DILEGUARE v.

0.1 delegua, deleguare, deleguava, delegue, deleguò, delengua, delenguae, delenguay, delenguava, delenguo, delequa, delequao, dellenguar, dellingui, desleguar, desléguase, deslegui, deslengua, deslenguâ,desleguado, deslenguar, deslenguo, dilega, dileghuossi, dilegua, dileguan, dileguano, dileguar, dileguare, dileguarmi, dileguaro, dileguaron, dileguarono, dileguarsi, dileguasi, dilèguasi, dileguasse, dileguata, dileguatasi, dileguate, dileguati, dileguato, dileguava, dileguavano, dilegue, dileguerà , dileguerò, dilegui, dileguò, dileguoe, dileguorono, dileguossi, dilequare, dilequarò, dilequato, dislingua, dislinquari.

0.2 Lat. deliquare (DELI 2 s.v. dileguare); per le forme sett. del tipo delenguare si ipotizza un'interferenza con il lat. delinquere: cfr. Marri s.v. deleguar.

0.3 Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.): 1.

0.4 In testi tosc.: Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); Lett. sen., XIII/XIV; Libro pietre preziose, XIV in. (fior.).

In testi sett.: Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.); Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Poes. an. ven., XIII; Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Libro de conservar sanitate, XIV s.q. (venez.); Poes. an. bologn., XIV sm. (3).

In testi mediani e merid.: Dom. Scolari, c. 1360 (perug.); Anonimo Rom., Cronica, XIV.

In testi sic.: Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.).

0.5 Per le forme sett. del tipo deslenguar si può ipotizzare un cambio di prefisso. Cfr. anche 0.2.

0.7 1 Riscaldare in modo da ottenere lo scioglimento, portare a liquefazione (detto generalmente della neve o a similitudine della neve; anche pron., anche fig.). 1.1 [Detto del metallo:] fondere. 1.2 Estens. [In relazione all'idea di sciogliere, svolgendolo, un discorso]. 2 Sciogliere qsa in altre sostanze per ottenerne medicamenti; mescolare. 3 Ridurre in polvere. 3.1 Estens. Ridurre a nulla; uccidere; sparire. 3.2 [Detto dei beni materiali che perdono consistenza]. 3.3 Allontanare qsa o qno dalla percezione sensoriale fino al dissolvimento (anche pron.). 3.4 Fig. Venire meno, languire per una passione o per un dolore, di natura fisica o morale, molto forte fino all'annientamento; consumarsi.

0.8 Rosa Piro 15.04.2004.

1 Riscaldare in modo da ottenere lo scioglimento, portare a liquefazione (detto generalmente della neve o a similitudine della neve; anche pron., anche fig.).

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 332, pag. 537: Certo ad elle no cale qi tra pene o se struçe, / né qi cante o rida ni se guaimente o luçe. / Deu, quant è pro' e savio qi d'amarle refuçe! / Cui le ama, el desléguase com' la neve qe fluçe. / Demandano le femene nove de ço qe sano, / e ride e no vergonçase, tanti malviçi àno...

[2] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 6.68, pag. 114: La neive à quatro proprietae / che odo dir esser cotae: / pulmeramenti de cel vén; / poi, deslenguâ, aigua devém / bianca e freida per natura.

[3] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 26, pag. 235.16: Como la compagnia sentìo approssimare don Gilio alle finaite, così se delequao como fao la poca neve a fervente sole. Remase lo legato noviello, missore [...] abbate de Borgogna.

[4] Bibbia (05), XIV-XV (tosc.), Sal 57, vol. 5, pag. 303.3: ha teso il suo arco, insino che siano infirmati. [9] Saranno consumati, come cera che si dislingua; sopra loro cascò il fuoco, e non viddero il sole.

1.1 [Detto del metallo:] fondere.

[1] Legg. sacre Mgl. XXXVIII.110, XIV sm. (ver.), 5, pag. 10.5: Alora Decio fo molto irato et encontenente fece emplire una grande caldera de piombo e cum grandissimo foco lo fece deleguare, e comandòe che li fosse reversata en cavo s'ella non renegasse Cristo...

1.2 Estens. [In relazione all'idea di sciogliere, svolgendolo, un discorso].

[1] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 24.103, pag. 166: Tal parlar delegua / Iexù: «Già non sentìe che dimandate, / perché far non potete ch'el se adegua / che il calice ch'eo bevrò voi bevate, / et che di quel batesmo ch'eo batiçço / non parme, no, demtro ve batiççate.

