DANNARE (1) v.

0.1 dagna, dagnai, dalmati, damnà , damnâ, damnai, damnata, damnati, damnato, damnatu, damnollo, dampado, dampna, dampnà , dampnadi, dampnado, dampnai, dampnao, dampnarà , dampnare, dampnari, dampnasse, dampnata, dampnate, dampnati, dampnato, dampnatu, dampnau, dampnay, dampnaymi, dampne, dampni, dampno, dampnoe, dana, danà , danaa, danada, danadho, danadi, danado, danai, danando, danao, danar, danaras, danarave, danare, danarmi, danarono, danarsi, danassero, danata, danate, danati, danato, dane, dangnadi, dangnado, daniamo, danna, dannà , dannada, dannadi, dannado, dannai, dannan, dannando, dannandoci, dannandol, dannandola, dannano, dannante, dannanu, dannao, dannar, dannarallo, dannare, dannari, dannarla, dannarle, dannarli, dannârli, dannarlo, dannaro, dannarono, dannarsi, dannaru, dannase, dannasi, dannasse, dannassero, dannassi, dannasti, dannat', dannata, dannate, dannati, dannato, dannatu, dannau, dannava, dannavano, dannavanu, dannavi, danne, dannerà , dannerai, dannerebbono, dannerella, danneremo, danneresti, danni, danniamo, danniate, dannino, danno, dannò, dannoe, dannòe, dannto, danò, danòsi, danpnato, danpnatu, dapnai, dapnao, dapnare, dapnari, dapnarilu, dapnarlu, dapnata, dapnati, dapnato, dapnatu, dapnau, ddannate, ddannato.

0.2 Lat. damnare (DEI s.v. dannare 1).

0.3 Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.): 1.

0.4 In testi tosc.: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.); Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.); Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.); Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.); Conti morali (ed. Zambrini), XIII ex. (sen.); Stat. sen., 1309-10; Gramm. lat.-aret., XIV m.

In testi sett.: Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.); Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.); Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.); Disticha Catonis venez. (ed. Mascherpa), XIII t.q.; Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Caducità , XIII (ver.); Gramm. lat.-ven., XIII ex. (padov.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Paolino Minorita, 1313/15 (venez.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342.

In testi mediani e merid.: Poes. an. urbin., XIII; Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Legg. Transito della Madonna, XIV in. (abruzz.); Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.); Stat. perug., 1342; Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.); Lett. cass., 1352; Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.); Anonimo Rom., Cronica, XIV; Destr. de Troya, XIV (napol.).

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.); Stat. catan., c. 1344.

0.5 Locuz. e fras. dannare della persona 3; dannare nel capo 3.

0.7 1 Infliggere come pena la sofferenza eterna nell'inferno. 1.1 Rifl. Procurarsi la pena eterna con i propri peccati. 1.2 Castigare, maledire, mandare in perdizione una persona o un popolo (detto di Dio o di una divinità pagana). 2 Dichiarare inammissibile e suscettibile di pena una dottrina eterodossa, un comportamento immorale, una ribellione alla Chiesa. 3 Colpire con una sanzione penale, punire un trasgressore della legge (anche fig.). 3.1 Dichiarare contrario alla legge o alla morale e da sanzionarsi (un comportamento abituale o una categoria di persone). 3.2 Abrogare, mettere in bando (una legge, un provvedimento). 4 Colpire con un giudizio morale negativo, disapprovare, censurare. 4.1 Maledire fra sé, inveire contro qno o qsa. 5 Arrecare un danno materiale, provocare una perdita; rovinare, distruggere, devastare. 5.1 Arrecare un danno morale, attentare al buon nome, sminuire il prestigio. 5.2 Mettere in una condizione penosa, far soffrire, tormentare, affliggere.

0.8 Vinicio Pacca 23.07.2004.

1 Infliggere come pena la sofferenza eterna nell'inferno.

[1] Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.), 426, pag. 615: A qi fai la bon'ovra questo i è destinadho, / mai quili qe vol far pur ço qe i è vedhadho / da Iesocrist altissemo qe per nui fo penadho, / en la cros fo metudho, feramen claveladho, / de pier'e de bastoni batud e lapidadho / e ferì de la lança en lo So santo ladho. / (Mai quel qe lo ferì, çà no fo el danadho: / perq'el disse soa colpa, el ie fo perdonadho...

[2] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 2718, pag. 269: e dice a tutte l'ore / che già giusto Segnore / no· ll'avrebbe crëato / perch'e' fosse dannato / ed un altro prosciolto.

[3] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De die iudicii, 240, pag. 204: Li corp de quatro cosse seran vituperai: / Plu gross ka sax ke sia seran e plu inflai, / Plu pigri ka montanie, plu ka nog obscurai, / E tant cativ e fragili per poc firan dagnai.

