DIVORARE v.

0.1 devor', devora, devorà', devorada, devoradho, devoradi, devorado, devoram, devorando, devorano, devorante, devoranu, devorao, devorar, devorarà , devorare, devorarli, devorarlo, devorarme, devoraro, devoraron, devorarti, devoraru, devorasse, devorasso, devorata, devorate, devorati, devorato, devorava, devoravam, devoravano, devore, devorerà , devorerae, devorerebbeno, devorerì, devori, devorino, devorò, devoroe, devura, devurandu, devurare, devuratu, dibora, diboró, diburasseno, divora, divorai, divorali, divorallo, divoralo, divorami, divorando, divorandogli, divorandole, divoranli, divorano, divorante, divorao, divorar, divorarci, divorare, divoraremo, divorargli, divorarla, divorarli, divorarlo, divorarmi, divoraro, divorarono, divorarti, divorarvi, divorasse, divorasseno, divorassero, divorassino, divorassono, divorata, divorate, divoratemi, divorati, divorato, divorava, divoravale, divoravalo, divoravan, divoravano, divore, divorerà , divorerae, divorerai, divoreralli, divoreranno, divorerannogli, divoreratti, divoreremo, divori, divorino, divoro, divorò, divoroe, divoròe, divorogli, divorolli, divorollo, divoronno, divororollo, divorrete, divurari, divurirano, vorarla.

0.2 DELI 2 s.v. divorare (lat. divorare).

0.3 Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.): 2.

0.4 In testi tosc.: Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.); Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.); <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>; Bestiario toscano, XIII ex. (pis.); Simintendi, a. 1333 (prat.).

In testi sett.: Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.); Legg. S. Caterina ver., XIV in.; Elucidario, XIV in. (mil.); Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311; Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.); Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.); Mussato, a. 1329 (padov.); Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.).

In testi mediani e merid.: Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.); Armannino, Fiorita (12), p. 1325 (abruzz.); Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.); Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.); Anonimo Rom., Cronica, XIV; Destr. de Troya, XIV (napol.); Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.).

In testi sic.: Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.); Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.).

0.7 1 [Degli animali:] mangiare avidamente e completamente (più specif. delle bestie feroci e di sogg. assimilati o paragonati, con ogg. la preda uccisa). 1.1 Fig. [Dell'impossessarsi dei beni altrui, spogliandone il prossimo, con sogg. umano o animale metaf.]. 1.2 [In gen.:] mangiare avidamente o smodatamente (anche assol.). 1.3 Inghiottire mangiando avidamente (anche fig.). 1.4 Attirare e inglobare violentemente nel proprio spazio, entro di sé, come inghiottendo (con effetto distruttivo). 2 Consumare e distruggere. 2.1 Consumare con spese, sperperando (beni, ricchezze). 2.2 Ridurre a niente. 2.3 Ferire a morte. 2.4 Tenere in continua e grave sofferenza. 2.5 [Vet.] Consumare (un tessuto) con azione irritativa.

0.8 Benedetta Faggionato 15.07.2005.

1 [Degli animali:] mangiare avidamente e completamente (più specif. delle bestie feroci e di sogg. assimilati o paragonati, con ogg. la preda uccisa).

[1] Pseudo-Uguccione, Istoria, XIII pm. (lomb.), 1827, pag. 85: Molto seré marturïai / De scorpïoni e de serpenti / E de dragoni fier e mordenti / Qe v'à percore e devorar...

[2] Pallamidesse Bellindote (ed. Monaci), a. 1280 (fior.), 31, pag. 292: ben à tenuto usanza / delo leone, che tiene cortte, / chi gli è in colppa chaduto, / che l'ucide e divora; / ma umque, a mia parvenza, / a te, amore, nom fe' fallenza...

[3] Restoro d'Arezzo, 1282 (aret.), L. II, dist. 2, cap. 3, pag. 80.18: ariete è segno de Mars occiditore, che li suoi animali che se rasomilliano a lui fóssaro per tosorare e per devorare e per occìdare.

