DISCÈDERE v.

0.1 disceda, discedo.

0.2 DEI s.v. discedere (lat. discedere).

0.3 Dante, Commedia, a. 1321: 1.

0.4 In testi tosc.: Dante, Commedia, a. 1321; Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.); Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.).

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Essere sconfitto; venir meno. 2 Non compiere più la volontà di qno, non adeguarsi più ad essa.

0.8 Maria Clotilde Camboni 24.09.2004.

1 Essere sconfitto; venir meno.

[1] Dante, Commedia, a. 1321, Purg. 20.15, vol. 2, pag. 332: Maladetta sie tu, antica lupa, / che più che tutte l'altre bestie hai preda / per la tua fame sanza fine cupa! / O ciel, nel cui girar par che si creda / le condizion di qua giù trasmutarsi, / quando verrà per cui questa disceda?

[2] Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 20, 1-15, pag. 468.1: Quando verrà per cui questa disceda; cioè quando verrà quil veltro; cioè quella influenzia del cielo, per la quale questa avarizia si cessi del mondo e ritorni ne lo inferno...

2 Non compiere più la volontà di qno, non adeguarsi più ad essa.

[1] Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.), pt. 12, 16.5, pag. 154: Partirommi da te, perché se' fredo / dell'amor di Iesù, che ci guarie, / e vonne a Giosafà, né mai discedo / da la suo voglia.