DELIZIA s.f.

0.1 delicia, delicie, delicij, delisia, delitia, delitie, delize, delizes, delizia, delizie, dilitie, dilizia, dilizie.

0.2 DELI 2 s.v. delizia (lat. deliciae).

0.3 Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 1359: 1.

0.4 In testi tosc.: Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 1359; Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.); Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.).

In testi sett.: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Cronica deli imperadori, 1301 (venez.); Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Dom. Scolari, c. 1360 (perug.).

In testi sic.: Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.5 Locuz. e fras. acqua delle delizie 1.5; acqua di delizie 1.5; delizie della carne 1.6; delizie del mondo 1.1; delizie mondane 1.1; paradiso dalle delizie 1.4; paradiso delle delizie 1.4.

0.7 1 Stato emotivo provocato da sensazioni di gioia e allegria, godimento (anche fig.). 1.1 [Generic. al plur.:] le cose materiali che suscitano il godimento. Locuz. nom. Delizie del mondo, mondane: ciò che attrae il desiderio e distoglie dal conseguimento del bene. Al plurale, indica in senso generico le cose materiali che suscitano il godimento. - Locuz. nom. Delizie del mondo, mondane: ciò che attrae il desiderio e distoglie dal conseguimento del bene. 1.2 [Con giudizio negativo:] ciò che provoca il peccato del godersi la vita o il peccato stesso. 1.3 Fig. l'oggetto del godimento supremo, ossia la divinità. 1.4 Locuz. nom. Paradiso dalle, delle delizie: paradiso terrestre. 1.5 Locuz. nom. Acqua delle, di delizie: indica per metaf. il peccato, in genere la lussuria o la gola. 1.6 Locuz. nom. Delizie della carne: il piacere sessuale (con giudizio negativo). 1.7 Essere, stare, vivere/usare vita in delizie: vivere negli agi e nella dissolutezza. 2 Cibo molto appetitoso e prelibato, leccornia (anche fig.). 3 Luogo dotato di bellezze e che suscita piacere, luogo ameno.

0.8 Valentina Gritti 08.02.2004.

1 Stato emotivo provocato da sensazioni di gioia e allegria, godimento (anche fig.).

[1] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 1359, pag. 223: Ond'io ritorno ormai / per dir come trovai / le tre a gran dilizia / in casa di Giustizia, / ché son sue descendenti / e nate di parenti.

[2] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. I, pt. 3, cap. 3, pag. 46.6: Ciò è ke dice s(an)c(t)o Iob: «In tanto tu serai ripieno tutto d'allegreçça (et) de delitie sopra l'onnipotente Dio».

[3] Cronica deli imperadori, 1301 (venez.), pag. 182.16: Questo con so pare Vespaxian Jerusalem destrusse, e da quelli tuti li ornamenti del templo fo portadi a Roma, e apresso da questo, Jeronimo in la Exposicion de Ioele disse che in lo tempo de paxe li fo reponudi. Questo fo meravelgioso de tute vertude in tanto che delicie dela humana generacion el fosse dito.

[4] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 29.29, vol. 2, pag. 498: onde buon zelo / mi fé riprender l'ardimento d'Eva, / che là dove ubidia la terra e 'l cielo, / femmina, sola e pur testé formata, / non sofferse di star sotto alcun velo; / sotto 'l qual se divota fosse stata, / avrei quelle ineffabili delizie / sentite prima e più lunga fïata.

[5] Gid. da Sommacamp., Tratt., XIV sm. (ver.), cap. 4, par. 24, comp. 46.8, pag. 130: Produce ogni leticia / la vergiene Iusticia; / fugando la nequicia / fa demorar la giente / in santa pace et in vera delicia.

1.1 [Generic. al plur.:] le cose materiali che suscitano il godimento. Locuz. nom. Delizie del mondo, mondane: ciò che attrae il desiderio e distoglie dal conseguimento del bene.

[1] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 90.22, pag. 367: Aggio perduto el core, e senno tutto, / voglia e piacere e tutto sentemento; / onne belleza me par loto brutto, / delize con riccheze, perdemento...

[2] Novellino, XIII u.v. (fior.), 72, pag. 293.8: la signoria di Roma t'ho data; signore t'ho fatto di molte dilizie, di gran palazzi, di molto oro, gran cavalli, molti arnesi.