[4] <Egidio Romano volg., 1288 (sen.)>, L. 1, pt. 2, cap. 32, pag. 84.8: un'isola era dove abitavano uomini e quali mangiavano carne cruda e devoravano gli uomini, e mangiavano ei garzoni.

[5] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 12.38, pag. 41: e li vermi congregati d'esto corpo fo stacione: / non è fra lor questione che 'l corpo non sia devorato.

[6] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 78, pag. 89.17: Et acciò che [[il lupo]] meglio possa tenere e devorare quello che prende, elli à li denti e le masscielle tutte d'uno osso congiuncto ensieme sença alcuna giontura.

[7] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 4, cap. 10, pag. 144.15: uno grande gigante v'era stato che avea nome Anteo [[...]]. Quelli mangiava e divorava leoni, orsi et altre bestie, e giaceva a nuda terra, e non domandava consillio, chè la nuda terra li crescea la forza.

[8] Legg. S. Caterina ver., XIV in., 1162, pag. 294: Tu no cognosi de Cristo omniposente, / lo qualo t' à creao e fato de nïente, / ni cognosi la malvasia la quala regna en ti / ke tu persegui ognomo ke ten la soa fé, / e vai a bocca averta cum' fa lo lione, / devori gi devoti, no g' ài remissïone...

[9] Armannino, Fiorita (12), p. 1325 (abruzz.), pag. 512.31: Meççera tucti quelle anime racolglie e in bocca de Gorgona li rivolgli e quella insieme tucte le devora, poi per lo fesso di giù le gecta.

[10] Angelo di Capua, 1316/37 (mess.), L. 6, pag. 115.18: Apollo cum soy sagicti li dedi morti: et ora li serpenti li devoranu et agluctinu lu ficatu et li autri interiuri, et poy ki sunu maniati, incontinenti tornanu a li primi peni.

[11] Elucidario, XIV in. (mil.), L. 3, quaestio 45, pag. 197.22: \D.\ Alchuna fiada deven ke uno lovo devor' uno homo e uno orso devora quello lovo e uno leono devora quello orso.

[12] Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.), 4534, pag. 168: L'inperador, crudel innemigo, / Si fexe un gran lion condur / In quella plaça per destrur / Eustadio con ly soy devorar...

[13] Jacopo della Lana, Purg., 1324-28 (bologn.), c. 33, 46-57, pag. 724, col. 1.7: in quelle parte aparve un porco salvadego, lo qual devorò tutte le pegore de quella contrada e po' guastò tutte le biave ch'erano in campo.

[14] Simone Fidati, Ordine, c. 1333 (perug.), pt. I, cap. 5, pag. 618.15: altri dati a divorare a bestie: a leoni ad orsi a leopardi...

[15] Giovanni Campulu, 1302/37 (mess.), L. 3, cap. 11, pag. 87.23: Misu lu episcupu in menczu lu campu, et unu ursu multu salvaiu e crudile che fo scapilatu, a zo ki devurandu lu episcupu, saciassi la voluntate de lu re.

[16] Enselmino da Montebelluna, XIV pm. (trevis.), 1281, pag. 83: Or doncha, Dio zelestial e superno, / quela fiera chrudel che molti insidia / a devorato el mio fiol eterno.

[17] San Brendano tosc., XIV (ven.>tosc.), pag. 123.30: sappiat[e] che quello che voi lasciarete sarà divorato dalle bestie salvatiche».

[18] San Brendano ven., XIV, pag. 118.27: e pareva ch'ela vegnise viazamente driedo eli per devorarli. E como eli ave vezudo questa bestia cusì bruta e cusì granda, la qual li vegniva driedo cusì tosto con la boca averta, mostrando ch'ela li volese devorar, eli ave molta gran paura ...

[19] Sam Gregorio in vorgà , XIV sm. (lig.), L. 2, cap. 28, pag. 142.19: Lo qua incontenente ch' elo insì de la porta de lo monesté vi' e trovà in la via incontra de sì star um dragum cum la boca averta. E mostrando lo dito dragum de vorei-lo devorà'...

