CULLA s.f.

0.1 chulla, chulle, culla, culle, qulla.

0.2 Lat. tardo cunula (DELI 2 s.v. culla).

0.3 Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.): 1.

0.4 In testi tosc.: Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.); Meo dei Tolomei, Rime, XIII/XIV (sen.); Zucchero, Santà , 1310 (fior.); Simintendi, a. 1333 (prat.); Stat. lucch., XIV pm.; Gloss. lat.-aret., XIV m.

In testi sett.: Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.).

0.5 Locuz. e fras. fanciullo di culla 1.2; in culla 1.1; nella culla 1.1; uscire della culla 1.3; uscire di culla 1.3.

0.7 1 Lettino per bambini piccoli, costruito in modo da poter oscillare. 1.1 Locuz. agg. In, nella culla: precocemente, anzitempo; in età giovanissima. 1.2 Fras. Fanciullo di culla: bambino molto piccolo. 1.3 Fras. Uscire di, della culla: lasciare l'infanzia. Anche fig.

0.8 Pär Larson 26.11.2003.

1 Lettino per bambini piccoli, costruito in modo da poter oscillare.

[1] Fiori di filosafi, 1271/75 (fior.), pag. 122.4: Leggesi che Platone nato, dormendo ne la culla, api vennero e recavano e poneano mele a le labra del fanciullo, significando dolcezza e soavità di parlare, la quale ebbe sopra tutti i filosafi.

[2] Jacopo da Leona, a. 1277 (tosc.), 1.14, pag. 208: Non giova che la moglie l'ammonisce: / - Ché non pensi di queste tue fanciulle, / se non che sopra ti pur miri e lisce? / Que' risponde: - Perché non le trastulle? / Torre a' compagni non mi comparisce, / ca rimedir non posso pur le culle.

[3] Zucchero, Santà , 1310 (fior.), Pt. 1, cap. 19, pag. 117.7: E quando il fanciullo sarà fasciato, e le bracia e le mani in verso le ginochie istese, e la testa legiermente leghata e coperta, sì -l ponete a dormire nella qulla; ma no sia piena di cose aspre e dure, ma soavi e morbide, le quali il guardino del fredo e no li deano troppo chaldo.

[4] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 13, cap. 1.308, pag. 316: Ma quando elgli è lattato, / Non si conviene alla chulla le scosse / Sì grande, che lli piedi innalzin troppo. / Et sono io stato già in tal paese, / Che lle lor chulle giran per traverso.

[5] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 15.121, vol. 3, pag. 252: L'una vegghiava a studio de la culla, / e, consolando, usava l'idïoma / che prima i padri e le madri trastulla; / l'altra, traendo a la rocca la chioma, / favoleggiava con la sua famiglia / d'i Troiani, di Fiesole e di Roma.

[6] Gl Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 15, 112-126, pag. 352, col. 1.16: Culla, çoè cuna.

[7] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 3, vol. 1, pag. 122.5: Lo fanciullo non compiuto fue levato dal ventre della madre, e tenero fue cuscito al pettignone del padre; [[...]] e compieo i tempi della madre. Furtivamente Ino sua zia allevò lui nella culla: poi levato quindi, le ninfe Niseide lo nascosoro nelle loro spilonche, e diedorgli notricamenti di latte.

[8] Gl Stat. lucch., XIV pm., pag. 77.17: Oltra questo ordinò anco ad vuopo dei fanciulli delle femmine pelegrine che nascono nella casa si facciano piccholi ghiecoli overo culle, acciò che spartitamente giacciano soli...

[9] Gl Gloss. lat.-aret., XIV m., pag. 311.6: hec cuna et hoc cunabulum, li, la culla.

[10] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 3, cap. 19.93, pag. 239: Di là è il bosco; ove Partenopeo / il serpe uccise, per tôr l'ira a quella / che ne la culla il suo figliuol perdeo, / come si scrive e di qua si novella.

