DIPARTUTA s.f.

0.1 dipartuta.

0.2 V. dipartire.

0.3 Guittone, Lettere in versi, a. 1294 (tosc.): 1.

0.4 In testi tosc.: Guittone, Lettere in versi, a. 1294 (tosc.); Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.).

0.5 Locuz. e fras. fare dipartuta 1.

0.6 N Doc. esaustiva.

0.7 1 Locuz. verb. Fare dipartuta: lo stesso che partire.

0.8 Massimiliano Chiamenti 26.11.2004.

1 Locuz. verb. Fare dipartuta: lo stesso che partire.

[1] Guittone, Lettere in versi, a. 1294 (tosc.), 30.42, pag. 299: Pò magna esser tenuta / in tale e tanto tempo e condizione / di vostro e vostri e voi far dipartuta; / unde non poco muta / a parvi e magni in seguir questione.

[2] Poes. an. (ed. Panvini), XIII (tosc.), 34.10, pag. 539: Madonna, io son venuto / a chiedere merzede, / com'om face a segnore, / ca voi mi diate aiuto, / non mi nocc[i]a la fede, / ch'io agio in voi, e 'l core, / che da voi non si muta, / anzi vi pur dimura; / e ben gli pare dura / di far la dipartuta.

[3] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 37.56, pag. 134: Se alentò da vostra parte amore / mostrando ch'io vi fosse rincresciuta, / faceste dipartuta / non di buon servitore.

[4] Boccaccio, Teseida, 1339-41 (?), L. 9, ott. 38.8, pag. 553: Questo ordinato, fé il teatro aprire / Teseo, e 'n cotal guisa n'uscì fore / Arcita triunfando, al cui venire / ciascun faceva mirabile onore; / e fé quelle armi al gran Marte offerire, / e ringraziollo con pietoso core / della vittoria ch'avea ricevuta; / poi dal tempio presta dipartuta.

[u.r. 17.06.2009]