DELIZIOSO agg.

0.1 delatïoso, delectiose, delicïosa, delicïusi, delitioso, deliziosa, deliziosi, delizioso, diliciosa, dilicioso, dilitiosa, dilitïosa, diliziosa, dilizioso.

0.2 DELI 2 s.v. delizia (lat. deliciosum).

0.3 Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.): 1.

0.4 In testi tosc.: Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.); Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.); Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.).

In testi sett.: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Memoriali bologn., 1279-1300; Paolino Minorita, 1313/15 (venez.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342.

In testi mediani e merid.: Poes. an. urbin., XIII.

0.7 1 Che infonde gioia, che provoca allegria e godimento. 1.1 Pieno di delizie, ossia ricco di cose che suscitano gioia. 1.2 [Con giudizio negativo:] che si dedica a raffinatezze, godendosi la vita e cadendo nel peccato di gola o di lussuria. 2 Che placa l'appetito soddisfacendo il senso del gusto (anche fig.).

0.8 Valentina Gritti 15.02.2004.

1 Che infonde gioia, che provoca allegria e godimento.

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De die iudicii, 387, pag. 210: Oi gaudïo purissimo, oi festa confortosa, / Solazo stradulcissimo, dolceza solazosa, / Cantemo novo cantico con vox delicïosa, / Benedisem lo fio dra Vergen glorïosa.

[2] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), son. 242.13, pag. 270: e ben è certo da meravegliare / che guai porgendo ammorta; ciascun omo / ch'a lui s'è dato l'ha per delizioso, / bene en onta faendol consumare.

[3] Laude cortonesi, XIII sm. (tosc.), 43.14, vol. 1, pag. 298: Dubitò, fo facto muto, / en-el nascer fo absoluto: / de Spiritu sancto empiuto, / perfecto delatïoso.

[4] Memoriali bologn., 1279-1300, (1299-1300) App. f.32, pag. 99: E mai non vidi sí bella figura / in carne, in taglio né in pintura: / all'aire l'assimiglio, tant'è pura / e diliciosa.

1.1 Pieno di delizie, ossia ricco di cose che suscitano gioia.

[1] Poes. an. urbin., XIII, 15.62, pag. 574: Quand'io penso, Madonna, de la tua pïetança, / la gran pagura k'aio par ke mme dia lentança, / e ll'anema mia trista s'arempla de baldança, / e ppensa pervenire ad te, dilitïosa.

[2] San Brendano ven., XIV, pag. 34.7: E andando trovà una isola a pruovo una (montagna) che à nome Lopisile, la qual isola si è molto morbeda e deliziosa, e là stete un gran tenpo.

1.2 [Con giudizio negativo:] che si dedica a raffinatezze, godendosi la vita e cadendo nel peccato di gola o di lussuria.

[1] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 2, cap. 4, pag. 173.15: Da costui fu privato de l'ordine del senato Cornelio Rufino, il quale era stato due volte onoratissimamente consolo et una volta dittatore, però ch'elli avea comperati dieci vasi d'argento. Nè più nè meno il privò come malo esemplo di dilicioso e svario senatore.

[2] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 20, vol. 1, pag. 153.27: e però è tempo di afflizione, e di penitenza, ed essi lo spendono e perdono in delizie, e in superbia. Ma sappiano questi deliziosi, che se elli vogliono ora godere, e avere festa, piangeranno in eterno, e fieno in vigilia.

[3] Boccaccio, Corbaccio, 1354-55, parr. 241-50, pag. 78.22: altri vengono che fanno il ventre gonfiare; e se pure invetriato l'ha la natura fatto, i parti sottoposti gli danno figliuoli, acciò che vedova alle spese del pupillo possa più lungamente diliziosa lussuriare.

2 Che placa l'appetito soddisfacendo il senso del gusto (anche fig.).

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De die iudicii, 371, pag. 209: Plu no porran gustar condug fastidïusi / Ni atastar coss aspere ni spin angustïusi, / Ma gustaran dulcedine, bocon delicïusi, / Atastaran grand godhio, trop han ess confortusi.

[2] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 64, pag. 92.22: Consolar, quanto a victuaria, dagandoli da manzar convegnivelmente, ma no soperclo nè cose delectiose, kè per queste doe cose elli vengnirave pigri et enviciadi, nè no farave ben li servisii del sengnor.

[3] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 14, pag. 70.33: benché l'altro cibo chi è romaso al fogo sia çentil e nobel delitioso e accepto al gusto no 'l pò suffrir a veçer né ughir mentoar per una soççura ch'el gh'à trovó meschiaa.

[4] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 46, S. Gregorio, vol. 1, pag. 381.19: «Di ciò che voi avete voluto che vi sia mandato il libro de la sposizione di santo Giob al vostro studio ci rallegriamo, ma se voi disiderate d'ingrassare di dilizioso pato, leggete l'operette del beato Agostino paesano vostro e, a comparizione di quella netta farina non andate caendo la nostra crusca...

[u.r. 03.10.2008]