CIBARE v.

0.1 chivari, ciba, çiba, cibando, cibannome, cibano, cibar, cibarà , cibare, cibarmi, cibarsi, cibasse, cibata, cibati, cibato, cibatu, cibava, cibavano, cibba, cibbar, ciberà , ciberallo, cibi, cìbiti, cibo, cybate, gibava.

0.2 Lat. cibare (DELI 2 s.v. cibo).

0.3 Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.): 1.

0.4 In testi tosc.: Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.); Dante, Convivio, 1304-7; Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.); Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.); Metaura volg., XIV m. (fior.).

In testi sett.: Gramm. lat.-ven., XIII ex. (padov.); Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Dom. Scolari, c. 1360 (perug.); Discorso sulla Passione, XIV sm. (castell.).

In testi sic.: Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.).

0.5 Per cibare gli occhi > occhio.

0.7 1 Dare cibo, dar da mangiare, nutrire (uomini e animali). Pron. [Di uomini e animali:] assumere cibo, mangiare. 1.1 Estens. [Con rif. a corpi diversi da uomini e animali]. 1.2 Saziarsi (fig., con rif. ai piaceri del sesso). 2 Fig. Dare o ricevere nutrimento spirituale. 2.1 [Con rif. all'eucaristia]. 3 Assumere come cibo, mangiare. 3.1 Fig. 3.2 Sost.

0.8 Sara Sarti 21.10.2003.

1 Dare cibo, dar da mangiare, nutrire (uomini e animali). Pron. [Di uomini e animali:] assumere cibo, mangiare.

[1] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. IV, pt. 3, pag. 88.17: perké l'omo se ciba sì spesso (et) li altri a(n)i(m)ali...

[2] Gramm. lat.-ven., XIII ex. (padov.), pag. 696.23: cibo-as, per cibare.

[3] Dante, Convivio, 1304-7, IV, cap. 6, pag. 299.9: e a nulla terra si può dire quella che séguita: «Beata la terra lo cui re è nobile e li cui principi si cibano nel suo tempo, a bisogno, e non a lussuria!».

[4] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 24, 142-154, pag. 512, col. 2.9: Ambrosia si è una erba frigida, la quale, pur vegendola, resora colui che la vede; e póno li poeti che de quella erba cibano li cavalli che menano lo carro del Sole.

[5] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 6, pag. 206.5: Enea raguarda, e vede altri uomini da destra e da sinistra per l'erba, che si cibavano dolcemente, e cantavano con grande moltitudine lieti canti e laudi d'Appollo, fra una selva odorifera di lauri...

[6] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 28, par. 9, vol. 2, pag. 182.32: Si manca carni a lu maniatu, Deu la poti di killa midesmi multiplicari [[...]] comu multiplicau li chinqui pani a chivari chinqui milia homini.

- [Fig. e in contesti fig.].

[7] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 46.37, pag. 181: Anema mia, che farai de lo tuo tempo passato? / Non è dannaio da ioco, ch'ello non sia corrottato: / pianti, sospire e duluri, siraione sempre cibato, / pensanno lo mio gran peccato, c'a Deo sempre so stata engrata.

[8] Dom. Scolari, c. 1360 (perug.), 131, pag. 13: e quei non son disposti a favorarmi / ché fiamma de mia suora lor non choce / nè ciba alchun de l'altra verde pianta / nè de le quatro circondan lor croce.

1.1 Estens. [Con rif. a corpi diversi da uomini e animali].

[1] Metaura volg., XIV m. (fior.), L. 2, cap. 23, ch., pag. 275.9: E dicono che i tempi si diversificano in umidità e in seccità imperciò che quando si muove il sole ne' segni d'aquilone la state, trae molto omore della terra abitabile in suo notricamento, e poco ne discende per piove, e perciò è il tempo secco; e il verno si muove ne' segni meridionali, e non si ciba dell'omore levato de la terra abitabile, e imperciò sono molte piove.

[2] F Piero de' Crescenzi volg., XIV (fior.), L. 2, cap. 13: Conviene che in terra d'intorno alla pianta sia il cibo putrido della pianta, e che allora delle radici sue si tiri e actragha l'umido, et di quello si cibino. || Crescenzi, [p. 36].

1.2 Saziarsi (fig., con rif. ai piaceri del sesso).

[1] Boccaccio, Decameron, c. 1370, III, 4, pag. 206.20: E parendo molto bene stare alla donna, sì s'avezzò a' cibi del monaco, che, essendo dal marito lungamente stata tenuta in dieta, ancora che la penitenzia di frate Puccio si consumasse, modo trovò di cibarsi in altra parte con lui e con discrezione lungamente ne prese il suo piacere.

2 Fig. Dare o ricevere nutrimento spirituale.

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 65.235, pag. 274: per noi, amor, se' nato, d'amor sempre ne ciba...

[2] Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.), 25, pag. 200.11: Poi che l'omo àe udite le paraule di Dio et àe confessati li peccati suoi, acciò che stea sensa peccato, conviene che cibi l'anima di pane d'oratione.

[3] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 10.25, vol. 3, pag. 158: Messo t'ho innanzi: omai per te ti ciba; / ché a sé torce tutta la mia cura / quella materia ond'io son fatto scriba.

[4] Discorso sulla Passione, XIV sm. (castell.), pag. 160.33: O a(n)i(m)a devota, enmagina et pensa che l'a(n)i(m)a co(n)templativa che se ciba de devina dolceça...

2.1 [Con rif. all'eucaristia].

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 43.338, pag. 166: «Ed eo li do lo mio corpo avvenante, / e 'l sangue ch'è escito del mio lato: / pane e vino en sacramento stante, / che da lo preite sirà consecrato». / Iustizia ce pete la sua parte: / «'Nante che l'omo se deia cibare / de caritate me farà le carte / ch'esso Deo sopr'onnia deia amare, / el prossimo con Deo abbracciante, / e sempre onne ben desiderare».

3 Assumere come cibo, mangiare.

[1] Garzo, S. Chiara, XIII sm. (fior.>pis.), 326, pag. 28: santa Chiara spesso raguma / la vidanda ch'à cibata.

[2] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 7, par. 19, vol. 1, pag. 137.31: Et lu nostru bon viviri spirituali esti plui debili; unde quandu homu non si sustenta di cibu di divina parola, l'omu si debilita in omni beni. «Non in solo pane vivit homo, set in omni verbo quod procedit de ore Dei»; et si la divina parola tantu sustenta, quantu et plui sustenta Iesu Cristu, cibatu corporaliter!

[3] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 16.24, pag. 106: apresso il loco / ove cibato avea...

3.1 Fig.

[1] Jacopone (ed. Contini), XIII ui.di. (tod.), 25.345, pag. 161: Tu cibi Veretade...

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 1.103, vol. 1, pag. 16: Questi [[il veltro]] non ciberà terra né peltro, / ma sapïenza, amore e virtute, / e sua nazion sarà tra feltro e feltro.

[3] Alberto della Piagentina, 1322/32 (fior.), Prologo, pag. 5.19: ficca le labbra, e ciba l'approvata dottrina di tanto autore, acciò che dietro a tali orme passeggi.

[4] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 29.39, pag. 198: Et eo ve dico ch'eo non parlo a voto, / ch'ell meo giuditio non segue la carne, / perché del mondo poco cibo et poto.

3.2 Sost.

[1] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 35.99, pag. 239: et tutto il suo dixio / è a star con gli ebrïoxi in le taverne, / dove il poto e 'l cibar non gli è in oblio...

[u.r. 27.10.2020]