2 Sciogliere qsa in altre sostanze per ottenerne medicamenti; mescolare.

[1] Intelligenza (ed. Berisso), XIII/XIV (tosc.), 42.7, pag. 19: Ematites[se], ch'è 'n greco «sanguigno», / nasce in Arabia e 'n Africa e 'n Tiopia, / il su' color v'è rosso e ferrugigno / ed al mal de la pietr' ha vertù propia. / Chi 'l beie, in discorso sangue fa ritegno, / al morso del serpente ha vertù dopia, / e chi 'l dilegua co la melagrana / le piaghe e le ferite ugnendo sana: / ne la corona sta co l'elitropia.

3 Ridurre in polvere.

[1] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 28, par. 9, vol. 2, pag. 181.32: Et omni saiu homu cunuxi ki Deu poti cumandari et fari ki li pulveri di la campana retorninu a so primu essiri. Addunca Deu poti una campana disliquari, et killa midesmi reparari.

3.1 Estens. Ridurre a nulla; uccidere; sparire.

[1] Cino da Pistoia (ed. Marti), a. 1336 (tosc.), D. 168.6, pag. 881: Naturalmente ogni animale ha vita / e d'altro non s'acquista / se non per uom che pregio e valor segua, / lo qual, se con vertute non s'aita / d'aver eterna vista, / Morte, come non fosse, lo dilegua.

[2] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 118, S. Bartolomeo, vol. 3, pag. 1033.22: Disse il monaco: «Per quale ragione le dobbiamo noi raccogliere, e farti onore veruno, ché ci hai lasciati perire e dileguare, né non ci hai dato aiuto neuno?».

- Fig.

[3] S. Caterina, Epist., 1367-77 (sen.), [1376] lett. 83, pag. 339.2: Ricordomi che per li beni temporali voi el faciavate, quando e' vostri figliuoli si partivano da voi per acquistare le ricchezze temporali; ora, per acquistare vita etterna, vi pare di tanta fatica che dite che v'andarete a dilequare se tosto io non vi rispondo.

[4] Poes. an. bologn., XIV sm. (3), 55, pag. 48, col. 1: E quel rimitto se fue qurzado: / «Vatte delegua», dise «o desperado! / L'è sì scuro e brutto el tuo pechado! / E' non te perdonno in la cela ài intrado / E non te cunfeso» disse «o pechadore, / O micidiale de Christo e robadore!».

3.2 [Detto dei beni materiali che perdono consistenza].

[1] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), De amore, L. III, inc.: l'affrec[ta]ta ricchessa uvaccio si distrugge, et q(ue)lla che a pogo a pogo si raiuna no(n) menina. [20] Et certo la ricchessa deli mali ho(min)i dileguerà come fu(n)mo, che chi male raiuna uvaccio distrugge...

[2] Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.), 28, pag. 216.19: Unde tu che àe la pecunia: ella non ti può durare, or è qua or è là et dileguasi, et così le ricchesse si distruggeno però che non sono in del luogo loro.

3.3 Allontanare qsa o qno dalla percezione sensoriale fino al dissolvimento (anche pron.).

[1] Libro pietre preziose, XIV in. (fior.), pag. 320.7: Questa pietra ae molte virtudi, et è di grande salute a quelli che la portano, e scaccia le folgori e la tempesta in qualunque parte ch'ella sia. E se si sparge ne la vigna o tra lli olivi, e se si semina co la semente ne' campi, sì caccia la gragnuola, e moltiplica i fructi, e dilegua l'ombre de' demonj e le vane sognora; et anche fa avere buono cominciamento a tucte le cose e buona fine.

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 14.134, vol. 2, pag. 242: «Anciderammi qualunque m'apprende»; / e fuggì come tuon che si dilegua, / se sùbito la nuvola scoscende.

[3] Libro de conservar sanitate, XIV s.q. (venez.), De caçar via animali velenosi, pag. 36.15: Ancor, dise Almansore che portando una bona smaragdo, caça via animali velenosi. Unde ven dicto che se la vipera varderà la bona smaragdo, incontene(n)te li so ogli se delegua e corre for del cavo.

3.3.1 Diventare meno visibile, sbiadire, diradarsi.

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura nigra, 98, pag. 104: La rosa molta fiadha ke da maitin resplende, / Lo so color da sira delengua e dessomente: / Cotal sí è la vita de zascun hom vivente, / Le glorïe mondane tut cazen in nïente.

[2] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 316.5, pag. 390: Tempo era omai da trovar pace o triegua / di tanta guerra, et erane in via forse, / se non che' lieti passi indietro torse / chi le disaguaglianze nostre adegua: / ché, come nebbia al vento si dilegua...

3.3.2 Far perdere le tracce di sé; sparire (separandosi da un luogo o da qno).

[1] Lett. sen., XIII/XIV, pag. 135.16: E sapete che questo è vero che mi so' ritrovato tuto solo sença nesuno amico o parente e, ch[on]s[i]derando ch'io òne perduti in sì breve tempo tre fratili charnali sença l'atro dano de l'avere, io mi dovarei esare dilequato di questo paese e a[n]datone al Veglio e in parte che di me no si fuse saputo mai novele.

