0.1 degressione, digression, digressione, digressioni, digrexione.
0.2 DELI 2 s.v. digredire (lat. digressionem).
0.3 Dante, Convivio, 1304-7: 1.
0.4 In testi tosc.: Dante, Convivio, 1304-7; a Lucano volg., 1330/1340 (prat.); Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.).
In testi sett.: Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.).
0.6 N Doc.: cit. tutti i testi.
0.8 Pär Larson 10.03.2004.
1 [Ret.] Allontanamento temporaneo dal tema principale.
[1] Dante, Convivio, 1304-7, I, cap. 10, pag. 41.4: Non si maravigli dunque alcuno se lunga è la digressione della mia scusa, ma, sì come necessaria, la sua lunghezza paziente sostenga.
[2] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 6.128, vol. 2, pag. 101: Fiorenza mia, ben puoi esser contenta / di questa digression che non ti tocca, / mercé del popol tuo che si argomenta.
[3] Jacopo Alighieri, Inf. (ed. Bellomo), 1321-22 (fior.), 8, pag. 116.17: il presente iracundo ed accidioso pantano, per lo qual figurativamente s'intende l'abito e 'l volere iracundo ed accidioso, il quale a la vendetta d'i suoi dispetti velocissimo corre, chiamandolo Flegiàs per similitudine d'alcun cosí nominato in cui cotali vizî piú che in altrui compresi furono e abituati, secondo quello che per [...] si conta; la qual digressione qui ed altrove per troppa materia non si consente.
[4] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 4, 112-120, pag. 127, col. 2.4: Genti v'eran. Qui descrive in comune la condizione delle persone che erano in quello loco, e poi in particulare quando ello dixe Io vidi Eletra. Circa la quale universale digressione si è da notare li atti che fano parere savii e de valevele esere...
[5] Ottimo, Purg., a. 1334 (fior.), c. 7, proemio, pag. 87.8: Questo capitolo sanza mezzo si continua al precedente sì congiuntamente, che non pare partito da quello. Ma perciò che lla materia di quello fu interrotta, della quale interruzzione fu cagione all'Autore la festa onesta e licita delli due Mantovani, che ssi trasse dietro la esclamazione e 'l rimprovero contra li Italiani; ed è uno modo rettorico delli parlardi, che ralargano la materia, chiamato digressione...
[6] a Lucano volg., 1330/1340 (prat.), L. I [Phars., Epit., 1-4; I, 1-7], pag. 1.5: Qui cunincia il primo libro del Lucano. Corduba m'ingenerò, Nerone mi prese. Io dissi le battallie le quali fecioro i due pari: l'uno era suocero e l'altro era genero. Io mai non continuai la materia che l'uno verso dipendesse da l'altro; più mi piace lo colore che si chiama digressione.
[7] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. 3, cap. 2, vol. 1, pag. 99.16: E perché noi facciamo in questa nostra storia digressione, lasciando come Firenze rimase diserta e disfatta, e seguendo le storie e' fatti de' Vandali, e de' Gotti, e de' Longobardi, i quali signoreggiarono lungo tempo Roma, e Toscana, e tutta Italia...
[8] Metaura volg., XIV m. (fior.), L. 2, cap. 8, ch., pag. 235.4: Anche ci conviene qui fare alcuna digressione per manifestare mellio la materia de la gragnuola e la sua cagione.
[9] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 14, pag. 256.18: Questo capitulo ha 2 parte. A la prima tracta de quela qualità de la violentia per la qual se ofende a la natura, sì como te dissi capitulo xi.o. A la 2.a fa una digressione tractando de quele etate in le quale se distingue il mondo.
[10] Chiose falso Boccaccio, Inf., 1375 (fior.), c. 20, pag. 161.19: In questo chapitolo tratta l'altore del vizio degli indovini e dividesi in quatro parti gienerali: nella prima parte discrive il luogho di costoro; nella seconda tratta d'alchuno spirito; nella terza fa una digrexione; nella quarta parla d'alquanti involti in questo vizio degl'indovini.
[11] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 4, 97-108, pag. 130.17: Et è qui notabile ai poeti, et a' componitori che non deeno fare nelle loro opere digressioni impertinenti alla materia che si dee scrivere, e però dice: che il tacere è bello; per non incorrere in vizio, che si potrebbe chiamare nell'arte della poesia Nimia ampliatio.
[1] Deca prima di Tito Livio, XIV pm. (fior.), L. 1, cap. 42, vol. 1, pag. 74.22: dice la gente, che Tullio ordinò e divisò le digressioni e le differenze degli ordini e della dignità del popolo di Roma. || Cfr. Liv. I, 42, 4: «Servium conditorem omnis in civitate discriminis ordinumque quibus inter gradus dignitatis fortunaeque aliquid interlucet posteri fama ferrent».
[u.r. 07.10.2011]