[20] Framm. Queste Saint Graal, XIV (ven.), pag. 476.11: Questa serave semeiante a la semença che se geta in le pere et in le spine, che li oxeli mança e devora e no ven a nesun profito».

[21] Destr. de Troya, XIV (napol.), L. 27, pag. 229.39: li cuorpi de Achilles e de Archilogo fossero gittati a devorare a li cani et a li cuorvi.

1.1 Fig. [Dell'impossessarsi dei beni altrui, spogliandone il prossimo, con sogg. umano o animale metaf.].

[1] Guittone, Lettere in prosa, a. 1294 (tosc.), 14, pag. 178.27: Come cità può dire ove ladroni fanno leggie e più pubrichi istanno che mercatanti? e ove singnioreggiano micidiali, e non pena, ma merto ricieveno dei micidi? e ove son omini devorati e denudati e morti come in dizerto?

[2] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 48.8, pag. 279: Quando omo vé raxom mancà / per citae e per rivera, / e maradrin andar in schera / no ponii de mar far; / ni queli chi dem pensar, / tegnar drita la staera; / e queli star in peschera / chi li aotri vorem devorar; / e chi pu pò agarafar / ne va con averta ihera...

[3] ? Mussato, a. 1329 (padov.), 8, pag. 140: Gli se segnaro temendo el signore / che l'alma spana for d'ogni ben spene / e che distana çò ch'el cor distene / Con man d'avaro pò par che divore.

[4] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 23, vol. 1, pag. 183.13: La seconda maledizione si è: Guai a voi ipocriti, li quali devorate le case delle vedove sotto specie di prolissa orazione. E in questa parabola li riprende di avarizia, e d' inganno.

[5] Guido da Pisa, Fiore di Italia, XIV pm. (pis.), cap. 105, pag. 208.10: cioè vuol dire che 'l suo palazzo era doventato spelonca di ladroni e tutti li potenti e grandi del regno suo occideva e li loro beni tirannicamente divorava.

[6] Neri Moscoli, Rime, XIV pm. (castell.), 97.6, pag. 642: Quello affamato, ensazïabel lupo, / che s' è, non è gran tempo, incappucciato, / sotto la vista del qual monacato / preda non lassa in loco alto né cupo, / e d' encesto non cura né de strupo, / per poder devorar ciò che li è grato...

[7] Perugia e Corciano, c. 1350 (perug.), cap. 17, pag. 110.15: perciò li false perlate mangiano e devorano la carne de lo sangue de li secolare e sempre sonno sute sermocinatore.

[8] Poes. an. perug., c. 1350, 295, pag. 23: Veggio le volpe ne le tane mastre / stare per divorare e far vendecta / però conven che ciaschedun s'amastre.

[9] S. Caterina, Libro div. dottr., 1378 (sen.), cap. 127, pag. 267.20: La tua gola non hai disposta a mangiare anime per onore di me, ma a devorare pecunia.

1.2 [In gen.:] mangiare avidamente o smodatamente (anche assol.).

[1] Brunetto Latini, Tesoretto, a. 1274 (fior.), 2824, pag. 273: E molto ben divora / chi mangia più sovente / che non fa l' altra gente; / e talor mangia tanto / che pur da qualche canto / li duole corpo e fianco, / e stanne lasso e stanco.

[2] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 95.138, pag. 443: De semora monte mesure, / bestie asai, con le man fure / che li previ sorrancavan, / e privamenti devoravam / con gram masnâ che 'li avean, / che in taverne lo goeam.

[3] Anonimo Rom., Cronica, XIV, cap. 13, pag. 116.19: Denanti li venivano scudella de preta storiate, lucente, piene de vidanna con zuccaro, latte de miennole, ova e spezie e risi. E sì teneva in mano uno cucchiaro d'aoro e fortemente devorava.

