0.1 descilïato, discigli, dissilla.
0.2 Da sciliare.
0.3 Jacopone, Laud. Urbinate, XIII ui.di. (tod.): 1.
0.4 In testi tosc.: Dante, Rime, a. 1321.
In testi mediani e merid.: Jacopone, Laud. Urbinate, XIII ui.di. (tod.).
0.8 Milena Piermaria 21.06.2005.
1 Tormentare, lacerare nelle carni; straziare.
[1] Jacopone, Laud. Urbinate, XIII ui.di. (tod.), 9.141, pag. 517: quando lo peccatore c'è mandato, / a ssé lo pilla. / Cun graffïi de ferro lo dissilla, / gèttalo 'n alto, tucto lo scarmilla, / ka nnon ce reconosce mamma filla...
1.1 Estens. Rovinare completamente. || (Contini).
[1] Dante, Rime, a. 1321, 21.44, pag. 70: Morte, che fai piacere a questa donna, / per pietà, innanzi che tu mi discigli, / va' da lei, fatti dire / perché m'avvien che la luce di quigli / che mi fan tristo, mi sia cosí tolta: / se per altrui ella fosse ricolta, / falmi sentire, e trarra'mi d'errore, / e assai finirò con men dolore. || Per Giunta, Dante. Rime, p. 259 vale 'aprire gli occhi' dal lat. mediev. deciliari 'scucire le palpebre di falconi', che erano state ciliate 'cucite' per l'addestramento; v. sciliare.
[u.r. 03.05.2018]