaria 05.05.2003.

1 Che ha un suono armonioso, dolce.

[1] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 32, 1-9, pag. 746, col. 1.17: e a voler trattare di sí trista materia convirave essere lo trattado o ver in prosa o in rimma aspra e no consonante.

1.1 Fig. Adatto, appropriato, conveniente.

[1] Libro del difenditore della pace, 1363 (fior.), diz. 2, cap. 1, par. 4, pag. 127.33: E apresso ciò al contradio io amenerò o inducierò le veritadi del santo canon colle sposizioni non infinte né strane né false de' santi interpretate di quello, ma ancora consonanti e proprie...|| Cfr. Defensor pacis, II, 1, 4: «non alienis aut falsis exposicionibus, sed consonis et propriis».

1.2 Che risuona in modo forte e chiaro; risuonante.

[1] Bibbia (04), XIV-XV (tosc.), Ne 12, vol. 4, pag. 434.5: [41] e Maasia e Semeia ed Eleazar e Azzi e Ioanan e Melchia ed Elam ed Ezer. E li cantori cantarono con voce consonante, e Iezraia preposito. || Cfr. Ne, 12, 41: «Et clare cecinerunt contores».

2 [Ret.] Che presenta uguaglianza delle consonanti, dopo la vocale tonica (differente), con un'altra parola; che fa consonanza.

[1] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 6, pag. 9.7: Della quarta, cioè che non ponga il dicitore molte nomora insieme, che s'accordino in rima o che sieno consonanti; e questo è l'essemplo: «Lagrimando, piangendo, luttando, mi disse in andando».

2.1 Che fa rima, che è in rima.

[1] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, Accessus, par. 16, pag. 4.4: ma eziandio coloro che [[...]] componendo i loro versi, secondo la diversa qualità d'essi, di certo e diterminato numero di piedi intra se medesimi, dopo certa e limitata quantità di parole, consonanti...

[2] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. XVI, par. 86, pag. 705.28: e così nella presente Comedìa si posson dir «note» quelle parti estreme de' versi, le quali, misurate di certe sillabe e lettere, si fanno intra se medesime consonanti, sì come qui di terzo in terzo verso si vede.

[3] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 7, 115-126, pag. 218.25: cioè questi versi detti di sopra che contengono le parole, che finge l'autore che questi peccatori dicessono, le quali sono consonanti come comanda la regola de' ritimi.

[4] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 1, parr. 14-21, pag. 69.20: E li quatro primi versi fanno lo primo piede delo soneto e sono encroxati, videlicet che lo primo e lo quarto verso sono consonanti.

2.1.1 Sost. Elemento rimante, parola in rima.

[1] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 12, parr. 5-21, pag. 168.1: E nelo terço verso fi posto, nela fine, per consonante delo secondo verso, queste due dictione 'De' -l fa', che tanto sònanno quanto 'Deus facit'.

[2] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 12, parr. 5-21, pag. 168.8: E nela fine delo quartodecimo verso per consonante fi posto queste due dictione 'scriver dé', che tanto sònanno quanto 'scribere debet'.

[u.r. 19.11.2020]