[4] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 115, S. Bernardo, vol. 3, pag. 1018.3: il demonio, per bocca di quella misera femmina, gli cominciò a dire villania, e diceva: «Non mi caccerai da l'uccellina mia, tu che mangi i porri, e divori le brasche».

[5] Boccaccio, Esposizioni, 1373-74, c. VI (ii), par. 58, pag. 378.38: Dice, oltre a ciò, Cerbero avere il ventre largo, per dimostrare il molto divorar de' gulosi...

- [Prov.].

[6] Garzo, Proverbi, XIII sm. (fior.), 276, pag. 305: 130. Mano lavora / che bocca divora.

1.3 Inghiottire mangiando avidamente (anche fig.).

[1] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 82, pag. 94.3: Questo picciolo animale inganna lo bue, cioè ch'elli s'appiatta in quella erba che lo bue piò ama; prendendo quella erba, prende e devora quello verme lo quale molto l'infiamma lo fegato...

[2] Anonimo Genovese (ed. Cocito), a. 1311, 63.21, pag. 354: Cun esca de picem valor / tirava asai pexi e pusor, / grossi e menui per comun. / Sì che inter li aotri ne fo un, / chi, poi ch'el avea devorao, / cum esca, l'amo invulpao, / l'omo un poco consentando, / zé in torno solazando.

[3] Accurso di Cremona, 1321/37 (mess.), L. 6, cap. 9, vol. 2, pag. 101.18: quandu per sua spontanea vuluntati issu gittau unu so anellu, lu quali issu amava multu a lu fundu di mari, a zò que issu avissi parti ad alcunu mesaysu. Lu quali anellu issu lu aricuperau ca fu pilyatu unu pissi qui lu avia devuratu.

[4] Valerio Massimo, prima red., a. 1338 (fior.), L. 6, cap. 9, pag. 467.13: Lo quale anello incontenente ricoveròe, preso lo pesce lo quale l' avea devorato.

1.3.1 [Sogg. il diavolo, il male, il peccato in quanto s'impossessa del peccatore].

[1] Questioni filosofiche, p. 1298 (tosc. sud-or.), L. V, pt. 1, cap. 1, pag. 138.12: 'Frati siate sobrii (et) solleciti (et) veghiate innell'orationi ké l'aversario vostro, el demonio, secondo ke 'l lione [va attorno] sença posa cercando ke possa devorare'.

[2] Bestiario moralizz., XIII (tosc./aret.-castell.), 5.8, pag. 748: Per quella fera 'l Nemico s'entenna, / lo quale mangia l'anime e devora: / ben vorea lo Nemico volenteri / mangiar l'alme ke stono en penetença...

[3] Bestiario toscano, XIII ex. (pis.), cap. 49, pag. 68.32: ma quando elli escie da la fede catholica, incontenente lo diabolo se li appressima e divoralo e dimergelo in ninferno.

[4] Preghiera alla Vergine, XIV in. (ver.), 384, pag. 97: K' eo sunto en questo mondo posta en tanta briga / ke se vui no me aiai adeso sença triga, / lo drago quer tutore l' anema mia cativa / ke lla vol devorar e glutir tuta viva.

[5] Ottimo (sec. red.), a. 1340 (fior.), Inf. c. 1, pag. 336.16: Chè come selva è luogo non cultivato, receptacolo di fiere e di ladroni, così lo peccato no è acconcio alla semente buona, ma tiene quello che divora l' anima e ancide.

[6] Teologia Mistica, 1356/67 (sen.), cap. 1, 1, pag. 34, col. 2.19: e non si potrà spartire da queste concupiscenzie mondane, le quali divorano coloro che le posseggono.

[7] San Brendano ven., XIV, pag. 172.17: E perch'elo zonse a lo Inferno e lo Inferno mostrà segno d'alegreza, onde lo fuogo fo mazor e insìne cotal flama e fumo e puza; e così fase ogna fiada, quando elo 'nde azonze le aneme de li pecatori e lo dragon le devora.