[2] Boccaccio, Decameron, c. 1370, III, 7, pag. 220.2: E poi che egli in diverse maniere si fu molto ingegnato di racquistare l'amore che senza sua colpa gli pareva aver perduto, e ogni fatica trovando vana, a doversi dileguar del mondo, per non far lieta colei, che del suo male era cagione, di vederlo consumar, si dispose.

[3] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 7.109, pag. 47: açiò che mai da voi non se delegue / il Padre vostro che stae su nel celo, / ché ad averve per figli il ben se segue.

3.3.3 Allontanarsi rapidamente fino a scomparire alla vista; fuggire.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 9.77, vol. 1, pag. 152: Come le rane innanzi a la nimica / biscia per l'acqua si dileguan tutte, / fin ch'a la terra ciascuna s'abbica, / vid'io più di mille anime distrutte / fuggir così dinanzi ad un ch'al passo / passava Stige con le piante asciutte.

[2] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 9, cap. 31, vol. 2, pag. 330.20: però che lla sperienza occorse che tale gente somigliante furono per natura vile e codarda cacciare dietro a cchi fugge, e dinanzi si dilegua a cchi mostra i denti.

[3] Dom. Scolari, c. 1360 (perug.), 84, pag. 12: O giente triste / perché ve trasformate nei conilgli? / Di terra primamente ve vestiste / et in terra sperate, e però segue / pocha vertù de magnifiche viste, / onde a l'ofitio mio ò posta tregue / e se non soccorrite, singnor caro, / convem che da la giente me delegue.

[4] A. Pucci, Libro, 1362 (fior.), cap. 9, pag. 89.1: E poi cavalcando a mano destra, arrivò a una selva del quale uscivano uomini grandissimi come giganti, vestiti di pelli di bestie. Allora Allexandro fece a un punto sonare tutti suoi stormenti e gridare tutta l'oste a un'otta, per la qual cosa tutti si dileguaro, ma non sì che non ne fosser morti più di secento.

[5] Giovanni Colombini, a. 1367 (sen.), 6, pag. 25.13: Noi aviamo nome d'essare povari, mo tanta robba ci è mandata, che io me ne vergogno, e se noi volessimo seguitare le genti, converrebbeci fuggire e dileguare.

[6] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. IX (i), par. 56, pag. 483.36: «O cacciati». Qui pone l'autore le parole dette dall'angelo a' nimici di Dio, li quali si dee credere che quivi presenti non erano, sì come quegli che per paura, sentendo la venuta di questo angelo, s'erano fuggiti e dileguati: ma non potevano in quella parte essere andati, che bene non udissono e intendessono ciò che questo angelo diceva contro a loro.

3.4 Fig. Venire meno, languire per una passione o per un dolore, di natura fisica o morale, molto forte fino all'annientamento; consumarsi

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura rubra, 272, pag. 143: Se senza mi tu moiri, no so o me repona: / Per ti delengua tuta la mia trista persona.

[2] Poes. an. ven., XIII, 124, pag. 139: Mo ello è ascoso al mio pensar / Che l'anima no lo può trovar; / Unde io no me posso consolar, / Che io me sento desleguar.

[3] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 8, ott. 50.6, pag. 515: E Telamon, che nel vide portare, / l'aveva richiamato più fiate, / credendol far, gridando, ritornare, / ma non eran le sue voci ascoltate / da lui che non sapea dove s'andare, / sì le sue posse s'eran dileguate / pel ricevuto colpo, duro e forte, / ch'ad altro avria forse data la morte.

- [In partic. Detto dell'anima e del cuore].

[4] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De peccatore cum Virgine, 32, pag. 49: La passïon k'av Criste e k'el per ti portava / La trista anima mia per grand dolor passava. / Vezand lo me fïol com el passïonava, / De lu per grand angustia planzando deleguava.

[5] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura nigra, 901, pag. 131: Oi angoxosa angustia ke m'è qui destinadha. / D'angustïevre angustia lo me' cor sí delengua, / Zamai no poss attende reposso ni anc trega: / Le doie k'eo sofresco, la tormentevre brega, / Com el me sïan greve no è hom ke me 'l creza.

[6] Orazione ven., XIII (2), pag. 128.27: in l'anima ch'elo va no trova o star. Mo tanto se la vostra beleça, che l'anima se deslengua pensando d'esa: et in quelo deslenguamento ela senta [sic] tanto deletamento, ke le [sic] se vorave pur partir, per ke la ve desira pur de ver.

[u.r. 09.03.2023; doc. parzialm. aggiorn.]