CUSARE v.

0.1 cosa, cosarono, cosava, coso, cusa, cusammo, cusàrami, cusasser, cusava, cusavano, cusò, cusòe, cusomi, quso.

0.2 Etimo incerto: da causare o da accusare.

0.3 Guittone, Rime (ed. Contini), a. 1294 (tosc.): 1.

0.4 In testi tosc.: Guittone, Rime (ed. Contini), a. 1294 (tosc.); Monte Andrea (ed. Minetti), XIII sm. (fior.).

0.5 Locuz. e fras. cusare morto 1.1; cusare ragione 1.2.

0.6 N Non è chiaro se la forma più corretta del lemma sia cusare oppure cosare, cfr. GAVI, vol. 3/4, pp. 190-91.

È delicata la separazione delle forme aferetiche di accusare, per le quali si sono seguite le indicazione degli editori (registrandole s.v. accusare).

Doc.: cit. tutti i testi.

0.7 1 Definire, chiamare; dichiarare. Anche pron. 1.1 Fras. Cusare morto qno: considerare in fin di vita, dare per spacciato. Anche pron. 1.2 Fras. Cusare ragione in qsa: avanzarvi pretese.

0.8 Pär Larson 12.11.2003.

1 Definire, chiamare; dichiarare. Anche pron.

[1] Guittone, Rime (ed. Contini), a. 1294 (tosc.), Canz. 1.24, pag. 193: Venenoso dolore / pien di tutto spiacere, / forsennato volere, / morte al corpo ed a l'alma lo coso, / ch'è 'l suo diritto nome in veritate. / Ma lo nome d'amor pot'om salvare, / segondo che mi pare...

[2] Poes. an. (ed. Panvini), XIII (tosc.), 37.44, pag. 547: In graveza non tegno / tut[t]o il male ch'io sento; / l'agio per te più fino, / ch'io mi coso tuo servo / e contento mi tegno / non avria tal tormento; / poi m'ài al tuo dimino, / [in] ciò che sai t'aservo.

[3] Poes. an. tosc. occ., XIII (5), 11, pag. 438: Come la nave ch'à tempesta forte / non pò da mor[t]e campar chi v'è suso, / chosì mi quso eo, tanto perito.

[4] Torrigiano (ed. Catenazzi), XIII sm. (fior.), V 487.14, pag. 268: L'amor di cui la gente canta e grida, / è uno disio de l'arma che pensosa / la tiene in gioia d'amore, ove si fida; / e quest'è de l'amor la propia cosa, / che pur al suo timon l'arma si guida, / perciò ciascuno amante dio lo cosa.

[5] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 12, pag. 226.29: Noi non dovemo temere li detti delli Dii, ma andare virilmente contra li nemici; noi avemo forza, e armi. Per le quali parole appare come fu furioso, e ch'elli si cusòe sufficiente in tutte le cose che bisognavano a vincere il nemico suo.

[6] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XII, cap. 135, vol. 3, pag. 269.2: noi Giovanni Villani autore di questa opera eravamo in Ferrara stadico di meser Mastino per lo nostro Comune cogli altri insieme, come dicemmo adietro; e in due giorni apresso avemmo la novella assai più grave ch'ella non fu, onde ci cusammo tutti essere prigioni di meser Mastino...

[7] Poes. music., XIV (tosc., ven.), [FraLan] ball. 46.15, pag. 166: S'a lui amante scusomi, / di doglie non sciolgolo, / ond'esser cagion cusomi / la qual di vita tolgolo...

1.1 Fras. Cusare morto qno: considerare in fin di vita, dare per spacciato. Anche pron.

[1] Poes. an. (ed. Panvini), XIII (tosc.), 37.19, pag. 547: fami tale ragione / ch'io possa aver conforto / e no riceva torto, / ch'è bene, s'i' ò amato, / che ne sia meritato; / se no, gran riprensione / ne farian le persone, / se mi cusasse[r] morto / per te, giglio d[e l']orto.

[2] Monte Andrea (ed. Minetti), XIII sm. (fior.), canz. 1.71, pag. 40: La mia vitä è loco / senza nullo diporto, / e del gravoso mal d'amore ò 'l manto; / e, s'io il mostrasse in vista / (saria già ben sì trista!), / cusàrami ongn'om morto: / per miracol saria guardato intanto.

[3] Cronica fior., XIII ex., pag. 144.35: E fue ricomunicato e benedetto, e fue fatto canpione e gonfaloniere della Chiesa, e lassciò il reame. Tantosto ch'elli fue fuori del reame, i Ciciliani tutti si cosarono quasi morti.

1.2 Fras. Cusare ragione in qsa: avanzarvi dei diritti.

[1] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. VI, cap. 35, vol. 1, pag. 263.12: essendo il conte di Barzellona e di Valenza, onde furono poi i suoi discendenti re d'Aragona, ad assedio de la città di Carcasciona che vi cosava ragione, la quale tenea il detto re di Francia....

[2] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. VIII, cap. 150, vol. 1, pag. 625.14: d'allora innanzi il Comune di Firenze cusòragione ne' popoli e villate del detto castello, e recò sotto sua signoria, faccendo loro pagare libbre e fazioni.

[3] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XII, cap. 25, vol. 3, pag. 70.17: per loro presunzione, presa la città di Cagli, nella quale i Perugini cusavano alcuna ragione, e perché contro a' Perugini teneano la Città di Castello, i Perugini co' detti Ghibellini segretamente feciono lega e compagnia e con messer Guiglielmo segnore di Cortona...

[u.r. 12.05.2010]