[4] Bono Giamboni, Vizi e Virtudi, a. 1292 (fior.), cap. 6, pag. 16.17: Adamo ed Eva, mal faceste, che trapassaste le mie comandamenta, tanto v'avea buon luogo assegnato e dato a godere cotanto bene. Ma perché nol faceste per vostro movimento, ma dal serpente inimico nostro foste tentati, non vi voglio eternalmente dannare, come feci colui che vi tentò...

[5] Caducità , XIII (ver.), 63, pag. 656: Mo eo so ben ke altro tu no sai / se no pensar e briga pur asai, / e forsi ancor per ti è-gi dampnai / en le pene d'enferno sempromai.

[6] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 4.9, pag. 13: Solo la colpa è 'n odio a l'anema ordenata, / e la pena gli è gaudio, 'n vertute essercetata: / lo contrario sentese l'anema ch'è dannata: / la pena è 'n odiata, la colpa en delettato.

[7] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 7, cap. 28, vol. 3, pag. 325.9: Guarda dunque tutti i chierici, e tutti gli altri che sono istabiliti al servigio di Dio, e le vedove donne, e le pulcelle, che non caggiano in questo pericoloso vizio, che danna il corpo e l'anima.

[8] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 35, pag. 58.18: per li quali vecchi peccati conviene che homo prenda battismo; che se battismo non fusse, per quelli vecchi peccati saremmo tutti dannati.

[9] Conti morali (ed. Zambrini), XIII ex. (sen.), 9, pag. 65.19: A questo debbono prendare assempro li folli, a cui la ghiottornia sorprende: und'è lla più grande parte de le genti perdano el loro lodo per li oltraggi che fanno de lo mangiare e del bere, sì ch'ellino si vituoperano en questo mondo, e sono dannati nell'altro...

[10] ? Gl Gramm. lat.-ven., XIII ex. (padov.), pag. 697.8: dampnor-ris, per fire danà .

[11] Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.), 20, pag. 165.28: Ma l'omo dovrebbe essere puro in del cuore et andare con veritade, et allora sarebbe Dio co llui. Et questo fa l'omo guardandosi dai peccati mortali, però che li peccati fanno lo cuore vano et rio et duro et doppio, per la qual cosa l'omo è poi dannato ad morte eternale.

[12] Legg. Transito della Madonna, XIV in. (abruzz.), 136, pag. 24: Figlio, ancora prègote per quanti ne ài creati, / quanti so' e vengo, e giti e trapassati, / agi lo' pietate, che no sianu dampnati: / no cagiano in prescione, per ti siano reaccattati.

[13] Elucidario, XIV in. (mil.), L. 3, quaestio 10, pag. 186.22: Ancora lo corpo sì è uno instrumento de l'anima no miga in questa guixa k'è uno instrumento del carpenter, ma è zonta in tal guixa ke zo ke fa l'anima nuy dixemo che fa lo corpo e imperzò iustamente fi dampnado con l'anima.

[14] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 5, 139-142, pag. 173, col. 2.4: Segue lo Poema mostrando commo l'altro spirito piangendo affermava suo ditto: e sozunze ch'ave di lor tanta pietate, considerando che per amor de concupisencia eran líe dannadi, ch'ello insí de la memoria e cadde comme i corpi morti cadeno.

[15] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 4, cap. 46, pag. 175.5: Pir killa midemi raiune pir la quale li sancti et nuj non prigamu pir li diavuli, ki modu su dapnati, pir kista midemi raiuni li sancti e nuy non prigamu pir li peccaturi sentenciati...

[16] Cavalca, Specchio di croce, a. 1342 (pis.), cap. 4, pag. 18.12: Questo fu il più convenevole modo per trarre l'uomo, perciocchè così era Iddio buono, beato e glorioso dannandoci, come salvandoci.

[17] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 28, pag. 136.2: Ma dapo' in çá che gli honor del mondo e le gran richece e possession son passai e vegnui a le man d'i vescoi e d'i prelati, e che gli imperaor e gran re e principi gli adoran e ghe fan grande honor, pochi o nessun se trovan chi habian mostró segni né virtue de vraxa sanctitae. Or a De' piaxesse che hi no fossan dannai pù a fondo cha gli altri!

[18] Lett. cass., 1352, pag. 43.4: Unde fratre mio eo te prego ke ame la anima mia et secundu lu testamentu meu essequate omne cosa ke lasso, ka eo fora dampnatu in anima tua et de li fili mei.

[19] ? Gramm. lat.-aret., XIV m., pag. 31.31: Damnor, ris, per essere dannato.

[20] Buccio di Ranallo, Cronaca, c. 1362 (aquil.), quart. 755, pag. 173: Donne io prego Christo et la Vergene beata, / Se io al mio signore non so liale stata / Et che della soa morte facesse mai penzata, / Che io sia arsa in foco et l'anima sia dannata!

