CALLO (1) s.m.

0.1 calli, callj, callo, callu, challo.

0.2 DELI 2 s.v. callo (lat. callum).

0.3 Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.): 1.3.1.

0.4 In testi tosc.: Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.); Tesoro volg., XIII ex. (fior.); Cenne de la Chitarra, XIII ex.-a. 1336 (aret.); Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.); Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.).

In testi sett.: Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.); Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.).

In testi mediani e merid.: Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.).

0.5 Locuz. e fras. fare callo 1.3.1, 3.1; fare callo e fronte 1.3.1.1; fare il callo a 1.3.1; fare un callo a 1.3.1; fare un callo al cuore 1.2.

0.7 1 Ispessimento e indurimento dello strato corneo dell'epidermide, diffuso o localizzato (e in tal caso doloroso), con conseguente perdita di sensibilità della parte interessata. 1.1 [In partic:] protuberanza di cute indurita alle articolazioni degli arti. 1.2 Fras. Fare un callo al cuore: indurire il cuore. 1.3 Fig. [Nell'espressione si è fatto il callo, per indicare il cronicizzarsi di una colpa]. 2 [Vet.] [Masc.] [Detto del cavallo:] escrescenza di tessuto che si forma per saldare una frattura ossea. 3 [Bot.] Tessuto vegetale ispessito. 3.1 [Bot.] [In relazione a tagli o fratture]. Fras. Fare callo: cicatrizzare.

0.8 Elena Artale 11.09.2001.

1 Ispessimento e indurimento dello strato corneo dell'epidermide, diffuso o localizzato (e in tal caso doloroso), con conseguente perdita di sensibilità della parte interessata.

[1] Tesoro volg., XIII ex. (fior.), L. 5, cap. 46, pag. 157.9: E sono molto umili bestie e soavi [[...]]. E li lor piedi sono quasi callo, ed hanno poca unghia, ed è fessa, e non si magagnano per cammino ch'elli facciano.

[2] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 33, 100-108, pag. 781, col. 1.9: ch'avegna per li vapuri minuti e grossi ello avesse tutto 'l vixo tinto e unto a modo d'un callo che non sente né caldo, né freddo, né umido, né secco, puro ello sentí alcun vento darli per la faza.

[3] Cenne de la Chitarra, XIII ex.-a. 1336 (aret.), 11.8, pag. 432: uccellar bon v'è a' varchi, en veritate, / ché farete nel collo nervo e callo, / in quel[l']aire, che[d] è sot[t]ile e fina...

[4] Thes. pauper. volg. (ed. Rapisarda), XIV (sic.), cap. 69, pag. 59.8: et dapoi lu cula et quandu voi midichinari lu callu oy lu porru oy lu singnu, taglalandulu ki ·ndi nexirà lu sangui unu pocu, et poy medichini di la supradicta acqua et est bona medichina.

- [Nell'espressione pien di callo, detto del villano per denotarne la rozzezza].

[5] Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.), pt. 6, 49.3, pag. 84: «O villan pazzo, duro e pien di callo, / mal hai tenuto a mente, und'io ne godo, / quelli amaestramenti senza fallo / che io ti dissi, di così gran lodo...

1.1 [In partic:] protuberanza di cute indurita alle articolazioni degli arti. || Tale escrescenza, qui rif. al corpo di San Gregorio, è in realtà esclusiva dei quadrupedi tipo il cavallo o il cammello.

[1] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 4, cap. 17, pag. 143.18: Vinendu a lavari lu corpu di kista domna morta, truvaruli a li guvita et a li ginoki ki nch'era crischutu lu callu comu a li gamillj, et zo era pir li multi genuychari et orationi ki avia factu jn la vita... || Cfr. Greg., Dial., IV, 17: «longae orationis usu in cubitis eius et genibus, camelorum more, inventa est obdurata cutis excrevisse».

