DICHINO s.m.

0.1 dichino.

0.2 Da dichinare.

0.3 Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.): 1.

0.4 In testi tosc.: Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.); <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>; Rim. Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.).

In testi sett.: Serventese Lambertazzi, XIII u.v. (bologn.).

0.5 Locuz. e fras. andare al dichino 1.1; cacciare al dichino 1.1; essere al dichino 1.1; fare dichino 1; mettere al dichino 1.1.

0.7 1 Pendio, luogo scosceso. 1.1 Fig. Locuz. verb. Andare, essere al dichino: andare in rovina, decadere. Locuz. verb. Cacciare, mettere al dichino: mandare in rovina, distruggere.

0.8 Elisa Guadagnini 21.09.2004.

1 Pendio, luogo scosceso.

[1] Bonagiunta Orb. (ed. Contini), XIII m. (lucch.), son. 8.3, pag. 274: Saver che sente un pic[c]iolo fantino / esser devria in signor che son seguiti: / [s]chifa lo loco ove sta' l[o] dichino / e teme i colpi i quagl[i] ha già sentiti.

[2] Rim. Am. Ovid. (A), XIV pm. (pis.), pag. 143.24: Lo notatore che pugna d'andare in de l'acque contrare, potendo discendere al dichino, è stolto.

- Locuz. verb. Fare dichino: abbassarsi (anche fig.).

[3] Bonagiunta monaco (ed. Pollidori), XIII ex. (fior.), 3a.18, pag. 105: Chiamar mercé non fino / ognora a la ventura / che dea valura - al meo sofferire, / sì che faccia dichino / quella che tien d'altura / nome e savere - con tutto seguire.

1.1 Fig. Locuz. verb. Andare, essere al dichino: andare in rovina, decadere. Locuz. verb. Cacciare, mettere al dichino: mandare in rovina, distruggere.

[1] Serventese Lambertazzi, XIII u.v. (bologn.), 57, pag. 849: Ch'agio fatto, / oi me topino! / che la mia parte ò metù al dichino, / destruto serà lo grande e 'l picinino...

[2] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 8, cap. 34, vol. 4, pag. 118.7: donare lo altrui bene, ciò è nostra bonarità; ed esser cessati da mal fare, ciò è nostra virtù, e però va nostro comune sì come al dichino.

[3] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. II, cap. 22, vol. 1, pag. 88.5: Questi figliuoli di Gostantino per la loro dissensione guastarono molto lo 'mperio di Roma e quasi abandonaro, e d'allora innanzi sempre parve che andasse al dichino e scemando la sua signoria...

[4] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 66, terz. 94, vol. 3, pag. 241: poi, come vedi, voller tradir lui, / dì dodici di Giugno, ed al dichino / cacciarlo, e dar la signoria altrui.

[5] A. Pucci, Centiloquio, a. 1388 (fior.), c. 87, terz. 40, vol. 4, pag. 137: Nel predett'anno essendo il Fiorentino, / con gli altri insieme, intorno a Parma grossi, / la Terra stretta sì, ch'era al dichíno, / Messer Marsilio, ed Orlando de' Rossi, / [[...]] / Messer Azzo Visconti da Melano / di Parma, e Lucca vollon far contento...