1.4 Attirare e inglobare violentemente nel proprio spazio, entro di sé, come inghiottendo (con effetto distruttivo).

[1] Bono Giamboni, Orosio, a. 1292 (fior.), L. 3, cap. 5, pag. 139.18: Non bastava alla detta voragine, e grande pistolenzia, di pigliare le corpora morte de' sepulcri, se e' vivi non divorasse.

[2] Fatti di Cesare, XIII ex. (sen.), Luc. L. 2, cap. 12, pag. 101.13: E così assediò Brandizio per mare e per terra, e comandò a tutte sue genti che prendessero pietre e terra e gittasserla nel porto, credendolo impire in cotal maniera; ma ciò li venne fallito, chè 'l cupo, profondo mare divorava tutto.

[3] Simintendi, a. 1333 (prat.), L. 1, vol. 1, pag. 32.18: Quella impallidita, consomate le forze, e vinta per la fatica dell'affrettata fugga, guardando l'acque di Peneo, disse: o padre, dàmi aiuto, però che voi, fiumi, avete deità: o tu terra, nella quale io sono troppo piaciuta, mi divora; o tu muta questa figura, la quale fa ch'io sia offesa.

[4] Leggenda Aurea, XIV sm. (fior.), cap. 120, Decollaz. Giov. Battista, vol. 3, pag. 1087.28: Ma ne la Cronica dice che la terra la 'nghiottì viva. Ma questo si puote intendere come di quelli d'Egitto, i quali affogarono con Faraone nel Mare Rosso, che si dice che la terra gli divoròe.

[5] Cronaca volg. isidoriana, XIV ex. (abruzz.), pag. 127.20: quel fiume che sì valoroso et preclaro cavallero avea devorato et submerso farelo tanto legio ad passare, che quando le femene vollessero passare l'acqua non li salese ad le loro genocchia.

2 Consumare e distruggere.

[1] Uguccione da Lodi, Libro, XIII in. (crem.), 406, pag. 614: quel peccator ch'avrà en ciel tesauriçadho, / per ladro ni per fuiro no li serà envoladho, / no serà emporidho, roto ni magagnado, / ni vento ni tempesta no l'avrà devoradho...

[2] Chiaro Davanzati, XIII sm. (fior.), canz. 2.9, pag. 14: D'agua ven foco e foco se ne spegne; / tai cose son laudat'e non son degne, / ché 'l poco foco gran sel[v]a divora.

[3] Jacopone (ed. Ageno), XIII ui.di. (tod.), 75.1, pag. 315: «Fugo la croce che me devura, / la sua calura non posso portare. / Non posso portare sì granne calore / che ietta la croce, fugenno vo amore...

[4] Itinerario luoghi santi, XIII u.q. (fior.>lucch.), pag. 166.6: lo fuoco che venia e che divorava lo sacrificio e l' olio che logorava...

[5] Jacopo Alighieri, Inf. (ed. Bellomo), 1321-22 (fior.), 14, pag. 143.4: Al quale, cosí dispregiandogli, per vendetta da cielo una saetta folgore venne, che divorando l'uccise.

[6] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 5, pag. 172.23: Non è assai a lei avere divorata e distrutta la città con odi da non nominare di mezzo la gente di quelli di Frigia; nè averla tratta per ogne pena: ma perseguita le reliquie, il cenere e l'ossa della morta Troja.

[7] Cavalca, Esp. simbolo, a. 1342 (pis.), L. 1, cap. 35, vol. 1, pag. 325.33: descenda fuoco da Cielo, e divori te, e li tuoi saguaci.

[8] Poes. an. fior., XIV m. (3), 70, pag. 288: Grida: «Surgete su, ché per voi lango; / prendete l' arme e rassaltate quella [[Fiorenza]], / ché stentando viv' ella: / ché la divora Campaneo e Crasso, / Aglauro, Simon mago e 'l falso Greco / con Mäumetto cieco, / tenendo Faraon, Giugurta il passo».