[3] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 4, cap. 3, vol. 1, pag. 162.20: Da li quali citati oy terri, cun chò sia cosa que issu Cato sarcissi lu officiu di purtari la munita, cussì appi lu sou animu remotu da gni avaricia oy guadagnu, jà sya chò que issu era intrabulyatu in grandissima materia di l'una intemperanza et di l'altra, ca et rikizzi reali eranu in sou putiri e tanti citati di Rumania habundantissimi di delicij erannu per forza soy diverticuli.

[4] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 32, pag. 572.8: per l'albero giù, che hae a significare le dilizie mondane...

[5] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 49.73, pag. 833: quivi disio movente omo a salute, / quivi tanto di bene e d'allegrezza / quant'om ci pote aver, quivi compiute / le delizie mondane, e lor dolcezza / si vedeva e sentiva...

[6] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 2, cap. 16, vol. 2, pag. 271.27: E però la Chiesa singolarissimo onore fa a santa Caterina, a santa Cecilia, e Agnese, e Lucia, e alle altre, le quali belle, gentili, e ricche ebbero sì dolce amore di castità, che fuggirono le delizie del mondo...

[7] S. Caterina, Epist., 1367-77 (sen.), [1373/74] lett. 18, pag. 75.8: Ché non è la forma degli stati e delitie del mondo, né le creature, che siano reprensibili; ma è l'affetto che la persona vi pone, trapassandone per questo affetto el comandamento dolce di Dio.

1.2 [Con giudizio negativo:] ciò che provoca il peccato del godersi la vita o il peccato stesso.

[1] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), De amore, L. III, cap. 8: [25] (et) no(n) a sop(er)fluità né a dilecto, ma ad utulità, acciò che lo tuo corpo no(n) indebilissca, perché Seneca dice: le dilitie ci àno recato in debilità.

[2] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 40, pag. 451.24: Dilitie e divitie tenporale este, sì come è di sovra decto, mecteno funmo inn occhi di sapienti, malo ellegendo a bono e bono a malo.

[3] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 79.39: Ciò sono le delizie, e li asgi del corpo, che abrasciano, e accendono il fuoco di lussuria, onde santo Bernardo disse, che castità perisce in delizie.

[4] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 14, pag. 276.5: Li pastori della Chiesa hanno tanto il cuore alle dilizie temporali, che tutta la loro sollicitudine verso a ssè si versa.

1.3 Fig. L'oggetto del godimento supremo, ossia la divinità.

[1] Dom. Scolari, c. 1360 (perug.), 141, pag. 14: Invocha tu singnor mio le militie / ocidental da puoi che 'l tuo vicaro / è dato tucto quanto a le delitie.

[2] Michele Guinigi, 1388 (tosc.), [1397] 246b.4, pag. 292: Tutti i morali, ben che fra le spine / noi siamo involti, lodan seguir l'Agno, / perché volante piú che mai grifagno / fa venir l'alma a le delizie trine.

1.4 Locuz. nom. Paradiso dalle, delle delizie: paradiso terrestre.

[1] Giordano da Pisa, Pred. Genesi 2, 1308 (pis.), 4, pag. 52.28: Pogo prode sarebbe stato al primo omo ad avere avuto lo paradiso delle delizie, se non av[es]se avuto la sapienzia delle cose di questo mondo, sì come elli ebbe.

[2] San Brendano tosc., XIV (ven.>tosc.), pag. 229.22: Come San Brandano co' suoi frati truovano la terra di promissione de' santi e 'l Paradiso delle delizie. E avendo compiuto lo lodo di Dio e' dismontano tutti in terra di nave, incontanente e' viddono quella terra più preziosa che tutte l'altre terre pe lla sua bellezza e pe lle maravigliose e graziose cose e dilettevole che v'erano dentro sì come di belli e chiari e preziosi fiumi co lle sue acque molto dolcissime e fresche e soave, ed eravi alberi di molte maniere tutti preziosi di preziosi frutti, e assai eravi rose e gigli e fiori e viole e erbe e ogni cosa odorifera e [per]fette in sua bontà.

[3] San Brendano ven., XIV, pag. 204.24: In veritade io sè che a Dio plase ch'io vegna mo' con vui per dirve li fati e menarve de qua e de là per quelo Paradiso da le dilizie, lo qual Dio ordenà in tera in mezo de lo mondo e felo per uno so giardin d'amisi ê lo incomenzamento de lo mondo et elo ne alogà Adamo, primo omo, e sì lo fe vardian e signor de ziò (che i iera dentro), zeto de uno alboro ch'elo voleva salvar per sì...