[21] Torini, Brieve collezzione, 1363-74 (fior.), pt. 2, cap. 18, pag. 269.25: Appresso non è dubio nessuno che Iddio non ha tempo e ogni cosa gl'è presente, ciò che fu, ciò che è e ciò che sarà, e vide e vede e vedrà chi si dee salvare o dannare.

[22] Laud. Battuti Modena, a. 1377 (emil.), 55.12, pag. 130: fiola de lo re Costo, alta regina, / Maxenço imperadore per ti è damnato, / chi te fe' in sta vita tapina / tormento forte al corpo gloriato, / e tu lo recevisti per doctrina / de quel Cristo chi fo passionato.

[23] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 29, pag. 243.6: Ma certamente nante che se mettesse ad executione quisto duro sermone e falso consiglyo tuo, lo quale tu ay voluto proponere e recetare plu toste farrimmo destruyre XX milia anime de homine oy dampnare, concessa de cosa che tu non ay parlato commo a fedele vassallo chi devisse consiglyare lo tuo signore per deritto amore de fedeletate, ma commo a falso et iniquo traditore».

[24] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 4, cap. 44, pag. 274.15: L'anima dunqua è mortale e inmortale: mortale in quanto perde l'atra vita, inmortal inperçò che mai non mor segundo la vita essencial e non pò perde' la vita de la natura <...>, quantunqua sea in perpetua morte damnâ, che, misa lìe, perde de esser biâmenti, ma simplicementi non perde esser.

1.1 Rifl. Procurarsi la pena eterna con i propri peccati.

[1] Poes. an. urbin., XIII, 38.33, pag. 619: E ssi in uno momento / lo eternale tormento / acquista ki sse danna, / und'ài securitate / de le cose vetate / tucte volere in canna?

[2] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 80, pag. 388.10: se 'l santo omo vedesse che alcuno si dovesse dannare, avrebbegli compassione grande secondo il conoscimento ch'egli n'avesse.

[3] <Zucchero, Esp. Pater, XIV in. (fior.)>, pag. 13.27: E noi siamo tutti un corpo in Iesù Cristo, siccome disse l'apostolo, e però noi dovemo amare l'uno l'altro, e non odiare, nè gravare a torto l'uno l'altro, e chi altrimenti fa elli è omicida, e dannasi, siccome dice la scrittura.

[4] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. I, cap. 10, pag. 628.7: Anche dovemo credere che la santa madre Ecclesia retta sia dallo Spirito Santo, e credere ch'ella non possa errare per veruno modo, quantunque i prelati e gli altri, in quanto singulari uomini, possano errare e dannarsi; e dovemo le loro ordinazioni avere rate e ferme.

[5] Cavalca, Specchio de' peccati, c. 1340 (pis.), cap. 2, pag. 21.4: come dice s. Paolo, senza la carità, la quale dice, che è benigna, cioè larga, ai poveri, ogni uomo si danna.

[6] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), tenz. 16, 1.6, pag. 805: ché se 'l Padre de quei che son Tre ed Uno, / sôn che dannare o salvar se dé' tale, / mal operare o ben non noce o vale, / ché 'l chiar saver non pòi deventar bruno.

1.2 Castigare, maledire, mandare in perdizione una persona o un popolo (detto di Dio o di una divinità pagana).

[1] Giordano da Pisa, Pred. Genesi, 1309 (pis.), 34, pag. 219.19: Ma l'omo in paradiso arebbe avuto et avea lo cibo dei fructi, sensa fatica, et erano di cielo, sì che li fructi dell'anima et del corpo erano di paradiso. Unde per più vile cibo fue dampnato l'omo ad mangiare l'erbe della terra.

[2] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 134.246, pag. 530: E Ninive, la gran citae, / danaa da De' per gran peccae, / per lo zazunio scampá; / la morte De' gi perdoná.

[3] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 11, vol. 3, pag. 12.9: Lo Sole non sostenne più, che gli sciocchi orecchi tenessero figura d'uomo; ma feceli crescere, e riempielli di bianchi velli; e feceli non fermi, e possonsi muovere: ed ebbe gli orecchi dell'asinello che va pigramente. Tutte l'altre membra ha d'uomo: fue dannato in una parte.

[4] Jacopo Passavanti, Tratt. superb., c. 1355 (fior.), cap. 5, pag. 217.16: Iddio gli ebbe in odio, abbominandogli per la superbia loro: non ebbe misericordia di loro, dannando tutta la loro gente. || Traduce il lat. «perdens».

2 Dichiarare inammissibile e suscettibile di pena una dottrina eterodossa, un comportamento immorale, una ribellione alla Chiesa.

[1] Cronica fior., XIII ex., pag. 115.30: In questo concilio il decto Papa dannò il libello che ll'abate Iovacchino avea facto contra il mastro Pietro Lonbardo. Item dannò Amerigo Carnontese colla sua dottrina...

