DIRÌMERE v.

0.1 dirima, dirimendo.

0.2 DEI s.v. dirimere (lat. dirimere).

0.3 Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.): 1.

0.4 In testi tosc.: Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.); Dante, Commedia, a. 1321; Ottimo, Par., a. 1334 (fior.).

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Separare operando una differenziazione sostanziale inerente la natura degli enti in questione.

0.8 Massimiliano Chiamenti 30.07.2004.

1 Separare operando una differenziazione sostanziale inerente la natura degli enti in questione.

[1] Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.), son. 11-5.6, pag. 281: Perché Natura dà ciò ch'è primero, / e poi l'arte lo segue e lo dirima: / e ssa più d'alte che è più 'ngegnero, / e meno chi più sente de l'alchima.

[2] Bonodico da Lucca, XIII sm. (lucch.), XI.2.4, pag. 279: Non so rasion, ma dico per pensero: / però lo ferro s'istrima / che sua vertute per artificero / per più durezza, di quel ch'è, dirima; / tolle [e] perde, muta e sta primero; / la sua manera per atto si sprima.

[3] Dante, Commedia, a. 1321, Par. 32.18, vol. 3, pag. 527: E dal settimo grado in giù, sì come / infino ad esso, succedono Ebree, / dirimendo del fior tutte le chiome; / perché, secondo lo sguardo che fée / la fede in Cristo, queste sono il muro / a che si parton le sacre scalee.

[4] Gl Ottimo, Par., a. 1334 (fior.), c. 32, pag. 704.21: e dice - dirimendo, cioè partendo e dividendo, secondo loro grado di virtù, - del fior, cioè della rosa, - tutte le chiome, cioè foglie.

[u.r. 17.06.2009]