DIBUCCIARE v.

0.1 dibucciar, dibucciare, dibuchiata; f: dibucci, dibuccino.

0.2 Da buccia.

0.3 Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.): 1.1.

0.4 In testi tosc.: Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.); Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.).

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Asportare la buccia, la corteccia, lo strato superficiale. 1.1 [Rif. al corpo umano:] raschiar via per fini estetici lo strato superficiale della pelle. 2 Mutare il proprio colore originario (?).

0.8 Elisa Guadagnini 03.09.2004.

1 Asportare la buccia, la corteccia, lo strato superficiale.

[1] F Piero de' Crescenzi volg., XIV (fior.), L. 3, cap. 17: I sagginali son buoni [[...]] da avvolgerli alle piante de' salci, acciocchè le bestie non gli dibuccino. || Sorio, Tratt. Agr., vol. I, pag. 277.

[2] F Piero de' Crescenzi volg., XIV (fior.), L. 5, cap. 13: Similmente se queste medesime mele un poco si dibuccino, et il lloro sugo o con vino o con sciroppo lassativo si bea, purgano... || Crescenzi, p. [158].

1.1 [Rif. al corpo umano:] raschiar via per fini estetici lo strato superficiale della pelle.

[1] Fr. da Barberino, Regg., 1318-20 (tosc.), pt. 16, cap. 20.72, pag. 379: Così ancor del dibucciar la pelle / Parlare io non ti volglio; / Però c'ancora ciò usare invecchia.

- Estens. Grattare la cute provocando una lesione, escoriare.

[2] Sacchetti, Rime, XIV sm. (fior.), 153.43, pag. 145: Archimmia maladetta, che la vera / carne fan dibucciare, / pelando teste e ciglia in modo tale / che tormento non è con magior male!

[3] F Piero de' Crescenzi volg., XIV (fior.), L. 9, cap. 35: Apesso si leghi in tal maniera colle redini, et i piedi, [[...]] che 'l cavallo in nessun modo possa colla boccha le cocture piglare, né fregare l'altro piede, né in alcun luogho duro, accioché non si possano dibucciare le predecte cocture. || Crescenzi, p.[290].

2 Mutare il proprio colore originario (?).

[1] F Piero de' Crescenzi volg., XIV (fior.), L. 6, cap. 110: E vi [[scil. nel vino]] si metta dragante, accioché non riarda et dibucci. || Crescenzi, p. [247].

- Pron. Mutare il proprio aspetto, trasfigurarsi.

[2] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 76, terz. 12, vol. 4, pag. 13: di che ancora dell'ira mi dibuccio.

[u.r. 23.12.2022]