[2] Jacopo della Lana, Par., 1324-28 (bologn.), c. 12, 127-141, pag. 290, col. 1.17: Questo abate de questo munistero ch'è in Calabria, chiamado Munistero Florensi; fe' multi trattadi, e fenne uno lo quale è dannato per la Chiesa, come appare nel primo delle Decretali, imperçò che mise in divinitade non pur trinitade, ma quaternitade. Ma perché scrisse alla sedia apostolica. di soa mano, domandando che quel so trattado fosse corretto, e che tegnisse contra gli articuli della fe' quel che tegnía la santa Chesia Romana, sí fo solo dannado lo trattado, e lui aipudo per cattolico e fedele.

[3] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), app, proemio c. 10, pag. 596.35: queste sono eresie levate contra la fede catolica e dannate dalli Appostoli, e da' Santi Padri, o vero nelli concilij...

[4] Chiose Selmiane, 1321/37 (sen.), cap. 9, pag. 48.9: E per questa cagione la santa chiesa fa dannare li pactarini e quali ànno le malvagie oppinioni e che non vogliono ritornare a la vera credençia, però che nella loro credençia dimorano più per dilecto che per lo vero...

[5] Stat. catan., c. 1344, cap. 3, pag. 31.14: Ancora nullu presuma di prindiri, nin di dari, nin di inprumectiri, nì richipiri in guardia dinari oy alcuna altra cosa, sença licencia. Et di kistu pessimu viciu di la proprietati chasquidunu si ricordi comu lu dannanu per pena di excomunicaciuni li patri eclesiastici et apostolici.

[6] Giovanni Villani (ed. Porta), a. 1348 (fior.), L. XIII, cap. 106, vol. 3, pag. 525.8: Nel detto anno MCCCXLVII, all'entrante d'ottobre, Lodovico di Baviera, che ssi chiamava imperadore, essendo alla sua città ..... e cavalcando ..... il cavallo gli cadde sotto, e della detta caduta subitamente morìo sanza penitenza, scomunicato e dannato da santa Chiesa...

[7] Boccaccio, Trattatello (Chig.), 1359/62, pag. 153.14: Compose ancora questo egregio auttore ne la venuta d'Arrigo VII imperadore un libro in latina prosa, nel quale, in tre libri distinto, prova a bene esser del mondo dovere essere imperadore, e che Roma di ragione il titolo dello imperio possiede, e ultimamente che l'auttorità dello 'mperio procede da Dio senza alcun mezzo. Gli argomenti del quale perciò che usati furono in favore di Lodovico duca di Baviera contro alla Chiesa di Roma, fu il detto libro, sedente Iovanni papa XXII, da messer Beltrando cardinal dal Poggetto, allora per la Chiesa di Roma legato in Lombardia, dannato sì come contenente cose eretiche, e per lui proibito fu che studiare alcun nol dovesse.

[8] Matteo Villani, Cronica, 1348-63 (fior.), L. 4, cap. 43, vol. 1, pag. 537.1: E il capitano di Furlì antico tiranno, sempre stato nimico di santa Chiesa e del nostro Comune, caporale in Romagna di parte ghibellina, scomunicato e dannato da santa Chiesa, volendo andare a Pisa allo imperadore con grande compagnia di gente d'arme, fu nella nostra città ricevuto con disordinato e sopra abbondante onore...

[9] Maramauro, Exp. Inf., 1369-73 (napol.>pad.-ven.), cap. 11, pag. 223.24: E per darti bene a cognoscere la novella de papa Anastasio, questo è 'l terzo Anastasio, il qual, per inducta de Fortino diacono de Sallonichi, il qual era stato discipulo d'Agatio, il quale era dampnato per eretico da la Chiesia, se confermò col so errore.

[10] Giovanni dalle Celle, Lettere, 1347/94 (fior.), Dubbia 2, pag. 513.8: da poi che il papa cade manifestamente in resia è isso iure et fatto privato d'ogni degnità e della ecresiastica autoritade e podestade e d'ogni giuridizione è scomunicato e danato per sentenzia del sancto concilio generale della catolica Chiesa...

3 Colpire con una sanzione penale, punire un trasgressore della legge (anche fig.).

[1] Proverbia que dicuntur, XIII pi.di. (ven.), 700, pag. 552: L'amore de le femene dolce par como mana, / e quili qe lo crede è voldi como cana: / quando plui par qe amete, sença 'l cortel te scana: / quando t'à plui mesfato, alora plui te dana.

[2] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 4, cap. 3, pag. 295.15: Et un altro savio disse: cului che dannò lo innocente, sempre è degnio di sentenza; conciosiacosachè ciascheuno sì punisca la coscienzia.

