DISCONCIO agg./s.m.

0.1 deschonçe, deschunça, desconça, desconce, desconço, desconz, desconza, desconzi, desconzo, descunça, descunçe, descunço, disconce, disconçe, disconci, disconcia, disconcie, disconcio, disconço, disconza, discunça, discunci, discunza, discunzo.

0.2 V. disconciare.

0.3 Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.): 3.1.

0.4 In testi tosc.: Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.); Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.); Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.); Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.); Stat. lucch., XIV m.

In testi sett.: Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.); Caducità , XIII (ver.); Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.); Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.); Vita di S. Petronio, 1287-1330 (bologn.); Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342; Fontana, Rima lombarda, 1343/46 (parm.).

In testi sic.: Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.).

0.7 1 Di aspetto disarmonico o deforme (eventualmente in seguito ad un danneggiamento). Estens. Orribile (a vedersi). 2 Che arreca danno o risulta eccessivamente gravoso. 2.1 Sost. Evento o stato di cose che implica conseguenze negative (materiali o morali) per chi lo vive, danno, disdoro. 3 Non acconcio, strutturalmente inadatto o non in condizioni appropriate. 3.1 Non appropriato (secondo un criterio condiviso di giustezza o di decoro), sconveniente, disdicevole. 3.2 [Con rif. alle caratteristiche fisiche di un territorio:] tremendamente scomodo, inadatto alla presenza umana. 4 Non acconciato, privo di ornamenti.

0.8 Elisa Guadagnini 09.12.2005.

1 Di aspetto disarmonico o deforme (eventualmente in seguito ad un danneggiamento). Estens. Orribile (a vedersi).

[1] Fiore di rett., red. beta, a. 1292 (fior.), cap. 82, pag. 106.1: Le imagini dunque ci converrà nel detto modo trovare, nel quale possa più nella memoria stare. E intervenga questa cosa se [[...]] disformeremo alcuna cosa faccendola sanguinosa overo di fango bruta, overo disconciae disformata la facciamo, acciò che maggiormente abbiamo conta la forma...

[2] Mazz. Bell., Storia (ed. Gorra), 1333 (pist.), pag. 449.1: Molto si maraviglia di così nettissima fronte colle streme valli, che s'ella fusse fatta con mano, così decentemente non sarebbe fatta, chè anbo due figurate ad modo d'arco non in molta quantità di peli disconcia tenebrosità le facea mostrare nere, ma recate amendue a uno ordinato modo, distinguea[no] in magiore isplendore la convenenza degli ochi.

[3] Cost. Egid., 1357 (umbro-romagn.), L. IV, cap. 30, pag. 663.13: E s'ello impiagharà alcuno cum arme in la ffaççia o in la gola, cum effusion de sangue, della quale piaga sia cicatrice alcuna descunça la quale debia remanere im perpetua, in CC fiorini d'oro sia punito...

- [Detto di una persona, con rif. ad una bruttezza specif. morale].

[4] Parafr. pav. del Neminem laedi, 1342, cap. 2, pag. 7.22: quel chi è honesto e ten piaxevel vita fir malmenao prexo e ligao, et esser tribulao e sostegnì' tuti hi mai, e quel chi è mato e re', desconzo e malvaxo, duro e pessimo, veçan cresser e montar in le gran richeze possança e colmo d'onor...

- Che risulta fatto male, privo di armonia o di compiutezza.

[5] Bart. da San Concordio, 1302/08 (pis.>fior.), dist. 2, cap. 3, par. 5, pag. 49.20: Ciascuno cognosca suo ingegno; e quelle cose, alle quali semo più acconci, a quelle ci diamo: e se per alcuno tempo nicistà ci strigne ad altro, dessi ponere tutta cura che, se noi non le facciamo in tutto acconciamente, almeno sieno meno disconce che potiamo.

2 Che arreca danno o risulta eccessivamente gravoso.

[1] Bonvesin, Volgari, XIII tu.d. (mil.), De anima cum corpore, 161, pag. 60: Lo corp, quand hav dig l'anima, respos in tal color: / «Le toe parol en iuste, cortes e 'd grand valor, / Ma trop me par grev cossa, trop m'av ess grev lavor / Lasar stá li deleiti e 'l me' carnal amor. / Trop m'è desconz e greve a star in destregiura: / Eo sont creao de terra, e in terra voi met cura.

- [Detto di azione o comportamento:] eccessivamente violento, crudele.

[2] Vita di S. Petronio, 1287-1330 (bologn.), cap. 3, pag. 17.15: Alora lo gentile homo non fo lente, mixe mano a uno stoco, ch'ello avea a lado, e sì passò lo vicario d'oltra parte incontra e çetòlo morto custui per le malvaxe e descunçe overe, ch'ello feva a li bolognixi.

2.1 Sost. Evento o stato di cose che implica conseguenze negative (materiali o morali) per chi lo vive, danno, disdoro.

[1] Giordano da Pisa, Prediche, 1309 (pis.), 8, pag. 68.39: Ke dice questa paraula «divitie»? Difecto di male, però che l'omo ne vuole schifare male et disconcio.

[2] Giovanni da Vignano, XIII/XIV (bologn.>ven.), cap. 80, pag. 324.40: Se per parole colorate o sconçe o per allegançe o per menaçe se laxasse gi processi e li malifitii, chi no fosem puniti e terminati, molto crexerave li mali e çò no serave sença descunço de le tere, e sença desenore de quili chi reçeno e guidane le terre.