1.5 Locuz. nom. Acqua delle, di delizie: indica per metaf. il peccato, in genere la lussuria o la gola.

[1] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 79.40: Ciò sono le delizie, e li asgi del corpo, che abrasciano, e accendono il fuoco di lussuria, onde santo Bernardo disse, che castità perisce in delizie. Onde la Scrittura dice, che 'l braghiere perisce e infracida nell'acqua delle delizie.

[2] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 21, vol. 1, pag. 168.13: Or così dico, l'avarizia trae l'uomo del senno, e fallo precipitare or in acqua di delizie, or in fuoco d'ira, e di pessimi desiderj.

1.6 Locuz. nom. Delizie della carne: il piacere sessuale (con giudizio negativo).

[1] Jacopo Passavanti, Specchio, c. 1355 (fior.), dist. 5, pag. 92.22: e perchè pare loro malagevole d'astenersi da' diletti e dalle deliziedella carne, i quali séguitano secondo le loro concupiscenzie...

1.7 Essere, stare, vivere / usare vita in delizie: vivere negli agi e nella dissolutezza.

[1] Laude tosc., XIII ex., 1.37, pag. 44: chi in delicie qui sarà più stato, / più tormento et luctu li fie dato, / et da nemici sempre cruciato / stando sempre in pianto et in [tormento].

[2] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 91.22: La terza cosa è asprezza di vivande, che siccome dice san Paulo: la femmina vedova che in delizie usa vita, ella è morta per peccato.

[3] Cavalca, Specchio de' peccati, c. 1340 (pis.), cap. 1, pag. 10.4: sicchè dell'altra vita poco cura, come fece quel ricco, del quale disse Cristo, che stava in conviti e in delizie, onde poi fue dannato.

[4] <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>, cap. 4, pag. 33.25: E nell'Apocalisse, parlando dell'anima vana, disse a gli Angioli: Prendetela, e quanto si glorificò, e fu in delizie, tanto le date tormento, e lutto.

[5] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 29, vol. 1, pag. 259.9: Questa verità chiaramente ci dimostra Cristo per la istoria, la quale narra di Lazzaro mendico, ed infermo, e del ricco, lo quale visse in delizie...

[6] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 122, Ss. Saviano e Savina, vol. 3, pag. 1095.16: e disse a lei: «Savina che è quello che tu fai, che hai lasciate le divizie tue, e staiti ora qui in dilizie? Leva su, e fa che vadi ne la città di Treci, e troverrai il fratello tuo».

[7] Legg. sacre Mgl. XXXVIII.110, XIV sm. (sett.), 9, pag. 26.27: Stagando Maria en delicie ni no atendando a Deo, ma pur al corpo soe, ella se metè a far male del corpo soe cum tanti ch'ella no fideva anomà se no per peccatrice.

2 Cibo molto appetitoso e prelibato, leccornia (anche fig.).

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura aurea, 542, pag. 169: Lá sus a quella tavola lo iust se rebaldisce: / Stagand a tai delitie, lo cor ge stradolcisce; / Lo cibo delectevre, ke trop ge abellisce, / Lo ten in grand sozerno e tut lo reverdisce.

[2] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 24, cap. 2, par. 7, pag. 383.16: Seneca ad Helviam. D'ogni parte recano alla gola, che di tutte cose si fastiggia, e dall'ultimo mare si porta quello che lo stomaco per delizie guasto appena riceve.

[3] San Brendano pis., XIII/XIV, pag. 60.15: Caricò elli la nave di pane et di beveraggio et di carne et di tutte dilitie quanto ve ne capea.

[4] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 12.7: Questo pane è troppo prezioso e nobilissimamente apparecchiato, cioè vivanda reale in cui son tutte maniere di delizie, e di tutti buoni savori, siccome dice il libro della sapienza.

[5] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 8, pag. 36.28: se el par a vu, accomencemo doncha da questi correi onde super gli deschi e su quelle tavole che son meglio parae cha gli altar de gesia e quelle mense chussì ben fornie corran le delicie con grande habundantia chomo fa gle aque in fiume.

3 Luogo dotato di bellezze e che suscita piacere, luogo ameno.

[1] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 2, cap. 05, pag. 92.26: Magione aveva piccola; piacevali solo che 'l difendesse dal freddo e dal caldo e da la piova, tutto che tombe e delizie e magioni potesse avere assai, se elli volesse.

[2] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. IX, cap. 51, vol. 2, pag. 84.8: E così le delizie de' Latini, acquistate anticamente per gli Franceschi, i quali erano i più morbidi e meglio stanti che in nullo paese del mondo, per così dissoluta gente furono distrutte e guaste.

[u.r. 18.10.2011]