[3] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 8, pag. 11.13: «Cui la podestade à dannato, cui capitano à dannato, cui i rettori dell'arti ànno dannato, assolveremo noi per nostra sentenzia?».

[4] Mazzeo di Ricco (ed. Catenazzi), XIII sm. (tosc.), 46, pag. 210: Di ciò mi pesa, ch'eo non son colpato / e son dannato come avesse colpa: / ché la pena che l'omo ha indegnamente, / assai più dole dolorosamente.

[5] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 33.36, pag. 119: Non è ad onn'omo leceto d'occidere latrone: / la potestate ha officio dannarlo per rascione; / a l'occhio non è congruo de far degestione, / né al naso parlascione, né a l'orecchie andare.

[6] Barlaam e Iosafas (S. Genev.), XIV pi.di. (pis.), cap. 7, pag. 267.22: Lo rei avea uno costume, che quando alcuno h(om)o avea servito morte, e elli li mandava sua grida con uno corno che cornasse ala porta di colui che dovea essere dannato a morte; e quando h(om)o udia quello corno cornare, connoscea che quelli là u' si cornava era siguro dela morte.

[7] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 5, cap. 4, vol. 2, pag. 35.1: Lu preturi, avendu dannata una femina di capitali peccatu, la quali era di nobili sangui, jssu la dedi a lu triunvir, qui l'aucidissi intra la carceri; e ricipputa que issa fu a la carceri, quillu qui la avia in guardia, mossu per misericordia, non la strangulyau.

[8] Stat. perug., 1342, III.131.1, vol. 2, pag. 182.30: E se alcuno overo alcune rompente overo rompente la pace troveronno, esso overo esse en perpetuo bando ponano e per essa ragione siano perpetuamente sbandite, del quale per alcuna cagione non se possano rebandire overo per alcuno modo trare. E se verronno en la força, en la carcere del comuno de Peroscia perpetualmente siano dannate.

[9] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), cap. 53, pag. 122.25: induce Galieno Socrate in esemplo, dicendo che, essendo ello dannato alla morte e tenendo uno beveraggio velenoso in mano, con lo quale li convenia morire, innanzi che lo bevesse, fe un lungo sermone della immortalità dell'anima, e poi con tutta letizia, come persona, che mutasse migliore stato, bevette lo veneno.

[10] Cost. Egid., 1357 (umbro-romagn.), L. IV, cap. 16, pag. 638.38: E posa da lì innançi nessuno publicamente o occultamente ardischa de receptare cotale sbandito et condempnato et a llui dare aitorio, consiglo o favore; e quello chi contrafarà, s'ella serà università o comunità, potestà o officiale e cotale sbandito fia condempnato a morte, in CCC fiorini d'oro sia punito, e s'ello serà dampnato a perdicione d'alcun membro, in CC fiorini d'oro e se in peccunia, in simile quantità de quella in la quale lo sbandito fosse condempnato, sia punito.

[11] Libro del difenditore della pace, 1363 (fior.), diz. 2, cap. 7, par. 3, pag. 194.16: Ché ssiccome per la parola e lla sentenza del giudicie di questo secolo, principante cioè a ssapere, è dannato e assolto il colpevole della colpa e pena civile, così per le parole di dio alquno sinpremente è asolto o lleghato della colpa e debito della dannazione o pena per lo stato del secolo avenire.

[12] Sposiz. Pass. s. Matteo, 1373 (sic.), cap. 19, par. 1, vol. 2, pag. 48.26: usancia era di li iudei, quandu avianu dampnatu alcunu a morti, presentarilu ligatu a la signuria...

[13] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 18, pag. 164.4: Una notte e doi dìe pennéo nelle forche, né lli iovao la nobilitate né lla parentezze delli Orsini. A quello modo resse Roma e moiti in simile pena dannao.

[14] Sacchetti, Trecentonovelle, XIV sm. (fior.), 145, pag. 331.26: O quanti rettori, se non sono ben cauti, e chi con malizia, e chi sanza malizia, dannano li innocenti, e assolvono li nocenti; e se mai fu, al tempo ch'è oggi si manifesta.

- Locuz. verb. Dannare della persona: condannare a una pena corporale.

[15] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 9, cap. 21, vol. 4, pag. 350.8: E quando egli ha tutto letto, lo signore l'affermi. E comandi, che quelli della persona immantinenti sieno dannati, e gli altri paghino a certo termine assignato, e diane copia al camerlingo del comune, e dia comiato alle genti.

[16] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Sal. L. 1, cap. 11, pag. 15.15: E Cicerone quando lo vidde venire, parveli grande maravillia: desiderava di cacciarlo fuore quetamente, più che dannarlo de la persona.

- Locuz. verb. Dannare nel capo: condannare a morte.

[17] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 4, cap. 10, pag. 226.27: Asdrubale con pochi fuggio in Lilibeo, ed essendo assente da quelli di Cartagine fue nel capo dannato.