[3] Fontana, Rima lombarda, 1343/46 (parm.), 224, pag. 32: e le castelle del grande Monferra / sum guerriate et haben desconzo / sì com' le altre ch'in questo pur erra.

[4] Gradenigo, Quatro Evangelii, 1399 (tosc.-ven.), c. 20.145, pag. 140: Il padre, no come persona strange, / ma domesticamente: - I' son aconço / che la dimanda da il far non se cange - . / Et cossì fe', non guardando al disconço / de la sua caxa.

[5] Bibbia (08), XIV-XV (tosc.), Am 6, vol. 8, pag. 202.9: [6] Bevendo lo vino delle guastarde, e con lo ottimo unguento siete unti, e neuna cosa sosteneano di disconcio del male di Iosef. || Cfr. Am. 6.6: «nihil patiebantur super contritione Ioseph».

3 Non acconcio, inadatto o non in condizioni appropriate.

[1] Comm. Rim. Am. (B), a. 1313 (fior.), ch. 29, pag. 848.8: però che 'l naturale calore fugge la frigiditade de l'aere, sì come suo contradio, la parte di sotto domanda e ne le vene de le fonti e de' pozzi si chiude, gli uomini fa pigri e disconci a·llavorare, moltitudine di vestimenti domanda.

[2] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 1, pag. 85.23: E più approvata sarà la dottrina di quello maestro che acconcia nave fatta di legni disconci, che di quello che di legni bene disposti la componesse.

[3] F Piero de' Crescenzi volg., XIV (fior.), L. 2, cap. 2: Ma quando il seme d'alcune piante è debole o per difetto del luogo, o per aere disconcio, a tempo manca e vien meno... || Crescenzi [p. 134].

- Che non è fornito (di qsa), per cui risulta inadatto (a un det. scopo).

[4] Mascalcia G. Ruffo volg., a. 1368 (sic.), cap. 20, pag. 589.8: Di za inanti è da vidiri di li lesiuni ki veninu a lu cavallu artificialimenti supra lu dossu. Aveninu multi diversi lesiuni in lu dossu pir opiraciuni di mala sella e disconza troppu di furnimenti...

3.1 Non appropriato (secondo un criterio condiviso di giustezza o di decoro), sconveniente, disdicevole.

[1] Andrea da Grosseto (ed. Selmi), 1268 (tosc.), L. 2, cap. 49, pag. 159.26: io non voglio che tu mi dichi ad adirato animo neuna cosa, ma, se io dirò o farò alcuna cosa stolta o disconcia, gastigamene ad tua volontà...

[2] Guittone, Rime (ed. Egidi), a. 1294 (tosc.), son. 157.2, pag. 224: Alberigol de Lando, appena cosa / disconcia ed annoiosa / è più, che mal ben sembri, o ben male... || (Cfr. Egidi, pag. 362: «Intendo: Non c'è quasi cosa più sconvenevole e noiosa di questa, e cioè che il male sembri bene e il bene male»).

[3] Matteo dei Libri, XIII sm. (bologn.), 11, pag. 38.2: La descunça visenda per la quale noi semo denanti voi placese a Deo non fosse avenuta...

- Sost. Ciò che è contrario alla decenza e al decoro.

[4] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 21, 136-139, pag. 529, col. 1.7: Circa la quale locuzione sí se pò excusare l'A. a chi l'acusasse de parladura porca e villana sí in questo logo commo eziamdeo in lo XVIIJ Capitolo de Tayde, che la materia del logo lo constrenge, zoè l'Inf., in lo quale è omne dexordinazione e discunzo...

3.1.1 [Detto specif. delle parole].

[1] Giovanni da Vignano, XIII/XIV (bologn.>ven.), Intr. cap. 5, pag. 234.34: Dé se guardare da dire cose descunçe, se necesario caso no 'l constre[n]çese çò dire...

[2] Fr. Grioni, Santo Stady, a. 1321 (venez.), 3049, pag. 129: Nian dito-lly altre parole / Deschonçe ni brute ni folle: / Ançi averia sostegnú tuti, / Ch'avanti lu fosse produti.

[3] Stat. lucch., XIV m., pag. 207.3: Et ke nulla dica contra altra parole iniuriose, villanie, ri[n]proveri o altre disconcie parole.

3.1.2 [Con rif. agli organi genitali o all'atto sessuale:] osceno.

[1] Caducità , XIII (ver.), 37, pag. 655: En un'assai desconça e vil fosina / tu fusi fabricà d'una pescina / la quale è tant orribel e meschina / ke li mei lavri a dirtel no s'enclina.

[2] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 3, pag. 365.8: Ohimé, quanto dolore ne strigne, e quanto ne pare amaro, vedere noi dolenti, per atti di carne disconci, paradiso negare a' lussuriosi carnali!

3.2 [Con rif. alle caratteristiche fisiche di un territorio:] tremendamente scomodo, inadatto alla presenza umana.

[1] Jacopo della Lana, Inf., 1324-28 (bologn.), c. 19, 121-133, pag. 489, col. 1.4: e segue come muntonno suso l'argele che parte la quarta bolza dalla quinta, la qual'è sí discunza muntanda che le cavre ne seravenno imbrigade, le quae sono atte a muntare in cussí discunci loghi.

4 Non acconciato, privo di ornamenti.

[1] Andrea Cappellano volg., a. 1372 (fior.), L. 1, pag. 13.19: Effetto dello amore si è che 'l vero amadore di nessuna avarizia può esser tenebroso: quello ch'è disconcioe disadorno, amore lo fa chiaro d'adornezze...