[2] Cavalca, Dialogo S. Greg., a. 1342 (pis.), L. 4, cap. 10, pag. 241.8: Ed essendo denudato il suo corpo per lavare, secondo l'usanza, furono trovati nelle ginocchia e nelli cubiti li calli a modo di camelo, li quali aveva per lo molto orare... || Cfr. Greg., Dial., IV, 17, cit. supra a 1.1 [1].

[3] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 4, cap. 16, pag. 239.21: E seando nuo lo so corpo per lavar segundo la usança, fu trovao in le çenoge e in le gomee li calli a modo de gameo li quai avea per monto orà'. || Cfr. Greg., Dial., IV, 17, cit. supra a 1.1 [1].

1.2 Fras. Fare un callo al cuore: indurire il cuore. || (Pacca-Paolino, p. 491).

[1] Petrarca, Trionfi, 1351(?)-74, T. Temporis, 79, pag. 268: Non fate contra 'l vero al core un callo, / Come sete usi; ançi volgete gli occhi, / Mentre emendar si pote il vostro fallo.

1.3 Fig. [Nell'espressione si è fatto il callo, per indicare il cronicizzarsi di una colpa].

[1] <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>, cap. 10, pag. 82.13: ma tuttavia non è anche da indugiar troppo, perciocchè poco giova la correzione, quando si è fatto il callo: e quello, che non si cura da principio, quando n'è tempo, è molto duro a curarsi poi.

1.3.1 Fras. Fare un, il callo a qsa; fare callo: assuefarsi, abituarsi; diventare quasi insensibile (in relazione a un dolore o alla sofferenza).

[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 21, pag. 267.28: ché, come Tulio dicie: «Angustia cotidiana quazi come uno challo a dolore facie». Merciè, charo Padre, merciè de voi stesso!

[2] <Cavalca, Disc. Spir., a. 1342 (pis.)>, cap. 24, pag. 190.9: perocchè l'uomo radicato, e indurato nel peccato, invecchiato ne' mali vizj, usato a i mali costumi, fatto il callo alle infermitadi, e corrotto, [[...]], senza miracolo di Dio non può, gran fatto, tornare al bene, e alla virtù.

[3] Boccaccio, Epist., 1361, pag. 1128.2: nelle quali cose essendo indurato e callo avendo fatto, con molto meno di fatica le cose traverse vegnenti riceve e porta che i giovani non farieno...

1.3.1.1 Fras. Fare callo e fronte: abituarsi a qsa.

[1] F Cavalca, Pungilingua, a. 1342 (pis.), cap. 11: perocchè poi che l'uomo si vede vituperato, fa callo e fronte, e gettasi disperatamente a ogni male. || Bottari, Pungilingua, p. 110.

2 [Vet.] [Masc.] [Detto del cavallo:] escrescenza di tessuto che si forma per saldare una frattura ossea.

[1] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 108, pag. 224.30: un(de) recepe maiore terrest(r)itate et sallatura et sì cch(e) trapassa et et recepe na dureçça di ossu como unu callo. || Cfr. Lorenzo Rusio, De cura equor., CVIII: «et sic in quoddam callum gerens ossis duriciem transubstantiatur».

3 [Bot.] Tessuto vegetale ispessito.

[1] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 4, cap. 21, pag. 159.22: E se questo non s'abbia, sospendasi la verga dell'abrotano, ovvero il callo, il qual si trova nelle foglie dell'olmo. || Cfr. Palladio, Op. Agr., IV, 10: «si hoc desit, aprotani virga suspenditur, aut callum quod in ulmeis foliis invenitur».

3.1 [Bot.] [In relazione a tagli o fratture]. Fras. Fare callo: cicatrizzare.

[1] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 11, cap. 12, pag. 258.23: e incontanente ristringi le parti insieme, e lega bene, e imbiuta le fessure di fuori con letame, e anche la riciditura di sopra: e ivi ad un anno le fessure hanno fatto callo. || Cfr. Palladio, Op. Agr., XI, 12: «post annum cicatrix ducta solidatur».

[u.r. 08.06.2011]