[18] Deca terza di Tito Livio, XIV (fior.), L. 7, cap. 33, pag. 251.36: Ma gli Dii immortali avere avuto misericordia del nome romano in avere perdonato a' non colpevoli eserciti, e la temerità de' consoli medesimi nelli loro capi aver dannata.

3.1 Dichiarare contrario alla legge o alla morale e da sanzionarsi (un comportamento abituale o una categoria di persone).

[1] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 8, cap. 61, vol. 4, pag. 228.3: Noioso è quello, che noia a la volontà degli auditori; chè se dinanzi a' prestatori io lodassi la legge che danna l'usura, certo mio argomento noierebbe agli auditori.

[2] Stat. sen., 1309-10 (Gangalandi), dist. 1, cap. 5, vol. 1, pag. 46.22: Noi danniamo con perpetua infamia, disfidiamo et sbandimo li gazari, pattarini, speronisti, leonisti, arnaldisti, circumcisi, passagini, ioseppini, garratensi, albanensi, franceschi et bagnoruoli, commisti, valdensi, roncaruoli, comunelli, vuarini et ortoleni, con coloro d'aqua nera, et tutti li eretici de l'una et de l'altra generatione, cioè maschi et femene per qualunque nome sieno chiamati...

3.2 Abrogare, mettere in bando (una legge, un provvedimento).

[1] Cronica deli imperadori, 1301 (venez.), pag. 183.15: In li anni del Segnor LXXXXV Nerva imperà anno I, mesi IV. Questo dannà tute quelle chosse, le qualle Domician aveva fate; onde Zuane Evangelista retornà del bandizamento, in lo qual lu era in Effeso mandado.

4 Colpire con un giudizio morale negativo, disapprovare, censurare.

[1] Guido Faba, Parl., c. 1243 (bologn.), 15 (58), pag. 241.13: No posso taxere e no dico volontera che tuti li mai exemple è(n) nati d(e)le bone cose, ço hè d(e)li clerici che d(e)vraveno essere boni, dare exenplo d(e) vita, e multe fiata fano tale overe ch'enduxeno l'omini a pecare. E quello che i(n) li ladexe è da da(m)pnare, i(n) loro è mo(r)tale, (e) spetiale m(en)te i(n) le cose spiritale là o se (com)mette sacrilegio, furto (e) rapina...

[2] Disticha Catonis venez. (ed. Mascherpa), XIII t.q., L. 4, dist. 41, pag. 32.35: Tu uncamai no danaras Lo to amigo Daré lo longo tempo...

[3] Trattati di Albertano volg., a. 1287-88 (pis.), De doctrina, cap. 1: Però disse s(an)c(t)o Agustino: ben dire (et) mal fare nessuna cosa è altro che séi medesmo cola sua p(ro)pia voce da(n)nare.

[4] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 7, cap. 47, pag. 538.7: Della qualità dell'opera, cioè di questo Libro che ho fatto, tu iudicherai che il comandasti: a Te è appropriare quello che tu appruove, e a dannare quello che tu danne.

[5] <Tesoro volg. (ed. Gaiter), XIII ex. (fior.)>, L. 9, cap. 25, vol. 4, pag. 359.6: Plato dice, che nullo savio danna il peccato perchè fu fatto, ma acciò che non sia fatto più per innanzi.

[6] Giordano da Pisa, Quar. fior., 1306 (pis.>fior.), 75, pag. 360.17: Questi fuoro i più stolti filosofi che mmai fossero, i quali non sono degni d'essere detti filosofi, ma matti; contra i quali tutti gli altri filosofi dissero, e dannârli tutti e puoserli per sommi matti.

[7] Andrea Cappellano volg. (ed. Ruffini), XIV in. (fior.), L. I, cap. 24, pag. 215.16: l'usanza ch'altri fa colle puttane ogne savio uomo la danna e perdesene la buona fama dell'uomo.

[8] Paolino Minorita, 1313/15 (venez.), cap. 28, pag. 35.14: Li Thebani, çente desfamada de homicidii e de luxuria e de dislieltade, par che atrovase l'arte del caçar, e sì mandà questo çogo a quelli de Frigia, [çente] femmenil e lasiva. Non è laudado algun sento homo de çò, ma Nemroth çiganto et Exau dan[a]do e semejenti.

[9] Comm. Arte Am. (B, Laur. XLI 36), XIV td. (fior.), ch. 56, pag. 825.7: Qui giustifica l'autore la parte d'Ottaviano e danna quella de' Turchi, quasi dica: tu combatti per racquistare ed elli per occupare.

[10] Ugo Panziera, Trattati, a. 1330 (tosc.occ.), 7, pag. 57, col. 18.26: Io voglio condampnare lo spirituale amore el quale non è imperfecto ma perfecto iudicato. Se io dampno l'amore el quale è perfecto iudicato, molto maggiormente intendo di dannare tutto l'altro amore el quale apertamente ghustiamo di sua natura per lo nostro essere infecto difectuoso.

