DAMMA s.f.

0.1 dalma, dame, damma, damme.

0.2 Lat. damma (DEI s.v. damma).

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321.

0.6 N Cfr. GAVI s.v. daino.

0.7 1 [Zool.] Lo stesso che daino.

0.8 Vinicio Pacca 01.05.2004.

1 [Zool.] Lo stesso che daino.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 4.6, vol. 3, pag. 51: sì si starebbe un cane intra due dame: / per che, s'i' mi tacea, me non riprendo, / da li miei dubbi d'un modo sospinto, / poi ch'era necessario, né commendo.

[2] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 146.5, pag. 105: Madonna, eo sono la dolente alma, / che non pò stare cum lo servo vostro, / unde partença fici dal meo clostro / e sì vi aporto de vitoria palma, / päurosa fuçendo come dalma...

[3] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 37, pag. 801.34: Elli, udendo narrare della nobile Partenope l'origine antica, in sé ne gode e fra sé con tacita voce la loda e quella atta alle cacce più volte si ricorda avere udita, sì come luogo abondevole di giovinette cavriuole e lascive, di damme giovani preste e più correnti, e di cerve mature, a ogni rete, cane o istrale avvisate.

[4] Petrarca, Canzoniere, a. 1374, 270.20, pag. 341: E' non si vide mai cervo né damma / con tal desio cercar fonte né fiume, / qual io il dolce costume / onde ò già molto amaro; et più n'attendo...

[u.r. 19.02.2022]