0.1 decença, decencia, decenzia, decienza, dicienza.
0.2 Lat. decentia (DELI 2 s.v. decente).
0.3 Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.): 1.
0.4 In testi tosc.: Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.); Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.).
In testi mediani e merid.: Lett. napol., 1356.
0.7 1 Rispetto di un insieme di norme comportamentali condivise da una collettività al fine di salvaguardare la dignità personale. 1.1 [Con riferimento al corpo umano:] aspetto pulito e decoroso. 2 Comportamento rispettoso del decoro e della dignità di qno.
0.8 Marco Berisso 13.04.2004.
1 Rispetto di un insieme di norme comportamentali condivise da una collettività al fine di salvaguardare la dignità personale.
[1] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 16, cap. 6.30, pag. 363: Però che tal fiata / Giente non dengnia leggie; / E cierte cose son c'onestamente / Si posson dir, ma nnon dar inn iscritta. / Sicché porrete legier quel cotanto, / Che con decienza si puote narrare.
1.1 [Con riferimento al corpo umano:] aspetto pulito e decoroso.
[1] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 5, cap. 6.64, pag. 126: Siasi davanti la diman lavata, / Che mo' non torbidi l'acqua troppo; / Penisi poco a llavare al bacino; / Bocca over dente non tocchi lavando, / Ché porrà poi nella camera usare / Quanto sarà di bisongnio o dicienza.
- [Personificazione].
[2] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 11, docum. 2.16, vol. 3, pag. 354: Conoscer ciò non s'empie / colui che non è usato di servire, / ché 'l servigio sentire / non può s'el non conosce come costa. / Et a cciò non s'accosta / chi crede sé o sue ovre magiori, / over l'altrui minori / che ci dimostri madonna Decença.
2 Comportamento rispettoso del decoro e della dignità di qno.
[1] Fr. da Barberino, Doc. Am., 1314 (tosc.), pt. 1, docum. 20.55, vol. 1, pag. 237: vedremo alchun ch'à sua donna o sorelle, / madre ancora con elle, / fratelli et altri in casa; e perché 'l tene / ciascun maggior che vene, / mangia pan d'oro e lor dà piombo a bere: / questo decença chere / che basti a llui che l'ànno per maggiore.
[2] Lett. napol., 1356, 2, pag. 125.22: Ove t(ame)n no(n) fosse la firmecze intra nui (et) la Compagna p(er) lu modo chi è dictu integramente, placzave de tinere modo de passare cu(n) ip(s)o, sicundu che mello si purà fare co honestate (et) decencia de co(mun)i honore, considerando zo che pararà rasunevelemente de (con)sidirare sicundu li occurrenti disposicione.
[3] Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 26, 88-102, pag. 630.35: et allora sono dolci, quando induceno riso, pianto e simili passioni; leggiadre sono, quando acconciamente e prestamente diceno la sua intenzione conformata co la virtù: imperò che leggiadria è decenzia et attitudine delli atti virtuosi.
[u.r. 19.02.2022]