DIGRIGNARE v.

0.1 degrignano, digrigna, digrignan, digrignando, digrignano, digrignar, digrignare, digrignati, digrignava, digrignavano, disgrigna.

0.2 DEI s.v. digrignare (fr. ant. grignier).

0.3 Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.): 1.

0.4 In testi tosc.: Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.); Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.); Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.).

0.5 Locuz. e fras. digrignare i denti 2; digrignare il ceffo 2; digrignare la bocca 2.

0.7 1 Distorcere il viso mostrando i denti. 2 Fras. Digrignare i denti, la bocca, il ceffo.

0.8 Pär Larson 11.03.2004.

1 Distorcere il viso mostrando i denti.

[1] Immanuel Romano, XIII/XIV (tosc.), 5.98, pag. 327: Qui sono le simie - con molte alchìmie: / grattarsi le timie - e voler digrignare.

[2] Arte Am. Ovid. (B), a. 1313 (fior.), L. III, pag. 321.4: Alcuna travolge e storce la bocca con perverso riso; quando un'altra ride, tu crederai ch'ella pianga; quell'altra fa uno suono fioco e disamabilemente ride, sì come la sozza asinella ragghia, digrignando imprima per alcuna dimoranza.

[3] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 22.91, vol. 1, pag. 373: Omè, vedete l'altro che digrigna; / i' direi anche, ma i' temo ch'ello / non s'apparecchi a grattarmi la tigna».

[4] Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 21, 118-126, pag. 558.31: Lo nono è la mutascenzia significata per Farfarello che digrigna, et a la sua similitudine di vitello o di toro e dicesi da far che in lingua ebrea significa toro, come dice Papia...

[5] Gl Francesco da Buti, Inf., 1385/95 (pis.), c. 22, 91-105, pag. 577.25: O me! dice lo Navarrese, et è qui intergezione che significa paura, vedete; dice Virgilio a Dante, l'altro; cioè dimonio, che digrigna; cioè apre la bocca in traverso storcendola...

[5] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 106.33, pag. 100: Se niuno avaro è in questo ballo, / le sue scarpette rompe sanza fallo; / a seder vada, per consiglio do. / Se e' ci fosse monna Scoccalfuso, / vo' la conoscerete pur al muso, / ch'ella disgrigna come il diavolò.

2 Fras. Digrignare i denti, la bocca, il ceffo.

[1] Cecco Angiolieri, XIII ex. (sen.), D. 127.8, pag. 249: Deh guata, Ciampol, ben questa vecchiuzza / com'ell'è ben diversamente vizza, / e quel che par quand'un poco si rizza, / e come coralmente viene 'n puzza, / e com'a punto sembra una bertuzza / del viso e de le spalle e di fattezza, / e quando la miriam, come s'adizza / e travolge e digrigna la boccuzza.

[2] Dante, Commedia, a. 1321, Inf. 21.131, vol. 1, pag. 360: Se tu se' sì accorto come suoli, / non vedi tu ch'e' digrignan li denti / e con le ciglia ne minaccian duoli?».

[3] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 5, cap. 21.5, pag. 396: La novità de' volti, ch'io vedea, / diletto m'era; e nondimen temenza / de' feri denti alan, mirando, avea: / perché, quando venia in lor presenza, / digrignavano il ceffo, come i cani / a l'uom, del qual non hanno conoscenza.

[4] Gl Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 21, pag. 343.1: Non vedi tu che degrignano, idest mostreno, li denti E con le ciglia ne dimostrano doli?», idest inganni. Ed elli a me: «Non vuo' che tu paventi...

[u.r. 20.04.2010]