[11] Gl Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. XIV (i), par. 63, pag. 649.7: Rea la scelse già per cuna, cioè per culla, volendo per questo nome intendere per luogo atto a dovervi poter nudrire e allevare il figliuolo, sì come le nutrici gli allievano nelle culle...

[12] Gl Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 14, 94-120, pag. 389.39: per cuna fida; cioè per fedele allevamento: imperò che cuna è culla in che s'allevano i fanciulli...

[13] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), 22.8: Io credo ben che Amore el fece fare, / come colui che di me si condolse, / menbrando al tempo che 'n fasse mi tolse / fuor de la culla in figlio a notricare.

[14] Buccio d'Aldobr., XIV ui.di. (tosc./orviet.), 53, pag. 438: Né arca, botte non ci avea né vasa: / tanto era monda e rasa, / che sedio non ci avea più ch'una culla. / Quand'io mirai, e non veddi più nulla, / astrinse l'orche; e ella era vestita / curta da chi a le natiche, / d'una gonella sola senza maniche / tutta quanta spezzata e deriscita.

1.1 Locuz. agg. In, nella culla: precocemente, anzitempo; in età giovanissima.

[1] Libro dei Sette Savi, XIII ex. (tosc.), pag. 14.16: E 'l prato del cavaliere era presso e allato al suo ostello ch'era ben chiuso ma di mura vecchie e fesse; e egli era ricco e malvagio e avea un piccolo fanciullo in culla; il quale fanciullo avea tre balie...

[2] Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 15, pag. 355.24: e dice, che allora quando nascea una figliuola ad alcuno, non si generava però paura nel suo animo di non poterla maritare, sì come fa oggi; però che aspettavano a maritarle d'etade sufficiente: oggi le maritano nella culla.

[3] Petrarca, Trionfi, 1351(?)-74, T. Temporis, 135, pag. 270: E vidi il Tempo rimenar tal prede / De' nostri nomi ch'io gli ebbi per nulla, / Benchè la gente, ciò, nol sa nè 'l [ciò non sa nè] crede, / Cieca, che sempre al vento si trastulla, / E pur di false opinion si pasce, / Lodando più il morir vecchio che 'n culla.

1.2 Fras. Fanciullo di culla: bambino molto piccolo.

[1] Meo dei Tolomei, Rime, XIII/XIV (sen.), 6.12, pag. 55: Ché rimarrebbe tra lLodi e Pavia, / e di ciò non vo dico che sia nulla / ched e' facci' altro ch'usato si sia, / ché fuggiria per un fanciul di culla, / ond' i' per me non ci veggi' altra via / che d'andarmi a 'pic[c]are...

1.3 Fras. Uscire di, della culla: lasciare l'infanzia. Anche fig.

[1] Gianni Alfani, XIII/XIV (fior.), 1.36, pag. 607: I' son tua cosa, / madonna; tu che sai, / fà' ch' i' sia ben vestita di tuo' vai». / «Se tu mi vesti ben questa fanciulla, / donna, uscirò di culla».

[2] Ristoro Canigiani, 1363 (fior.), cap. 22.25, pag. 59: Questa si è una virtù sincera, / La qual chi perde, perder può più nulla; / Perch'ha perduto quel ben che 'n lui era. / Molti si truovano uscir della culla / Appellati pietosi, ma leali / Pochi, perch'alcun vizio gli trastulla. / E vo' che sappi, che questi cotali / Son somiglianti a pubbliche puttane, / Che per donar farebbon tutti mali.

[3] Ristoro Canigiani, 1363 (fior.), cap. 41.135, pag. 111: Deh! che è quel che cotanto ti sfrulla / In quà e là, ravviluppando el letto, / Come fa chi di nuovo esce di culla? / Che nol di' tu? Vuo' tu alcun diletto? / Mancati cosa che no' possiam fare?

[4] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 153.117, pag. 147: Facciansi inanzi le province crude / barbare, greche, turche o soriane, / saracine, indiane, / ch'a petto a questa ogni maniera è nulla! / E per non perder ora / maritansi come escon de la culla; / tal usanza s'onora.

[u.r. 02.12.2020]