[9] Canzoniere del sec. XIV, a. 1369 (tosc.occ.), 8.52, pag. 21: ma certo son che tuoie opere prave / a quel ch'òe decto ti conducerano, / che 'l Lombardo e 'l Toscano / per devorarti sta ciascuno inteso....

2.1 Consumare con spese, sperperando (beni, ricchezze).

[1] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 26, cap. 2, par. 7, pag. 417.3: Avvegnaché Dio accetti il disiderio delle persone, larghissimo di molto oro, nulla paiono le cose acquistate, ma divorandole per crudele rapacitade, stendonsi ad altri disiderj.

[2] Andrea Cappellano volg. (ed. Ruffini), XIV in. (fior.), L. III, cap. 33, pag. 331.2: Perciò che sì [[l'amore]] tti fa perdere la gratia di Dio e perdere ogne buono amico, e anche per ciò non aquistarne puoi onore alcuno in questo mondo, e tôti altressì la buona nominança, e per la sua rapina divora tutte le tue riccheççe, e da llui, com'è detto, si muove ogne male.

2.2 Ridurre a niente.

[1] Simintendi, a. 1333 (tosc.), L. 13, vol. 3, pag. 120.1: quella amutolò per lo dolore; e 'l dolore medesimo divorò la boce e le lagrime: e indurò simigliante a dura pietra.

[2] Ottimo, Inf., a. 1334 (fior.), c. 30, pag. 515.3: quella amutolò per lo dolore; il dolore medesimo divorò la voce, e le lagrime; induròe simigliante a una pietra...

2.3 Ferire a morte.

[1] Ciampolo di Meo Ugurgieri, a. 1340 (sen.), L. 2, pag. 61.14: E se la mia cura non avesse contradetto, già le fiamme gli averebbero guasti, e il coltello de' nemici gli averebbe divorati. || Aen. II, 599-600: «et, ni mea cura resistat, iam flammae tulerint inimicus et hauserit ensis».

[2] Bibbia (02), XIV-XV (tosc.), Dt 32, vol. 2, pag. 373.16: [42] Io empierò e inebrierò le mie saette del sangue loro, e il mio coltello taglierà e divorerà le carni, dello sangue di coloro che saranno morti, e del capo scoperto de' nemici i quali sono menati in pregione.

2.4 Tenere in continua e grave sofferenza.

[1] Nicolò de' Rossi, Rime, XIV pi.di. (tosc.-ven.), son. 60.5, pag. 57: Po' mi devora - non esser cum luy / clamato, cüy - per vuy se adora; / lo cor mi plora - che vede altruy / tenire lüy - e si disamora.

[2] Contr. madre e figlia, XIV (fior.), 28, pag. 17: «Più fiate m'ha' 'mpromesso, / madre, di farmi ristoro, / e pur mi tieni 'n sopresso / laond'io tutta mi divoro, / e 'l giorno e la notte spesso / i' ne piango e adoloro.

[3] Neri Pagliaresi, XIV sm. (sen.), pt. 2, 47.5, pag. 31: Misser, quest'uom cui tristizia devora, / e che a pena ancor par che favelli, / sì è lebbroso, e l'altro cieco nacque / ché di sì fargli a la natura piacque.

2.5 [Vet.] Consumare (un tessuto) con azione irritativa.

[1] Mascalcia L. Rusio volg., XIV ex. (sab.), cap. 67, pag. 182.9: LXVII. Le floncelle so(n)no i(n)firmitate, çoè inflatione molle et piççuli et in m(e)ço so(n)no nigre, le quale so(n)no i(n) la bocca dellu cavallu i(n) lu labro ex opposito delli denti maxillari, le q(u)ale p(er) mangiar(e) ierva gelata voi p(er) actractione de polve asp(er)a devorante sop(ra) lu labro et la mascelle nasceno et lo mangiar(e) li cade de bocca.

[u.r. 19.01.2009]