[11] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. I, cap. 16, pag. 649.7: E cosí del vizio dice ch'è reo e conosce la iniquitade e biasima li viziosi; e nondimeno da loro non si sguarda, e al peccato per volontá s'appressa, lo quale secondo la ragione dannava e vituperava.

[12] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 50, vol. 2, pag. 130.22: E contra questo Sacramento sono tre errori. Lo primo si è delli Taziani, li quali dannano lo matrimonio...

[13] Comm. Rim. Am. (C), XIV pm. (tosc.occ.>fior.), ch. 261, pag. 986.8: Cioè tale fa lecito una cosa che un altro la danna.

[14] Metaura volg., XIV m. (fior.), L. 1, cap. 13, ch., pag. 181.8: Dampna qui Aristotile l'oppinione d'alquanti altri fisolafi che dissero che la galaxia è uno lume che ripercuote nel cielo stellato dell'aiere umido, come noi veggiamo nello specchio...

[15] Boccaccio, Decameron, c. 1370, X, 8, pag. 679.20: I vostri ramarichii, più da furia che da ragione incitati, con continui mormorii, anzi romori, vituperano, mordono e dannano Gisippo per ciò che colei m'ha data per moglie col suo consiglio, che voi a lui col vostro avavate data, là dove io estimo che egli sia sommamente da commendare...

[16] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 1, pag. 195.3: Se per bene che l'uomo ispende in sé, di lode fosse degno, la memoria di molti dannata sarebbe, la quale risplende lucente e da tutti è commendata.

[17] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. XV, par. 55, pag. 676.25: Parsi ne' nostri ragionamenti, ne' quali noi biasimiamo, danniamo e vituperiamo i costumi e l'opere laudevoli di qualunque buono uomo, racontiamo i vitupèri e le vergogne e' danni di ciascheduno...

[18] Francesco da Buti, Purg., 1385/95 (pis.), c. 26, 115-127, pag. 632.13: In questi quattro ternari lo nostro autore finge come messere Guido li mostrò uno spirito di Francia, ch'era stato milliore dicitore a cui dà loda sopra tutti, e danna l'opinione che ebbeno molti di frate Guittone d'Aresso...

[19] Esopo ven., XIV, cap. 58, pag. 55.32: Ala quale la volpe respoxe e disse: «O simia, tu danni e incolpi la mia coda de tropo incargo, e io te digo che l'è curta e lieve...

[20] Contemptu mundi (II), XIV sm. (tosc.), cap. 26, pag. 71.4: Biasima el male, danna le cose inique, ma e l'altre cose cogli altri insieme apruova e biasima per parere idoneo, per essere riputato accepto, per essere pienamente lodato da tutti.

4.1 Maledire fra sé, inveire contro qno o qsa.

[1] Boccaccio, Ameto, 1341-42, cap. 3.103, pag. 686: egli, rimembrandosi d'Atteòn, con le mani si cercava per le corna la fronte, in sé dannando il preso ardire di volere raguardare le sante dee.

[2] Boccaccio, Fiammetta, 1343-44, cap. 7, par. 7, pag. 223.2: «Oh quanto male per addietro ho pensato del caro amante, e come perfidamente ho dannate le sue dimoranze, e follemente ho creduto a chi lui essere d'altra donna che mio m'ha detto alcuna volta!

5 Arrecare un danno materiale, provocare una perdita; rovinare, distruggere, devastare.

[1] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 5, cap. 3, pag. 360.15: Costui medesimo appena ancora di XIIIJ anni, caccioe le crudeli signorìe di Minos potentissimo re. Costui medesimo dannoe la disfrenata superbia di Tebe.

[2] ? Libri astron. Alfonso X, c. 1341 (fior.), Libro delle stelle fisse, L. 3, pag. 194.4: E questo è per che 'l vaso è stretto nel fondo e altressì inverso la boccha, e nel mezzo è ampio. E però quello che meglio si guarda è nella metade, per che è più ampio, e chapevi più. E non si danna tanto come quello che stae nel fondo, per che si riscalda più tosto, né altressì come quello di sopra che stae allato a la boccha che si guasta molto leggiermente per che è presso all'aria e corrompelo molto. E però è meglio guardato quello che stae in mezzo.

[3] Palladio volg., XIV pm. (tosc.), L. 2, cap. 10, pag. 61.17: E sieno li scrobi, ovvero fosse, o solchi cavati egualmente da bocca infine al fondo dalle latora, sicchè le viti non si pogniano attorte giacendo; acciocchè poi quando si lavorerà co' ferramenti non si dannino le viti.

[4] Arte Am. Ovid. (D), XIV pm. (ven.), L. III, pag. 547.18: ella doventà smortida, sì como le fronde è smortide, le quali lo novello inverno ha dannado, arcolti li racemi dela sacra vide, e sì como li codogni, li quali è maduri, piega li so' racemi e le cornelle ancora non convegniveli ali nostri cibi.

[5] Fazio degli Uberti, Dittamondo, c. 1345-67 (tosc.), L. 5, cap. 9.57, pag. 363: Col cane ha guerra e, quando può, lo scanna; / e più che, sendo di notte cacciato, / abbaia, latra e fugge ch'uom nol danna.

[6] Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.), cap. 19, pag. 588.27: La lingua di lu cavallu si danna pir diversi caxuni, e multi fiati si danna kí naxinu in la lingua multi cocchi diversi. Multi fiati si danna la lingua pir morsu di frenu. E multi fiati si mordi la lingua. Et ancora multi fiati si danna la lingua di unu mali lu quali si chama mali di ponsonisi, e lu cavallu di perdi gran parti di lu maniari so; si la lingua si danna a lu traversu per caxuni ki si la mordi, oi pir caxuni di lu frenu e pressu ki meza taglata via tutta la parti dananti a lu traversu, ki nun purria guariri, di la quali lingua sini tagla poca si ndi pigiura.

[7] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 2, pag. 351.8: E disceso da cavallo, prese l'armi, e verso lo portinaio andò valentemente. E fedendolo della spada, poco dannò lo scudo di quello.

[8] Malattie de' falconi, XIV (tosc.>lomb.), cap. 54, pag. 52.14: Quando lo tuo falcone o sia altro tuo ucello fosse morso ed in alcuna parte dannato, falli questa medicina: pelali là dove fie la morsura e la piaga, e se la piaga fosse picholla, volsi fare grande con uno rasogio.

[9] Francesco di Vannozzo, Rime, XIV sm. (tosc.-ven.), [1379] 79.431: non ti valse tractato - de suo morte / con fuse torte, / nean' tuo gente forte, / che mai per te potessi ataccare / né lui danare - in polpa né osso o nervo, / e non fo cervo, - cavriuol né daino, / ma la fo ben de Gayno...

5.1 Arrecare un danno morale, attentare al buon nome, sminuire il prestigio.

[1] Trattato di virtù morali, XIII/XIV (tosc.), cap. 10, pag. 38.11: la justizia se ne danna quando omo lassa andare per istudio coloro che ànno morte servita.

[2] Cione Bagl. (ed. Menichetti), XIII/XIV (tosc.), 117a.13, pag. 362: e la leg<g>e lo mostra in suo ditato: / la cosa che non danna e fa valore, / nullo pensier vi de' esser salvag<g>io.

[3] Bambaglioli, Tratt., a. 1343 (tosc.), 561, pag. 42: O avaritia nimica di dio, / Tu ài sì strutto il mondo e fatto rio, / Che a mal torre e tener s'à rispetto: / E ciò mostra l'effetto / Che per cupidità d'esser signore, / O d'aquistar honor, cittade o terra, / L'un strugge l'altro, onde nasce la guerra, / La qual danna e diserta ogni valore.

[4] Cecco Nuccoli (ed. Marti), XIV pm. (perug.), 18.10, pag. 711: Parlano molti che tacer non sanno, / dannando sì colle lor sceme bocche, / che spesse fiade receono 'l malanno.

5.2 Mettere in una condizione penosa, far soffrire, tormentare, affliggere.

[1] Pamphilus volg. (ed. Mascherpa), XIII t.q. (venez.), pag. 152.14: E la fantesella sì è vesina a mi, cunçoseacausak'eu no vorave q'ela fosse mea vesina, se la vostra gracia no me devesse sovegnir, enperçoqé lo fogo lo qual è da 'provo suol plui danar e plu scotar ke quelo ke sè da luitano: ondeperqué, se quela me fosse da luitano, çoè Galathea, ela me danarave meno e faresse a mi menor male.

[2] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De scriptura nigra, 482, pag. 117: «Oi - dis lo peccaor -, quent pessima compagna, / La söa guardatura com malament me dagna: / Inanze ka sofrer la pagura tamagna / Vorev k'el me cazesse adoss una montagna.

[3] Cecco d'Ascoli, Acerba, a. 1327 (tosc./ascol.), L. 2, cap. 7.1179, pag. 199: Non puo' morire chi al saver s'è dato, / Né vive in povertate né in difetto, / Né da fortuna puo' esser dannato...

[4] Petrarca, Trionfi, 1351(?)-74, T. Cupidinis IIa.153, pag. 295: Ivi quell'altro, al suo mal sì veloce: / Iphi, ch'amando altrui in odio s'ebbe, / Con più altri dannati a simil croce...

[u.r. 10.03.2023; doc. parzialm. aggiorn.]